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Autore: elenabastet    26/09/2021    3 recensioni
Dopo i fatti dell'episodio Un innamorato respinto, André fugge e si trova in mezzo ad una comunità di donne che presentano vari aspetti delle famose rose e lillà a lui tanto care. Oscar lo cercherà.
Genere: Angst, Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LA CONGREGA

PARTE QUARTA

 

Rating: toni adulti, temi delicati, AU.

Fandom: Lady Oscar.

Note: questa storia parte dal famoso episodio Un innamorato respinto (quello della camicia strappata) per raccontare sviluppi diversi della vicenda. Ci sono elementi che ho preso liberamente dalla serie Netflix Luna nera, ma non è un cross over.

Per il volto di Margot io penso a Judi Dench, per Liliane a Lily Rush di Cold case, per Tara e Viviane a Tara e Willow di Buffy, per Geneviève a Jessica di True blood, per Olympie a Xena, per Diane a Scully di The X-Files con Guillaime simile a Mulder. Ma non è un cross-over, quelli verranno poi.

 

10.

Oscar si inoltrò nella foresta, sempre più fitta, ma il sentiero continuava ad apparire di fronte a lei, chiaro. C’era qualcosa di strano in quel posto, ma per lei l’importante era ritrovare André e non voleva lasciare nulla di intentato.

Vide tassi, volpi e cervi, sentì uccelli mai sentiti prima che cinguettavano, il buio si stava avvicinando e si preoccupò, ma mentre pensava a come avrebbe potuto fare una volta caduta la notte in mezzo a quel posto sperduto, il bosco si aprì in uno spiazzo dove c’era un castello antico, molto diverso da quello dove viveva, maestoso, sobrio, inquietante ma nello stesso tempo un baluardo di civiltà.

Era abitato, lo capì dalle lenzuola messe ad una finestra e dal rumore di animali domestici, muggiti, belati, latrati. Passò il ponte e andò a bussare al portone.

Dall’alto della torre, Margot stava stendendo il bucato e vide che avevano visite e capì chi poteva essere. Geneviève aveva un dono incredibile per attirare qualcuno lì

André era arrivato in cima alla torre, chiamato dalle voci su un nuovo arrivo fuori dal castello, e vide Oscar:

“Vi supplico, non ditele che sono qui, lei non deve saperlo!”.

“Come volete, ma un giorno dovrete affrontarla”.

Oscar fu accolta da quello strano gruppo di donne, dove c’era anche un uomo: sembravano brave persone, lontane da quelle voci fosche che aveva sentito dire su quel posto, una setta di donne dedite a delitti e sacrifici. All’apparenza non era così, tenendo conto che c’era anche un uomo con loro.

“Benvenuta”, le disse Liliane, “la notte sta arrivando e potete fermarvi qui per ristorarvi e per dormire. Il nostro castello è aperto a tutte le sorelle che girano per il mondo in cerca di una loro strada”.

“Mi spiace dover approfittare della vostra ospitalità, vedrò di sdebitarmi. Sono ore che vago per la foresta, sono in cerca di un mio caro amico che si è perso, non è che per caso lo avete visto?”

Olympie scosse la testa:

“Qui, a parte Guillaime non ci sono altri uomini. Ce lo potete descrivere?”

“È un uomo sulla trentina, un po’ più alto di me, con folti capelli bruni. Ha purtroppo perso un occhio, l’altro suo occhio è verde. È prestante, giovanile, molto gentile e ha un bellissimo cavallo nero. In questo periodo è molto triste, è colpa anche mia, siamo amici da una vita e abbiamo avuto purtroppo degli screzi di recente. Sua nonna, la governante della mia famiglia, è molto preoccupata per André, si chiama così, ma anch’io lo sono, tengo molto a lui anche se non lo do a vedere. C’è stato un malinteso tra di noi, vorrei chiarirlo”.

Le donne e Guillaime la guardarono con interesse, ma senza far trasparire nulla.

“Purtroppo non possiamo aiutarvi, ma fermatevi da noi fino ad almeno domani”.

Oscar aveva sempre pensato che i castelli medievali fossero freddi e inospitali, ma quello era molto diverso. I caminetti scaldavano bene, c’era cibo in abbondanza, poté farsi un bagno e il letto era comodo.

Si sentiva stanca, c’era qualcosa di strano nelle sue ospiti, bambine comprese, ma decise di non farci caso, forse perché aveva di colpo così sonno. Si buttò sul letto e si addormentò, pensando che l’indomani portasse novità. Non sapeva davvero dove cercare André, ma stranamente lo sentiva vicino.

 

André era rimasto nascosto in una delle torri, Geneviève e Diane gli portarono da mangiare.

“Comunque la tua Oscar, o come si chiama, è molto preoccupata per te. Ha parlato di un malinteso tra di voi, forse dovresti almeno farle sapere che stai bene”, disse Geneviève.

“Non ci hai parlato di tua nonna, sarà in pena anche lei”, disse Diane.

“Io non posso avvicinarla di nuovo dopo quello che le ho fatto, come l’ho offesa...”

“Ascoltami, sono madre di due figlie e conosco il mio uomo e lasciati dire qualcosa”, disse Diane, “a noi donne piace sentirci desiderate, piace che ci baciate, ci abbracciate, ci fate vostre...”

“Certo, se siete anche voi a volerlo, ma io ho abusato di lei, l’ho forzata, l’ho aggredita, volevo piegarla e umiliarla...”

“No, non hai fatto questo, smetti di dirlo e pensa invece che dovresti parlarle”, disse Geneviève, che continuava a guardarlo con desiderio.

 

L’indomani mattina Oscar scese a fare colazione: voleva andare a vedere come stava Neve, e si diresse verso dove aveva capito che ci fosse la stalla.

Entrò, vedendo con piacere due capre ben tenute, una mucca e alcune galline, ma quando si girò verso i cavalli non poté non trattenere un moto di sorpresa. Neve stava salutando con molto affetto Alexander. Quel meraviglioso stallone nero era Alexander, il cavallo di André. Ma lui dove era?

“André, dove sei?”, urlò cercandolo in giro. Vivienne e Tara furono le prime ad arrivare, uscendo dal laboratorio dove stavano preparando la birra.

“Mi avete mentito, vero? Voi avete visto André, è stato qui, cosa gli avete fatto?”

Di colpo, ad Oscar tornarono in mente le voci sulla congrega di donne che sacrificavano gli uomini. Pensò ad André legato da qualche parte, abusato, dissanguato, fatto a pezzi su un qualche altare pagano e di colpo alla preoccupazione che aveva provato, si aggiunsero dolore e paura.

“Se gli avete fatto del male me la pagherete!”, disse, pensando che poi avrebbe avuto dei problemi ad uscirne viva, era in minoranza.

Erano arrivate tutte le altre donne e Guillaime, comprese le bambine.

“State calma, Oscar”, disse Liliane, “non è successo niente...”

“Oscar!”

Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. Si girò ed André era lì davanti a lei. Gli si avvicinò, voleva abbracciarlo, ma lui abbassò la testa quasi a respingerla.

“Ascolta, loro sono brave persone, io mi ero perso nella foresta e mi hanno curato e accolto. Mi hanno accettato anche quando gli ho raccontato cosa ti ho fatto...”

Oscar rimase in silenzio: ecco di cosa si sentiva colpevole André, della follia di quella sera, follia che lei aveva scatenato, picchiandolo e afferrandolo. Stranamente, sentiva il dolore per lo schiaffo che gli aveva dato e per come l’aveva scosso, ma non per il dopo, per la reazione di lui, per il suo bacio rabbioso, per quell’abbraccio selvaggio, per l’essere stata costretta sul letto con il suo peso addosso, sentendo anche il suo desiderio contro il suo corpo, per l’umiliazione di essere denudata. O meglio, ricordava il bacio, l’abbraccio e lui sopra di lei e ricordava cosa le aveva detto, ma non le sembravano in quel momento cose sbagliate. Ma era meglio non parlarne, non ancora.

“André, tua nonna è preoccupata, e anche io lo sono… Ma se ti trovi bene qui, sei libero di farti una nuova vita”.

Oscar vide che Geneviève sorrideva ma poi ridiventava seria, e di colpo quell’ultima frase che aveva detto la riempì di tristezza.

“André è libero di fare quello che vuole”, disse Liliane, “ci ha fatto piacere ospitarlo, ma può andarsene quando vuole o scegliere qualsiasi via. Raccontano tante cose sbagliate su di noi in giro”.

Oscar guardò tutte quelle donne, le piacevano, erano così diverse e dalle dame di Versailles e da lei, ma capì che non mentivano. Certo, erano ben strane, c’era qualcosa da quando lei era lì.

“D’accordo. Io devo venire via di qui presto, ho una vita che mi attende, André è libero di fare quello che vuole.”

“Domani sera festeggeremo Beltane, la festa della fertilità e dell’amore”, disse Margot, “vi chiediamo di rimanere con noi fino a domani e poi ve ne potrete andare o fare quello che volete”.

Oscar capì che non aveva molta scelta, ma non le dispiacque.

“C’è un altro problema”, disse Liliane, “per stanotte abbiamo solo una stanza per voi due, dovrete dividerla”.

André guardò Oscar con desiderio e terrore, lei invece lo fissò con una strana sensazione, di paura forse, ma anche felice di averlo ritrovato. Il suo amico fraterno, quando erano bambini e innocenti dormivano insieme, poi glielo avevano vietato, ma lei aveva sempre amato stare insieme a lui a parlare e a confidarsi, in un’altra vita, dove era tutto più semplice. In fondo, cosa non ci sarebbe stato niente di male a stare con qualcuno che ti vuole bene, se solo non fosse successa quella cosa sere prima...

  
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