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Autore: heliodor    24/09/2021    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Devi volerlo

 
Grenn si piazzò di fronte a lei, le braccia distese lungo i fianchi e le gambe divaricate.
Ryhana, a una decina di passi di distanza, lo imitò. Si sentiva in imbarazzo a vestire quegli abiti puliti e comodi, compresi gli stivali di pelle nera nuovi e la tunica dai colori vivaci. Il pantalone era grigio scuro ed era morbido.
Niente a che vedere con i vestiti sbrindellati e sudici che era abituata a indossare al campo o gli stivali dalla suola consumata che faticava a conservare in buono stato.
Tutte quelle cose erano sparite, portate via dalle ancelle dopo che era stata liberata dalla cella e messa in una stanza più grande, accanto a quella di Grenn.
“Non credo di poterci riuscire” stava dicendo allo stregone.
Erano passati due giorni dal colloquio con Ilyana e da allora non l’aveva più vista, ma sentiva che era lì da qualche parte e la stava osservando.
“Non ci devi credere” rispose Grenn. “Devi volerlo.”
“Per te è facile.”
Grenn sollevò un sopracciglio.
“Tu sei nato con i poteri” aggiunse.
“Ho manifestato il dono a dieci anni e quattro Lune.”
“È tanto? O poco?”
“La maggior parte mostra i poteri tra i nove e i dodici anni. Quindi non è andata molto male.”
Ryhana respirò a fondo. “E adesso quanti anni hai?”
Non glielo aveva mai chiesto, anche se aveva sempre voluto saperlo.
“Trentuno e due Lune.”
Ryhana si accigliò. “È tanto tempo che hai i poteri.”
“Quasi venti anni. Ma non importa. Tutti i poteri che ho adesso sono uguali a quelli che avevo allora, il primo giorno. È questa la regola. Una delle tante.”
“Regola?”
Grenn annuì con vigore. “I poteri con cui nasci non cambiano col tempo. Sono sempre quelli. Alcuni nascono con poteri comuni, altri rari o molto rari. Ci sono quelli, infine, che nascono con poteri unici. In pratica esistono solo loro e pochi altri in grado di usarli.”
“Chi stabilisce queste regole?”
Lo stregone sorrise. “Nessuno lo sa. Esistono da sempre. Ogni strega o stregone lo sa e lo accetta. Alcuni nascono con molti poteri, altri con pochi e infine alcuni con poteri così strani che all’inizio nemmeno se ne rendono conto e pensano si essere maledetti o qualcosa del genere.”
“Io potrei essere maledetta” disse.
“Tu non sei maledetta, ma solo svogliata. Adesso basta parlare e vediamo di iniziare.”
Ryhana sospirò e strinse i pugni come se si stesse preparando a colpirlo. “Sono pronta.”
“Ora ti mostrerò un incantesimo.”
Ryhana annuì. “Fai pure.”
Grenn sollevò un braccio e aprì il palmo della mano. Sopra di esso apparve una sfera di luce bianca che fluttuava nell’aria.
Ryhana trattenne il fiato.
Grenn abbassò il braccio ma la sfera rimase al suo posto fluttuando sopra la testa dello stregone.
“L’ho già vista” disse pescando un ricordo dalla sua memoria.
A volte Kaleena la usava per rischiarare l’interno della baracca.
“Così risparmiamo le candele” le aveva detto scherzando.
“Sai anche come si chiama?” le domandò Grenn.
Scosse la testa.
“Ha molti nomi, ma quello più comune è Lumosfera. In questa parte del continente potresti anche sentire il nome Fiammella o Rischiarante.”
“Fiammella mi piace” disse.
“Usa quella che vuoi. Adesso evocane una tu.”
Ryhana lo fissò. “Come?”
“Alza il braccio e aprì il palmo come ho fatto io. Di solito funziona così.”
Sollevò il braccio destro e aprì la mano aspettandosi un’improvvisa esplosione di luce. Quando guardò in alto, non vi era alcuna Lumosfera o Fiammella.
Guardò Grenn un po’ delusa. “Non funziona.”
“Devi volerlo.”
“Ti assicuro che lo volevo davvero.”
“Stai mentendo.”
Fece per protestare ma ci ripensò. “Ci provo di nuovo?”
“Finché non ci riesci.”
Alzò il braccio di scatto, come se volesse lanciare qualcosa verso l’alto. Un bagliore si accese al centro della mano e lei sentì qualcosa che le pizzicava la pelle, simile al formicolio che avvertiva dopo essere rimasta seduta nella stessa posizione per troppo tempo.
Rise come una bambina. “Ce l’ho fatta” disse. “Ho evocato una Fiammella.”
Guardò Grenn. La sua espressione era perplessa.
“Non credo che…” iniziò a dire lo stregone.
Ryhana aprì il palmo della mano e subito dopo una leggera botta la fece sussultare. Avvertì una leggera pressione contro la mano che sparì un attimo dopo. Un proiettile che sembrava fatto di luce scaturì dal bagliore che aveva creato e viaggiò rapido fino al soffitto, dove si infranse in una cascata di scintille che le ricaddero tutto attorno.
Fece per scansarsi e mise un piede in fallo, scivolando a terra e sbattendo il ginocchio sul pavimento di pietra. Il dolore improvviso la fece urlare.
Seduta con le gambe incrociate, guardò Grenn che si chinava verso di lei.
“Che cos’era?” gli chiese.
“Dimmelo tu. Hai evocato un dardo magico.”
“Volevo evocare una Fiammella” disse col tono di una bambina imbronciata.
“Imparerai a farlo. Riprova col dardo.” Le porse la mano e l’aiutò a rimettersi in piedi. “Avanti.”
Ryhana alzò il braccio di scatto. Avvertì lo stesso formicolio di prima e nella mano chiusa intravide un piccolo oggetto di forma triangolare che sembrava emettere una leggera vibrazione, come se stesse nuotando nell’aria invece che nell’acqua.
“Puntalo contro il muro alla tua destra.”
Ryhana abbassò il braccio e fece come Grenn le aveva detto. Tese il braccio in avanti verso un punto al centro del muro di mattono grigi e rossi.
“Brava” disse Grenn. “Impari in fretta.”
“E adesso?”
“Assapora il potere.”
Ryhana si accigliò.
“Avverti il formicolio nel braccio?”
“Sì” rispose con un soffio.
“Seguilo a ritroso fino alla spalla.”
Ryhana si concentrò su quella sensazione e scoprì che partiva da qualche parte sotto l’ascella. “L’ho trovato” disse con voce eccitata.
“Prosegui.”
Stavolta concentrò la sua attenzione sul punto che aveva trovato. Da lì sentiva che c’erano due o tre diramazioni, come se il potere provenisse da più punti. Seguì quella più forte, che le causava la sensazione più intensa, fino a un punto sotto il costato.
“È nel mio petto?”
“È ovunque” rispose Grenn.
Ryhana sentì il fiato mancarle. Il braccio che reggeva il dardo le parve appesantirsi, come quando trasportava un secchio pieno d’acqua o un vassoio da una parte all’altra del campo. Avvertì il desiderio di aprire la mano e lasciare che il dardo partisse come aveva fatto poco prima.
“Vuoi lanciarlo, vero?”
“Sì” disse a fatica.
“Resisti.”
“Non credo di potercela fare” ammise.
“Ancora qualche istante.”
Un crampo improvviso al braccio le strappò un grido di dolore e le fece piegare il gomito verso il basso. Nello stesso istante aprì la mano e il dardo magico partì colpendo il muro un attimo dopo.
“Come ti senti?” le chiese Grenn.
Ryhana si stava massaggiando il braccio. “Stanca” rispose.
Lui annuì. “È normale. Usare il potere consuma le nostre forze e tu ne hai poche. Devi imparare a sfruttarle tutte.”
Ryhana si sorprese ad annuire.
Che sto facendo? Si disse. Io non dovrei fare nessuna di queste cose. Sono prigioniera di queste persone e non so che cosa si aspettano da me. E non sono una vera strega.
Aveva ripensato più volte a quello che le stava accadendo e aveva stabilito che tutto riconduceva a quanto era successo al santuario. Voleva dirlo a Ilyana, ma era sicura che lei avesse già valutato quella spiegazione e l’avesse scartata.
Quando scopriranno che non sono una vera strega che cosa mi faranno? Si chiese.
Kont.
L’erudito sembrava sapere molte cose, ma non osava chiedergli niente per non insospettirlo.
Dopo l’interrogatorio con Ilyana lui le aveva rivolto qualche rapida domanda su Sanzir e quelli che erano con lui, ma non le aveva chiesto niente del santuario e di cosa vi si nascondesse dentro.
Lei gli aveva raccontato delle statue che Mirok diceva di aver visto e che l’avevano spaventato così tanto da non voler più rientrare in quel posto.
“Statue, dici?” aveva fatto Kont con aria annoiata. “Tu lei hai viste di persona?”
Ryhana aveva scosso la testa. “Mirok le ha viste.”
“Lo stregone che Varkarl ha ucciso?”
“Non era uno stregone. O almeno, io non sapevo che lo fosse.”
Kont era sembrato riflettere su quelle parole. “Devo fare qualche domanda a chi era presente all’attacco di quel Mirok” aveva annunciato prima di lasciare la riunione.
Dopo di allora non l’aveva più visto.
“Per oggi può bastare” annunciò Grenn. “Riprenderemo l’addestramento domani.”
Ryhana fu lieta di poter tornare alla sua stanza e buttarsi sul letto. Dopo che il formicolio era sparito e con esso la sensazione di forza che il potere le aveva donato, si sentiva spossata.
Affondò la testa nel cuscino cercando la posizione più comoda. Non ne aveva mai avuto uno così morbido e il profumo di fresco e di fiori che emanava l’aiutò a rilassarsi.
Scivolò in un sonno leggero da cui riemerse sussultando. Guardò verso la porta, in attesa che succedesse qualcosa.
Due tocchi decisi, poi uno.
Con uno sforzo scivolò a terra. “Entrate” disse.
La porta si aprì e il viso impassibile di Kont fece capolino nello spiraglio. “Ti disturbo?”
“No” disse subito. “Niente affatto.”
In verità aveva intenzione di dormire fino al giorno dopo o almeno al momento della cena, ma ormi era sveglia e non voleva sembrare maleducata a quella persona.
“Posso entrare?” le chiese l’erudito.
“Certo” disse. “Entra pure.”
Kont aprì appena la porta e dopo essere entrato la richiuse. sotto il braccio aveva una pergamena e una penna nell’altra mano.
“Vorrei farti alcune domande se non sei troppo stanca.”
“Ho dormito poco” disse. “Ma credo di potercela fare.”
Kont annuì grave. “Quando ci siamo visti due giorni fa hai detto che Mirok non era uno stregone.”
“È così” disse.
Anche se non mi crederete mai, pensò, continuerò a ripeterlo.
Era stata tentata di dire che Mirok era uno stregone per compiacere Ilyana, ma sentiva che se avesse smesso di farlo l’avrebbe presa per una bugiarda.
Kont si schiarì la gola. “Ho parlato con Sofesia, Khefra, Hargart e Varkarl. In pratica tutti quelli che hanno catturato Mirok e l’altro rinnegato quando si nascondevano nei boschi attorno a Elnor. Quello che mi hanno detto è molto” Sembrò esitare. “Interessante.”
Ryhana rimase in attesa.
“Ho anche parlato con Grenn e lui mi ha riferito che poco prima dell’arrivo di Mirok e Marchum sei stata poco bene.”
“Ho avuto un giramento di testa. Penso per la botta che aveva subito al santuario.”
“Anche io penso che si tratti del santuario” disse Kont. “Ma non nel modo che pensate tu e gli altri. Se ho ragione, e spero di sbagliarmi, potremmo avere a che fare con qualcosa di molto peggio.” Fece una pausa. “Qualcosa che potrebbe distruggerci tutti.”

 
  
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