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Autore: Cryblue    01/10/2021    2 recensioni
Autumn è una bambina che ha appena perso i genitori e che al mondo non ha altri che sua sorella Summer.
Lindsay è una giovane madre il cui unico scopo nella vita è rendere felice la sua piccola Regina.
Le loro vite si incroceranno e, dall'unione tra il passato e il presente, impareranno che, tutto sommato, hanno bisogno solo l'una dell'altra per essere davvero felici.
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ch.2 – Normale routine.
 
 
Sei in ritardo.

Non che sia una novità, dovrebbe essere il tuo secondo nome: Lindsay Late Miller.

Questa volta puoi dire non sia propriamente colpa tua però: l’ultimo cliente che hai dovuto servire si è presentato alla tua cassa con 2 carrelli pieni di roba e decine di coupon ed era troppo tardi per mandarlo da una collega o per chiedere il cambio.

Non hai avuto scelta.

Non che faccia una qualche differenza, verrai rimproverata comunque senza pietà.

Corri tra le porte della scuola di danza e quasi la passi senza vederla.

“Lindsay Miller!!!!! Sei di nuovo in ritardo!!!”

Freni di botto e gli occhiali ti scivolano sul naso, ti giri lentamente verso quella vocina adirata e chiudi un occhio, in attesa di venire rimproverata.

Tua figlia scende dalla panca sulla quale è seduta e mette entrambe le mani sui fianchi.

“Mi avrebbero potuta rapire Lindsay Miller. È questo che vuoi? Che la tua meravigliosa figlia venga rapita da un bruttone grassone pelatone?”

Stai disperatamente cercando di non scoppiare a ridere. “Sarei più preoccupata per il povero uomo a essere sincera.”

Le sue guance si gonfiano e puoi dire con facilità si sia offesa.

“Non mi meriti Lindsay Miller!!!”

“Puoi chiamarmi mamma ogni tanto?”

Si arrampica sulla panca per recuperare la sua borsa di danza, che ti cede con nonchalance mentre fa dondolare il suo tutù, poi è come se si ricordasse che le hai rivolto una domanda e si concentra di nuovo su di te, alza gli occhi al cielo esageratamente e devi ancora sforzarti di non riderle in faccia.

“Mamma sa di vecchio Lindsay Miller, esattamente come quegli orribili occhiali da vista che indossi. Non puoi permetterti di sembrare vecchia, dobbiamo trovarti una fidanzata.”

Ti precede per i corridoi ormai vuoti e saluta i pochi adulti che incontra, che ricambiano i suoi saluti esageratamente educati con un sorriso divertito sul volto.

“Io veramente ho…”

Si ferma all’improvviso e sbatti contro il suo minuscolo corpicino da bambina, socchiude gli occhi e ti guarda con rimprovero. “Non osare dire che tu hai Zoya, Lindsay Miller. Perché non ci piace e non la vogliamo sentir nominare.”

Far conoscere a tua figlia l’ultima ragazza che hai frequentato è stato uno degli errori più grossolani tu abbia mai fatto. A parte andare a letto con suo padre e rimanere incinta a 16 anni, ma quello lo ripeteresti volentieri, visti i risultati.

Ok, forse volentieri non è proprio il termine più adatto.

A tua discolpa c’è da dire che non potevi sapere che Zoya avrebbe iniziato una fastidiosa altalena di alti e bassi in cui un giorno sei l’amore della sua vita e il giorno dopo sei troppo per lei e non vuole coinvolgere te e tua figlia nella sua vita incasinata. Non hai mai ben capito in che modo la sua vita fosse incasinata dato che è una semplicissima impiegata di banca senza legami. Ma forse sei tu ad avere un metro di misura troppo alto, tu con i tuoi 22 anni, il tuo corso di laurea in economia part time, il tuo lavoro part time come cassiera nell’unico supermercato della città e, logicamente, una figlia full time di 5 anni.

Regina è assolutamente un lavoro a tempo pieno.

“Veramente io stavo solo dicendo che ho solo 22 anni.”

Tua figlia fa una faccia schifata. “Ne dimostri quanti la nonna Lindsay Miller.”

“Ah si?” Ti fingi offesa, tua figlia squittisce a metà tra il contento e lo spaventato e scappa via. La afferri dopo pochi passi, la prendi il braccio e le fai il solletico. Lei strizza i suoi enormi occhi verdi e ride felice.

In questi momenti dimentichi tutta la tua stanchezza.

Tornate a casa tra le sue infinite chiacchiere e i racconti di come ha passato la giornata. È una specie di radio instancabile e ci sono solo due modi per farla smettere di parlare: il cibo e le canzoni.

Accendi la radio con falsa innocenza e lei inizia subito a cantare, e come sempre ti stupisci che conosca così tante canzoni. A essere completamente onesta, non fai che rimanere a bocca aperta per ogni più piccola cosa che fa, ed è così fin dal primissimo istante in cui l’hai presa in braccio e lei ti ha sorriso e ha afferrato il dito con cui le sfioravi la fronte con l’immensa paura di romperla.

Quel piccolo sorriso ti è sembrato una cosa enorme e sensazionale, anche se le infermiere ti hanno spiegato capiti di frequente che i bambini imparino a sorridere già nel ventre della loro madre e che afferrino le cose per puro istinto. Ma tu non sei mai riuscita a crederci, perché sai perfettamente che la tua bambina è speciale e meravigliosa.

In fin dei conti sei una madre come tutte le altre.

Scegliere di portare avanti una gravidanza a 16 anni è stata una delle scelte più difficili tu ti sia mai trovata a fare nella vita, ma Regina ti ripaga ogni giorno per ogni tua sofferenza e per ogni tuo sacrificio.

Anche se spesso lo fa in un modo tutto suo.

Non capisci ancora come tu abbia fatto a creare qualcosa di così perfetto.

Qualcuno, hai creato qualcuno.

Il tuo telefono squilla e lei è più veloce di te a far partire il viva-voce e far diffondere il saluto di tua madre nell’abitacolo.

“Lindsay?”

“Nonna!” Tua figlia saltella sul sedile e batte le mani

“Regina, tesoro!!!! Come stai? Come è andata la lezione di danza?”

“Ciao anche a te mamma.”

“Molto bene nonna!! Oggi Della è caduta perché è inciampata in una palla, è stato mooooolto divertente.”

Con la coda dell’occhio, guardi tua figlia ridacchiare e gesticolare entusiasta mentre parla con sua nonna, che viene velocemente affiancata da suo nonno e puoi comprendere anche solo dalla loro voce che stiano pendendo dalle labbra della tua piccola peste.

I tuoi genitori sono completamente persi per tua figlia.

Vi salutate con la promessa che domani andrete a cena da loro, poco dopo arrivate nel piccolo trilocale che chiamate casa, regalo dei tuoi nonni, e prepari la cena mentre Regina disegna seduta al tavolo della cucina.

Senza smettere mai di parlare.

Cenate, guardate un film per bambini ed è la solita fatica convincerla a infilare il pigiama, lavare i denti e infilarsi a letto. Quando finalmente vinci la battaglia e tua figlia rimane sotto le coperte senza parlare per un tempo sufficiente a suggerirti si sia finalmente addormentata, ti butti nel tuo letto e non hai più voglia nemmeno di cambiarti, rotoli su te stessa e accendi la tv, nella speranza di poter vedere qualcosa che non coinvolga pupazzi parlanti o disegni animati. A essere sinceri, Regina apprezza anche i film normali, il problema è che li apprezza troppo. Quando avete visto Thelma e Louise ha passato mesi a cercare di convincerti a fuggire con lei in macchina, quando avete visto Superman voleva andare a punire i criminali per strada e quando ha visto i Ghostbusters, grazie a tuo fratello Martin, non ha dormito per settimane per la paura un fantasma cercasse di ucciderla.

Evitare veda altri film “per adulti” è fondamentale per la tua sanità mentale.

Non sei nemmeno a metà film che i tuoi occhi iniziano a chiudersi per la stanchezza, tuttavia vedi un’ombra con la coda dell’occhio e sorridi, anche se ti senti molto più stanca rispetto a due minuti fa.

“Regina lo so che sei fuori dalla porta. Entra.”

La porta che era socchiusa si apre lentamente, mostrando tua figlia in pigiama con il suo fido unicorno Wind, alto quasi quanto lei, tra le braccia. Si stropiccia gli occhi e sai già cosa ti sta per chiedere.

Rifiutare non diventa più facile con il tempo.

“Che è successo, hai fatto un brutto sogno?” Ti alzi e le vai incontro, la prendi in braccio e ti siedi sul bordo del tuo lettone matrimoniale.

“No Lindsay Miller, io no. Wind però si.”

Sorridi intenerita dal suo falso coraggio, le sfili dolcemente il pupazzo dalle braccia e lo culli.

“Povero Wind, mi dispiace molto. Posso fare qualcosa per lui?”

Gli occhi di tua figlia brillano di gioia mentre annuisce. “Farci dormire nel lettone con te?”

“AH! Ma io pensavo fosse Wind ad aver avuto un incubo. Sarebbe giusto rimanesse solo lui.”

Il volto di tua figlia si rabbuia e guarda con odio il pupazzo, poi si pente e lo accarezza con aria pensierosa.

“Hai ragione Lindsay Miller.”

Il tuo telefono squilla, lo afferri e apri il messaggio senza pensarci, lo leggi velocemente senza renderti conto che tua figlia è accanto a te e sta facendo lo stesso, o almeno, ci sta provando. Chiudi tutto subito nella speranza che non abbia visto, speranza inutile con il piccolo demonietto che tieni tra le braccia.

“Lindsay Miller.”

“Regina.”

“Devi dirle di smettere di scriverti.”

Ok, non ha letto il contenuto del messaggio, fortunatamente non è ancora una buona lettrice, deve aver letto solo il mittente e quindi sa che si tratta di Zoya.

“Glielo dirò ragazzina.”

Tua figlia non ti risponde, il che è di per se pericoloso, ma lo è ancora di più perché ti sta guardando molto intensamente. Speri che non capisca che era l’ennesimo messaggio in cui la tua ragazza si tirava fuori dalla vostra specie di relazione.

Dovresti esserci abituata, invece no. Fa male tutte le maledette volte, anche perché continui a chiederti cosa stai sbagliando.

Regina scivola via dal tuo abbraccio, da un bacio a Wind e uno a te.

“Buonanotte allora.”

Questa è una cosa moooolto strana.

“Vai a letto Regina? Senza il tuo Wind? Chi ti proteggerà dagli incubi?”

Alza la manina sinistra e ti mostra un secondo unicorno questo blu, piccolo, sferico e con la faccia arrabbiata. “Ho Vice Wind, Lindsay Miller, mi proteggerà lui o lei, qualunque cosa sia.”

Scrolla le spalle. “Ho l’impressione tu avrai molto più bisogno di Wind di me.”

Esce dalla stanza quasi saltellando e sai che non dovresti, lo sai, ma non puoi fermarti.

“Regina, perché non rimani a dormire con me?”

Lei sbuca subito dalla porta con il suo più brillante sorriso vittorioso sul volto. “Sapevo che non avresti mai potuto sopportare il tuo letto di solitudine in una serata triste come questa.”

Alzi gli occhi al cielo chiedendoti dove tua figlia impari certe assurde espressioni, lei si arrampica sul letto e tu ti perdi a guardare nel dettaglio la perfezione dei suoi piccoli piedini bianchi e rotondetti.

Ti sdrai accanto a lei e spegni la luce e tv, conscia che ormai sia diventato impossibile guardare il film.

“Lindsay Miller, mi racconti una storia sugli unicorni?”

“Su Wind?”

“No, oggi su Vice Wind.”

Mai una volta che ti renda le cose più facili. Inventare di sana pianta una storia su Wind, che ha il volto dolce ma è evidentemente maestoso, è semplice, ma Vice Wind? Con il suo aspetto goffo e tenero e il volto ridicolmente adirato è una vera impresa.

Sospiri cercando nel tuo cervello una qualsiasi storia, tua figlia ti abbraccia con le sue minuscole braccine e preme la testa contro il tuo petto.

“Non essere triste mamma. Io non andrò mai via e finché io ho te e tu hai me, non abbiamo bisogno di nient’altro.”

Ha assolutamente ragione.

La baci sulla testa, metti su in quattro e quattr’otto una storia totalmente priva di senso e non hai la più pallida idea di chi si addormenti prima di voi due.
   
 
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