Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |       
Autore: tbhhczerwony    30/09/2021    1 recensioni
[OC & Mirton centric | accenni a qualche ship (ajnashipping, juxtapozshipping) | demenziale, angst, a tratti violento | ambientato durante BW2]
«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»
«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»
Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

La vita di Jenna si alterna tra piacere e dovere, unendo anche il sogno di diventare Superquattro come suo zio, Mirton. Il percorso è tutt'altro che facile, ma la ragazza non vuole perdersi d'animo e credere di più in sé stessa.
Genere: Angst, Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Artemisio, Camilla, Catlina, Mirton
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sto facendo tutto tranne quello che dovrei fare davvero. ecco come è nata questa fic (la continuo, giuro). prima di questa avevo pubblicato un'altra long, dove mirton e la stessa oc che c'è qui, jenna, vanno ad alola; se devo essere onesto l'ho finita (alleluja), ha 15 capitoli (quindi è anche abbastanza corta per i miei standard, devo dire) ma devo editare alcune /molte/ cose, sia in inglese che in italiano. questa qui invece l'ho iniziata in italiano, non so se la tradurrò mai in inglese (il contrario di quello che faccio di solito, praticamente) ma intanto c'è. il titolo "pollyanna" viene ovviamente dall'omonimo romanzo, ma anche perché in inglese "pollyanna" si usa per indicare una persona sempre felice ed ottimista (e fa finta di esserlo), infatti la pollyanna del romanzo mi ricorda abbastanza jenna, lo ammetto. questo capitolo infatti è più introduttivo che altro, nonostante il tema sia praticamente quello di un primo capitolo effettivo, anche perché l'ho pensato proprio così—è solo che non sapevo che titolo mettere, mi succede sempre (e l'allenatore di questo capitolo, sì, è praticamente uscito da uno spokon anni settanta, sorry not sorry). piccola nota: "chun" è il cognome del doppiatore inglese di mirton, che si chiama greg chun, siccome ogni tanto mi servono cognomi ho pensato di fare così. ma ora vi ho anche torturati abbastanza con il mio sproloquio, vi lascio al capitolo. buona lettura! <3 edit 08/02/2022 (è importante): ho cambiato il cognome perché mi è venuta in mente una cosa. help.
 





 
Pollyanna
quello che non ti aspetti (preludio)





 

Vivere in quella famiglia non era affatto facile.

Jenna si ricordava poco della sua infanzia, ma ciò che era rimasto impresso nella sua mente era indelebile e fatale. I ricordi che riguardavano sua madre erano pochi, visto che la donna aveva deciso di abbandonare lei e suo padre Blanchard al loro destino. I ricordi che riguardavano la nonna, quando era tornata per breve tempo alla villa di Spiraria dove ancora viveva lo zio Mirton—in quel periodo liceale—non erano molti, ma erano rimasti quelli in cui abusava pienamente dei suoi figli, specialmente dopo la morte del marito.

Se papà non fosse morto, lei avrebbe potuto provare a cambiare,” diceva Mirton, “Se papà non fosse morto, io avrei potuto condurre un’adolescenza normale”.

Jenna aveva quattro anni in quel periodo, ma si ricordava della nonna dare uno schiaffo in pieno volto al figlio più giovane perché questo non voleva frequentare un college privato. Odelia era una donna spietata, che metteva da parte il volere e la felicità dei figli, ecco cosa si ricordava. Nonostante ciò, Jenna era una ragazza sempre sorridente e ottimista.

Ci aveva ripensato quando dialogando con Mirton, era uscito fuori un argomento riguardante il college—nonostante lei avesse comunque tempo per pensarci. Aveva solo quindici anni, in fondo.

«Se vuoi diventare membro dei Superquattro devi anche studiare molto, sai?» le disse, «Essere Superquattro non vuol dire solo essere forti con le lotte Pokémon: è molto di più»

«Lo so, zio. Ma io vorrei andare in una scuola che mi permetta di non allontanarmi da casa, per tornare quando voglio»

Mirton scoppiò a ridere, facendo roteare una carta del suo mazzo tra le dita, «Hai una fervida immaginazione, signorina. Andrai a un college, non a un altro liceo»

Jenna poggiò i gomiti sul tavolo, guardando appena in basso per grattare il tavolo con l’unghia dell’indice destro, «Ci penserò» poi sorrise, «Per il momento voglio pensare ad entrare nella squadra di basket a scuola!»

«Ma non accettano persone da un metro e ottanta e più?» domandò lui, mescolando le carte.

«E allora? Cinque centimetri in meno non faranno la differenza» la ragazza scrollò le spalle, «L’importante è che sappia giocare. Ogni tanto fanno anche le partite con i Pokémon, Mightyena potrebbe partecipare con me quando è possibile»

Mirton distolse lo sguardo dal mazzo di carte per guardare il Mightyena di Jenna, che era crogiolato nella sua cuccia mordicchiando il suo giocattolo.

«Ma chi, lui?» chiese, indicandolo, «Ti abbandonerebbe dopo due secondi»

«Io non credo» controbatté lei, «A lui piacciono questi giochi»

Il ragazzo più grande sospirò, «Comunque… è tardi e domani devi andare a scuola»

«Ma io non ho sonno»

«Purtroppo lo so, infatti ho lasciato le pastiglie sul tuo comodino»

Jenna assottigliò appena gli occhi, «Quelle sì che mi stancano, però»

«L’obiettivo è quello, no? Dai, su, poche storie»

Lei sospirò, «E va bene, anche se mi fanno svegliare male la mattina» disse, alzandosi successivamente dalla sedia, «Ma se mi addormento come si deve, devi promettermi che eviterai di uscire stasera»

«Secondo te perché mi sono preparato il mazzo? Gioco a solitario»

La ragazza fece un sorriso soddisfatto, «Bene! Buonanotte, zio»

«Buonanotte»

Eppure, quella promessa era sempre stata infranta a sua insaputa.

 

***

 

«Ciao, Jenna!»

La ragazza sentì una voce femminile da lontano e si voltò a vedere chi fosse dal finestrino della macchina aperto. Quando scese e chiuse la portiera, Mirton la salutò velocemente e se ne andò, mentre Jenna raggiunse l’amica vicino all’edificio scolastico. Era una ragazza dai capelli lunghi e verdi, legati in due odango e una coda di cavallo dietro che andava lungo la sua schiena, gli occhi color nocciola e vestita principalmente con sfumature di giallo, quel giorno.

«Diana!» esclamò.

«Non puoi immaginare che cos’è successo ieri,» iniziò Diana, avvicinandosi a lei, «Sicuramente non lo troverai eccezionale con la vita che conduci, però ho potuto parlare con Silvestro vicino al Pokéwood!»

«Dici davvero?!» Jenna la guardò con gli occhi che brillavano dall’ammirazione, «Che tu ci creda o no, è raro che io lo incontri. E poi chi ti ha detto che non lo avrei trovato comunque eccezionale? È fantastico!»

Il suono della campana fece accelerare il passo delle due, che arrivarono in classe in poco tempo. Le prime due ore, nonostante fossero di letteratura, erano stancanti per Jenna; si consolò alla terza ora con matematica e, passata quell’ora, uscì dalla classe di corsa. Diana la raggiunse dopo poco con un panino in mano, fortunatamente il suo Cottonnee la aiutò a non farlo cadere.

«Dove vai così di fretta?» le chiese.

«In palestra!» rispose Jenna, «Oggi fanno le selezioni per la squadra femminile di basket»

«Il fatto che ci entri tu mi farebbe venire voglia di provare, ma non credo di essere alta abbastanza» Diana assottigliò appena gli occhi, pensierosamente, «Ma tu non sei un metro e settantacinque? Non credo che possano prenderti»

«Ci voglio provare comunque, dopotutto conta partecipare!»

«Vorrei avere il tuo stesso ottimismo…»

Le ragazze scesero le scale per andare in palestra, che si era rapidamente affollata di persone che partecipavano alle selezioni. A destra fecero quelle di pallavolo e a sinistra quelle di basket. Jenna corse dall’allenatrice nel lato sinistro del campo, seguita da Diana e Cottonee. Poté notare la donna alta, con dei muscoli accentuati, la pelle scura e i capelli legati in una coda alta, che prendeva appunti su un foglio sopra una cartelletta blu.

«Buongiorno!» la salutò.

«Buongiorno. Posso esserti utile?» domandò la donna, distogliendo lo sguardo dalla cartella.

«Vorrei partecipare alle selezioni, se è possibile! Mi chiamo Jenna Mars, del secondo anno sezione A»

L’allenatrice squadrò la ragazza dall’alto in basso, osservandone l’altezza e la corporatura. Abbassò lo sguardo verso gli appunti che aveva preso, tra cui l’elenco delle ragazze già prese.

«Nelson, puoi venire qua un secondo?» esclamò la donna, verso il campo.

Arrivò una ragazza poco più alta di Jenna, con i capelli biondi e gli occhi castani, «Mi ha chiamato, coach?»

«Puoi metterti affiancarti a questa ragazza?»

La bionda annuì, avvicinandosi a Jenna tenendo le spalle e la schiena dritte. L’allenatrice analizzò i suoi appunti e confrontò le due. La ragazza bionda pareva la più bassa della squadra, notò Diana.

«Sei più bassa di un metro e ottanta, ma posso farti provare» 

Jenna la guardò sorridendo e giungendo le mani, Diana sospirò e si avvicinò al suo orecchio.

«Attenta, ha detto “provare”, non ti ha accettato» sussurrò.

«Lo so, ma non vedo l’ora!»

Diana tirò un sospiro esasperato, ma guardò l’amica giocare con il fiato sospeso. Sapeva già che era brava, ma a quanto pare riusciva a tenere testa alle ragazze più grandi, nonostante le tante cadute e inciampi. Anche l’allenatrice rimase stupita, ma sapeva bene che non avrebbe potuto accettarla comunque.

«Sei stata davvero brava, hai sicuramente un talento» le disse una volta finita la partita di prova, «Ma mi dispiace, non potrò prenderti in squadra»

«Oh…» Jenna si grattò la nuca, «Peccato, ma almeno ci ho provato!»

La donna indicò il campo di pallavolo dietro di lei, «Perché non provi a vedere se ti prendono nella squadra di pallavolo? Dei salti come i tuoi farebbero comodo alla loro squadra»

Jenna spostò lo sguardo verso il campo alla destra della palestra. Sì, in fondo non aveva nulla da perdere, se non forse tutta l’ora di pranzo. Così le due ragazze si diressero dall’allenatore di pallavolo. Questo rivolse loro un sorriso, era alto e piuttosto muscoloso, con i capelli corti e neri e delle sopracciglia che avrebbero fatto invidia alle ali di un Wingull.

«Posso fare qualcosa per voi?»

«Salve, purtroppo non ho passato le selezioni di basket e mi chiedevo se potessi provare ad entrare nella vostra squadra» spiegò la ragazza, «Mi chiamo Jenna Mars, secondo anno sezione A»

L’uomo annuì, guardando i suoi appunti, «Puoi andare dalle altre ragazze» e abbassò lo sguardo verso Diana, «E tu?»

«Oh, no, grazie» disse la ragazza dai capelli verdi, «Io sono già impegnata con il Pokémon Fan Club»

«Come vuoi, ma se cambi idea fammelo sapere, okay?»

Diana annuì e si voltò lentamente a guardare Jenna giocare. Non sembrava male, l’allenatore cercava di guidarla solamente dove sbagliava, ma in complesso si era trovata bene e anche altre ragazze, comprese quelle già in squadra, la aiutavano. Ciò sembrava aver convinto abbastanza l’allenatore.

«Mi hai colpito molto, brava» le disse, una volta che lei si avvicinò, «Saresti perfetta come schiacciatrice, ma per il momento dovrei metterti nella seconda squadra. Ti va bene comunque?»

«Sì, assolutamente!» esclamò lei, «La ringrazio tanto! Lei è…?»

«Mi chiamo Clark Healey» si presentò lui, «Inizieremo domani pomeriggio, dopo gli orari scolastici»

Jenna annuì, «Per me va benissimo, non vedo l’ora!»

 

***

 

Mirton non era ancora tornato dai suoi impegni alla Lega Pokémon, così Jenna si ritrovò a casa da sola per qualche ora fino a tarda sera. Fortunatamente lei riuscì a preparare la cena prima che lo zio arrivasse, così riuscirono a mangiare insieme.

«C’è qualcosa che ti preoccupa, zio?» chiese lei.

«No, è solo che ho avuto uno sfidante un po’ insistente, prima di andarmene» il giovane sospirò, prendendo in mano la forchetta, «Ma dimmi, a te com’è andata? Sei riuscita ad entrare nella squadra di basket con il tuo affidabilissimo Mightyena?»

«Oh…» lei gonfiò una guancia, «Lo sai che se riuscisse a mettersi d’impegno, Mightyena mi terrebbe il passo. Comunque no, non sono entrata nella squadra di basket alla fine; sono in quella di pallavolo!»

Mirton stava per portare la forchetta con il boccone di insalata bollita alle labbra, ma si bloccò e la guardò stupito, «Hai detto di pallavolo? Ma è completamente diverso dal basket»

«Lo so, ma sempre meglio di niente. L’allenatrice della squadra di basket mi ha detto che sono brava, ma non che non avrebbe potuto prendermi per via dell’altezza» spiegò Jenna, «Domani inizieremo gli allenamenti di pallavolo dopo la scuola»

«Davvero? Non stancarti troppo, però. Conoscendoti, potresti farti un sacco di lividi cadendo» scherzò lui. 

Jenna sbuffò e gli mise il broncio, guardandolo ridere, «Ridi pure! Però l’allenatore si fida delle mie capacità, altrimenti non mi avrebbe presa»

«E dai, piccola, stavo solo scherzando» le disse, «Sono molto contento che tu sia riuscita ad entrare in questa squadra, anche se non era quello che volevi all’inizio. Perché non chiami tuo padre per farglielo sapere, più tardi?»

La ragazza annuì, «Era proprio la mia intenzione! Mi chiedo che cosa ne penserà, spero che sia contento anche lui»

«Ne sono certo»

Quando finirono di cenare, Jenna decise di lavare i piatti, così Mirton le porse anche il suo per metterlo insieme agli altri. La ragazza era in chiamata con il padre in vivavoce, mentre il membro di tipo Buio dei Superquattro andò ad adagiarsi sul divano. Si era deciso di rompere quel ciclo infinito di promesse infrante, non voleva più deludere le aspettative della nipote—nonostante non ne fosse molto convinto lui stesso—dato che anche lei si stava impegnando a sua volta. Per lei era leggermente più facile, non aveva—o almeno, non ce l’aveva più—una madre che le impediva di fare ciò che la rendeva felice.

Era un sollievo, soprattutto dopo quel difficile divorzio. Mirton prese il mazzo di carte appoggiato sul tavolino tra le mani e si coricò sul divano a mischiarle. Non osava paragonare sua madre con quella di Jenna, ma in certi aspetti si assomigliavano, in quanto entrambi rendevano la vita difficile sia al marito che ai figli con i loro comandi a bacchetta. Sembrava quasi una maledizione, e quando Jenna ci pensava sperava di non diventare come loro da adulta.

Mirton si ricordava ancora quando Jenna e Blanchard erano tornati in quella stessa casa, dove ancora vivevano lui e la madre Odelia. Discutevano in continuazione, soprattutto sulla scuola e il lavoro, perché Mirton avrebbe dovuto frequentare il college. Odelia voleva che lui frequentasse un college privato e diventasse avvocato, mentre Mirton voleva inseguire i suoi sogni ed andare in un college che gli avrebbe permesso di imparare abbastanza sui Pokémon, per diventare Superquattro.

Sia lui che il fratello si ricordavano dello schiaffo in pieno volto che si era preso dalla madre, che lo fece cadere per terra dallo sgomento e da quanta forza ci aveva messo la donna—e tra l’altro era uno dei tanti, ed uno dei più “leggeri”. Persino Jenna se lo ricordava, nonostante lei avesse solo otto anni. La madre le dava trattamenti simili, e vedere che anche la nonna era così l’aveva scioccata. Quella era di sicuro l’ultima rivelazione che si aspettava di ricevere.

Ma Mirton non era tanto preoccupato per quello, quanto per il fatto che l’allenatore della squadra di pallavolo l’aveva accettata troppo in fretta. Certo, era anche vero che lui non ne sapeva molto di sport, lo praticava ma non stava in una squadra fissa—non lo faceva in quel periodo, ma tantomeno quando era adolescente—l’unica “squadra” in cui stava era in realtà una band, sciolta subito dopo finito il college.

Non sapeva perché, ma il fatto che fosse stata presa subito gli incuteva un po’ di timore. 

«Zio, dal momento che stasera non esci, perché non guardiamo qualcosa?» sentì la voce della ragazza dalla cucina e alzò lo sguardo.

«Ah, va bene» disse lui, il suo tono sembrava ancora pensieroso da poco prima.

«Io direi di finire la terza stagione di MiroMiro!»

«Non facciamo in tempo, tu devi andare a scuola domani, e io devo tornare alla Lega»

Jenna sbuffò, sedendosi a fianco a lui, «Ci mettiamo un attimo, la finiamo come niente»

Mirton ridacchiò, «Se lo dici tu…»

 

***

 

Il giorno dopo, Jenna trascorse la giornata di scuola, non aspettando altro che gli allenamenti di pallavolo. Si portò Lilligant e Mightyena con sé fuori dalle loro Poké Ball e salutò le amiche che sarebbero uscite prima di lei da scuola, dopodiché si diresse velocemente in palestra. L’allenatore Healey diede le varie divise ai membri nuovi della squadra, compresa lei, e andarono tutte allo spogliatoio per cambiarsi.

Le ragazze che erano con lei erano due del primo anno, tre del secondo e una del terzo, non le conosceva bene se non di vista dal giorno precedente. 

«Le ragazze della squadra non sembrano contente che abbiamo passato le selezioni» disse una del primo anno.

«Alcune sono dell’ultimo anno, no? Magari sanno che la squadra dovrà cambiare e sono preoccupate» rispose la seconda ragazza.

«Io non credo che sia per questo» intervenne la ragazza del terzo anno, «Magari ce lo diranno dopo»

Jenna non si voltò a guardarle mentre ascoltava la loro conversazione, preferì origliare senza farsi notare. Effettivamente le ragazze della prima squadra sembravano avere un’espressione amara in volto. Che fossero un po’ gelose? Oppure c’era un’altra motivazione dietro? Jenna vide le ragazze uscire con i loro Pokémon, l’ultima fu quella del terzo anno con il suo Dragapult. Così si alzò anche lei dalla panca, non appena finì di mettersi la divisa; fece rientrare Lilligant nella Poké Ball e portò Mightyena al campo con sé, dove si ritrovò insieme alle altre ragazze e l’allenatore.

«Bene, cominciamo con gli allenamenti della squadra di riserva» disse l’uomo, «Visto che siete nuove, dovete tenere il passo delle ragazze della prima squadra» con occhio attento, guardò tra le ragazze, «Garvey?»

«Sì, signore» 

Una ragazza alta, dai capelli neri legati in una coda alta, fece un passo avanti.

«Affianca Mars»

Jenna sgranò gli occhi al sentir nominare il suo cognome. “Di già?” pensava tra sé e sé, ma se non fosse stata lei, sarebbe stata un’altra di loro. Le due ragazze andarono all’interno del campo, Mightyena guardò attentamente ciò che facevano. Il Pokémon Morso si voltò a guardare gli altri, il Gabite di una ragazza della prima squadra sembrava particolarmente teso.

«Smith, tu invece affiancherai Mendoza»

Le due ragazze, una leggermente più bassa con i dreadlocks viola e un’altra con i capelli corvini legati in due code basse, andarono dall’altra parte del campo.

«Cominceremo con un allenamento a quattro per fare una dimostrazione»

L’allenatore lanciò la palla a Garvey, che la prese in mano facendo scattare appena gli occhi; fortunatamente la prese in tempo. Jenna si fece scappare una piccola risatina, la ragazza le rivolse un malosguardo.

«Qui non c’è proprio niente da ridere, matricola» sussurrò lei.

Il sorriso di Jenna si cancellò dal suo volto e la guardò con gli occhi sgranati, «Eh?»

«Cercate di tirare più forte che potete» 

«Sì, signore» Garvey annuì.

Non appena l’allenatore fischiò, Garvey lanciò la palla verso l’altro lato del campo con forza. Smith corrucciò le sopracciglia, saltando per respingerla. Le due ragazze, per qualche ragione sembravano avere una certa ansia nel fare tutto bene. Mightyena guardò l’allenamento da fuori dal campo, c’era qualcosa che non andava. L’atmosfera non era per niente piacevole.

«Tirate con più precisione!» esclamò improvvisamente l’allenatore a gran voce, quando la palla andò in mano prima a Jenna e poi a Mendoza dall’altra parte del campo.

«Signore, loro sono appena arrivate, devono imparare…» disse Smith.

L’allenatore Healey entrò in campo, mettendosi in mezzo tra lei e Mendoza, «La battuta dev’essere fatta in questo modo,» e indicò la sua stessa posizione, «Non dovete aspettare!»

L’uomo lanciò la palla dall’altro lato del campo, ma Jenna non fece in tempo a prenderla. Invece, la ricevette in volto. L’impatto improvviso la fece barcollare e subito dopo cadere all’indietro, Garvey non osò nemmeno avvicinarsi per vedere come stava.

«Te l’avevo detto» sussurrò semplicemente.

Mightyena invece non poté fare a meno di correre da lei e assottigliò gli occhi guardando l’allenatore. Ringhiare sarebbe stato inutile, sentiva che questo era solamente l’inizio. 

 

***

 

Mirton arrivò per primo a casa quella sera, e sapendo che Jenna stava ancora a scuola, si mise all’opera lui per preparare la cena. Prese una confezione di uova dal frigo, chiudendolo subito dopo per poggiarla sul marmo vicino alle piastre. Proprio mentre mise a cuocere due uova dentro la padella, sentì dei rumori provenire dalla porta d’ingresso, successivamente dei passi che si avvicinarono al bancone della cucina, sia umani che artigli di Pokémon—molto probabilmente di Mightyena.

Jenna si avvicinò al bancone, sorridendo. Non si sarebbe aspettato di trovarla com’era vestita quella stessa mattina con la felpa nera e jeans, di solito lei si dimenticava di cambiarsi d’abito quando usciva dalla palestra—anche perché preferiva fare la doccia a casa piuttosto che nei bagni degli spogliatoi—perciò questo lo colse di sorpresa. Soprattutto perché portava gli occhiali da sole dentro casa.

«Ciao, zio» lo salutò, avvicinandosi a lui per dargli un piccolo bacio sulla gote sinistra.

Mirton le pizzicò la guancia destra con la mano, con un sorriso. Jenna strizzò appena l’occhio, ridacchiando.

«Allora, com’è andata?» domandò lui.

«Oh, bene» rispose quasi sbrigativa lei, «Che fai per cena?»

«Uova, anche perché mi sono dimenticato di fare la spesa, non ne ho avuto il tempo» Mirton si voltò nuovamente verso di lei, «È andata bene, quindi? E che avete fatto?»

Jenna fece spallucce, iniziando ad apparecchiare il tavolo, «Allenamento, normale»

«Solo quello?»

«Beh, sì, che altro dovremmo fare?» la ragazza si mise nuovamente a ridacchiare.

Quell’atteggiamento velatamente passivo aggressivo fece corrucciare le sopracciglia al Superquattro di tipo Buio, non lo convinceva per niente.

«Perché non ti togli gli occhiali da sole? Le luci non sono così accecanti» 

«Perché mi piacciono, li ho comprati l’anno scorso e ci sono affezion—»

«Jenna. Togliti gli occhiali da sole.»

Jenna rimase in silenzio, lo guardò solamente.

«Adesso.» continuò lui con tono apprensivo.

La ragazza si portò lentamente le mani sugli occhiali, per toglierli velocemente, facendo cadere dei ciuffi di capelli sugli occhi. Distolse lo sguardo dallo zio, che iniziò ad avvicinarsi a lei.

«Fammi vedere»

«Che cosa?»

«I tuoi occhi. Voglio vederli»

Lei ridacchiò nuovamente.

«Non c’è proprio niente da ridere, signorina. Sistemati i capelli e fammi vedere i tuoi occhi»

Jenna abbassò lo sguardo. Ma per quale ragione si stava nascondendo in quel modo? Mirton le mise una mano sulla fronte, per alzarle i capelli dagli occhi. L’occhio destro era nero. La ragazza gli porse un sorriso.

«Non è niente di grave, è solo che l’allenatore ha tirato troppo forte e—»

«L’allenatore ha tirato troppo forte» ripeté lui, «Cos’è questa giustificazione? Ti ha fatto qualcos’altro?»

«No, non c’è niente di cui preoccuparsi»

I due rimasero in silenzio per qualche secondo. Mirton tolse la mano dalla sua fronte e Jenna alzò lo sguardo verso di lui, sistemandosi un ciuffo vicino all’occhio destro.

«Mi stai dicendo la verità?» domandò lui, incrociando le braccia.

La ragazza si morse il labbro inferiore, cominciando successivamente a mordicchiarsi le unghie della mano sinistra.

«Rispondimi» comandò lui.

Lei si tolse la mano dalle labbra, «No, ma non volevo farti preoccupare troppo» successivamente sospirò, «Dà lo stesso trattamento anche alle altre ragazze. È… violento, vuole che facciamo tutto in modo perfetto e se non lo facciamo ci colpisce con i palloni. E dire che non sembrava così la prima volta che l’ho conosciuto…»

«Non si può mai sapere»

Mirton provò ad accarezzarle il livido sull’occhio, lei soffiò appena dal dolore.

«Allora…» mormorò lei, «Vado a farmi un bagno, prima di cenare»

«Sì, credo sia la scelta migliore»

Mirton tirò un sospiro e spense il fuoco, le uova non sembravano nemmeno ancora pronte. Jenna invece si diresse in bagno, con Mightyena che la seguiva preoccupato—e lei che gli diceva di non farlo—e allo stesso tempo, lo zio la seguiva con gli occhi. Il giovane sentì successivamente un leggero peso sul ginocchio, quando abbassò lo sguardo notò Liepard che gli si strusciava contro con il muso, miagolando leggermente e facendo le fusa.

«So cosa pensi» disse, «Dovrei lasciarla perdere perché ormai se la può cavare da sola, vero?» e fece una pausa, sospirando e inginocchiandosi davanti a lei per accarezzarle la testa, «So che Mightyena si avventerebbe su quell’uomo con Sgranocchio quando è necessario, però se non è già successo vuol dire che devo occuparmene io»

Liepard miagolò in risposta, guardandolo. Mirton ridacchiò.

«Sì, certo. Verrai anche tu, ovviamente»

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: tbhhczerwony