Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: SonounaCattivaStella    01/10/2021    0 recensioni
Mancavano davvero pochi giorni all'arrivo della fine di ottobre e, di conseguenza, della macabra festa di Halloween, e Masaki non stava più nella pelle per ciò che aveva in mente di fare. Dopo innumerevoli ed insistenti suppliche, era riuscito a convincere i suoi amici ad andare a fare un giretto all'interno di quella che tutti additavano come casa infestata, e questo per un semplice motivo: sapeva con certezza che la grande villa abbandonata non avesse niente di paranormale, ma questo la sua comitiva non lo sapeva e aveva intenzione di mettere in atto il più grande scherzo che avesse mai ideato in vita sua.
{Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it}
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikaru Kageyama, Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto, Tsurugi Kyousuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it

» Prompt: Dispetto
» Lista: pumpBLANK
» Fandom: Inazuma Eleven GO
» Rating: Verde

 


Mancavano davvero pochi giorni all'arrivo della fine di ottobre e, di conseguenza, della macabra festa di Halloween, e Masaki non stava più nella pelle per ciò che aveva in mente di fare. Dopo innumerevoli ed insistenti suppliche, era riuscito a convincere i suoi amici ad andare a fare un giretto all'interno di quella che tutti additavano come casa infestata, e questo per un semplice motivo: sapeva con certezza che la grande villa abbandonata non avesse niente di paranormale – dato che ci era già stato in svariate occasioni e non era mai successo nulla di strano –, ma questo la sua comitiva non lo sapeva e aveva intenzione di mettere in atto il più grande scherzo che avesse mai ideato in vita sua, per il solo gusto di prenderli in giro con video compromettenti.

Proprio come un poltergeist, aveva come obiettivo quello di terrorizzare i suoi amici con un dispetto dietro l'altro, magistralmente architettato e già collaudato usando come cavia un povero Hikaru che si era trovato, così, a diventare suo complice. Se solo non avesse assecondato Masaki, il giorno in cui l'aveva portato in quella casa con l'inganno, convincendolo di aver perso proprio lì dentro una cosa importante, non si sarebbe trovato invischiato in quel progetto così stupido che gli aveva fatto perdere dieci anni di vita e la dignità – si era spaventato talmente tanto da aver urlato per una buona mezzora, accovacciato su sé stesso, supplicando qualsiasi entità si fosse risvegliata di non ucciderlo perché era ancora troppo giovane per farlo, piangendo e pregando anche in aramaico antico. Inutile dire che Masaki aveva riso di lui per un tempo indefinito e che l'aveva quasi ricattato per far sì che lo aiutasse ad attuare il tutto alla perfezione, così da terrorizzare ancora di più anche gli altri.

Dunque, i due ragazzi passarono i giorni che precedevano l'atteso evento cercando di mettere a punto i vari scherzi, attrezzando a dovere la villa abbandonata e ideando nuovi dispetti. Così, quando finalmente giunse la notte del 31 ottobre, Masaki e i suoi amici si ritrovarono davanti il cancello arrugginito e fuori dai cardini della casa infestata, pronti – chi più, chi meno – a varcare la soglia per scoprire se davvero fosse abitata dai fantasmi.

«Allora, che stiamo aspettando? Entriamo o no?» Disse Masaki, impaziente, celando a mala pena un ghigno di fronte all'esitazione di alcuni dei suoi amici. Se già avevano paura dinanzi alla sola figura scura della villa che si mischiava al nero della notte, non osava immaginare cosa avrebbero fatto quando lui e Hikaru avrebbero messo in atto il loro piano.

«Ma non possiamo tornare domani mattina, con la luce del giorno?» Chiese Tenma, con voce tremolante, mentre provava a nascondersi dietro un impavido Kyousuke.

«Concordo con lui.» Rispose a sua volta Hikaru, accodandosi al castano per cercare una sorta di riparo dietro i suoi amici. La sua era solo finzione dato che il ragazzo dai capelli turchesi gli aveva detto di comportarsi come se niente fosse, per destare meno sospetti possibili.

«Suvvia, ragazzi. Vedrete che non accadrà nulla, la casa non è davvero infestata. È solo una credenza popolare.» Disse Takuto senza scomporsi più di tanto di fronte all'aria sinistra che proveniva dalla villa.

«Fossi in te non ne sarei così sicuro. Ho sentito dire che diverse persone hanno giurato di aver udito strani versi provenire da là dentro. C'è anche chi dice di aver visto qualcuno passare davanti le finestre.» Affermò Ranmaru con il tono di chi la sapeva lunga.

«Quante storie! Su, prendete tutti una torcia.» Proruppe Masaki, interrompendo il discorso per porgere una lampadina portatile ai suoi amici. «E direi anche che possiamo organizzarci a coppie, così sarà più facile controllare ogni piano e ogni stanza.»

«Moriremo tutti, me lo sento.» Mugugnò Tenma.

«Quanto sei esagerato.» Gli rispose Kyousuke, sorridendo leggermente di fronte a quell'atteggiamento dai toni catastrofici.

«Non lo sai che nei film horror chi lascia il gruppo è il primo a fare una brutta fine? Quindi, se ci dividiamo e non restiamo uniti, moriremo di sicuro.» Continuò con tono grave Tenma.

Il gruppo di amici alzò lo sguardo al cielo nel sentire quelle dichiarazioni, mentre Masaki gongolava internamente. Tenma sarebbe stato il primo a morire di paura; per gli altri doveva lavorarci un po', ma era sicuro che sarebbe andato tutto per il verso giusto.

Una volta messo a tacere ogni dubbio e deciso di dividersi, i sei amici varcarono il cancello cigolante e si diressero verso la porta di ingresso che si presentava scheggiata in più punti, con il colore originale ormai scorticato dalla superficie lignea, i vetri delle finestrelle decorative rotti e adornati da grosse ragnatele. Della serratura non vi era alcuna traccia, quindi bastò loro spingere leggermente l'anta di legno per far sì che si aprisse con un suono tenebroso e per niente rassicurante. Puntarono le loro torce verso l'interno, illuminando così un polveroso salone, pieno di mobili ormai distrutti dallo scorrere del tempo.

«Bene, direi che possiamo fare così: io e Hikaru diamo un'occhiata al seminterrato, Tenma e Kyousuke al piano terra, mentre Ranmaru e Takuto andranno al primo piano.» Concordò Masaki.

«Perché noi due dobbiamo controllare il seminterrato? Non mi piace, questa idea.» Controbatté Hikaru cercando di sembrare quanto più spaventato possibile.

«Perché è da lì che, di solito, spuntano fuori i fantasmi.» Rispose senza troppi giri di parole il ragazzo dai capelli turchesi.

«E perché mai dovrei buttarmi dritto nella tana degli spiriti? Non ci vengo!»

«Basta! Abbiamo deciso così e non voglio sentire lamentele. Andiamo.»

Afferrato Hikaru per un polso, Masaki si diresse quasi a passo di carica verso il centro del salotto – alzando un gran polverone e producendo un rumore sordo ad ogni passo fatto sul parquet rovinato dalle tarme – seguito a ruota dagli altri.

«Dunque, le scale per salire al piano superiore sono proprio lì.» Disse Takuto indicando la rampa con la luce della lampadina tascabile.

«Allora noi ci avviamo. Che ne dite, ci ritroviamo all'ingresso tra una trentina di minuti? La casa sembra davvero enorme e ci vorrà un po' per controllare tutte le stanze.» Propose Ranmaru, ricevendo in risposta un "" collettivo.

Così, appena i due amici di vecchia data sparirono al primo piano e Kyosuke – tallonato da Tenma che se ne stava attaccato al suo braccio peggio di un koala – si diresse senza paura alcuna verso la zona cucina, Masaki e Hikaru sgattaiolarono dritti verso la porta che si apriva sulle scale del seminterrato. Ormai conoscevano bene ogni angolo di quella villa e c'era un motivo se avevano scelto di andare proprio lì: quello sarebbe stato il loro quartier generale. Illuminato da delle lampade ricaricabili, vi era un computer che avevano posizionato nei giorni precedenti e dal quale visionare i video delle telecamere a infrarossi che avevano nascosto qua e là nei corridoi, per non parlare della fitta rete di fili che avrebbero usato per spostare, di tanto in tanto, qualche tenda o quadro. Avevano anche piazzato delle casse Wi-Fi per riprodurre dei suoni vocali distorti usando i propri telefoni.

Diedero il via al loro scherzo proprio con questi ultimi, utilizzando un file audio composto da una cacofonia indistinta di schiamazzi, sospiri e parole incomprensibili. A quelli, aggiunsero il movimento dei quadri e delle tendine logorate, tirando uno dei tanti fili che avevano accuratamente posizionato e nascosto negli angoli meno visibili, proprio come una grossa ragnatela. Udirono un urlo alto e spacca timpani provenire dal piano terra, segno che Tenma si era imbattuto in qualche drappo in movimento, e dalle telecamere videro Ranmaru trasalire e Takuto indicare un quadro con fare frenetico. Era facile immaginare che stesse giurando di averlo visto muovere proprio in quel momento. Masaki era piegato in due dalle risate, le lacrime agli occhi e le mani poggiate sul ventre dolorosamente contratto, mentre Hikaru scuoteva la testa in un misto di rassegnazione e divertimento. Non poteva negare che, all'inizio, si era rivelato contrario a quel dispetto ideato dal turchese, ma adesso si trovava a pensare che fosse quasi spassoso vedere i suoi amici sobbalzare al minimo movimento.

Andarono avanti in quel modo per diversi minuti, finché, ad un tratto, uno sfarfallio nel video delle telecamere non gli fece perdere la visuale per alcuni attimi. Quando la trasmissione riprese, nei corridoi non c'era più alcuna traccia dei loro amici. Masaki guardò lo schermo del PC con aria sospetta, in cerca di un qualche indizio che gli facesse capire se suoi amici si erano coalizzati a loro volta per fare uno scherzo, ma poi si convinse che non poteva essere così dato che lui e Hikaru erano stati ben attenti nel nascondere ogni artificio che avrebbe potuto smascherarli. Il ragazzo dai capelli viola si avvicinò a Masaki con fare preoccupato dato che i minuti passavano e non si vedeva ancora nessuno; finché, ad un tratto, indicò con un dito lo schermo e lanciò un urlo che per poco non spaccò il timpano dell'amico, vista la loro vicinanza.

«Hai visto anche tu? C'era un'ombra, lì. E adesso non c'è più!» Disse Hikaru con voce stridula.

«Te lo sarai immaginato.»

«Eccola di nuovo!»

Stavolta l'aveva vista pure il ragazzo dai capelli turchesi che avvertì un brivido indistinto percorrergli per intero la spina dorsale. Non sembrava affatto l'ombra di uno dei loro amici.>

«Masaki, non mi piace più questa situazione. Andiamo a cercare gli altri e andiamo via. Per favore.» Supplicò Hikaru tirando l'amico da una manica, mentre faceva saettare lo sguardo per il seminterrato sperando di non scorgere nessuna ombra inquietante.

Masaki acconsentì a quella richiesta e, dopo aver spento il computer e le varie lampade, si diressero verso il piano terra dove diversi minuti prima avevano lasciato Kyousuke e Tenma. La prima cosa che notarono – oltre allo strano silenzio tombale – fu lo strato di nebbia che aleggiava per tutta la stanza, come un mantello spesso e grigio che riduceva drasticamente la visuale già compromessa dal buio serale.

«Q-quando hai preso la macchina per la nebbia?» Chiese il ragazzo dai capelli viola, tremando come una foglia.

«Lo sai che non avevo tutti questi soldi per permettermi anche quella. Sarà sicuramente l'umidità del posto.» Rispose Masaki nel tentativo di dare una spiegazione scientifica al fenomeno. Non credeva – e non voleva farlo – che vi fosse davvero qualche entità ultraterrena, in quella villa.

Con le torce accese, si avviarono verso la cucina e cominciarono a chiamare ad alta voce i due ragazzi che avevano visto dirigersi proprio lì. Non ricevettero risposta. Stavano per uscire dall'ormai vecchia zona cottura per andare a controllare le altre stanze, quando Hikaru lanciò un urlo a dir poco agghiacciante.

«Qualcosa mi ha afferrato la caviglia!» Disse tra le urla, mentre correva alla cieca per tutta la stanza, inciampando sui suoi stessi piedi e rischiando di andare a sbattere contro gli spigoli della mobilia.

Masaki puntò il fascio di luce dove prima vi era l'amico, ma non vide nulla di strano: nessun gancio od oggetto che l'altro avrebbe potuto urtare accidentalmente e nel quale avrebbe potuto impigliarsi.

«Hikaru, calmati! Non c'è proprio nul-»

Il cigolio di una porta e il rumore di oggetti metallici fecero morire la frase che stava pronunciando il ragazzo dai capelli turchesi. Si guardò ancora attorno, cercando di vedere qualcosa in quella foschia che continuava a invadere la casa, e notò i vecchi pensili da cucina dondolare appena, mentre la porta che dava sul giardino si era aperta.

"È stata solo una folata di vento" continuava a ripetersi mentre trascinava Hikaru verso le altre stanze del piano, alla ricerca di Tenma e Kyousuke. Non li trovarono da nessuna parte e la sensazione di essere seguiti, osservati, si faceva sempre più insistente. Per non parlare del fatto che vedevano strane ombre ovunque, sentivano come dei respiri pesanti pur essendosi accertati di aver spento tutte le casse che avevano piazzato e spesso avvertivano come dei leggeri tocchi sulle spalle.

Si avviarono al piano superiore chiamando a gran voce anche Ranmaru e Takuto, ma non ricevettero risposta nemmeno da loro. Stavano davvero iniziando a preoccuparsi; i loro amici non potevano essere scomparsi nel nulla. Hikaru provò anche a telefonarli, ma i loro smartphone risultavano spenti o non raggiungibili. Li cercarono nella grossa biblioteca – tra uno starnuto di Masaki e il trasalire incessante di Hikaru –, nel vecchio studio, nel sontuoso e malandato bagno. Guardarono anche dietro le armature, ormai arrugginite dal tempo e mezze smontate o prive di pezzi, che se ne stavano allineate lungo tutto il corridoio, per accertarsi che non fossero nascosti lì e pronti a far loro uno scherzo.

«Aveva ragione Tenma. Dividersi dal gruppo porta solo guai, non avremmo dovuto farlo. Così come è stata una brutta idea quella di mettere su questo scherzo. Voglio andare a casa, ma voglio anche ritrovare i nostri amici.» Hikaru aveva cominciato a parlare tra sé e sé, mischiando discorsi sensati a farfugliamenti sconclusionati, cosa che stava iniziando ad irritare Masaki.

«Smettila di dire stupidaggini! Lo scherzo è stato un successo, l'hai visto anche tu con i tuoi stessi occhi, e abbiamo materiale a sufficienza da usare come meglio vogliamo. E dato che qui non c'è più nessuno, sono sicuro che gli altri sono già scappati via a gambe levate dalla paura.» Disse il ragazzo che aveva architettato tutto.

«Ma avevamo deciso di rivederci tutti davanti l'ingresso e loro sono spariti nel nulla proprio davanti i nostri occhi.» Continuò con tono lamentoso l'altro ragazzo.

Masaki stava per ribattere, ma qualcosa attirò la loro attenzione, mettendolo in allerta. La porta vecchia e logora di quella che doveva essere la camera da letto, che si trovava proprio alla fine del corridoio, si aprì lievemente con un cigolio sinistro. I due ragazzi puntarono la torcia verso la superficie lignea che si era appena mossa e avvertirono un brivido di paura percorrerli totalmente da capo a piedi: quelle che erano senza ombra di dubbio delle dita scure spuntavano dal bordo frastagliato della porta.

«M-M-M-Masaki, le v-v-vedi anche tu?» Chiese Hikaru tremando letteralmente come una foglia scossa dal vento.

Masaki non rispose a quella domanda, concentrato com'era nel dare una spiegazione plausibile a ciò che stava succedendo davanti ai suoi occhi. Stava cercando di convincersi che quelle non fossero davvero delle dita, ma solo delle ombre, un'illusione dovuta alle circostanze. Quando era quasi vicino a convincersi di quello che stava pensando, le dita si ritrassero e la porta si spalancò di colpo. Una figura nera si stagliò davanti a loro, coperta di stracci, i lunghi capelli in aria, come a sfidare ogni legge di gravità. Altra nebbia prese ad addensarsi lungo l'intero corridoio, riversandosi direttamente fuori dalla stanza dalla quale era apparsa quella creatura. Masaki era sicurissimo del fatto che la casa non fosse davvero stregata, ma in quel preciso momento tutte le sue convinzioni erano andate a farsi benedire, soppiantate dalla paura che sentiva gelargli le vene. La figura iniziò ad avanzare verso di loro, le mani scure tese in avanti come a volerli acchiappare. Dalla sua bocca uscivano strani versi, come rantoli, e un rivolo altrettanto nero iniziò a colare sul mento. Quello non era di certo un fantasma, ma qualcosa che si avvicinava più a un demone.

Hikaru cominciò di nuovo a urlare, attaccandosi al braccio di un Masaki che sembrava essere diventato una statua di ghiaccio, congelato sul posto dal terrore. Inutili furono i tentativi dell'amico che prese a scuoterlo e a spaccargli i timpani nel chiamarlo: le gambe del ragazzo dai capelli turchesi sembravano essere diventate pesanti come marmo. La creatura si fece più vicina, sempre più minacciosa, e solo quando arrivò a pochi centimetri dai due ragazzi Masaki si mosse, replicando ciò che aveva fatto Hikaru la prima volta che l'aveva portato lì per sottoporlo ai suoi scherzi: si accovacciò su sé stesso e iniziò a pregare ogni divinità conosciuta, supplicandole di non farlo morire.

Fu allora che sentì delle risate – che conosceva fin troppo bene – provenire proprio da dietro le sue spalle. Si girò di scatto e si trovò una telecamera a pochi millimetri dal naso, stretta tra le mani di Takuto, seguita da una delle sue casse Wi-Fi sorretta da Kyousuke.

«Piaciuto lo scherzo?» Chiese il castano con un sorrisino sulle labbra.

«Ma come...?» Iniziò a balbettare uno spaesato Hikaru.

«Avevamo capito che Masaki stesse architettando qualcosa. Era diventato troppo insistente, nel chiederci di venire qui proprio stasera.» Rispose la figura che fino a pochi attimi prima li aveva letteralmente terrorizzati.

«Ranmaru?»

Masaki doveva aspettarselo che quel confetto petulante sarebbe stato il primo a sospettare qualcosa, ma di certo non si aspettava di ricevere una contromossa così ben architettata. Si rimise in piedi – l'imbarazzo per essere stato ripreso mentre supplicava ben presente nelle movenze goffe – per provare a fronteggiare i suoi amici.

«E va bene, mi avete scoperto. Mi sono inventato la storia della casa stregata e l'ho resa io tale, per il solo gusto di spaventarvi e avere così dei video compromettenti. Hikaru mi ha aiutato solo perché l'ho praticamente costretto dopo aver provato su di lui i miei scherzi.» Disse cercando di mantenere il solito tono sicuro. «Ma voi come avete fatto a capirlo, oltre grazie all'intuito di Ranmaru, e a fare tutto ciò?» Chiese indicando proprio il ragazzo dai capelli rosa con ancora addosso il trucco da demone.

«Sono inciampato su una delle vostre casse.» Disse Tenma che fino a quel momento se n'era stato zitto dietro Ranmaru.

«E abbiamo notato la lucina delle telecamere, così abbiamo fatto in modo di non passare più davanti il loro raggio di azione e ci siamo riuniti qui, nella stanza da letto alla fine del corridoio.» Continuò Kyousuke.

«Dove poche ore fa, prima di ritrovarci qui, abbiamo portato l'occorrente per travestire Ranmaru e una macchina della nebbia.» Concluse Takuto.

Masaki non poteva negare il fatto che si fossero davvero organizzati a dovere, quasi meglio di lui e Hikaru, e che gliel'avevano proprio fatta. E lui che pensava di averli spaventati e messi nel sacco con un po' di tende in movimento e di sussurri finti.

Una volta complimentatosi con loro e deciso di lasciare quella casa abbandonata, il gruppo di amici si avviò per le scale che portavano al pian terreno. Fu in quel momento che Kyousuke disse una cosa che lasciò perplesso e sconcertato il ragazzo dai capelli turchesi.

«Comunque, devo riconoscere che siete stati bravi nel creare illusioni come quella della bambina che salutava dallo specchio. Cosa avete usato, un proiettore?»

«Di quale bambina parli? Non abbiamo usato nessun proiet- aspetta. Poco fa avete detto che avete semplicemente evitato le telecamere per non farvi vedere più, giusto?» Chiese Masaki, ricevendo una risposta affermativa dagli amici. «E da quel momento siete sempre stati su, nella vecchia camera da letto?» Ricevette un "" anche a quella domanda.

A quelle parole, Masaki divenne bianco come un lenzuolo, cosa che riuscì a notare anche il gruppo seppur nel buio della villa illuminata solo dalle loro torce.

«Masaki, ti senti bene?» Chiese Hikaru.

«Andiamo via da qui. Adesso.» Rispose solamente.

«Perché? Che ti prende? Parla.» Lo spronò Ranmaru, preoccupato per le sfumature verdognole che vedeva prendere possesso del colorito smunto di Masaki.

«Quando siete spariti dalla visuale che avevamo dal computer, c'è stato uno sfarfallio del video e abbiamo visto passare un'ombra. Inoltre, mentre vi cercavamo in cucina, Hikaru si è sentito afferrare una caviglia, la porta che da sul giardino si è aperta e i pensili ancora appesi sul piano cottura si sono mossi.» Disse con voce malferma. «E no, non abbiamo proiettato nessun immagine di bambina in quello specch-» Le parole gli morirono in gola quando, indicando lo specchio presente nel grande salone e posto sopra un mobile ormai senza piedi, vide proprio la bambina di cui stavano parlando e per poco non svenne.

Anche gli altri, preoccupati dal suo comportamento e guardando nella direzione che stava indicando con la luce della lampadina, la videro chiaramente. Rimasero tutti pietrificati di fronte a quella figura pressapoco visibile, circondata come da un alone; loro guardavano lei e lei, di rimando, guardava loro. Il tempo sembrava essersi fermato. Solo quando la bambina si mosse – sporgendosi per metà dalla cornice di legno –, e li salutò con un sorriso sinistro sulle labbra, i secondi tornarono a scorrere normalmente. Il sei amici lanciarono un urlo collettivo e corsero immediatamente verso la porta di ingresso, chi inciampando sui propri piedi e chi perdendo la compostezza di sempre.

Uscirono con non poca fatica da quella villa, prendendosi a gomitate per decidere chi dovesse oltrepassare per primo la soglia, e si allontanarono a corsa il più possibile, senza mai voltarsi indietro. Decisero che mai più avrebbero visitato quella casa che, alla fine, si era rivelata davvero stregata. Masaki aveva persino preso la decisione di rinunciare al computer, ai video e alle casse Wi-Fi tanto care. Non immaginava sarebbero state davvero utili a quello spettro pronto a fare i dispetti a qualche altro povero malcapitato.
 

N° Parole: 3483

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: SonounaCattivaStella