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Autore: Longview    27/09/2021    2 recensioni
[BakuDeku] [5955 parole]
Izuku ha diciotto anni, e sta per diplomarsi alla Yuuei; è pronto per svolgere l'esame finale e diventare un eroe a tutti gli effetti. Tuttavia, quella mattina stessa succede qualcosa di inaspettato: al suo risveglio, si ritrova in un letto che non è il suo, all'interno di una casa a lui sconosciuta. Cos'è successo quella notte?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka, Tenya Iida, Tsuyu Asui
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Di mattinate movimentate e baci rubati





Gli studenti della Yuuei si erano da poco ritirati nelle proprie camere, dopo aver trascorso una bella serata assieme. Era ancora abbastanza presto, ma le luci nei dormitori erano già tutte spente: qualcuno era già caduto nel mondo dei sogni, mentre qualcun altro si rigirava tra le coperte nella speranza di addormentarsi. Izuku apparteneva a quest'ultima categoria, dal momento che era molto agitato per l'esame finale che si sarebbe svolto il giorno dopo: si trattava di una prova pratica -niente che non fosse in grado di superare-, ma sarebbe stato un evento molto importante nella sua vita e non voleva farsi cogliere impreparato. Dall'indomani -e, più ufficialmente, dalla cerimonia di consegna dei diplomi che avrebbe avuto luogo la settimana successiva- tutti loro sarebbero diventati degli eroi a tutti gli effetti. Avrebbero finalmente iniziato a lavorare, magari in qualche agenzia prestigiosa, e avrebbero potuto aiutare molte persone con le loro azioni. 
Midoriya continuava a fantasticare sul suo futuro, e pensò che anche i suoi compagni avrebbero certamente avuto successo una volta finita la scuola. 
Guardò l'orario sul suo telefono: a furia di sognare ad occhi aperti, si erano fatte le 23:30. Il ragazzo emise un versetto di stupore, e disse tra sé e sé: -Izuku, ora basta, devi dormire-
Chiuse gli occhi, con il serio intento di dormire, e dopo una decina di minuti il suo corpo iniziò a rilassarsi, i muscoli non erano più tesi, e il suo cervello smise totalmente di lavorare. Era finalmente crollato.
 
Quando si svegliò, gli sembrarono trascorsi poco più di venti secondi dalla sera precedente. Si sentiva stanco, gli dolevano gli arti e nella testa gli martellava un'emicrania lancinante. "Ma che mi succede?", pensò.
Con un po' di fatica, si mise a sedere sul materasso, scostando un po' le coperte; era abbastanza certo di essersi messo il suo solito pigiama con sopra stampata la faccia di All Might, soprattutto perché non era mai stata una sua abitudine dormire con addosso solo un paio di boxer. Izuku, con il malessere generale che si sentiva in corpo, non diede troppo peso a quel particolare, liquidando il fatto con una spiegazione abbastanza plausibile: durante la notte aveva sentito caldo e si era tolto i vestiti. Fine.
Tuttavia, solo nel momento in cui il suo cervello si attivò realmente e il ragazzo si diede un'occhiata intorno, si accorse anche che quella non assomigliava per niente alla sua stanza. Innanzitutto, quel letto era troppo grande: era a due piazze, e lui si trovava sul lato destro, come ad aspettarsi che dall'altra parte arrivasse qualcuno a riempire quel vuoto. Inoltre, mancavano tutti i suoi oggetti, le sue decorazioni, i poster e il proverbiale disordine che lasciava dietro di sé ovunque passasse. 
Izuku sentì il panico crescergli nel petto e esplodere non appena si alzò e notò che quello era sì il suo corpo, ma che era completamente diverso da come lo aveva lasciato la sera prima. C'erano molte più cicatrici sulle sue braccia, qualcuna si trovava anche sulle sue gambe, e, inoltre, i suoi muscoli sembravano molto più pieni e maturi. Vagò con cautela in quella stanza alla ricerca di uno specchio, che trovò oltre la porta alla sua sinistra, il bagno. Il suo viso era improvvisamente diventato meno tondo, leggermente più adulto, mentre i suoi capelli erano rimasti sempre scompigliati e lunghi, come se li ricordava. Sembrava come... improvvisamente cresciuto. Ma non era una cosa realmente possibile, no?
Izuku non sapeva precisamente che fare in quel momento. La cosa migliore, probabilmente, sarebbe stata vestirsi e sgattaiolare via da quella casa sconosciuta, ma non sapeva dove fossero i suoi vestiti e, soprattutto, in che zona della città si trovasse. Cercò disperatamente il suo cellulare, magari avrebbe potuto chiamare Ochaco e lei lo avrebbe aiutato in qualche modo; tuttavia trovò soltanto uno smartphone di non-sapeva-chi posato sul comodino di fianco al letto, sul lato in cui fino a poco prima stava dormendo. Non sapendo che altro fare, lo prese in mano e provò ad accenderlo: improvvisamente, quello si sbloccò con il riconoscimento facciale, come se in realtà fosse proprio lui il suo possessore.
-Okay, Izuku, calmati, adesso controlliamo che giorno è oggi e cerchiamo aiuto- anche la sua voce gli suonò diversa, ma non ci fece più caso: era troppo concentrato sulla data segnata sullo schermo, il 25 maggio -quindi, almeno il giorno era giusto- ma di cinque anni dopo rispetto alla sera prima. Rimase immobile a fissare quell'assurda verità, e pensò anche che quel telefono fosse rotto o stesse dando i numeri, ma si dovette ricredere quando fece una veloce ricerca su Internet e, anche in quel caso, riscontrò la stessa data. Si trattava forse di un grave caso di amnesia? Era impazzito, e stava avendo delle allucinazioni? O, forse, qualche strano avvenimento nel mondo lo aveva catapultato nei panni di se stesso del futuro? Qualsiasi fosse stata la risposta a quelle domande, doveva fare qualcosa e alla svelta: aprì l'armadio di fronte a sé, e si trovò davanti un'enorme quantità di vestiti, casual, eleganti, tute che mai si sarebbe immaginato di indossare e il suo costume da eroe. Si fermò a osservarlo, e non gli sembrò tanto cambiato dall'ultima volta che lo aveva visto: alla base rimaneva sempre la solita divisa verdognola, ma erano presenti molti più accessori che non comprendeva neanche a cosa servissero. Sperò con tutto se stesso di non dover andare a salvare nessuno in quelle condizioni perché avrebbe senza dubbio combinato un disastro.
Afferrò una t-shirt -era un po' larga, ma non gli importava- e un paio di pantaloni scuri, e li indossò alla svelta. Improvvisamente gli venne in mente di controllare nuovamente il cellulare, magari avrebbe scoperto qualcosa di più sulla sua vita sbirciando tra i messaggi recenti. 
Tra le chat, c'erano tre contatti puntati in alto nella schermata: erano Ochaco, sua madre e Kacchan; Izuku storse un po' il naso quando lesse quest'ultimo nome. Incuriosito, aprì la conversazione e trovò una serie di scambi veloci e anche un po' noiosi, ma che parevano sottintendere una verità alquanto strana; uno di essi, di due giorni prima, recitava:
M: "Sono a fare la spesa. Hai bisogno di qualcosa?"
K: "Ho bisogno che muovi il culo e vieni a casa. Non ti aspetterò un altro secondo per cenare"
Era strano. Sembrava che lui e Kacchan passassero molto tempo insieme, ma questi non aveva comunque smesso di comportarsi da arrogante con lui. Pareva anche che Izuku gli facesse la spesa, quindi il minimo che poteva fare era essergli riconoscente, no?
Alla fine, il verdino trovò il coraggio di uscire da quella stanza, e attraversò il corridoio,  arrivando a una rampa di scale; scese al piano di sotto e fu davanti a un'enorme salone, in mezzo al quale c'era un grande divano ad angolo, mentre alle pareti erano appoggiati vari mobili e librerie colme di libri, di foto che lo raffiguravano da piccolo e insieme agli amici, e di premi. Quella sala -che faceva anche da ingresso- si collegava direttamente alla cucina a vista, chiara e moderna, fatta in marmo e con un'ampia isola al centro.
Se quella era effettivamente casa sua, guadagnava davvero parecchio. In base ai suoi calcoli, aveva 23 anni e, magari, era diventato l'eroe Numero Uno e ora la gente lo fermava per strada con ammirazione...
Si riscosse dai suoi pensieri non appena sentì un rumore di chiavi nella serratura della porta all'ingresso. Izuku non sapeva che fare: rimase immobile, fermo vicino al tavolo da pranzo mentre aspettava che chiunque stesse per entrare facesse la sua comparsa. Se aveva le chiavi, significava che abitava in quella casa assieme a lui; il che voleva dire che Izuku era fidanzato oppure conviveva con un coinquilino. La seconda opzione si fece molto più plausibile -ma anche spaventosa- quando vide Bakugou Katsuki chiudersi la porta alle spalle e sospirare dalla stanchezza, con addosso il suo costume da eroe. Non appena i due incrociarono gli sguardi, il biondo sobbalzò.
-Cristo, Deku, cosa cazzo hai da guardare con quella faccia?- gli disse, con il solito tono di sempre; non aveva neanche smesso di chiamarlo "Deku" nella vita di tutti i giorni. Si avvicinò, e Izuku istintivamente portò le mani in avanti, come a voler parare in anticipo un possibile attacco.
-N-niente, Kacchan! Va tutto bene!- 
Quello sbuffò: -Certo, non sei neanche contento di vedermi. Vado a farmi una doccia-
Contento di vederlo? Sì, era felice di incontrare un viso amico in quella mattinata tanto assurda; tuttavia, non comprendeva ancora tante cose in quel momento, e chiederle direttamente a Kacchan non era una via percorribile.
Il suo stomaco iniziò a brontolare, e pensò che non sarebbe stata una cattiva idea quella di cercare qualcosa per fare colazione: frugò nei vari mobiletti e trovò dei cereali -i suoi preferiti, fortunatamente i suoi gusti in fatto di cibo non erano cambiati- e mise a scaldare del latte in un pentolino. Iniziava a sentirsi un po' in colpa per l'amico, che, per quanto non volesse darlo a vedere, era sembrato tanto deluso dalla sua reazione quando era rincasato. Forse Kacchan lo avrebbe solo odiato ancora di più, ma gli preparò un caffè lungo, senza zucchero come sapeva gli piacesse. Posò la tazza sul tavolo in legno, nel posto vuoto accanto al suo, e attese che arrivasse mentre mangiava soddisfatto i suoi fiocchi d'avena.
Katsuki arrivò in cucina dopo appena cinque minuti, senza più la sua divisa ma con una canotta nera aderente e un paio di pantaloni della tuta, molto simili a quelli che aveva visto prima nel suo armadio. Quello si sedette in silenzio, e prese a sorseggiare con calma la bevanda ancora bollente. Izuku era in imbarazzo, sentiva chiaramente le sue guance farsi pian piano rosse e calde; anche Kacchan se ne era accorto, perché gli lanciò un'occhiata stranita e curiosa.
-Hai messo una mia maglietta-, concluse dopo un'attenta osservazione, -Sta meglio a te, forse-
Izuku si passò una mano sul petto, percorrendo la stampa floreale che decorava il tessuto; ecco perché era così larga. 
-Mi stai facendo diventare pazzo-, sbottò a un certo punto il biondino, voltandosi verso l'altro, -Di solito inizi a parlare appena apri gli occhi la mattina e non la smetti finché non ti spegni la sera, mentre ora non mi rivolgi neanche la parola. Che hai?-
Dal modo in cui aveva parlato, sotto tutta la rabbia che gli stava sfogando addosso, sembrava esplicitare del reale interesse e una seria preoccupazione. Izuku non capiva cosa stesse succedendo, non capiva cosa passasse per la testa dell'amico e non capiva neanche perché quello non se ne fosse già andato da tempo, urlando qualcosa di offensivo nei suoi confronti e chiudendo lì la discussione. Al contrario, gli stava chiedendogli come si sentisse.
-Mh, mi spiace Kacchan, mi sono solo svegliato un po' sottosopra-, gli disse sinceramente, cercando di non approfondire troppo la cosa per non destare sospetti. Non sapeva neanche come comportarsi in quel corpo che non sentiva poi così tanto suo.
-Te l'avevo detto di non affaticarti troppo ieri al lavoro. Comunque, se sei ancora stanco puoi riposarti un po', anche perché anch'io al momento ho bisogno di dormire almeno un paio d'ore- 
Kacchan, mentre si alzava dalla sedia, gli posò una mano sulla spalla, leggera ma decisa, come a volerlo confortare in qualche modo. Quel veloce contatto lo fece rabbrividire per la sua inaspettata dolcezza, e si sentì ribollire le guance mentre il cuore pompava forte nel suo petto: quel Kacchan non era poi tanto diverso dal se stesso del passato, era rimasto sicuro e strafottente, e lo guardava sempre con quegli occhi roventi che gli facevano tremare le gambe e attorcigliare lo stomaco. Era diventato in un certo senso più accondiscendente, lo ascoltava e si preoccupava per lui, e il verdino non poteva che esserne contento: non lo aveva mai detto a nessuno, forse non era neanche mai stato capace di ammetterlo a se stesso, ma Izuku da qualche tempo sentiva di essersi preso una cotta per l'amico d'infanzia. Non si spiegava il perché, ma aveva iniziato a desiderare la sua presenza, ad adorare i piccoli gesti che, anche non intenzionalmente, compiva per lui, e a sognare ad occhi aperti un futuro in cui l'amico ricambiava quel sentimento. Infatti, Izuku fu stupito e segretamente soddisfatto nello scoprire che vivevano insieme e che Kacchan, dietro alla sua scorza dura, aveva iniziato a mostrare un atteggiamento positivo nei suoi confronti.
Izuku avrebbe voluto parlare con l'amico, magari cercando di capire cosa gli stesse succedendo; tuttavia, avrebbe dovuto attendere il suo ritorno, e pensò di riempire quel tempo facendo qualche ricerca sul suo conto. Trovò un pc portatile sul tavolino di fronte al divano, lo prese e iniziò in modo facile: scrisse il suo nome nella barra di ricerca, e ne uscirono tantissimi articoli e pagine che parlavano di lui, più o meno positivamente. Scoprì felice di essere effettivamente l'eroe Numero Uno del Giappone, avendo scalzato da quel posto Endeavor dopo vari anni in testa alla classifica. Anche i suoi amici erano eroi professionisti, e si erano affermati nel loro campo in pochissimo tempo; anche a livello personale, sembravano vivere stabilmente: Ochaco era ufficialmente fidanzata con Tenya -chi se lo sarebbe aspettato!-, Shoto stava con Momo -e insieme avevano aperto un'agenzia che stava riscuotendo molto successo-, mentre Kacchan... c'erano poche informazioni su di lui. Era strano, perché, da quello che era riuscito a trovare, era apparso che fosse subito sotto di lui nella classifica nazionale degli eroi, e, trovandosi così tanto sotto i riflettori, doveva essere molto difficile tenere la propria vita privata lontana dalle riviste scandalistiche. L'unica notizia che tutti i giornali riportavano negli ultimi quattro mesi riguardava una presunta relazione con...
Izuku fu interrotto nella lettura da un soffio caldo vicino all'orecchio, che gli fece venire la pelle d'oca.
-Che guardi?- era Kacchan, in piedi dietro di lui; gli parlava a pochi centimetri dal viso, così vicino che poteva sentire l’odore del suo dopobarba misto a quello dolciastro del suo sudore alla nitroglicerina, che per quanto provasse ad eliminarlo impregnava sempre la sua pelle; Izuku lo adorava, e ogni tanto dopo gli allenamenti, quando quel profumo si diffondeva in tutto lo spogliatoio rendendo l’aria caramellata, si fermava e lo inspirava a pieni polmoni, nella speranza di perdercisi dentro.
Il verdino chiuse velocemente il portatile, mentre cercava di non rendere così tanto evidente quel rossore che, nuovamente, si era impossessato di tutto il suo viso. Katsuki gli strofinava piano la punta del naso sulla guancia calda, e Izuku si spostò istintivamente di lato, credendo che Kacchan lo avesse sfiorato per errore. Una parte di lui, tuttavia, sperò che quel toccò non finisse lì, troppo vicino all’amico per riuscire a ragionare decentemente.
-Ho visto cosa stavi cercando. Se volevi sapere qualcosa bastava che me lo chiedessi però- e, dicendolo, allungò una mano affusolata e callosa che si strinse con decisione sul mento di Izuku, facendolo voltare nella sua direzione. Il più grande incatenò gli occhi rossi e liquidi nei suoi; lo stomaco del verdino fece una giravolta, totalmente perso in quello sguardo pieno di lussuria.
-Finalmente mi guardi, nerd di merda- soffiò a un palmo di distanza dalle sue labbra, con il preciso intento di farlo tremare; si avvicinò lentamente, e il cervello di Izuku fece corto circuito quando, senza preavviso, il biondino lo baciò piano, dolcemente. Fu magico e potente, come sconfiggere cento villain in un colpo solo: si sentiva forte e sereno, la testa era leggera come un palloncino. Certo, per quanto avesse sognato quel momento per molto tempo, non se lo sarebbe mai immaginato così, improvviso e in un presente tanto sbagliato; inoltre, quello non aveva per niente il sapore di un primo bacio, anzi, pareva che per Kacchan quello fosse solo l’ennesimo di una lunga lista, tanta era la sicurezza con cui aveva premuto le labbra contro quelle di Izuku e con cui adesso stava cercando di approfondire quel contatto. Inizialmente il più piccolo si sentì totalmente inerme, e accolse timido quella lingua che cercava di intrufolarsi scaltra nella sua bocca; pochi istanti dopo, però, si staccò, e l’altro ragazzo emise un verso teso e scocciato. Con sguardo languido e uno scatto veloce saltò lo schienale del divano e gli fu sopra, costringendo Izuku a spalmarsi contro il bracciolo per evitare un qualsiasi genere di contatto con il corpo caldo dell’altro. Tutta quella irruenza lo stava mettendo a disagio, e, se anche il se stesso del futuro era abituato a quel genere di attenzioni -e, arrivati a quel punto, lo sperava davvero-, lo stesso non valeva per lui, e voleva trovare un modo per allontanarsi da quella situazione.
-Non so cosa ti prende oggi, ma stai facendo il difficile, e sai che non mi piace-, disse il biondo, sovrastandolo definitivamente; una mano si posò sul suo fianco e Izuku pensò di star per morire, -Ti farò cambiare umore molto velocemente-
Izuku sentiva parecchio caldo, e non sapeva se fosse per quella situazione, per la pelle di Katsuki che sembrava diventata incandescente oppure per tutto quel corpo che emanava sesso da tutti i pori, da ogni piega dei muscoli e da ogni sguardo indecente che gli lanciava, come a volerlo spogliare con una sola occhiata. E Izuku si sentiva così nudo di fronte ai suoi occhi giudicanti, si sentiva così fragile ed esposto che avrebbe voluto urlare pur di liberarsi dal peso dell'altro che lo schiacciava e gli faceva provare delle emozioni tanto contrastanti da fargli girare la testa. 
Kacchan non era capace di percepire quel disagio, e proseguì nel suo minuzioso lavoro, scendendo su di lui e mordendogli piano il collo; lo sentì rabbrividire, e sogghignò soddisfatto. Tuttavia, fu quando prese a strusciarsi lascivo contro il suo bacino, rendendo evidente la sua erezione bisognosa d’attenzioni, che due mani si posarono sul suo petto, allontanandolo con decisione.
Izuku fece forse la cosa meno indicata in un momento del genere, ovvero scoppiò a piangere, incapace di trattenere le prime lacrime d'angoscia che scesero lungo le sue gote rosse e lentigginose. E Katsuki, dal canto suo, venne colto da dei forti sensi di colpa, mentre portava a sedere l'altro.
-Oi, che succede?-, gli disse, un po' duro ma estremamente preoccupato, -Se non mi parli non so come aiutarti, Izuku- 
Il verdino lo guardò dritto negli occhi non appena si sentì chiamare per nome. Ne fu come stupito, anche un po' rassicurato; prese un respiro profondo, e per un istante pensò di raccontargli tutto quello che stava succedendo, di come quella mattina si fosse svegliato nel corpo sbagliato per qualche strana ragione e che lui, in realtà, non era davvero quell'Izuku che cercava disperatamente con lo sguardo. CI ragionò a lungo, ma temeva che quello non lo avrebbe mai compreso.
Kacchan gli posò una mano sulla guancia in una carezza tenera, delicata, con un atteggiamento che mai si sarebbe aspettato da uno come lui, e soprattutto nei suoi confronti. Cosa era successo davvero in quei pochi anni? Cosa aveva fatto a quel ragazzo arrogante e supponente per trasformarlo in una persona quasi decente?
Izuku riacquistò un po' di calma, asciugandosi il viso e respirando profondamente. Subito dopo, ebbe un'altra reazione assolutamente incomprensibile -persino per lui- e si mise a ridere in modo incontenibile, fino a doversi tenere lo stomaco per non piegarsi a metà, forse nascondendo tutto il nervosismo accumulato in quelle ore. L'espressione di Katsuki mutò da agitata a incredibilmente furiosa, e questo non fece altro che causare nuova ilarità nel verdino: ormai ne era convinto, quello doveva per forza essere un sogno, nonostante si trattasse del sogno più dannatamente convincente che avesse mai fatto. Stavano succedendo una serie di cose estremamente realistiche ma così fantasiose e assurde che non potevano in alcun modo essere vere. Rise ancora: mai in nessun mondo Kacchan lo avrebbe preso e baciato in quel modo, mai gli avrebbe parlato gentilmente e mai, soprattutto, avrebbe espresso un tale desiderio nei suoi confronti.
-Mi spieghi cosa cazzo hai da ridere ora?-
-Niente, Kacchan, sono così stressato e nervoso che pensavo a quanto fosse assurda questa situazione tra noi due- non riusciva davvero a smetterla, continuava a ridere, e presto avrebbe vomitato se solo Katsuki non lo avesse fermato con una mano stretta sulla maglietta, all'altezza del petto.
-Noi due? Stiamo insieme da più di un anno, a volte mi sembri davvero deficiente- disse quello, lasciandolo andare.
Izuku sospirò con un sorrisetto stampato in faccia: -Un anno...-
-Sì, faccia di merda, e sei stato proprio tu a venire da me a dichiararti. Quindi ora evita di ritrattare-
Izuku si accese improvvisamente: quella era la sua occasione per chiedere altre informazioni.
-E ti ricordi come ci siamo messi insieme?- gli chiese, sperando con tutto se stesso che Kacchan gli desse una risposta vera.
-Mi pare ovvio-, affermò serio, e dopo qualche secondo proseguì, -Ero appena tornato da quella lunga e, a detta tua, pericolosa missione negli Stati Uniti, e hai girato mezza Tokyo di corsa solo per trovarmi e venirmi a dire che mi amavi da sempre-
-E tu, che mi hai risposto?-
-Che eri un coglione perché avevi aspettato anche troppo per venirmelo a dire-
Izuku lo guardò, intenerito: Kacchan provava dei sentimenti per lui già da tempo? E si comportava ancora da arrogante, ma lo faceva solo perché non sapeva come esternare i suoi sentimenti senza sentirsi vulnerabile. Ora iniziava a comprendere.
-Potevi venire tu a dirmelo, se ci tenevi tanto...- provò a controbattere.
-Lo avrei fatto solo se fosse stato necessario. Tanto sapevo che prima o poi saresti venuto tu da me- 
Izuku alzò gli occhi al cielo; Dio, quanto era egocentrico. 
Kacchan non aggiunse nulla, ma si alzò, forse per troncare quel discorso che lo rendeva tanto imbarazzato. 
 
Midoriya decise che non serviva a nulla cercare di capire cosa stava accadendo nella sua vita quel giorno, pertanto preferì godersi quella fantasia diventata realtà almeno finché durava. Lui e Kacchan uscirono a pranzo, incontrandosi con Ochaco e Tenya, e fu davvero dura rispondere a tutte le loro domande sul lavoro e gli impegni di tutti i giorni: non aveva davvero idea di cosa facesse quotidianamente. Fortunatamente, il suo ragazzo -sentiva le farfalle allo stomaco solo a pensarci- gli venne in soccorso varie volte, constatando sempre di più uno strano comportamento in lui. Iniziava a insospettirsi, a fare ipotesi, e Izuku restò di sasso quando, mentre tornavano a casa, gli chiese a bruciapelo la data del loro anniversario. Deglutì e non rispose; era alle strette.
-Il 7... Magg... embre...- farfugliò sconnessamente.
-Ma che cazzo dici?- urlò, sbandando un po' con l'auto.
-Kacchan, ti prego stai attento!-
A quel punto, Katsuki gli lanciò una veloce occhiata, aspra e tagliente, e gli disse: -Tu ricordi sempre qualsiasi cosa. Soprattutto queste cazzate melense-, la sua voce era un po' indecisa, tremolante, -Tu sai bene quand'è il nostro anniversario-
Quel momento era arrivato; Izuku doveva parlare, dire tutto, ma non sapeva neanche come.
Alla fine Kacchan sgranò gli occhi, pallido in viso: -Quel villain, vero? È stato lui a farti questo, intendo-
Izuku non comprendeva, ma quello piano proseguì: -Ieri sera sei tornato a casa molto più stanco del solito, e quando ti ho chiesto cosa fosse successo mi hai detto che avevi appena concluso una missione abbastanza tosta-, cercava di ricordare, si sforzava per ripescare quelle parole dalla memoria, -Il villain contro cui hai combattuto aveva un quirk inutile ma molte armi da fuoco, tuttavia a questo punto penso che abbia usato il suo potere contro di te-
Il verdino iniziava a collegare i punti: -Che quirk era?-
-Qualcosa che riguardava la manipolazione delle linee temporali-
-S-sì...!-, esclamò Izuku, -Kacchan, mi dispiace non avertelo detto prima ma io non sono Izuku, cioè, io sono Izuku ma non il tuo Izuku! Cioè....-, prese fiato, riordinando le idee, -Lo sono, ma qualche anno prima di metterti assieme a me!-
Katsuki ascoltò ogni singola parola, sconvolto e confuso. 
-Quanti anni-
-Cosa?-
-Quanti anni hai tu-
Izuku tentennò; vedeva un fuocherello ardere sul retro delle iridi di Kacchan, mentre il volante sotto le sue mani iniziava a fumare, segno che presto avrebbe fatto esplodere qualcosa, forse la sua testa.
-Uhm, diciotto...-
-Porcaputtana, menomale- il biondino si rilassò, ora più tranquillo; dopo quello che aveva cercato di fare poche ore prima, ringraziò il cielo che Izuku fosse quantomeno maggiorenne. 
-Certo che non ricordavo fossi così idiota anche da adolescente-, aggiunse poi, -Per quale cazzo di ragione non mi hai detto subito la verità? Mi sarebbe venuta in mente prima questa cosa e ci saremmo evitati queste situazioni imbarazzanti del cazzo-
-Ehm, non lo so, è da quando mi sono svegliato questa mattina che sto cercando di capire cosa stia accadendo e l’unica cosa che ho compreso è che la mia vita sarà fantastica fra qualche anno!-
Kacchan storse in naso mentre parcheggiava sotto casa loro -o sua, ormai non ci stava capendo più nulla.
-In ogni caso, non mi preoccupa troppo questa situazione perché non è permanente e dura al massimo un paio di giorni-, disse infine, -Quindi presto riavrò il mio caro nerd di merda e tu potrai tornartene nella tua epoca a calci nel culo-
Izuku ragionò su tutta quella faccenda: in fondo le parole di Kacchan non avevano senso, perché lui era quella stessa persona di cui parlava in modo affettuoso, solo un po’ più giovane. Non comprendeva tutto quell’astio nei suoi confronti.
-Quindi tu lo sai che ho una cotta per te da qualche tempo?- azzardò.
Katsuki annuì, ed entrò a casa senza guardarsi indietro: -E ti sei comportato da vero verginello mettendoti a piagnucolare sul divano stamattina-
Izuku divenne rosso: -Mi sei saltato addosso senza permesso! E poi quel bacio… Non volevo che avvenisse così il nostro primo bacio, ad essere sincero-
-Pf, te lo scorderai facilmente non appena ti darò il nostro primo vero bacio. Penso che accadrà fra non molto, dopo che sarai tornato nella tua linea temporale-
Come? Izuku fece un rapido calcolo: se il Katsuki di 23 anni stava con lui da un anno, perché il loro primo bacio si collocava così presto nella loro vita?
-Non fare quella faccia perplessa. Forse non dovrei dirtelo, ma il fatto che io e te, nel mio tempo, siamo ufficialmente fidanzati da poco non esclude l’aver fatto altre cose prima- ammiccò il biondo, con aria strafottente. Izuku, come previsto, divenne un pomodoro, incapace di credere a quello che gli era appena stato detto. Inoltre, lui non era per niente il tipo da rapporto senza impegno! Kacchan aveva una brutta influenza sul suo carattere, ma dopotutto una relazione tra loro due non poteva che essere complicata.
Izuku stava ancora ragionando su tutto quell'ammasso di informazioni che aveva appena ricevuto, ed ebbe una realizzazione alquanto spaventosa. Seguì Katsuki sul divano, dove stava per mettersi a leggere un libro: aveva gli occhiali da vista impuntati sul naso, ed era davvero carino.
-Scusa, ma se io sono qui, vuol dire che il me stesso di questa linea temporale è nel mio corpo da diciottenne?- chiese allarmato.
Quello finì con calma il paragrafo prima di rispondergli: -Non lo so, suppongo di sì. Non sono un esperto di quirk come te-
"Quindi sta facendo il mio esame finale", pensò. Diamine, non aveva dubbi che lo avrebbe passato, ma avrebbe voluto vivere lui quel momento! Che poi, era sempre lui quello nel suo corpo ma... insomma, non era lui lui a star svolgendo la prova. 
Tutto quel pensare gli aveva fatto venire un gran mal di testa. Sperò solo con tutto se stesso che la faccenda si sarebbe risolta con l’arrivo della notte, perché non voleva trascorrere un secondo in più in quel futuro e non voleva neanche immaginarsi i casini che poteva aver combinato l’altro lui nel suo presente. Inoltre, ora che sapeva cosa sarebbe successo nella sua vita di lì a cinque anni si sentiva un po’ come se avesse barato a qualche gioco; era una situazione avvilente. Quel villain doveva sentirsi soddisfatto.
Izuku si rintanò in camera, lontano da qualsiasi fonte di notizie e dal mondo intero, nel tentativo di far trascorrere quella giornata il più velocemente possibile. Frugò però nell’armadio, dove trovò una scatola in plastica con dentro vari album di foto: alcuni erano di lui e Katsuki da piccoli, altri erano più recenti e uno in particolare sembrava essere un regalo di anniversario: era fatto a mano, e sulla copertina erano stati scritti i loro nomi, mentre in un angolo appariva la data “23 Novembre”. Forse era il giorno in cui si erano fidanzati. Dentro erano incollate tantissime fotografie accompagnate da delle piccole didascalie che descrivevano l’evento immortalato. Molte ritraevano loro due insieme, Izuku sempre sorridente e Kacchan con la sua solita espressione insofferente, ma il verdino scovò anche un paio di autoscatti in cui si scambiavano un tenero bacio, e parevano entrambi così sereni. Sfogliò l’album fino alla fine, con calma; c’erano foto di ogni genere: momenti di vita quotidiana, scatti rubati; in una Katsuki era intento a sistemarsi il costume da eroe, in un’altra Izuku era scompostamente addormentato su quello stesso letto in cui sedeva ora; in una pagina erano racchiuse due immagini abbastanza intime, un selfie di loro due a letto, abbracciati e a petto nudo, e una foto del biondo che dormiva coperto a stento dalla vita in giù da un lenzuolo candido. 
Izuku sorrise di fronte a ognuno di quei ricordi che in realtà non gli appartenevano, ma che presto avrebbe potuto vivere. Era così emozionato e felice.
Preso da tutto ciò, non si accorse che era già ora di cena: Kacchan lo chiamò, e mentre mangiavano ebbero del tempo per parlare. Izuku non perse l’occasione per chiedergli di tutti i momenti che aveva avuto modo di osservare quel pomeriggio, e, dopo un primo momento di ira funesta, Katsuki si calmò e gli raccontò con una dolcezza incredibile della sua vita con lui. 
Quando fu ora di andare a dormire, Izuku decise di sistemarsi sul divano. Era così distrutto da quella giornata impossibile che crollò in pochi secondi; l’ultimo pensiero che gli attraversò la mente fu che non vedeva l’ora di scoprire cosa fosse successo nel suo tempo.
 
La mattina seguente, Izuku aprì gli occhi lentamente, un leggero mal di testa si faceva largo nel suo cervello. Aveva paura a guardarsi attorno, ma si fece un po’ di coraggio: gli bastò vedere i poster di All Might attaccati alla parete per tirare un sospiro di sollievo.
-Finalmente sono tornato nel mio corpo- mormorò, per poi alzarsi e iniziare a prepararsi per andare a fare colazione.
-Ehi Izuku!- Ochaco richiamò la sua attenzione non appena entrò nella mensa comune; era seduta a un tavolo in compagnia di Iida e Tsuyu. Quello li salutò con la mano e, dopo aver preso tutto l'occorrente per la colazione, si sedette assieme a loro.
-Ehi, come ti senti oggi?- gli domandò Tenya. Il verdino lo guardò stralunato, non capendo di cosa stesse parlando.
-Sì, ieri ti comportavi in modo strano-, aggiunse Tsuyu, -Però hai svolto un esame davvero spettacolare, cra-
Izuku era diventato bianco in volto: cosa aveva fatto il se stesso del futuro?
Mangiò in silenzio, troppo imbarazzato per poter dire o chiedere qualcosa; per tutto il tempo, tuttavia, si era sentito addosso uno sguardo rovente e giudicante, quello di Kacchan che sedeva un paio di tavoli più avanti. Se anche lui si era reso conto del suo comportamento anomalo del giorno prima, era spacciato.
Quando fece per tornare verso la sua stanza, venne seguito a distanza dal biondo, troppo deciso e minaccioso per non renderlo inquieto. Cercò di aprire la serratura il più velocemente possibile ma quella non collaborava, e Katsuki lo raggiunse, voltandolo di forza, spalle al muro.
-Che cazzo ti prende, nerd di merda?- gli intimò, e Izuku dovette ammettere che quell'atteggiamento non aveva proprio niente a che fare con quello che aveva visto nel futuro. Si dispiacque non poco.
-Kacchan, non so di cosa tu stia parlando-
Kacchan provava tanta rabbia e la esternava tutta nelle sue parole, ma il suo linguaggio corporeo non faceva lo stesso: era di fronte a lui, abbastanza vicino da sentire il suo respiro infrangersi sulle sue guance, ma teneva i pugni stretti lungo i fianchi e le labbra serrate come a cercare di darsi coraggio per qualche ragione, come a voler superare una sorta di imbarazzo generato dalla sua presenza. 
-Ieri mi parlavi in modo strano, anche di fronte alle mie minacce hai avuto la faccia tosta di ridere e venirmi a dire che ero dolce e altre stronzate melense di questo tipo-, affermò, e l'altro ragazzo fu abbastanza certo di vedere del rossore sul suo viso, -Ti sei forse bevuto il cervello?-
Izuku non sapeva proprio che dire. Stranamente, non provava troppa vergogna: quelle cose le pensava davvero, solo non aveva ancora trovato il coraggio di dirgliele. Tuttavia, non credeva che questo momento sarebbe arrivato così presto; non si sentiva pronto, non voleva affrontare quel discorso con Kacchan. Ormai, però, era in ballo, e non poteva far altro che iniziare a ballare.
Prese un respiro profondo e lo guardò dritto dritto negli occhi: -No. Ieri ero un po' fuori di me, per l'ansia e tutto il resto, ma non mi pento delle cose che ti ho detto. Le penso davvero-
Passarono degli attimi di gelo totale tra i due, in cui Izuku non sapeva se aspettarsi un pugno in faccia o una sfuriata senza precedenti. Non si aspettava certamente di sentire l'amico rispondergli sottovoce: -Va bene-, per poi allontanarsi in direzione della sua stanza. Izuku si sentì vuoto quando il calore del corpo di Katsuki si fece distante, e capì che quella faccenda non poteva più durare: lo rincorse, afferrandogli una mano per farlo di nuovo girare verso di lui, per tornare a guardare quegli occhi cremisi che, ogni volta, gli facevano perdere un battito. Il ragazzo, contro ogni previsione, non cercò di interrompere quel contatto, anzi, le loro dita si intrecciarono con una tale semplicità che a entrambi sembrò fossero fatte apposta per vivere in quell'incastro perfetto.
-Deku- disse serio quello, in attesa; cosa voleva il nerd tutto a un tratto? E perché una parte di sé sperava di rimanere sospesa in quel momento per sempre?
Izuku lo colse di sorpresa, catturandolo in un bacio timido e leggero, e fu come vedere esaudito il suo desiderio più recondito. Dopo qualche istante di indecisione, Katsuki afferrò il suo viso lentigginoso tra le mani e lo spinse verso di lui, premendosi su quelle labbra screpolate e sottili. Erano entrambi insicuri, ma sapevano senza dubbio di volere tutto quello. Kacchan sentì improvvisamente il bisogno di sapere che sapore avesse quella bocca piccola e gentile, e si intrufolò piano con la lingua, mentre il suo stomaco si rivoltava dallo stupore: era dolce e morbida, persino meglio di come se l'era immaginata. 
Izuku sobbalzò non appena udì dei passi in lontananza; non voleva proprio staccarsi da quelle labbra, da quella lingua vellutata e da quel fantastico e rassicurante tepore che sentiva in tutto il corpo. Kacchan agì con prontezza, poiché lo trascinò con sé dentro la sua stanza, senza mai allontanarsi da lui; provava una certa urgenza, un certo bisogno che non riusciva precisamente a spiegarsi, ma che accolse con tutta la gratitudine di cui era capace. 
Si sentiva leggero, mentre sul suo letto si stendeva su Deku e riprendeva a baciarlo in bocca, sulle guance, sul collo; era confuso, sì, mentre quello posava i suoi polpastrelli caldi sulla sua schiena nuda, appena sotto il tessuto leggero della t-shirt; alla fine, rimandò a più tardi quelle considerazioni contrastanti, mentre le sue mani si muovevano da sole verso la cintura del verdino.
E Izuku, quella mattina, comprese le parole che gli aveva rivolto Katsuki il giorno prima; qualsiasi cosa sarebbe successa poi, una volta uscito da quelle quattro mura accoglienti, si sarebbe difficilmente scordato di quel loro primo bacio.





Longview's corner:
Ehilà! Complimenti per essere arrivati fino a qui. Mi è venuta l'idea per questa storia mentre cazzeggiavo su Pinterest (come spesso accade nella mia vita) e mi sono messa subito a scriverla. Spero vi sia piaciuta, e nel caso se vi va lasciatemi un commentino nelle recensioni! Sarei contenta di ascoltare le vostre opinioni :)
Grazie mille per aver seguito questo sclero e alla prossima!
  
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