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Autore: GReina    01/10/2021    3 recensioni
Questa raccolta di OS partecipa alla sfida WRITOBER lanciata da Fanwriter.it
Per tutto il mese di ottobre pubblicherò una OS al giorno! Trame e personaggi varieranno di volta in volta. Consultate l'indice e la premessa (primo capitolo) per maggiori informazioni e curiosità su prompt scelti e personaggi!
[coppie: kuroken | ushiten | iwaoi | semishira | osasuna | daisuga | sakuatsu | tsukkiyama | tanakyo | shoumika | arankita | yakulev | bokuaka | matsuhana]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Vino
» N° parole: 1723

01. Vino – kuroken 

Sin da quando Kenma aveva aperto il proprio profilo su Twitch, Kuroo ne era stato sicuro: il suo migliore amico avrebbe sfondato. Se, infatti, per alcuni era stato lo sport, la vocazione di Kenma erano da sempre i videogiochi.
“Trova un lavoro che ami e non lavorerai un giorno della tua vita.” il corvino non aveva la minima idea di chi avesse detto per primo quella frase, ma calzava a pennello. Kenma si era impegnato, ce l’aveva messa tutta rinunciando spesso a sonno e tranquillità, eppure aveva continuato ad amare quello che faceva. Già semplicemente questo, per Kuroo, era motivo di festeggiamento, ma fu solo con l’occasione dei diecimila iscritti al canale del più piccolo che poté attivarsi sul serio affinché la cosa venisse festeggiata.
Si congratulò con Kenma, innanzitutto, dopodiché lo informò che avrebbe organizzato qualcosa di speciale.
Col senno di poi, si disse fissando l’entrata del ristorante di lusso nel quale aveva prenotato per due, probabilmente ad organizzargli era stato più un appuntamento a tradimento e non una festa di congratulazioni. Per quelle servivano amici, confusione, risate e festoni, e non una sala dall’aria raffinata sistemata in penombra quasi fosse a lume di candela e accompagnata dalle note di un pianista che si esibiva al centro di essa. Ormai era tardi, comunque, così Tetsuro non poté fare altro oltre che maledirsi mentalmente. Conosceva Kenma sin da quando erano piccoli e lo amava quasi da altrettanto tempo. Per tutti quegli anni era riuscito a resistere, ma evidentemente non abbastanza. Era chiaro: il suo subconscio altro non stava aspettando che un’occasione per costringere Kenma in quella situazione. Aveva sempre saputo, d’altronde, cosa interessasse al suo amico e cosa no, ed i rapporti romantici e smielati sicuramente appartenevano alla seconda.
Cercò di fare il vago, comunque. Come se fosse normale per due amici d’infanzia cenare al lume di candela per festeggiare il traguardo di uno dei due! Si lisciò il proprio completo ed entrò nell’edificio. Kenma – in pantaloni e felpa – lo raggiunse poco dopo, e di nuovo Kuroo non poté fare altro che darsi dell’imbecille. Al più piccolo aveva solo dato l’indirizzo senza informarlo della natura del ristorante, così adesso stava avanzando con lo sguardo basso e le gote imporporate; gli abiti assolutamente fuori posto e che spiccavano in mezzo agli altri. A Tetsuro non importava, certo. Kenma sarebbe stato bellissimo anche in un sacco di iuta o coperto di immondizia. Era lui, piuttosto, quello adesso in totale imbarazzo per la propria eleganza eccessiva se paragonata al fatto che erano solo due amici che cenavano fuori.
Si alzò, non appena il ragazzo dalle punte bionde fu abbastanza vicino. Si insultò – ancora! – da solo per quella forma di Galateo così tanto arretrata e smielata, poi si risedette insieme all’altro. Capì che per superare la serata avrebbe dovuto bere. E tanto. Così subito richiamò l’attenzione di un cameriere affinché gli portasse una bottiglia di vino. Erano ormai cinque anni che Tetsuro aveva a che fare con il mondo del lavoro, e – con esso – immancabilmente erano arrivate le cene da offrire ai clienti da conquistare. Per questo motivo, almeno su quello, poté andare sul sicuro quella sera: Kenma non gradiva molto i sapori aspri, ma di vini ce n’erano di ogni sapore e gradazione. Ne scelse uno fruttato e abbastanza dolce, lo fece assaggiare a Kenma che subito gradì, quindi ne ordinò una bottiglia.
Adesso poteva andare avanti con il suo piano: ubriacarsi e dimenticare la grossa, grossissima gaffe che aveva fatto sperando che Kenma facesse altrettanto.
Be’, sì… l’aveva sperato, o almeno aveva creduto di sperarlo.
Osservare Kenma scolarsi in fretta un bicchiere dopo l’altro fu strano. Divertente, soprattutto, ma anche tanto inaspettato e di conseguenza ambiguo. Il più piccolo arrivò alla soglia dell’ubriachezza senza fatica e ben prima di quanto non occorse al corvino per avvicinarsi solo all’essere brillo. Fu quindi con abbastanza lucidità – a pochi bicchieri da quando aveva iniziato – che Kuroo poté assistere al crollo di ogni freno inibitore dell’amico. Non sapeva se ridere o piangere. Un vero amico lo avrebbe portato via subito e prima che potesse mettersi in ridicolo, ma come faceva a scollarsi dalla sedia quando l’amore non corrisposto della sua vita era di fronte a lui con gli occhi languidi e le gote rosse? Aveva iniziato a farneticare di draghi e volti esplosi per autocombustione. Tetsuro non riusciva a stargli molto dietro, ed in ogni caso dubitava esserci una linea logica da seguire. Così, si limitava a ridere e a dargli corda mentre Kenma, ancora, continuava a bere.
Fu alla seconda bottiglia, infine, che il suo atteggiamento cambiò. Ed avvenne in un battito di ciglia. Un attimo prima stava decantando le doti del “pinguino al pianoforte” domandandosi come riuscissero ad addestrarli in quel modo, l’attimo dopo stava piangiucchiando verso di lui domandandogli:
«Perché hai prenotato in un posto così bello?» Kuroo si stupì di quella domanda, tanto che gli occorse qualche attimo per capire cosa rispondere. Certo non poteva dire la verità, anche se dubitava che Kenma avrebbe ricordato alcunché. Rise tirato.
«Per festeggiare le cose in grande, no? Raggiungere tutti quegli iscritti in così pochi anni non è da chiunque!» ma se tutto Tetsuro avrebbe potuto aspettarsi come risposta, sicuramente non era quello: gli occhi di Kozume si inumidirono, il labbro gli tremò e poi disse:
«Perché continui ad illudermi…» Kuroo poté solo corrugare gli occhi. In cosa l’avrebbe illuso? Ma ogni possibilità di darsi una risposta morì nell’attimo stesso in cui Kenma si mosse scivolando lungo tutta la panca imbottita per raggiungere la sua parte del tavolo. Gli si aggrappò al braccio e lì gli precluse ogni altra possibilità di pensare razionalmente.
«Sei così bello stasera…» sbiascicò rosso di imbarazzo e per il vino «Sei sempre bello quando indossi il completo.» gli si buttò più addosso, poi prese ad accarezzargli la cravatta mentre mormorava:
«Bella… però ora te la tolgo, ecco.» completamente attonito, Tetsuro rimase immobile mentre il più piccolo gli sfilava l’accessorio dal collo e gli sbottonava i primi due bottoni della camicia per poi spogliarlo con gli occhi. Kuroo arrossì al suo sguardo affamato, ed anche tanto. Kenma non aveva mai mostrato desideri simili. Se solo l’avesse fatto, probabilmente il corvino si sarebbe fatto avanti anni prima. Invece, sembrava proprio che quel genere di cose non gli interessassero. Almeno non fino a quella sera.
Deglutì, Kuroo, e si sporse verso le labbra dell’altro, ma immediatamente prima di toccarle tornò in sé, afferrò l’amico per le braccia esili e lo allontanò di qualche centimetro. Il vino – probabilmente – era arrivato infine anche al suo cervello e questo aveva iniziato a fargli immaginare cose strane. Perché non era possibile che Kozume gli stesse facendo delle avance, e se anche così fosse stato certo quello non gli avrebbe dato il diritto di assalirlo in quel modo e senza preavviso.
Sospirò sonoramente lo streamer quando Kuroo lo spinse via; mise il broncio e poi riprovò allungando la mano nuovamente, ma stavolta più in basso dedicandosi alla coscia più vicina di Tetsuro. Questi sussultò e con la schiena tesa rimase immobile.
«Kenma…?» dovette limitarsi a chiedere con un sussurro «Che stai facendo?» la risposta del più piccolo arrivò – come il resto – con parole strascicate ma chiare:
«Ti provoco. Così almeno capisci quello che voglio.» Kuroo respirò a fondo una, due volte. Quel Kenma tanto ubriaco e molesto non faceva bene alla sua salute. Resistergli gli stava risultando di secondo in secondo sempre più impossibile.
«Sei solo ubriaco.» provò a convincere sia l’altro che se stesso.
«E per te è un bene!» urlò attirando lo sguardo dei tavoli più vicini «Perché altrimenti saremmo morti single.»
«Intendi… cioè, che ti piaccio? Ma credevo che tu non fossi interessato alle relazioni e a tutto il resto.» arrancò imbarazzato. Poi sussultò quando la mano di Kenma raggiunse il suo inguine.
«Ti sei sbagliato.» a quel punto Kuroo seppe di aver ceduto. Sospirò sconfitto, poi mormorò ben più voglioso.
«Gattino, cazzo. Mi fai impazzire.» quello che uscì dalla gola di Kenma per rispondergli gli diede un brivido che convogliò con potenza tra le sue gambe. Era un ringhio, ma sembravano tanto delle fuse accompagnate da una semplice parola che gli venne sussurrata direttamente nell’orecchio.
«Bene.» quando Kuroo deglutì, ebbe come la sensazione di essere stato sentito da tutta la sala.
«Chiedo il conto.» annunciò.
«Fallo.» concordò l’altro. Si alzò in fretta, quindi, quasi inciampando sui suoi stessi piedi, e fu già immediatamente fuori dall’edificio che iniziarono a baciarsi.
Kuroo si era immaginato quel momento tantissime volte: con mille finali alternativi e i più svariati sfondi senza mai, tuttavia, aver pensato al fatto che potessero essere entrambi ubriachi e coperti semplicemente dalla mancanza di luce in strada mentre aspettavano che un auto li passasse a prendere.
Si baciarono anche in auto, durante il tragitto, e così in ascensore e mentre raggiungevano l’interno di Kenma nel palazzo nel quale abitava. Fu solo una volta raggiunto il letto che, tuttavia, Kuroo si impose dei confini. Lo baciò, e lo spogliò. Arrivati a quel punto era inevitabile che lo facesse. Gli diede piacere con le dita, ma al momento di penetrarlo si arrestò. Ai lamenti di Kenma, rispose con amore:
«Non così. Non voglio farlo così, la prima volta. Non voglio che tu sia ubriaco… e non voglio esserlo io.» Kozume se ne lamentò, ma infine si convinse a mettersi sotto le coperte e lì – semplicemente – godersi le coccole del più alto.
Fu un bene, perché poco dopo tutto il vino che aveva ingerito decise di uscire da dove era entrato. Kuroo gli rimase accanto incassando tutti gli insulti e le maledizioni di Kenma che affermava di essere arrivato a quel punto solo per colpa sua. In tutti quegli anni non si era mai fatto avanti, così per prendere l’iniziativa lui aveva dovuto bere il cosiddetto coraggio liquido.
Fu la mattina, in ogni caso, che Tetsuro poté raccogliere la propria ricompensa.
Erano tornati a letto dopo una lunga doccia e lì, insieme, si erano addormentati. A svegliarsi per primo fu lo streamer che dolcemente fece fare altrettanto all’altro. Kuroo iniziò a svegliarsi lentamente, arrivando con calma a prendere coscienza della sera prima: Kenma gli si era dichiarato!
Aprì gli occhi e sorrise felice, quasi commosso, verso l’altro. Questi rispose con la stessa espressione. Poi, con le guance adorabilmente rosse sussurrò con le labbra curvate all’insù:
«Adesso non siamo ubriachi.»
   
 
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