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Autore: heliodor    23/09/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Ho sbagliato a fidarmi di te

 
“Aiutami a farla stendere” disse Ros a Nykka.
La strega afferrò Valya per i piedi mentre lui la reggeva per le spalle e l’adagiarono in un punto della sala lontano dal pozzo.
Valya lasciò cadere la spada al suolo e questa tintinnò nella penombra. Ros se ne rese conto appena mentre cercava di mantenere la mente sgombra per riflettere su quello che era accaduto.
“Valya” disse con tono calmo. “Mi senti?”
La ragazza respirava a fatica e teneva gli occhi chiusi gemendo.
“Male” disse con un filo di voce.
“Senti dolore?” le chiese.
Valya annuì.
“Dove?”
“Tutto.”
Ros guardò Nykka. “Puoi controllare se ha qualcosa di rotto?”
La strega lo guardò perplesso. “Non sei tu il guaritore?”
Lui annuì. “Potresti farlo comunque?”
Nykka scosse la testa e tastò le costole e gli arti di Valya. “Non ha niente di rotto.”
“Valya” disse con voce profonda. “Mi senti?”
“Sì” rispose lei.
“Puoi provare ad aprire gli occhi?”
“Mi sento” iniziò a dire.
“Cosa?”
“Non lo so. Stanca.”
“Il dolore è passato?”
Valya aprì gli occhi e sollevò un poco la testa. “Sta passando” disse.
Ros sospirò sollevato. “Cos’è successo?”
Lei scosse la testa. “Non lo so. All’improvviso ho avvertito un dolore intenso ovunque. Era come avere migliaia di aghi piantati nella pelle e nel corpo.”
“Hai detto che ti senti stanca.”
“Quello è arrivato dopo. Non avevo più forze.” Sgranò gli occhi. “La spada” disse sollevando la mano. “Dov’è? Non è caduta nel pozzo, vero?”
“È ancora lì” disse Ros indicandola con un cenno della testa. “Nessuno l’ha toccata.”
“Avete fatto bene” disse Valya. “Potrebbe farvi male.”
“Perché è maledetta” disse Nykka alzandosi. “Ce la fai a rimetterti in piedi?”
Valya sospirò e le tese una mano. “Aiutami.”
Nykka la tirò su e Valya sembrò barcollare.
“Resta ancora stesa se non ce la fai.”
“Sto bene” disse Valya respingendolo. “Devo solo riprendere la spada e recupererò tutte le forze.” Si avvicinò all’arma e la raccolse.
Ros le passò accanto e notò la sua espressione perplessa. “Che succede? Stai di nuovo male?”
Valya scosse la testa.
“Cos’hai allora?”
“Non sento più niente” disse con un filo di voce. “Non sento più il potere della spada.”
 
Nykka l’aiutò a sedere in un angolo e si assicurò che avesse la sacca a tracolla dietro la schiena per stare più comoda.
Valya reggeva ancora la spada e scuoteva la testa incredula.
“Che cosa ne pensi?” gli chiese Nykka a bassa voce.
Ros scrollò le spalle. “Deve essere accaduto qualcosa quando si è avvicinata al pozzo” disse. “È iniziato tutto da lì.”
“L’ho notato anche io, ma secondo te da cosa dipende?”
“Non so niente di spade magiche.”
“È una spada maledetta” rispose Nykka. “Ma in ogni caso, tu sembri aver tradotto i simboli incisi su quella lama, no?”
Ros annuì senza guardarla.
“Forse sarebbe meglio che tu ce ne parlassi” gli suggerì la strega.
“Non ha alcun senso.”
Nykka si accigliò.
“I simboli” aggiunse Ros. “Li ho tradotti quanto ero a Charis, ma non hanno alcun senso. Sono frasi messe a caso.”
“Forse per te non hanno alcun senso” disse la strega. “Ma per Valya potrebbe essere diverso.”
“Hai ragione” ammise. Si avvicinò alla ragazza. “Devo parlarti dei simboli” disse.
Valya alzò la testa. Gli occhi erano arrossati e pieni di lacrime.
“Stai di nuovo male?” le chiese preoccupato.
“Ha perso il suo potere” piagnucolò. “Adesso è una spada come le altre.”
Ros deglutì a vuoto. “Non puoi dirlo.”
“Lo sento” ribatté lei.
“C’è un solo modo per scoprirlo” disse Nykka. Tese una mano verso Valya. “Dalla a me.”
Lei le rivolse uno sguardo riluttante. “Ti farà male.”
“Posso sopportare il dolore” rispose la strega. “Dalla a me, ti dico.”
Valya poggiò la spada accanto a lei.
Nykka si chinò e l’afferrò dopo aver esitato per un istante. Quando si rialzò sembrava perplessa. “Non fa male” disse osservando la lama da vicino. La porse a Ros.
“Ho già provato a toccarla una volta” disse. “E mi è bastata.”
Ricordava quello che era accaduto nel rifugio di Brunolf e non voleva ripetere l’esperienza.
“Andiamo” lo esortò Nykka. “Non avrai paura, vero? Adesso è solo una spada, puoi toccarla.”
Ros esitò, poi allungò la mano e afferrò l’arma per l’elsa. Era calda e pesante, ma non provò alcun dolore né fastidio e tenerla nella mano.
“Avevi ragione” disse.
“Cosa vi dicevo?” piagnucolò Valya. “Non ha più il suo potere.”
“Non è detto che duri per sempre” disse Ros per confortarla. “Potrebbe essere temporaneo. Forse hai attivato qualcosa guardando nel pozzo.”
Valya sollevò la testa di scatto. “Il pozzo” disse. “È successo tutto quando mi hai detto di guardare lì dentro usando il potere della spada. È tutta colpa tua.”
Ros fece un passo indietro. “Io non potevo immaginare che cosa sarebbe accaduto.”
“Invece sì” disse Valya balzando in piedi. “Tu lo sapevi e mi hai costretta a guardare.”
“Io non ti ho affatto costretta” si difese.
“E io che iniziavo a fidarmi di te” disse con tono accusatorio. “Che iniziavo a… a…” esitò. “Ridammi la spada” disse tendendo il braccio verso di lui.
Ros fece un altro passo indietro. “Perché prima non ti calmi un poco?”
“Non dirmi che cosa devo fare” disse Valya minacciosa. “Mai più. È solo colpa tua se la spada ha perso i suoi poteri. Se io ho perso quei poteri.”
Ros le porse la spada e lei gliela strappò di mano.
Valya la sollevò in aria, come se si stesse preparando a colpirlo.
Con la coda dell’occhio vide Nykka preparare un dardo magico. “Valya” disse la strega con voce calma. “Valya Keltel.”
Valya non distolse gli occhi da Ros.
“Metti giù la spada” disse Nykka.
“Mi ha rubato i poteri” disse Valya. “Lo ha fatto di proposito.”
“Lui non poteva immaginare che cosa sarebbe accaduto” disse la strega. “Ma se cerchi di colpirlo, io sarò costretta a fermarti.” Sollevò la mano mostrandole un dardo magico.
“Tu sei dalla sua parte?” fece Valya rivolgendole un’occhiata ostile.
“È l’unico che sa leggere la mappa e interpretare i simboli disseminati qui in giro. Ed è anche l’unico che sa curare una ferita grave con una battaglia che sta per vvenire.”
Valya sembrò valutare quelle parole e abbassò la spada. “Viene da una famiglia di traditori” disse tornando a sedere con la schiena appoggiata al muro. “Ci tradirà tutti come ha fatto con i rinnegati quando si è unito a noi la prima volta.”
Il dardo di Nykka sparì. “Io non so che cosa è accaduto allora, ma se Zane si è fidato di Ros affidandogli la cura dei suoi soldati e mantelli, io mi fiderò del suo giudizio.”
Valya fece per dire qualcosa ma sembrò ripensarci.
Nykka gli poggiò una mano sulla spalla e lo allontanò di una decina di passi. “Io non credo che possa proseguire” disse a bassa voce.
“Nemmeno io.”
“O torniamo indietro o la lasciamo qui, ma non so quale delle due cose sia più pericolosa. Secondo te che cosa dovremmo fare?”
“Non lo so.”
“Dannazione, Chernin” esclamò Nykka. “Tu la conosci meglio di me. Venite dallo stesso posto, no?”
“In verità so poco di Valya” ammise. “Non ci siamo mai frequentati molto. Prima di ritrovarci a Ferrador e poi nell’armata di Zane eravamo quasi degli estranei.”
La strega sbuffò. “Allora non so che fare.”
“Potrei andare avanti io” si offrì. “E dare il tempo a Valya di calmarsi e magari recuperare le forze. E i poteri della spada.”
“Tu credi che sia possibile?”
“Posso solo sperarlo” disse. “Per la mia salute.”
“Credi che se non riavrà la sua spada indietro cercherà di vendicarsi con te?”
“A questo punto non ne ho idea” disse.
Ricordava ancora lo sguardo di Valya mentre teneva la spada sollevata per colpirlo. Non voleva ripetere quell’esperienza una seconda volta senza la protezione di Nykka.
Nykka annuì. “Quindi è meglio tenervi separati per un po’. Buona idea. Allora vai, cerca l’uscita e torna per avvertirci.”
Ros inspirò e strinse la borsa a tracolla. Guardò in direzione di Valya sperando che lei non stesse guardando dalla sua parte. La ragazza osservava la spada rigirandosela tra le mani.
“Vai” disse Nykka. “Prima che ci ripensi.”
Ros lasciò la sala passando per il corridoio opposto a quello da cui erano entrati. Alzò la lampada a olio in modo da illuminare la strada. Il pavimento era levigato e portava i segni del passaggio di molti piedi che lo avevano deformato solo un poco. C’era polvere dappertutto e mentre si muoveva poteva vedere quella che sollevava camminando.
Il cunicolo sbucava in una nuova sala, questa volta priva di un pozzo ma dotata di panche scavate nella pietra. Su ogni panca c’erano dei solchi che dovevano essere serviti per ospitare dei sedili.
Cercò di immaginare uomini e donne riuniti in quella sala che parlavano tra di loro.
Cos’altro avrebbero potuto fare? Si chiese.
Quella sala era così spoglia e all’apparenza inutile che anche solo riunirsi lì dentro gli appariva irreale.
Forse i maghi tenevano qui le loro riunioni, si disse.
La sala successiva era di forma quadrata. Lungo le pareti correvano scaffali di pietra pieni di polvere. Ros ne guardò uno da vicino e intravide qualcosa di familiare.
“È una pagina” esclamò.
Raccolse con le dita i brandelli di pergamena ma appena tentò di stringerli si dissolsero in una nuvola di polvere. Deluso provò con un’altra pagina ma anche questa sparì non appena la raccolse tra le dita.
Il pavimento era disseminato dei resti di libri e pergamene e ovunque si muovesse doveva calpestare tomi e tomi consumati dal tempo.
Devono essere qui da parecchio, si disse. Facevano parte di una collezione? Chi li ha portati qui?
Scosse la testa e imboccò il condotto successivo. Dopo una trentina di passi emerse in un ambiente circolare da dove si diramavano tre passaggi diversi, ma la cosa più interessante attirò subito la sua attenzione.
Sulla parete a sinistra dell’entrata erano allineate delle casse di legno e queste non erano danneggiate.
Ora, si disse avvicinandosi, scoprirò quello che contengono.

 
  
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