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Autore: cabin13    23/09/2021    2 recensioni
Non era più il ragazzino allegro e sorridente che trascorreva le sue giornate tra una partita di Mitomagia e un round al vecchio flipper del Casinò Lotus. Se n’era andato anche il semidio pieno di rancore che si avventurava per i cunicoli del Labirinto e, sotto la guida dello spirito vendicativo di Minosse, sperava di riportare tra i vivi un’anima che non voleva tornare.
Chi era adesso Nico Di Angelo? Un reietto sempre in fuga, sì, ma oltre a questo? Non poteva definirsi in alcun altro modo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ghost

 

This is the ghost of you

haunting the ghost of me,

lonely in a crowded room together

Tell me, who's scared now?

(Ghost - Jamie Lee Kriewitz)

Nico ne aveva viste a decine di anime, sapeva bene com’erano fatte: sbuffi di fumo evanescente, che si dissolvevano intorno alle sue dita se provava ad afferrarli. Avevano le sembianze di una persona, ma dentro di loro non c’era niente.

Aveva sempre creduto di non avere niente in comune con loro se non il fatto che anche lui fosse – in parte – originario degli Inferi. Lui era il figlio di Ade, poteva imporsi su quegli spettri, piegarli alla sua volontà. Dopo l’esperienza con il fantasma di Minosse nel Labirinto, sapeva bene che gli spiriti dei morti erano potenti soltanto se era lui a concedergli la forza. Aveva imparato come tenerli a bada, come tracciare un limite tra sé e loro.

Ma quali erano le differenze tra il figlio di Ade e quei fantasmi? Che lui era vivo e non era relegato negli Inferi come loro… e poi? Davvero l’elenco si fermava a due sole misere “caratteristiche”?

In tutta onestà, la risposta di Nico all’ultima domanda sarebbe stata un secco “sì”.

Perché poco importava che non fosse incorporeo ed evanescente come gli spiriti che evocava, in fondo anche lui era un fantasma. Il guscio era solido, l’aspetto di un tredicenne un po’ basso e troppo magrolino, con una zazzera di capelli neri a coprirgli gli occhi segnati da borse scure. Ma dentro rimaneva comunque vuoto.

Non era più il ragazzino allegro e sorridente che trascorreva le sue giornate tra una partita di Mitomagia e un round al vecchio flipper del Casinò Lotus. Se n’era andato anche il semidio pieno di rancore che si avventurava per i cunicoli del Labirinto e, sotto la guida dello spirito vendicativo di Minosse, sperava di riportare tra i vivi un’anima che non voleva tornare.

Chi era adesso Nico Di Angelo? Un reietto sempre in fuga, sì, ma oltre a questo? Non poteva definirsi in alcun altro modo.

Non aveva uno scopo – che fosse quello predetto da una profezia o un obbiettivo personale. Aveva scoperto un secondo Campo dall’altra parte del Paese e sentiva di non appartenere neppure a quel posto. Dei, non apparteneva nemmeno a quel tempo.

Anche in quel mondo, il figlio di Ade era solo. Anche quando era circondato da altri semidei era comunque isolato. Restava sempre quella figura inquietante e quasi spettrale che si attirava le occhiate nervose degli altri campeggiatori, quel piccolo italiano che non voleva avvicinarsi a niente e nessuno – non che dovesse impegnarsi troppo, visto che la gente si teneva a distanza lo stesso.

E Nico finiva per affondare sempre di più nella spirale di emozioni opprimenti che non lo abbandonavano sin da quando aveva lasciato il Campo Mezzosangue alcuni anni prima, dopo la morte di Bianca.

Era un fantasma tormentato da altri fantasmi.

La sofferenza per la perdita di sua sorella, l’eterna solitudine a cui era condannato in quanto figlio di un dio che non apparteneva all’Olimpo gli provocavano un dolore all’anima che poteva diventare quasi fisico. Tuttavia, non erano quelli gli spettri peggiori – con quelli aveva imparato a conviverci almeno un po’ nel corso degli anni.

Il fantasma di Percy, però, era un tarlo che gli dilaniava le carni. Se chiudeva gli occhi, eccolo che il figlio di Poseidone gli appariva davanti, con quelle pupille color del mare che gli avevano dato alla testa e che lo facevano vergognare di sé.

Aveva una paura terribile di come avrebbero reagito gli altri semidei se anche loro avessero potuto notare ciò che non gli dava pace; più ci pensava e più sentiva sporco, nemmeno fosse ricoperto di melma. Sapeva come venivano trattati quelli come lui – o almeno, come li trattavano durante il suo secolo – e non voleva dare alle persone un ulteriore motivo per vederlo come sbagliato.

Bastava già che si tenessero a distanza perché era un figlio degli Inferi, un inquietante ragazzino che trascorreva più tempo con i morti che con i vivi. Anzi, più se ne stavano a distanza perché lo ritenevano lugubre e inquietante e meglio era per lui. Era un modo per combattere la propria paura.

Non poteva temere l’abbandono di nessun altro che gli stesse a cuore come lo era stata Bianca se non c’era nessuno che gli si avvicinasse abbastanza da potersi guadagnare la sua fiducia e il suo affetto, da potergli dare di nuovo uno scopo. Erano tutti troppo occupati ad avere paura del suo atteggiamento lugubre e della sua ascendenza.

Però così ci guadagnavano entrambe le parti.

Nico non era abbastanza ottimista da riuscire a trovare una vita d’uscita a questo ciclo, prigioniero dei suoi demoni e attanagliato dalla paura degli altri fin dentro le ossa. Si sentiva vuoto e senza radici, nemico di tutto e tutti attorno a lui.

Perciò se ne stava nascosto tra le ombre in solitudine, sempre in movimento per allontanare ogni singolo essere vivente e non.

E rimaneva come un fantasma.

 

 

Hola gente

Questa storia era incompleta a prendere polvere nel mio pc da qualcosa come otto mesi o anche di più e finalmente trovo la forza per completarla in qualche maniera - anche se come al solito non sono molto soddisfatta di quello che ho buttato giù nel finale...

La canzone che ha fornito l'ispirazione a tutto questo è quella citata di Jamie Lee Krewitz, che (giusto per curiosità) ha rappresentato la Germania all'Eurovision del 2016 e appena ho sentito il ritornello ho subito pensato a Nico e al suo essere un tipo solitario, attanagliato da demoni interiori e che non fa avvicinare mai nessuno

Dato che non scrivo da mesi e mesi (in questo fandom né in altri) e forse sarò un po' arruginita non sono sicura del lavoro che sia venuto fuori - specialmente la conclusione, dato che è la parte aggiunta da pochissimo - le impressioni generali e/o critiche costruttive sono ben accette

Ringrazio chi recensirà e anche chi leggerà e basta

Alla prossima gente

Adios

   
 
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