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Autore: Funlove96    01/10/2021    1 recensioni
Ed eccomi con un'altra idea! È un po' come l'Inktober, ma fatto con le fanfic perché sì. Una fanfic al giorno con prompt a caso che mi farò suggerire da random word generator giorno per giorno. Incrociamo le dita e speriamo di arrivare a fine mese con questo progetto!
Questa sarà una raccolta multifandom credo, dipende dall'ispirazione del momento, e provvederò ad aggiungere gli altri fandom man mano che andrò avanti.
Iniziamo!
P.S. Non ho preso una lista, la mia sfida personale sarà scrivere una fic al giorno utilizzando un prompt a sorpresa. Speriamo di riuscire a farne 31!
Buona lettura❤️
Possibili spoiler per Edens Zero/Fairy Tail/Fairy Tail 100YQ!
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt: Display.
Coppia: Weisz Steiner x Hermit Mio/Wermit.

~Welcome home, cheater~





La sveglia del cellulare suonò, fermandosi solo quando la mano abbronzata si posò su di esso, premendo sull'icona del display per fermarla, rigirandosi nel letto dalle lenzuola decorate con le immagini del suo film preferito -un supereroe dall'armatura argentata faceva capolino sul lenzuolo, a circondarlo i suoi fedeli gadgets, delle cui piccole repliche erano sparse anche sul comodino- con la voglia di alzarsi decisamente sotto le scarpe, per nulla una novità in quell'ultima settimana. Da quando era partita non aveva quasi più voglia di fare nulla, e se non fosse stato per il lavoro non avrebbe avuto nulla da fare tutto il giorno, salvo aspettare il suo ritorno. Si sarebbe preparato per andare all'università, immergendosi nella sua vita quotidiana da professore di biologia, se solo quel giorno non fosse stato il suo giorno libero. Sbuffò pensando che forse il tempo sarebbe passato più in fretta coi videogiochi, e si segnò mentalmente di farsi un paio di partite più tardi, progettando già di occupare almeno un'altra oretta a letto, in quella giornata che si prospettava lunga e noiosa...

Stava per richiudere gli occhi quando il cellulare suonò di nuovo, stavolta per una telefonata. Afferrò senza troppa voglia l'oggetto, già pronto a snocciolare una scusa a qualche amico che, sicuramente, gli avrebbe proposto di andare a bere qualcosa. Non era che non amasse la birra o i locali, solo che ultimamente non aveva molta voglia di uscire. "Pronto..." la voce del moro gli entrò nell'orecchio, facendolo sorridere per la solita ilarità con cui conversava di solito, ma già pronto a declinare l'invito di andare a bere. Il sorriso divenne ben più ampio -sebbene la sua mente avesse appena scacciato quel pensiero così dolorosi che si era affacciato appena- quando sentì ciò che l'amico gli stava annunciando. "Sono davvero felice per voi! Un giorno di questi andiamo a bere qualcosa per festeggiare ok? Ovviamente solo noi due, visto che Rebecca non potrà toccare una birra per eoni interi!" e tu sarai lì a non farla soffrire da sola avrebbe aggiunto, ma non era il momento di prenderlo in giro. Lo avrebbe fatto quando sarebbero arrivate le voglie impossibili che lo avrebbero costretto ad andare a cercare le fragole alle tre del mattino. I due si diedero gli ultimi saluti, dandosi appuntamento a quando le due donne si sarebbero messe d'accordo per un'uscita a quattro, e finalmente il biondo poté tornare a dormire... o almeno così credeva quando si rimise con la testa sotto le lenzuola, perché il telefono tornò a suonare, costringendolo a rispondere, convinto che fosse di nuovo Shiki ma...
"Ehi dormiglione!" una voce ben conosciuta lo fece balzare seduto sul letto. "Tesoro! Come va ad Hook?" si interessò subito, perdendo tutto il sonno che aveva. "Facciamo che ti racconto tutto quando avrai aperto? E sbrigati!" concluse la donna, suonando al campanello abbastanza stizzita, sentendo i passi pesanti avvicinarsi alla porta per aprirla subito dopo, approfittandone per passargli le buste pesanti non appena vide la sua figura, in canotta bianca e boxer neri, ed entrare subito, togliendosi le scarpe nere tacco dieci abbinate al tailleur gessato. Sapeva che lo avrebbe trovato a casa solo perché Rebecca le aveva telefonato annunciandole la lieta novella -era di nuovo incinta, e sebbene qualcosa dentro le si era spezzato, ancora, era felice per la sua amica-, e le aveva detto che Weisz aveva rifiutato di uscire con Shiki. E non che avesse dubbi dato che era il suo giorno libero e lui era un tale pigrone...
"C'è stato qualche problema?" domandò il biondo, seguendola in cucina e posando le borse del supermercato sul tavolo. Il suo ritorno era previsto tra qualche giorno e Weisz non poté che preoccuparsi per questo, in parte avendo già capito di chi fosse la colpa. "Problemi con l'accordo. La riunione è stata rimandata..." rispose la donna stizzita, sciogliendosi lo chignon e liberando i lunghi capelli azzurri dalle leggere sfumature color verde-acqua, che ricaddero sul corpo minuto. Prese una birra dal frigo, aprendola senza l'ausilio dell'apribottiglie, svelando all'uomo quanto davvero fosse nervosa, e confermando i suoi sospetti. "Müller?" domandò con tono un po' retorico mentre sistemava la spesa nella dispensa, vedendola annuire dopo aver bevuto il primo sorso. "Ha fatto il diavolo a quattro per una stupida clausola, che tra l'altro si erano già offerti di modificare per venire incontro alle sue strane idee. Ma lui ha rifiutato facendo in modo che l'accordo finisse in un nulla di fatto con la scusa del 'dover fare ancora esperimenti'..." bevve ancora, cercando di non pensare a come le avesse praticamente urlato che non si doveva mischiare la vita privata col lavoro, e lei era stata tentata di dargli un bel pugno su quel naso a patata che si ritrovava. Se non l'aveva fatto -e solo il cielo sapeva come avesse fatto in due anni a trattenersi dal malmenarlo- era solo perché erano ancora davanti agli azionisti della Newton corporation, e non ci avrebbero fatto una bella figura a litigare nei corridoi della sede in cui erano ospiti. E poi era una donna di quasi trent'anni, non poteva certo comportarsi come se fosse ancora al liceo, per quanto le sue parole l'avessero colpita nel profondo. Avrebbe voluto urlargli che aveva studiato anni per specializzarsi in embrionologia ben prima di...
"Deve solo ringraziare che non ci abbiano strappato il contratto in faccia. E stavolta il capo era davvero arrabbiato, credo che potrebberi davvero licenziarlo stavolta..." disse non nascondendo un sospiro di sollievo. A quell'uomo non importava nulla di aiutare le coppie alle prese non la sterilità, ma solo che il suo nome apparisse sulle riviste mediche, dove il suo unico posto invece, grazie a quel progetto, sarebbe stato in un piccolo riquadro al fianco di una lunga e dettagliata intervista che avrebbe riportato a caratteri cubitali il nome Hermit Steiner-Mio. Era assai meglio che stesse lontano dal progetto, e anche da qualsiasi laboratorio di ricerca possibilmente...
Weisz avrebbe davvero voluto ucciderlo quel pazzo egocentrico. Ogni volta che faceva qualcosa per intralciare il progetto C-7 era Hermit a dover riparare ai suoi casini, dovendo fare il triplo del lavoro, tornando a casa ad orari improponibili e coi nervi a fior di pelle per quel progetto che lui sapeva molto bene quanto la prendesse. Quanto li prendesse. Dovevano solo ringraziare che tenesse a quel progetto come fosse la sua stessa vita se avevano ancora una scenziata del suo calibro con loro...
Ed era meglio che quell'uomo venisse allontanato da sua moglie una volta per tutte o gli avrebbe davvero spaccato la faccia, a lui e agli altri bambocci dei loro capi che non si erano sbrigati prima a cacciarlo via.
"Non saranno almeno dieci anni che quello è in età pensionabile? Sarebbe anche ora che se ne andasse..." esordì acido, mandando mentalmente tutti gli accidenti possibili a quel vecchio egoista, non ottenendo risposta da parte di sua moglie, probabilmente intenta a scolarsi la birra per non pensare più a quello. Stava chiudendo l'anta della dispensa, pronto a correre ad abbracciarla, dato che in tutto questo non si erano nemmeno dati un bacio e lui era troppo impaziente di stringerla tra le braccia dopo sette giorni che stavano lontani, quando alle orecchie gli arrivò il rumore della bottiglia che si infrangeva sul pavimento e... "Hermy!" attraversò la cucina, raggiungendola in poche falcate per prendendole le mani e controllare che non si fosse fatta del male. Le baciò le nocche quando vide che non c'erano ferite sulla pelle candida, carezzandole dolcemente nel sentire quel flebile "È colpa mia, scusa..."

"Ma no, è solo un po' di vetro. Dai, vatti a rinfrescare, qui ci penso i-" "Scusa..." alzò il volto quando una lacrima sfiorò le loro mani unite, e la vista di lei con gli occhioni azzurri pieni di lacrime e tenuti bassi, senza nemmeno il coraggio di guardarlo, gli diede una fitta al cuore, di quelle che aveva avuto mesi e mesi prima, quando si erano ritrovati con quel foglio in mano e una speranza che in poche ore si era accesa e spenta con la stessa velocità di un fulmine, lasciando dentro di loro un vuoto che fino a poco prima non avevano mai pensato di poter provare...

Perché la verità era che Weisz ed Hermit, seppure non avevano mai pensato a costruirsi una famiglia, a quel ritardo e quelle due linee blu spuntate sul test di gravidanza quella mattina ci avevano creduto davvero, e già avevano iniziato ad immaginarsi in tre, con lo studio trasformato in una stanzetta da decorare per un futuro figlio, in quell'appartamento al centro di Norma.
Avevano avuto paura, da spiriti liberi quali erano entrambi, di quella responsabilità, ma una piccola luce di felicità si era accesa, facendosi spazio dentro di loro, spenta poi senza pietà da quel risultato scritto nero su bianco: Sterile...

Hermit non poteva avere figli, e l'immagine della famiglia che aveva iniziato a crearsi in quelle poche ore, si era sgretolata tra le loro mani senza che potessero neanche tentare di raccoglierne i pezzi...
"Scusa..." i pollici del biondo le lambirono le guance per scacciarle via le lacrime, mentre gli occhi neri la inquadravano. Era bellissima pure col volto arrossato e il broncio che la facevano sembrare una bimba intenta a chiedere perdono, col senso di colpa che preme nelle gola in un tentativo fallito di non piangere, grattando la gola e facendo uscire la voce roca.
"Non è mai stata colpa tua Hermit..." la prese tra le braccia, facendola sedere sul ripiano in marmo dietro di lei, stringendola a sé e lasciando che infossasse il volto nel suo petto, lasciandole piangere tutte le sue lacrime mentre lui le lasciava piccoli baci sulla testa, carezzandole dolcemente la schiena...

Quanto tempo fossero rimasti così Weisz non lo sapeva, sapeva solo che si era ritrovato con una Hermit addormentata, che aveva preso in braccio, attento a non svegliarla, per portarla nella loro camera e posarla sul letto, coprendola con le lenzuola e lasciandole un tenero bacio sulla fronte prima di tornare in cucina e ripulire il disastro che c'era a terra.
Quando era tornato in camera, con l'intenzione di addormentarsi accanto a lei, cingendola a sé come capitava sempre -anche quella volta quando, credendo che nel ventre di sua moglie stesse crescendo una vita, aveva dormito con un braccio posato sulla vita di lei, come a proteggere quel piccolo esserino che in realtà non c'era nemmeno-, l'aveva trovata seduta sul letto, col tailleur posato su una sedia e solo la sottoveste addosso. Probabilmente aveva l'intimo sotto, e questo gli riaccese il fuoco che gli bruciava dentro da quando era tornata, ma che trattenne perché sapeva quello non era il momento giusto. Quello era il momento per loro di...
"Ti va una partita?" lo spiazzò porgendogli il joystick e indicandogli la schermata di Call of Duty già impostata sulla TV. Avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma lesse negli occhi color cielo un misto di preghiera e tristezza, che lo convinsero che sarebbe stato meglio assecondarla. Era ciò di cui aveva bisogno in quel momento...

Era stato solo un momento. Un solo, piccolo, dannatissimo momento di distrazione ed Hermit aveva vinto. Di nuovo...

"Non vale, hai imbrogliato!" "Sei tu che sei scarso!" gli fece la linguaccia, donandogli uno dei suoi spettacoli preferiti. Avrebbe pure perso apposta solo per vederla prenderlo in giro in quel modo che adorava tanto: Con gli occhi lucidi -non più di tristezza- belli come il mare e le guance gonfie. Anche se lei aveva imbrogliato. Nove volte!
"Non è possibile, mi sono allenato!" "E sei comunque scarso!" gli ghignò avvicinandosi a lui e coinvolgendolo in un bacio in grado di far vibrare l'anima a entrambi. Weisz le passò un braccio dietro la schiena, trascinandosela addosso e disendendosi con lei sul petto, che gli incastrò il viso nell'incavo del collo, baciandolo in quel punto che lei sapeva essere sensibile, sentendo le mani di Weisz incastrate tra le ciocche verde-acqua, carezzarle dolcemente il cuoio capelluto, in un lento e rilassante massaggio.
"Grazie Weisz..." gli disse dopo aver alzato la testa e aver fatto incontrare ancora le loro labbra, stavolta in un contatto più leggero. "Bentornata a casa..." le sorrise, posando il mento sulla testa di Hermit. "Imbrogliona..."

E si era già fatta sera quando si addormentarono, abbracciati nel loro amore che forse non avrebbe mai dato loro una prole, ma in fondo a loro andava bene così...



   
 
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