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Autore: coopercroft    24/09/2021    0 recensioni
I Cooper sono ufficiali dell'esercito da generazioni. Edward, il primogenito, alla tragica morte dei genitori ha avuto il dovere ingrato di mantenere unita la famiglia. Comanda con autorevolezza un distaccamento militare nella periferia di Londra, dove collaborano anche i suoi fratelli.
Ma le difficoltà personali, l'incapacità di gestire i rapporti affettivi, innescano una serie d'incomprensioni che finiranno per allontanarli.
Solo l'amicizia con il nuovo medico, John Roberts, lo porterà a prendere coscienza che la famiglia Cooper ha un passato oscuro e doloroso rimasto sepolto per troppo tempo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bar interno della Cittadella era affollato, ma John ed Edward avevano trovato un posto appartato.

John finì di bere il suo caffè e prese a illustrargli i suoi progetti sulla sistemazione della clinica.

"Ho bisogno di più spazio, di un ambulatorio per i piccoli interventi e di più posti letto per l'osservazione di traumi leggeri." Il dottore aveva già predisposto una serie di migliorie per l'attività di pronto soccorso.

Edward lo ascoltava attento e prendeva nota, scriveva sollecito nella sua agenda. John pensieroso tamburellava con le dita della mano sana sul tavolino. Finì di leggere i suoi appunti e si appoggiò allo schienale soddisfatto.

Cooper ripose la penna. "Decisamente degli interventi costosi, però vedrò cosa posso fare per accontentarti."

Increspò le labbra, si stavano per alzare, quando sentirono uno scalpiccio precipitoso. Il sergente Brent, un sottoposto di Steve, rosso in volto corse letteralmente verso Cooper.

"Che succede Brent? "Edward capì che era accaduto qualcosa, anche John si alzò perplesso.

"La piattaforma per l'addestramento dei lanci ha ceduto e due reclute sono rimaste ferite. Steve era con loro. È riuscito a farli scendere, ma quando stava per tornare di sotto, è rimasto incastrato con un piede nel metallo. È ancora lì sopra!" Edward cambiò espressione, quasi non respirò, il volto contratto.

"Andiamo dottore, Brent mi porti là velocemente, prendiamo un'auto."

Presero un mezzo di servizio che guidò Brent, mentre John allertava i soccorsi. Si maledì, con la mano in quelle condizioni poteva fare poco.

Quando arrivarono, Edward scese rapido e cercò subito il fratello. La piattaforma che serviva come base per i lanci era alta 10 metri circa. Edward lo vide, fermo sulla sommità. Steve era inginocchiato sulla piccola terrazza che tentava di sbloccare il piede incastrato.

Tutti i rancori e le sfuriate svanirono come neve al sole, ora c'era solamente suo fratello in pericolo.

Edward gli urlò furiosamente. "Steve, allontanati dalla sponda, sta giù! Cosa ha il piede?"

Il minore si accorse della sua presenza e avvertì tutta la stanchezza e il dolore, ma era consapevole che Edward era lì, nonostante tutto quello che gli aveva fatto. Perché era suo fratello.

Gli urlò di rimando. "Il piede si è incastrato nella lamiera, perdo sangue e non riesco a toglierlo."

Si lasciò andare, si sedette e si coprì il viso con le mani. Edward tradì il disappunto di sentirsi impotente. Poi decise rapido.

"Resisti, salgo io." Armeggiò con i vestiti, liberandosi di giacca e cravatta. Poi passò alle scarpe.

Un'ombra di contrarietà apparve sul volto tirato di Roberts.

"Sono 10 metri! Spero che tu non soffra di vertigini, Gesù, è pericoloso."

Il Generale non lo ascoltò nemmeno, ordinò di portare un'imbragatura, scarpe, guanti e una cesoia.

"John, quello è mio fratello e io vado su. Renditi utile e procurami un kit di pronto soccorso." Vide il suo volto alterato, sbuffò. "Sta tranquillo, non sono stato sempre dietro a una scrivania."

Lui fece un sorriso tirato.

"Sta attento, la scala è ripida e quando scendi avrai anche il suo peso."

Edward annuì, mentre metteva tutto in uno zaino. Cambiò le scarpe e infilò i guanti. Fece un cenno a Roberts, indossò l'imbragatura e cominciò a salire.

La scala della torre era a pioli ferrati, perpendicolare al terreno, solo di lato c'era il corrimano a cui ci si poteva agganciare.

La piattaforma sulla sommità era decisamente vecchia e interdetta. Edward, pensò con rabbia perché mai fossero finiti lì sopra.

Steve lo guardava salire, gli gridava di stare attento.

"Eddy, per Dio, agganciati non rischiare! "Si agitava nervoso, ma era bloccato e finì per arrendersi al dolore. Rimase sdraiato, con le mani strette sul bordo del pavimento. 

Il comandante procedeva adagio, aveva tutti gli occhi puntati addosso. Saliva pochi gradini ripidi e si agganciava. Doveva portarlo giù, non doveva rischiare.

A suo fratello piaceva salire sugli alberi a Roses House e toccava a lui trascinarlo giù prima che se ne accorgesse il padre. Spesso era una ripicca di un bambino ferito dalle parole severe di sir Anthony e mai lui lo aveva abbandonato a sé stesso. Non l'avrebbe fatto nemmeno adesso. Anche dopo tutto quello che era successo fra loro.

Giunse in cima ansimando, salì sopra, attento non ferirsi nelle lamiere rese fragili dal tempo.

Fu cauto a raggiungere il fratello. "Eddy, aiutami a togliermi di qui." Steve sentiva stringere il piede come se fosse in una morsa. Era pallido ed Edward si smarrì per pochi secondi. Ma la voce gli uscì decisa.

"Sono qua, ora lasciami fare." Si inginocchiò controllò il piede, e valutò come liberarlo.

Il minore si distese, con le braccia si coprii il volto. Edward fece un primo tentativo, lo sentì contrarsi. Sulla caviglia gli si era conficcato un sottile pezzo di lamiera, che gli aveva causato una ferita profonda che sanguinava copiosamente. La scarpa era incastrata nella fessura e non si liberava. Edward prese due bei respiri e afferrò la cesoia. 

"Ora taglio la lamiera, poi tiriamo fuori il piede, taglio anche la scarpa." Si interruppe, la voce calma. "Farà male."

Steve annuì, infilò il viso sulla piega interna del gomito. L'altra mano era aggrappata al polpaccio del fratello, che era inchinato al suo fianco.

Il comandante si adoperò con lentezza studiata, ma appena agganciò la lamiera con la cesoia, Steve gemette e si inarcò sulla schiena. Allora fu rapido, tagliò con forza il pezzo di ferro, sentì la mano del fratello affondare nel suo polpaccio così forte da fargli male. Il minore sussultava cercando di trattenere i gemiti dolorosi.

"Forza ci siamo quasi, pensa a una cosa piacevole, come quando ti facevi male ed eravamo bambini." Lo vide assentire, continuò con determinazione.

Con un movimento deciso spinse la caviglia di lato, estrasse il metallo. Steve urlò, soffocando una imprecazione.

Poi tagliò la scarpa e liberò il piede completamente.

Il minore ansimava ed era pallido. Si alzò a guardare la sua gamba, scivolò più indietro, si appoggiò sulla ringhiera.

"È fatta, ora vediamo di fermare il sangue e poi scendiamo." Prese il kit medico, lo aprì e si adoperò a tamponare la ferita.

Steve cominciò ad agitarsi, stringeva le labbra per non gridare.

"Fa male fratello, fa piano." Singhiozzò.

Edward sorrise stemperò la tensione. "Chi era quello che mi canzonava per la ferita sul volto?

"Ora la smetterai di prendermi in giro?" Riuscì a strappargli un sorriso, era sollevato nel vederlo riprendere colore.

"Faccio una fasciatura. Cerca di resistere." Lavorò solerte, alla fine gridò avvertendo di sotto.

"Fatto, ora scendiamo lentamente. John, tutto bene! Un paio di minuti che questo sconsiderato si riprenda."

Steve brontolò, ma era felice che Edward fosse lì, lo vedeva sereno e questo tranquillizzò anche lui.

"Eddy, grazie. Non era scontato che fossi qui, non dopo quello che ho fatto."

"Sei mio fratello e ti voglio bene, stupido! Ora scendiamo."

Edward mise in sicurezza la corda buttò giù lo zaino avvertendo di sotto.

Poi istruì il fratello.

"Faremo un piolo alla volta, io ti reggo da dietro. Ti appoggerai a me quando userai il piede ferito."

Lui protestò, immaginando la discesa faticosa di Edward. "Farai doppia fatica, dovrai portare tutto il mio peso. Non mi sembra una buona idea."

"Ma è l'unica, quindi zitto e andiamo." Non poté replicare, perché lo prese e lo fece alzare lentamente cercando di non fargli appoggiare il piede.

Steve si lasciò guidare, il comandante lo agganciò alla sua imbragatura lo fece scendere il primo piolo, lui gli scivolo dietro e insieme iniziarono a scendere.

Edward metteva in sicurezza la discesa agganciando il moschettone al corrimano, lo reggeva quando non poteva appoggiare il piede.

La spinta era considerevole, ma lo teneva stretto anche se le mani cominciarono a dolorare per tenere il peso di entrambi.

I guanti ressero per un po', poi sentì il dolore aumentare e non fiatò cercando di rassicurare il fratello. Temeva che cedesse.

"Forza, pensa a tutte le volte che ti ho fatto scendere dagli alberi di casa."

Sentì il corpo di Steve vibrare, mentre rideva sommesso.

"C'eri sempre, Eddy, ovunque mi arrampicassi rischiando per me."

"E ora sono qui, ancora una volta." Mormorò il generale.

"Non potrò correre per un bel po'." Steve si irrigidì, la voce incrinata.

"Correrai più di prima, ci verrò anch'io, devo tenermi in allenamento, con i guai che combini"

Il minore ridacchiò. "Se non riesci a fare nemmeno un giro del campo, fratello."

"Mi allenerai tu, avrò pazienza di vederti guarire." Lo sentì sussultare. "Forza ci siamo quasi, starai bene Steve te lo prometto."

Non rispose si limitò ad annuire, ma due lacrime gli scesero lente, miste al dolore e al rimpianto di essere azzoppato, per lui che il correre era vitale.

Intanto erano giunti di sotto. Furono afferrati dal sergente e da John, benché avesse una mano impedita.

Il minore fu subito soccorso dai paramedici, John, controllò che tutto fosse fatto per bene. Edward si liberò dell'imbracatura.

"Stai bene?" Si preoccupò vedendo i guanti sporchi di sangue. Li sfilò lentamente, le mani arrossate, scorticate. Ma avevano retto.

John le esaminò, contrasse le labbra. "Devi fartele medicare. Ci penserà Noreen."

"Sì, finisco e arrivo, bada a Steve, è spaventato. Ha paura di non poter correre come prima." John scosse la testa.

"Temo che dovrà essere operato, da quello che ho visto ci sono delle lesioni, ho già contattato l'ortopedico."

Edward imprecò sottovoce. Aggrottò la fronte. "Vedo di arrivare subito. Non la prenderà bene. Aspetta che ci sia anch'io. Non ha un buon rapporto con aghi e ospedali."

John sogghignò. "Deve essere un difetto della famiglia Cooper, allora. Mi ricordo di una certa persona che tremava solo per una visita medica."

Edward gli allungò una spinta affettuosa. Sorrise e allentò la tensione. 

 

   
 
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