Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Red Saintia    24/09/2021    4 recensioni
Anche se è difficile immaginarlo, impossibile sapere come sarà, imprevedibile capirne i vari percorsi... il futuro arriva per tutti. Anche quando il presente incombe come un macigno pronto a schiacciarci a terra, ci sarà sempre un domani nuovo, diverso, migliore. Perché il dolore anestetizza cuore e sentimenti, inaridisce l'anima e spegne le speranze. Ma come tutte le cose di questo mondo pian piano passa, e resta solo un silenzioso compagno con il quale si riesce pacificamente a convivere.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Preparò del pane imburrato e della frutta fresca in un piatto e si diresse nella stanza occupata da Mikasa. La ragazza sembrava riposare ancora, così poggiò sul ripiano del mobile quello che aveva preparato, si sedette accanto al letto soffermandosi ad osservarla. L'agitazione e la paura di qualche ora prima sembravano scomparse, il suo volto appariva sereno e disteso. Questo, almeno in parte, lo tranquillizzò. Si chiese per un attimo dove fosse finita quella ragazzina irruenta e testarda che agiva senza riflettere e non ascoltava i consigli di nessuno. Era cambiata senza ombra di dubbio, ma d'altronde in un modo o nell'altro tutti loro lo erano. Sperò che almeno quel cambiamento le permettesse di affrontare con il giusto discernimento ciò che lui aveva intenzione di mostrarle.

Eppure a volte in alcuni suoi comportamenti o modi di fare emergeva ancora quel suo lato indomabile fatto di puro istinto che non voleva sentire ragioni ne imposizioni. Solo che adesso aveva finalmente acquisito quella sicurezza in se stessa che prima non possedeva. Armin gli aveva scritto di starle accanto e proteggerla. Con quale coraggio gli avrebbe raccontato quello che era successo? Si sentì terribilmente in colpa, ma giurò che non avrebbe omesso niente prendendosi le sue responsabilità.

Era così stanco, la testa gli pulsava in modo incredibile, e la cavalcata non prevista aveva messo a dura prova il suo ginocchio. Chiuse l'occhio per un attimo, togliendo la benda da quello ferito e massaggiando entrambe le palpebre.


"Dovresti andare a riposare Levi, non ti fa bene restare per così tante ore sveglio." la voce di Mikasa lo colse di sorpresa. Cercò di sistemarsi velocemente la benda sull'occhio ma lei lo trattenne all'istante. "Fermati, non c'è nessuna premura che tu la rimetta, non la indossare." Levi acconsentì ma voltò leggermente il viso dal lato opposto.

"Sono entrato perchè credevo fossi sveglia, ti avevo portato qualcosa da mangiare."

"Mi dispiace di non aver cenato con voi, ma sono letteralmente crollata dopo le cure di Gabi. Pensa che mi ha cambiato persino le bende, sarebbe davvero un'ottima infermiera." lui annuì sempre senza voltarsi. "Levi... perché non ti lasci guardare?"

"Perché non sono un bello spettacolo."

"Questo lascialo giudicare a me. Avanti voltati."

"Non penso sia necessario credimi."

"Sei assurdo quando ti comporti in questo modo." e così dicendo provò ad alzarsi dal letto. Lui per impedirglielo dovette per forza voltarsi e finalmente le fu di fronte.

"Sei sottilmente bastarda lo sai Ackerman?"

"Ho imparato dal migliore."

Non gli piaceva lasciarsi guardare, e non per qualche assurda finezza estetica a cui era legato, ma semplicemente perché quelle cicatrici rappresentavano un ricordo perenne e costante della sua disattenzione e di una certa superficialità.

Aveva sottovalutato il suo nemico, cosa che non faceva mai, ed era sopravvissuto solo grazie alla tenacia di Hanji. Mikasa allungò lentamente una mano cercando di sfiorare l'occhio ferito, Levi provò a ritrarsi ma lei non glielo permise. Il suo tocco era delicato e leggero, La ragazza avvertì sotto le dita i bordi frastagliati delle cicatrici e il suo volto cambiò espressione.

"Non voglio la tua pietà." rispose in modo freddo, forse più del dovuto. Aveva frainteso il suo sguardo, come sempre, quando qualcuno provava ad invadere il suo spazio personale lui si chiudeva in modo repentino e brusco. Lei non badò troppo a quelle parole ma fece scivolare le lunghe dita sulle sue labbra, anch'esse segnate in modo indelebile.

"La mia non è pietà, e lo sai bene. Voglio solo che quando sei con me tu ti senta libero di essere te stesso." quelle parole accompagnate dal tocco della sua mano, da quello sguardo nel quale non era racchiusa commiserazione ma un'inaspettata dolcezza, era troppo da sopportare, anche per lui.

Levi le bloccò la mano allontanandola dal suo viso senza però lasciare la presa.

"A volte mi sembra di essere solo un pallido ricordo di ciò che ero. Il più delle volte questa cosa non mi pesa, altre invece... mi viene da pensare che forse avrei dovuto seguire lo stesso destino di Erwin e dei miei compagni."

Mikasa si irrigidì sentendo quelle parole, la precedente dolcezza dei suoi occhi divenne pura determinazione. 
"Non dire sciocchezze. Non hai nessun motivo per sentirti in colpa solo perché sei sopravvissuto. Hai rischiato in prima persona, forse più di tutti noi. Se tu sei qui adesso è anche per mantenere vivo il loro ricordo e ciò che hanno rappresentato. Le tue ferite non potranno mai sminuire il tuo valore Levi... tu non sei cambiato, né sei diverso da ciò che eri. Sei solo stanco, come tutti noi, stanco di dover lottare per difendere il nostro diritto di esistere. Ma se io e gli altri continuiamo a farlo, allora puoi farlo anche tu. In qualsiasi parte del mondo tu decida di andare."

Quelle parole lo lasciarono sorpreso e dubbioso allo stesso tempo. Le fu grato per il sostegno che gli stava dando in quel momento, ma capì anche che Mikasa era convinta che lui non volesse far ritorno a Paradis. Decise però che quello non era il momento giusto per affrontare quel discorso quindi lasciò da parte i suoi dubbi.

"Sei diventata incredibilmente saggia ragazzina... però è meglio che adesso tu riempia lo stomaco con del cibo altrimenti farai fatica ad addormentarti.”

"Va bene, come vuoi. In effetti... ho davvero una gran fame." vederla in qualche modo serena fece stare bene anche lui.

D'improvviso fu incerto sul da farsi, perchè sapeva che probabilmente ciò che stava per fare l'avrebbe nuovamente turbata. Ormai però non poteva più rimandare. Se erano delle risposte che lei cercava lui gliele avrebbe fornite, anche se in minima parte. Adesso sentiva che lei aveva la forza d'animo necessaria per affrontare la verità e andare avanti.

“Prima di andare voglio darti questo...” estrasse dalla tasca interna del panciotto una sorta di diario, visibilmente logoro e sgualcito. Mikasa aveva già cominciato a mangiare ma si bloccò subito come se avesse avvertito una scossa improvvisa.

“Cos'è quello?”

“Diciamo che è il motivo per il quale sei venuta qui a Londra. Ti avevo promesso che avremmo affrontato il discorso, e io mantengo sempre la parola data.”

“Scusami ma non capisco.”

“Questo è un diario scritto da Kenny Ackerman, che io ho scoperto essere il fratello di mia madre solo in punto di morte. Me lo ha consegnato insieme al siero per la trasformazione poco prima di morire.” i suoi occhi saettarono in un attimo da quello di Levi al diario divendo terribilmenti glaciali.

“E tu lo hai avuto per tutto questo tempo senza farne parola con nessuno?” chiese stupita, cominciando ad intuire il suo possibile coinvolgimento in ciò che le stava dicendo.

“Erwin era il solo ad esserne al corrente. Ovviamente era a conoscenza anche del suo contenuto, ma visto e considerato che sono informazioni che riguardano principalmente la famiglia Ackerman ha ritenuto opportuno che dovessi tenerlo io.” il suo sguardo si incupì di colpo, mentre un senso di rabbia per essere stata tenuta all'oscuro si fece strada in lei.

“Quando parli d'informazioni riguardanti gli Ackerman che cosa intendi di preciso?” Levi sospirò, ma ormai era chiaro che doveva andare fino in fondo.

“Esattamente quello che credi tu Mikasa. Kenny ha vissuto per tredici anni a stretto contatto con Uri Reiss fratello di Rod e possessore del gigante fondatore. E' venuto a conoscenza di alcune cose perpetrate nei nostri confronti. Cose che anch'io ignoravo prima di leggere queste pagine.”

“E quando hai scoperto che anche il mio cognome era Ackerman perchè non mi hai messa al corrente di questo diario, rispondi?” non gli piacque il suo tono di voce, e di sicuro non era sua intenzione farla agitare, ma sapeva che sarebbe potuto succedere cercò quindi di mantenere la calma.

“Ti ricordo che eravamo nel pieno di una guerra, ci stavamo preparando a riconquistare il Wall Maria e di certo le questioni personali non erano tra le mie priorità.”

“Ma potevano essere tra le mie! Hai una vaga idea di come mi sia sentita dopo le parole che Eren mi aveva detto? Mi è franata la terra da sotto i piedi, mi sono sentita inutile. Come se tutto quello per cui avevo rischiato la vita fino a quel momento non fosse servito a niente! Adesso dimmi Levi, quello che c'è scritto lì dentro se lo avessi saputo prima avrebbe fatto la differenza? Rispondi!”

Credeva che quella rabbia, che per tanti anni l'aveva accompagnata, fosse ormai un lontano ricordo. Gli sembrò quasi di rivedere nel suo sguardo la ragazzina smarrita e insicura che non riusciva ad emergere dal suo stato di torpore. Stavolta però avrebbe dovuto farcela da sola. Lui le avrebbe fornito i mezzi che cercava, come utilizzarli però sarebbe spettato solo a lei.

“Quello che c'è scritto in queste pagine sono solo i ricordi di un uomo che ha deciso di mettere nero su bianco una realtà che forse non comprendeva fino in fondo nemmeno lui. Un po' come a suo tempo era successo a Grisha Jeager. Non c'è una verità assoluta nelle sue parole. Se è quella che stai cercando temo che rimarrai delusa, quella è una cosa che a noi uomini difficilmente è concessa. Se poi vuoi sapere perchè non te l'ho mostrato prima te lo spirgo subito. Perchè eri una mocciosa rabbiosa, introversa e incazzata con il mondo, incapacae di gestire le proprie emozioni. Ecco perchè! E guardandoti adesso mi sembri tornata esattamente quella che eri.”

“Ancora con questa storia? Credi davvero di conoscermi così bene? Pensi di sapere tutto e di conoscere tutte le risposte? Tu non sai un bel niente e non hai il diritto di...”

“Invece ce l'ho eccome! E la risposta è sì, credo di conoscerti abbastanza bene da sapere cosa ti passa per la testa. E anche perchè in quegli anni ti ho salvato il culo più di una volta e tu lo sai. Ti ho tirato su quando eri completamente a pezzi, quando credevo che ti saresti persa per sempre dietro alle ideologie di Eren. Non eri in condizioni di sopportare altre rivelazioni, so che non vuoi sentirtelo dire ma è così. Adesso se sei in grado di gestire quello che c'è scritto lì dentro allora puoi leggerlo, come e quando vuoi. Ma se credi ancora di non poterlo affrontare allora brucialo e ti assicuro che non verrai mai a sapere niente, nemmeno da me.”

Fu risoluto e diretto, come spesso accadeva quando non ammetteva repliche alle sue parole. Era l'unico che le parlava con tanta spietata franchezza. Mikasa avrebbe voluto urlargli contro tante cose ma ognuna di esse le morì sulle labbra prima ancora di uscire. Era stata davvero così? Come lui l'aveva descritta? E adesso... sarebbe stata diversa oppure i fantasmi del passato l'avrebbero risucchiata di nuovo in quel vortice che così faticosamente si era lasciata alle spalle? In quel momento ogni recriminazione sembrava così inutile e superflua. Non voleva lasciarsi dominare dalla rabbia, non voleva essere avventata e precipitosa, non più.

“Ero venuta da te perchè credevo che in qualche modo tu avessi le risposte che stavo cercando. Inconsciamente sapevo anche che scoprirle non sarebbe stato piacevole. Hai agito nel modo che ritenevi giusto e so che non ho diritto di biasimarti per questo. E' solo che... almeno per una volta avrei voluto non essere l'ultima a sapere come stanno davvero le cose. Quindi adesso dimmi Levi... che cosa siamo noi Ackerman, che cosa siamo io e te?

Lui abbassò lo sguardo e capì che in quelle parole c'era una sorta di muta accettazione verso qualsiasi verità lui le avrebbe detto.

“E' davvero importante saperlo per te? A me non è mai fregato niente, io sono ciò che ho deciso di essere tanti anni fa. Ho seguito quello che ritenevo giusto, ho commesso errori e mi sono sporcato le mani. Ho ucciso, ho fatto cose spregevoli e ho visto tutto lo schifo possibile di questo mondo. Non mi frega un cazzo di chi siano in realtà gli Ackerman, io so chi sono, e per me questo basta e avanza.” 
Non gli rispose, ma lui comprese che aveva perfettamente capito il senso di quel discorso. “Ti lascio da sola adesso, prenditi tutto il tempo che ti occorre per decidere cosa fare, ma vedi anche di riposare, ci siamo intesi?”

“Va bene, lo farò.” Levi annuì lanciandole un ultimo sguardo prima di lasciare la stanza.

 

                                                                                                                             ***

 

Quando riaprì gli occhi la luce che filtrava nella stanza la costrinse a socchiuderli nuovamente. Non credeva sarebbe riuscita a prendere sonno. Da quando Levi l'aveva lasciata la sera prima, sola con quel diario tra le mani, aveva trascorso un tempo indefinito rigirandoselo da una parte all'altra e decidendo che cosa fare. 
Credeva di essere ansiosa di sapere e conoscere quella verità che tanta sofferenza le aveva procurato in passato. Nemmeno il cognome di sua madre, pur scoprendo appartenere ad un'antica dinastia, le aveva procurato così tanto sconcerto come invece lo era quello di suo padre.

Alla fine, dopo aver abbandonato la cena, invece delle possibili rivelazioni che avrebbe scoperto si era ritrovata a pensare al suo comportamento nei confronti di Levi. Da quando si trovava lì a Londra aveva cercato in tutti i modi di instaurare un rapporto diverso con lui, di fiducia, tra due persone che non sono più divise dai gradi dell'esercito, ma unite dalle reciproche esperienze.

Sapeva di aver fatto notevoli passi avanti, sentiva una vicinanza diversa con lui, come se finalmente avesse in qualche modo scalfito quella corazza impenetrabile nella quale lui si era sempre confinato. Il pericolo che lei aveva corso poi li aveva trovati più uniti che mai. Ancora una volta lui era stato la sua ancora di salvezza. La sera precedente però tutto sembrava essere andato in fumo. Aveva sentito un'improvvisa distanza tra loro, di nuovo quella freddezza e quell'incomprensione che in passato era stata motivo di tanto attrito.

La colpa era sua, del suo egoismo e della sua incapacità di guardare oltre. Levi l'aveva tenuta all'oscuro per proteggerla, e lei invece ancora una volta lo aveva ferito, aveva messo metri di distanza tra loro. Di nuovo... stava allontanando qualcuno che per lei contava molto, sì, perchè Levi era diventato importante, o forse lo era sempre stato, solo che lei preferiva non accorgersene, preferiva di nuovo non guardare oltre...

Era davvero importante conoscere un passato ormai seppellito da tempo? O contava di più tenersi stretta quel futuro che si stava aprendo lentamente davanti ai suoi occhi?

Comprese che se il prezzo di quella verità era allontanarlo nuovamente forse non valeva la pena conoscerla, e non per vigliaccheria o perchè non potesse sopportarne il peso, ma solo per una questione di priorità. Aveva riflettuto e deciso che c'era nuovamente qualcuno che valeva di più di tutto il resto. Ripose il diario sul mobile accanto al letto e mise a tacere dubbi e domande. Si ritrovò addormentata senza neanche accorgersene fino al mattino successivo. Si voltò e lo vide riposto esattamente dove lo aveva lasciato la sera prima.

“Ho atteso così tanto tempo che aspettare ancora non sarà di certo un problema. Lo leggerò quando sarà il momento, adesso ho altro per la testa."


                                                                                                                     ***


Scese dal letto silenziosamente recandosi in cucina, dove Falco si stava già adoperando per preparare la colazione.

"Buongiorno..."

"Oh... buongiorno Mikasa, come va oggi?"

"Direi piuttosto bene grazie, ed è tutto merito delle premure di Gabi."

Falco sorrise facendole segno che la ragazza era ancora profondamente addormentata sul divano. "Caspita! Avete passato lì tutta la notte?"

"Direi di sì."

"Ho combinato proprio un bel pasticcio. Non solo ho mobilitato la stanza di Gabi ma vi ho costretto anche a dormire in condizioni pietose. Sono mortificata Falco, mi dispiace."

"Non dirlo nemmeno figurati, non è la prima volta che io e Gabi ci addormentiamo su quel divano. È capitato spesso, guardando le stelle o leggendo un libro. Diciamo che è il nostro angolo delle confidenze."

Mikasa sorrise sentendolo parlare, era di questo che adesso sentiva il bisogno, della quotidianità e del calore che Falco e tutti gli altri riuscivano a darle. "Sei un ragazzo molto dolce, e voi due state davvero bene insieme."

Falco arrossì sentendo quelle parole, provando un leggero imbarazzo.

"Grazie Mikasa."

"Figurati. Adesso però permettimi di prepare la colazione, farò qualcosa di speciale vedrai." aveva una gran voglia di rendersi utile in qualche modo, non riusciva a stare ferma così cominciò a rovistare in giro.

"Ma no... tu sei ancora convalescente non voglio che ti stanchi, chi lo sente dopo il capitano Levi."

"Non pensare a quel burbero musone, io sto benissimo. E poi voglio preparare qualcosa di speciale anche per lui."

Falco si arrese alla sua determinazione lasciandole campo libero.

Si guardò attorno aprendo tutti i pensili della cucina, che scoprì essere molto fornita, così poté mettersi all'opera. "Si vede che Onyankopon si occupa della spesa, se fosse dipeso da Levi ci sarebbe solo te in questa dispensa."

"In effetti credo che sarebbe proprio così." confermò Falco.

 

Dopo aver preso tutto ciò che le serviva Mikasa smise di parlare concentrandosi per non sbagliare le dosi. Abituata com'era a cucinare sempre e solo per sé stessa temeva di combinare qualche disastro. Il rumore di sottofondo che inevitabilmente si venne a creare svegliò Gabi.

"Ma che succede..."

"Shhh... Mikasa sta preparando la colazione per tutti, anche se credo voglia sorprendere più che altro il capitano Levi."

"Sul serio?"

"Zitta! Non dire niente."

Intanto Mikasa proseguì imperterrita destreggiandosi tra preparazioni di omelette, infornate di biscotti e pane tostato con marmellata. Un aroma di caffè si diffuse in tutta la casa attirando anche Onyankopon che non tardò a scendere.

"Accidenti che profumino invitante."

"Buongiorno. Dai vieni che è quasi pronto."

Gabi e Falco prepararono tazze e piattini, ma solo quando anche l'aroma del tè cominciò a diffondersi apparve finalmente Levi ancora visibilmente assonnato. Mikasa smise di armeggiare con i vari mestoli e tutti gli occhi furono puntati su di lui. Sperò fiduciosa che Levi interpretasse quel gesto come una sorta di tregua. Una dimostrazione che l'alterco della sera prima per lei era nato e finito lì, augurandosi che anche per lui fosse lo stesso.

"Cosa avete da guardare, ho qualcosa sulla faccia per caso?" li apostrofò, sentendosi osservato con estrema attenzione. Per un attimo incrociò lo sguardo di Mikasa spostandolo altrove qualche istante dopo.

Levi si voltò e vide la cucina e il piano cottura completamente imbrattati di uova, farina e ogni altro genere di ingredienti servito alla ragazza. Il suo sguardo divenne furente, si irrigidì di colpo pronto ad esplodere in una di quelle ramanzine che difficilmente avrebbero scordato. Quando però Mikasa si voltò completamente e lui la vide con indosso il grembiule e la faccia sporca di farina si bloccò all'istante.

Falco, Gabi e Onyankopon davano ormai per scontata l'inevitabile sfuriata.

"Dì un po'... hai combinato tu questo casino?"

"Sissignore!" rispose, scattando quasi sugli attenti.

"E deduco che dopo pulirai a specchio ogni singolo utensile da te utilizzato?"

"Ovviamente sì, signore!"

"Almeno sei riuscita a combinare qualcosa di decente?"

"Mi auguro di sì, ma questo lo lascerò giudicare a te, capitano." concluse, con aria incerta e colpevole. Levi si avvicinò fingendosi minaccioso togliendole con un buffetto la farina che aveva sul naso.

"Allora andiamo a mangiare Ackerman e spera per te che sia tutto quanto meno commestibile."

Mangiarono con appetito, gustando ogni singola pietanza. I giorni tesi e carichi di ansia che avevano trascorso sembravano ormai archiviati, anche se tra loro serpeggiava silenziosa l'incertezza del fututo. Quanto meno poterono godersi un po' di tempo insieme e in tranquillità. In questo modo anche se le loro strade si fossero divise avrebbero avuto dei piacevoli ricordi.

"Allora Levi non dici niente? Ho soddisfatto le tue aspettative?" lui, con la dovuta calma, ripose il tovagliolo sul tavolo e rispose.

"Soddisfacente direi, ma non montarti la testa devi ancora perfezionare parecchie cose."

"Come immaginavo, sei incontentabile, ci rinuncio."

"Lascialo perdere Mikasa, era tutto ottimo, ti faccio i miei complimenti."

"Grazie Onyankopon, tu si che sei un gentiluomo." rispose piccata, mentre Levi sorrise soddisfatto per averla punta nell'orgoglio.

"Capitano quando pensi che partiremo?" Falco, così come Gabi, erano ansiosi di rivedere le loro famiglie.

"Tra un paio di giorni, il tempo di organizzare il tutto." Mikasa non poté far a meno di pensare che quella forzata e repentina partenza fosse in gran parte colpa sua.

"Non devi sentirti responsabile, non era nostra intenzione stare qui per sempre. Diciamo... che tu ci hai fornito la scusa per accelerare le cose."

"Ti ringrazio Falco, apprezzo che non vogliate farmi pesare la cosa, ma sento comunque di avervi messo in pericolo in qualche modo."

"La colpa non è tua, sarebbe andata così presto o tardi. Alla fine quella che stava rischiando grosso eri proprio tu..."

"Già, sembra proprio di sì. Non credevo che si sarebbero spinti a tanto." si strinse nelle spalle provando un leggero brivido nel ripensare a ciò che era accaduto in così breve tempo.

"Adesso non pensarci, piuttosto... vedi di rimettere tutto in ordine e bene. Ricordati che ti avevo promesso di portarti in un posto. Quindi datti una mossa."

Era vero, con tutto quello che era successo lo aveva scordato, ma lui invece era intenzionato a mantenere la parola data, come sempre d'altronde. Non le aveva chiesto nulla riguardo la sera precedente. Ne se avesse letto gli appunti di Kenny. Conoscendo però la sua proverbiale riservatezza pensò volesse farlo una volta rimasti soli.

"Vado subito." rispose, mettendosi subito all'opera.

"Ehi capitano... vuoi portarla nel posto che penso io?" gli chiese Falco.

"Mi sembra ovvio, e dove se no?"

Mikasa si voltò elettrizzata e incuriosita. "Ma non potete anticiparmi nulla?"

"Direi di no. Adesso però parla di meno e lavora di più, sbrigati!"

"Agli ordini!"

"Sei un aguzzino Levi, sfido io che i tuoi sottoposti ti detestavano."

"Nessuno mi detestava Onyankopon, semmai mi temevano, e facevano bene."

 

Ci mise tutto l'impegno e l'attenzione possibile, non voleva un altro richiamo e soprattutto perdere altro tempo. Senza contare che lui la teneva d'occhio a distanza, per assicurarsi che fosse tutto sistemato al posto giusto.

"Mi sembra di stare sotto tiro Levi, direi che potresti anche smetterla."

Lui si alzò dalla sedia e ispezionò ogni minimo dettaglio. "Te la cavi meglio a pulire che a cucinare, te ne rendo atto."

"Evito di risponderti, preferisco non infierire sugli anziani."

Levi la fulminò con un'occhiata inequivocabile. "Sfacciata saccente."

"Scontroso e villano. Vuoi che continui?" sapeva che sarebbero potuti andare per le lunghe a stuzzicarsi così preferì evitare.

"Vatti a preparare..."

"Preparare? Cosa dovrei mettermi di preciso, non capisco?"

"Pantaloni, camicia, stivali lunghi possibilmente e nel tuo caso una mantella per non prendere freddo. Dobbiamo cavalcare. Pensi di farcela?"

"E tu... pensi di riuscire a starmi dietro?"

"Ti pentirai di queste parole, mocciosa. Adesso fila, e vedi di non metterci troppo."

Decise anche lui di salire in camera a prepararsi, non prima però di aver preso da una mensola la lettera scritta da Armin e aver fatto un'ultima raccomandazione a Gabi.

"Per favore va da lei e controllale la fasciatura. Se necessita di essere cambiata fallo, e stringila bene."

"Vado subito." rispose, scomparendo poco dopo.

 

Levi fu il primo a scendere, facendo trovare il cavallo già sellato e pronto a partire. Poco dopo arrivò Mikasa, vestita esattamente come lui le aveva suggerito con i capelli accuratemente legati in modo da non crearle fastidio. Quando Levi la vide arrivare per un attimo ricordò i vecchi tempi, quando nei pochi momenti di convivialità ognuno di loro poteva vestirsi in modo più informale. Solo che adesso, anche da quegli abiti maschili, traspariva tutta la sua avvenente femminilità.

"Allora, dov'è che andiamo vuoi dirmelo adesso?"

"Devo restituire questa cavalla ad un amico. Ieri l'ho praticamente presa senza dare spiegazioni e adesso, considerando che presto andremo via, devo riconsegnarla al legittimo proprietario."

"E dove si trova questa persona?"

"Fai troppe domande ragazzina. Monta sull'altro cavallo e andiamo... lo scoprirai per strada."

Onyankopon, che li stava osservando da lontano, si avvicinò a Mikasa aiutandola a salire in groppa all'animale.

“Abbi pazienza con lui, le buone maniere non sono il suo forte, ma vedrai che vale la pena seguirlo.” la ragazza gli sorrise dandogli silenziosamente ragione.

“Grazie Onyankopon, lo farò. A più tardi...”





Buongiorno a tutti, chiedo scusa a coloro che abitualmente sanno che aggiorno il giovedì ma ieri mi è stato praticamente impossibile mettermi al PC. Siamo ormai alle battute finali, l'aria si fa più rilassata ma serpeggia sempre una latente incertezza per il futuro. Levi fa la sua mossa e mostra a Mikasa questa sorta di diario scritto da Kenny Ackerman (ovviamente è una mia invenzione, che spero risulti credibile, saprete di più negli ultimi capitoli)
Ovviamente non si può guardare al futuro se non si è in grado di lasciarsi il passato alle spalle ed è proprio quello che Mikasa, a piccoli passi, ha tentato di fare in tutto questo tempo. C'è stato un momento di tensione, ma credo sia normale, in parte è il loro modo di comunicare e anche perchè nonostante siano profondamente cambiati rimangono sempre due testoni. Cosa ci sarà scritto in quel diario? Niente di trascendentale, altrimenti modificherei troppo i canoni della storia che ho deciso di rimanere inalterati. Lo saprete a tempo debito. Intanto godetevi questa tanto agognata tranquillità. A risentirci.

 

 

 

   
 
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