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Autore: MIV93    02/10/2021    1 recensioni
Dal prologo:
“Finalmente ce l’abbiamo fatta…” disse lo shinigami con gli occhiali, tirandosi indietro i capelli e togliendosi quelle lenti in realtà del tutto inutili.
La donna annusò l’aria, disgustata: “Ne sei sicuro, Aizeeen-samaa? – chiese, allungando volutamente il nome del suo padrone con fare civettuolo – Qui sento puzza solo di anime e shinigami… non è che siamo finiti nel Rukongai e il nostro animaletto ha sbagliato mira… di nuovo?!”
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Arrancar, Nuovo personaggio, Sosuke Aizen, Urahara Kisuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

- Conspiracy -


 
Il ragazzino sconfisse il torpore che ormai lo attanagliava da troppe ore e aprì gli occhi. A stento ricordava persino chi fosse e pian piano prese a ricordare di chiamarsi Koji, di essere un orfano senzatetto, cresciuto per i bassifondi dei Void Territories finché non aveva sentito la terra tremare. Da lì in poi i ricordi si erano fatti confusi. 
Ricordò di aver visto i membri del Comando Medico circondarlo mentre un signore con la faccia cordiale lo stava curando. Si era addormentato e poi nel dormiveglia gli era parso di vedere un altro uomo portarlo da qualche parte… era notte forse… oppure non aveva aperto abbastanza bene gli occhi per rendersi conto di che ore fossero. Di certo non si era reso conto che quel misterioso individuo lo aveva portato nel suo luogo di riposo attuale: un grosso cilindro di vetro riempito di liquido violaceo in cui si trovava immerso.  
Koji, in condizioni normali, avrebbe lottato, si sarebbe dibattuto in quel liquido e forse avrebbe avuto abbastanza forza da rompere il vetro che lo rinchiudeva. Non l’aveva mai detto a nessuno dei suoi compagni senzatetto, ma aveva delle buone abilità spirituali, tanto che il suo sogno segreto era quello di entrare a far parte del Comando Militare. Ma qualcosa in lui non funzionava come avrebbe dovuto. Si sentiva terribilmente debole, assonnato e stanco, incapace anche solo di emettere un lamento. Si sentiva talmente stanco da non essersi neanche reso conto che una maschera gli copriva la bocca e il naso, permettendogli di respirare aria e chissà quale altro medicinale anestetico, e che aveva vari cavi e sensori attaccati su tutto il corpo. 
In condizioni normali il povero e giovanissimo Koji, anonimo ragazzino senzatetto dei Void Territories, si sarebbe accorto che qualcuno lo stava drenando di tutta l’energia spirituale che il suo piccolo corpo riusciva a produrre. Eppure, il giovane orfano qualcosa riuscì a percepirla: una voce… no, anzi, due voci! 
Strizzò gli occhi, resistendo all’impulso di chiuderli e tornare a dormire, e vide attraverso il liquido e il vetro due figure, indistinte e confuse, che dialogavano piuttosto animatamente. Un uomo avvolto in una larga veste e una donna dai lunghi capelli. Per quanto si sforzasse, Koji non riusciva a mettere a fuoco i due individui, né riuscì a capire se quell’uomo o quella donna fossero stati i suoi rapitori. Quello che però riuscì a fare, straordinariamente, fu sentire le loro voci. 

“Avevi detto di avere la situazione sotto controllo…” disse la voce femminile, tra lo stizzito e lo strafottente. 

“Anche tu mi avevi assicurato che il tuo corvo era sotto controllo, invece sembra stia cadendo a pezzi e quei maledetti squarci si aprono ovunque! Posso fare ben poco per tenere nascosti dei grossi portali per mondi oltre il nostro che generano terremoti!” disse una voce maschile amara e velenosa eppure melliflua. 

“Quegli squarci presto ci porteranno al prossimo stadio del nostro piano, abbi fede. Ti ho mai deluso?” chiese la donna, con tono quasi seducente, ma il suo interlocutore fece un verso di disappunto. 

“No, ma non mi avevi mai parlato del tuo piano espansionistico. Pensavo volessi il tuo piccolo mondo, il tuo piccolo regno perfetto dove tu sei la dea benevole e misericordiosa e dove tutti ti acclamano…”

“Sembra quasi tu mi ritenga eccessivamente vanitosa! O forse vuoi lusingarmi, sciocchino?”

Al tentativo di spezzare il momento di nervosismo della donna, l’uomo rispose con evidente nervosismo: “Apprezzo ciò che mi hai permesso di fare e mi sembra di averti ripagato abbondantemente, mettendo su tutta questa copertura… ma ora coinvolti nell’indagine ci sono due dei capitani più petulanti e sospettosi che si possano trovare negli annali dei Void Territories, per non parlare dei loro sottoposti. Dobbiamo agire in fretta e con cautela allo stesso tempo se non vogliamo farci scoprire prima del tempo”

La donna rise: “Tranquillo, ho già mandato alcuni miei fidati alleati a sistemare la faccenda… tutto sembrerà un incidente!”

“Chi hai mandato? – chiese l’uomo, prima di sospirare – Aspetta, hai mandato quei tre che hai raccattato in una delle tue gitarelle nei portali del corvo?!”

“Sono originari di quei mondi… non desteranno sospetti!”

“Sono tre buoni a nulla! Le loro abilità sono quasi ridicole! Tranne quello che spara frecce, forse…”

La donna rise: “Ma li ho coltivati io, e con loro hanno i miei ferormoni… i loro poteri sono più che sufficienti per schiacciare qualche shinigami o arrancar di questo piccolo mondo pacifico… non siete temprati nella battaglia come noi, cresciuti tra gli intrighi di Aizen e i complotti della Soul Society!”

“Come se qui nei Void Territories non ci fossero combattimenti e follie… hai mai pensatoi che le tue gitarelle nostalgiche nei mondi da cui provieni potrebbero aver arrecato danni alla barriera che proteggeva il nostro mondo? Tra l’altro, ogni volta che torni da quei viaggi, o ti porti dietro qualche buono a nulla, oppure tiri fuori dalle tasche altri di quei… globi…”

“Sono Pseudo-Hogyoku… ho saputo che il mio precedente maestro ne ha perfezionato solo uno… ma poche anime bastano per creare uno di quei giocattolini. E quei giocattolini, pur infinite volte più deboli del vero Hogyoku, bastano per sostenere il mio dolce corvo… ancora per un po’, quanto meno!” disse la donna, soddisfatta di sé stessa. 

“Per non parlare che ogni volta che ne consumi uno, i tuoi poteri sembrano farsi sempre più insidiosi… ti fornisco un sacco di batterie viventi di reiatsu, eppure tu sei sempre più ingorda di anime e di potere”

La donna rise: “Se bella vuoi comparire…”

L’uomo sospirò, avvicinandosi al cilindro di Koji: “Quindi sei disposta a sacrificare altre vite del tuo regno, Neri Za? Non volevi essere una dea amata?”

Koji, impaurito, si guardò attorno, notando come attorno a lui ci fossero decine di altri cilindri con altrettante persone al loro interno, ma forse il panico lo rese più vulnerabile a qualsiasi cosa lo tenesse intorpidito perché, ben presto, gli occhi si fecero troppo pesanti da tenere aperti e il sonno vinse sulla sua paura.

“Una dea, per essere amata deve essere anche temuta… e lo sterminio degli innocenti non è forse il modo migliore per farsi temere?”

La risata, maligna e perversa, della donna echeggiò nelle orecchie di Koji mentre il sonno si impadroniva di nuovo della sua mente. In cuor suo, il ragazzo, pur temendo la morte, desiderò di non svegliarsi mai più. Quella risata gli aveva gelato l’anima. 


 
[…]



Il laboratorio del fu Octava Espada era ridotto ad un cumulo di macerie impolverate, ma Aya aveva trovato un computer ancora funzionante seppellito sotto un muro crollato e in quel momento cercava disperatamente di rimettere parte del laboratorio in sesto collegando cavi presi apparentemente a casaccio da ogni parte di quel grosso ambiente distrutto. 

“Non abbiamo trovato ancora nessuno, tra gli arrancar, interessato a prendere il posto di scienziato qui a Las Noches… e chi si avvicina tendenzialmente viene dissuaso dai lealisti di Aizen… quindi il laboratorio di Szayelaporro Granz è rimasto un cumulo di macerie, così come si è ridotto circa tre anni fa” spiegò Nel a Setsuna e Regina che, completamente all’oscuro delle azioni della compagna, stavano lì ad aspettare che finisse i suoi tentativi. 

“Ehi, per caso vuoi una mano?” chiese Regina, osservando che Aya stava strisciando letteralmente sotto un grosso pezzo di parete crollata con due cavi in bocca e una sorta di chiave inglese nella mano destra ma l’arrancar dei Void Territories, facendo un passo in avanti per accorrere dall’amica, andò a sbattere contro una barriera di Kido. 

“Aya è famosa per la sua voglia di… lavorare da sola, Regina – le disse, un po’ scocciata, Setsuna – Un sacco di intrusi non autorizzati nel suo laboratorio, ovvero dei poveri colleghi che passavano di lì, sono andati a sbattere contro le sue barriere… o peggio, hanno fatto scattare alcune delle sue trappole”

“Continuo a ripetere da allora che le mie trappole e le mie barriere di esclusione sono totalmente innocue e che a me piace lavorare da sola” disse, arrancando un po’, la scienziata, strisciando del tutto dietro al frammento di muro. 

“E noi continuiamo a ripeterti, Aya, che se dieci tuoi colleghi rimasti bloccati in una scatola di kido per dieci ore vengono a lamentarsi addirittura al Comando Affari Segreti perché pensano che tu li voglia uccidere tutti asfissiandoli nella suddetta scatola, la cosa non è poi tanto innocua!” rispose Setsuna, sempre più scocciata. 

“D’accordo… d’accordo… però lasciatemi lavorare sola, ok? Penso meglio se non ho germi nelle vicinanze!” disse la scienziata, facendo capolino. 

“Ehi! Ma io mi lavo!” esclamò Regina, un po’ avvilita. 

“Lasciala perdere… fa così con tutti. Facciamole fare il suo lavoro” le disse Setsuna, dandole delle pacche sulla spalla e facendola allontanare dalla barriera. 

“Meglio lei del nostro scienziato, lui era ben più… inquietante…” commento, divertita e imbarazzata, Nel, massaggiandosi di nuovo la maschera danneggiata per poi girarsi di scatto quando un monitor crepato sulla parete alle sue spalle si accese con un inquietante rumore statico. 

“Ce l’ho fatta! Ho ripristinato la corrente! Ho l’accesso ai suoi dati! Che laboratorio affascinante!” urlò soddisfatta Aya, scattando fuori dal buco tra i detriti in cui si era infilata e correndo verso una tastiera che aveva recuperato dalle macerie e aveva collegato ai computer. Setsuna, Regina e Nel rimasero a guardarla mentre digitava cose sulla tastiera e numerose finestre si aprirono, per poi rimanere tutte di stucco quando di fronte a loro apparve una schermata intitolata: “VOID TERRITORIES”. 

“Aya… - Setsuna esitò – è un file che hai portato tu o…?”

Aya digitò qualcosa e altre finestre si aprirono, mostrando una prima sequela di finestre piene di informazioni generiche che terminarono di aprirsi quando, all’improvviso, apparve un’ultima finestra con scritte color rosso fosforescente che recitavano: “File criptato - inserire password”

“La maggior parte delle informazioni sono bloccate, ma no, non sono dati miei… sono dati sui Void Territories, su casa nostra. Ipotesi, dati raccolti e rilievi… chiunque fosse l’autore di questi file, questo Aizen… è stato nei Void Territories e ha raccolto dati. Tanti dati…”

“Aizen non è il tipo che invocavano gli arrancar qui fuori? Avete detto che governava qui un tempo, no?” chiese Regina, grattandosi il mento. 

“Aizen è un criminale pericoloso, ha monopolizzato Hueco Mundo per i suoi esperimenti e ha quasi distrutto un’intera cittadina per fare suo il ruolo di Re degli Spiriti… – disse Nel, quasi imbambolata – che avesse visitato i Void Territories neanche mi sorprende. Aizen aveva segreti che nessuno ha mai scoperto…”

“Questo Aizen è ancora vivo?” chiese Setsuna, facendo impallidire Nel. 

“Aizen è vivo ed è stato incarcerato per l’eternità… ha raggiunto un livello di potere tale da costringere gli shinigami a tenerlo sigillato nella prigione più profonda e terribile del loro mondo. Di più non so dirvi, sono segreti della Soul Society a cui, per ragioni ovvie, non abbiamo accesso, mi dispiace” disse Nel, con un leggero inchino. 

“Allora torniamo nella Soul Society e interroghiamolo per bene!” disse Regina, facendo scrocchiare le dita della mano destra per poi stringerla in un pugno. 

“Non ci permetterebbero mai di farlo. Capisco la fiducia, ma io non permetterei a degli alieni di mettere piede in una prigione di massima sicurezza per interrogare qualcuno di così pericoloso…” commentò Setsuna, scuotendo la testa. 

“La quantità di dati è ingente – commentò Aya – probabilmente tutto quello che c’è da sapere su quanto questo Aizen ha raccolto è qui, ma non ho i mezzi per decriptare tutto. Devo trasferire questi dati sul mio dispositivo portatile e poi portarli dal capitano, lei saprà cosa fare. Ma ci vorrà tempo, forse alcune ore”

Setsuna sospirò e rabbrividì appena: quell’ulteriore attesa non sarebbe stata accolta con particolare gioia dall’Alto Comandante: “D’accordo, andiamo ad avvisare la Comandante Uminojoo. Aya, tu cerca di fare il più in fretta possibile”

“Farò quel che posso” concluse laconica Aya, troppo concentrata su ciò che vedeva sullo schermo mentre le sue mani, quasi avessero mente propria, armeggiavano con un dispositivo rettangolare che stava collegando al computer di Szayeaporro con una coppia di cavi. 

“Uminojoo-sama al nostro ritorno ci farà fare il servizio di gestione del traffico per due mesi dopo tutte le iniziative di oggi…” disse, quasi sconfidata, Regina, seguendo Setsuna fuori dal laboratorio. 

“Già, ma forse grazie a queste informazioni potremo dire di avere ancora delle strade invece che un cumulo di macerie” le rispose Setsuna, afferrando il dispositivo di comunicazione dalla tasca del pantalone. 

“Setsuna-san…”

“Dimmi, Regina”

Regina inspirò, quasi a voler raccogliere le forze: “Voi degli Affari Segreti vi siete mai accorti dell’arrivo di questo Aizen?”

Setsuna scosse la testa: “Ci sono stati eventi strani che non abbiamo mai capito fino in fondo, forse ricollegabili, col senno di poi, a questo criminale. Ma no, non ci siamo mai accorti di nulla…”

“Se allora non ci siamo mai accorti di Aizen e dei suoi viaggi nel nostro mondo…” Regina esitò e non terminò la frase. Tuttavia, fu Setsuna a farlo: “Quanti altri viaggiatori sono arrivati nel nostro mondo passando inosservati? Questa è la tua domanda?”

Regina ringhiò piano: “Scusami… Kaji dice sempre che devo imparare a fare le domande giuste, anche quando sono scomode… è quello che fa un bravo investigatore… è come lavoriamo nel nostro Comando”
“È indubbiamente una domanda giusta e molto scomoda…”

“E ha una risposta? So che voi agli Affari Segreti dovete, insomma, mantenere i segreti ma…”

Setsuna, che nel frattempo aveva continuato a camminare per i corridoi bui di Las Noches, si fermò, facendo di conseguenza fermare anche Regina che la stava seguendo, si voltò quindi verso l’arrancar e le sorrise: “No, purtroppo non ha una risposta. E questa è una cosa che mi fa andare in bestia…”

Regina sorrise: “Beh, almeno siamo tutte sulla stessa barca..scopriremo qualcosa da quei dati, ne sono certa!”

Setsuna ridacchiò: “Lo spero, perché se non troviamo niente, Uminojoo-sama ci metterà per davvero a dirigere il traffico per due mesi!”

E la capitana, deglutendo nervosamente, avviò la chiamata, preparandosi a riferire i nuovi sviluppi all’Alto Comandante. 



 
[…]



Setsuna scattò in avanti, quindi scartò di lato, abbassandosi per evitare la lama inesistente che in quei movimenti di allenamento la sua mente immaginava volesse colpirla alla testa. Evitato l’immaginario attacco fatale, diede un calcio basso, roteando su sé stessa, per atterrare l’ipotetico nemico, spiccò un salto e conficcò la lama della sua zanpakuto, rigorosamente non risvegliata, nel pavimento di quel largo androne adiacente ai laboratori di Las Noches che si era scelta per sgranchire le ossa mentre aspettava che Aya terminasse il suo lavoro. 
La chiamata con l’Alto Comandante era stata molto breve, anche se ciò non significava che il Comandante Uminojoo fosse felice dell’ennesima iniziativa. Le informazioni promesse, però, le avevano fatto gola abbastanza per dare il permesso al gruppetto di tre donne dei Void Territories di rimanere in quel mondo probabilmente ostile per ancora qualche ora. 
Dopo un paio di ore di attesa però, era risultato chiaro sia a Setsuna che a Regina che Aya non stesse avendo vita facile nell’estrazione di quei dati e che aveva bisogno di molto più tempo di quanto pronosticato, cosa che automaticamente si sarebbe presto tradotta in un’attesa sproporzionatamente lunga e priva di cose da fare. Per ingannare il tempo, Setsuna aveva dato il permesso a Regina di perlustrare un po’ i dintorni all’esterno di Las Noches, facendo attenzione a non allontanarsi troppo; lei invece sarebbe rimasta nelle vicinanze del laboratorio per qualsiasi evenienza. 
Regina quindi era andata a fare due passi mentre lei aveva deciso di fare qualche movimento di allenamento per capire meglio la sensazione di inquietudine che sentiva scorrerle nelle vene. Era venuta a patti col suo hollow interiore e con le manifestazioni più violente della sua zanpakuto infusa di potere nuovo ormai diversi anni prima. Il potere della maschera era sotto controllo… e lo era anche in quel momento, pur avendo forzato i movimenti, lasciando più libera la furia. Eppure, l’aria di quel mondo le aveva fatto sorgere dubbi sul suo essere in controllo. 
Quello era il mondo degli hollow, fatto letteralmente per e forse anche dagli Hollow. L’aria era così carica di energia spirituale che quella dei Void Territories e della Soul Society, a confronto, era molto più simile in paragone a quella del mondo umano. Forse era per questo che il sangue hollow le ribolliva nelle vene, quasi stesse esultando per essere tornato a casa. Però, per fortuna, non aveva perso il controllo. 
Tirò un grosso sospiro di sollievo mentre eseguiva un altro paio diposizioni e simulazioni di attacco prima di rinfoderare la spada. Non le era troppo congeniale sentire quella maggiore “pressione” del suo lato hollow, però capito che ciò non avrebbe inficiato sulle sue abilità e, soprattutto, sulla sua capacità di autocontrollo poté considerarsi, tutto sommato, più a suo agio. 
Tutta quella maggiore sicurezza crollò all’istante quando, alle sue spalle, sentì un fortissimo rumore simile ad un fragoroso scoppio seguito da due reiatsu che sembravano stessero scontrandosi: una apparteneva ad Aya, ma l’altra… sembrava appartenere ad uno shinigami sconosciuto. 

“Merda…” disse Setsuna, scattando verso il laboratorio mentre un urlo riempiva l’aria immobile di quel corridoio: “QUESTO VIENE CON ME, E TU NON PUOI PROPRIO FARCI NIENTE, PUTTANA!”


 
[…]



Lyuka si era infiltrata con estrema facilità nelle sale di Hueco Mundo, complice anche la sommossa che aveva visto sedare dalle tre donne provenienti dai Void Territories. Gli identikit fornite a lei e ai suoi due compagni di malefatte da Neri Za le aveva permesso di riconoscere i suoi obiettivi, ma come stabilito avrebbe dovuto agire con calma. Ed infatti si era presa lei l’enorme responsabilità di uccidere, silenziosamente, tutte e tre quelle sciacquette invadenti. 
I suoi due gregari non avevano però la stoffa per occuparsi delle cose in maniera silenziosa, quindi, impostasi come capo di quella spedizione, aveva dato loro ordine di appostarsi ai confini dell’enorme palazzone per fornirle supporto in caso di fuga o di qualche incidente non previsto. Assassinare quelle tre ragazzine inesperte e boriose non sarebbe stato un compito difficile… ma contro quelle maledette maggiorate e il loro schiavetto che governavano Hueco Mundo dopo la sconfitta di Aizen non avrebbe avuto chissà quali possibilità. 
Doveva essere silenziosa, rapida e letate… la sua vera specialità.
Con la sua fida zanpakuto rilasciata in mano, Direpis, Lyuka aveva usato la tecnica in cui eccelleva di più e si era infiltrata, indisturbata, a Las Noches. Qui aveva seguito le tre fino ai laboratori di Szayelaporro e aveva visto i dati compromettenti che Neri Za aveva categoricamente ordinato non dovessero essere mai recuperati da quelle donne qualora Aizen li avesse conservati. Nel laboratorio erano in quattro, i suoi tre obiettivi e la maggiorata dai capelli verdi che faceva tanto l’innocentina. Avrebbe potuto colpire, ma attese che la situazione fosse favorevole, come ben presto sarebbe diventata. 
Neliel, l’arrancar dai capelli verdi, andò via e ben presto anche le altre due ragazzette dei Void Territories si erano allontanate, prese dalla noia e dopo che una di loro aveva rimediato una violenta craniata contro una barriera magica eretta dalla shinigami dai capelli violetti.

“Quella maledetta – aveva detto fra i denti Lyuka – con i pantaloncini e i vestiti attillati che si atteggia pure con le colleghe… meno male che almeno quella troietta che se la crede così tanto le ha ordinato di togliere la barriera! Quanto mi divertirò a farla a pezzi…!” 

La shinigami si leccò le labbra e poi la lama del coltello in cui si era trasformata la sua zanpakuto nel momento del rilascio, fissando Aya che lavorava sul pc completamente assorta. 
Passarono i minuti e quando finalmente Lyuka non sentì più le voci delle altre due all’esterno dal laboratorio, decise di fare la sua mossa. Molto, molto lentamente si allontanò dall’angolino in cui si era nascosta, forte del potere della sua zanpakuto e stringendo in mano l’elsa di quel coltellaccio, con gli occhi fissi sull’obiettivo ignaro che nel frattempo lavorava alacremente. 

“Sei mia, cretinetta… SEI MIA!” ululò infine Lyuka, a pochi passi dalla sua vittima, spiccando un salto e tirando indietro il braccio per fendere con il suo coltello-zanpakuto. 

Aya, pigramente, si voltò verso l’origine dell’urlo folle e l’aria si riempì del sinistro tonfo di un cranio contro il muro di energia dorata che apparve all’impatto. Aya per un secondo ringraziò il caso che l’aveva portata, sicuramente contravvenendo alla volontà delle sue compagne, a creare un’altra barriera attorno a lei, così come era sempre solita fare quando era troppo concentrata sul lavoro, e con interesse vede comparire di fronte a sé, prima a chiazze e poi per intero, la figura della sua assalitrice. 
Era minuta e dalla silhouette sinuosa, vestita con una tenuta particolare composta da giacca e pantaloncini di pelle scura, guanti di cuoio imbottiti e una sorta di pantacollant di un colore marrone leggermente più chiaro, con cinghie e toppe di cuoio sulle cosce e attorno ai piedi, a simulare delle scarpe. In mano aveva un lungo pugnale affilato che brillava di energia verdognola, come versi erano i capelli, corti e contenuti da una fascia marrone. Aya fissò la ragazza alzarsi, lamentandosi, scuotendo una treccina che aveva sul lato del viso e una vistosa coda di camaleonte in quella che sembrava gomma o cuoio legata alla cintola. 
Gli occhi dorati di quella stramba assalitrice si fissarono sulla barriera mentre scuoteva le braccia e menava fendenti per aria. 

“Non ci credo! Hai creato di nuovo questa maledetta barriera!? Ma che schifo di ragazza sei!? Le tue amichette saputelle ti avevano detto di non farlo!” urlò Lyuka, ricomparsa del tutto di fronte al suo avversario. 

“Eri invisibile… e hai una coda da camaleonte come parte del tuo vestiario… suppongo che la tua abilità sia quella di camuffarti e renderti invisibile. La tua arma è un coltello, ma emana Reiatsu… quindi sei una shinigami con una zanpakuto dai poteri camaleontici… interessante…” disse Aya, che aveva preso il suo scanner per trarre dati dalla sua avversaria oltre la barriera. 

Lyuka divenne rossa fosforescente e urlò a squarciagola: “COME OSI ANALIZZARMI, TROIA?! IO SONO QUI PER SBARAZZARMI DI TE!” e quindi sbatté la lama della sua zanpakuto contro la barriera, danneggiandola leggermente ma senza romperla. 

Aya continuò ad osservare imperterrita il suo scanner e alzò un sopracciglio: “Mmmmh… la tua transizione è davvero riuscita bene, non avrei mai pensato tu potessi essere stata un uomo, in passato… chiunque ti abbia assistito è stato un bravo dottore, ma hai ancora qualche orm…”

Lyuka, appena capito che la shinigami aveva capito il suo piccolo segreto, urlò di rabbia, tese la mano libera e gridò: “Hado #31: Shakkaho!”

L’onda di energia cremisi invase la stanza e si infranse con forza smisurata, complice anche l’estrema vicinanza della mano che lanciava l’incantesimo, contro la barriera, finalmente infrangendola. Aya, allarmata, riuscì comunque a sentire il suono di avvenuto trasferimento dei file dal computer alla sua periferica di archiviazione di massa, staccandola prontamente dal sistema e stringendo quella scatoletta nera tra le braccia. Le fiammate residue dello Shakkaho la colpirono sulla schiena, ustionandola in maniera lieve, ma la memoria era salva. 

“Tu, sporca puttana ficcanaso… - Lyuka emerse dal fumo che aveva invaso la stanza, il viso contorto in una smorfia assassina – Prima mi giudichi, pur essendo una pervertita che finge di fare la scienziata con i tuoi shorts e le gambe belle scoperte, poi fai pure il sacrificio di difendere quelle informazioni… IO TI FACCIO A PEZZI! DŌBUTSU NO FUKASHI-SEI!”

Lyuka sparì in pochi istanti e Aya si rialzò, estraendo la spada e preparandosi a combattere, ma la shinigami avversaria le apparve alle spalle senza che Aya potesse anche solo percepirla. Fu solo un poco saggio urlo di frustrazione a tradirla e Aya ebbe il tempo di parare il colpo molto fortunosamente con la spada non ancora rilasciata, sbilanciandosi terribilmente e facendo cadere l’unità di memoria. 

Lyuka, capito di aver perso il vantaggio, prese l’iniziativa: senza i dati di Aizen, quelle tre non avrebbero scoperto nulla. Scattò in avanti, passando sotto il braccio teso di Aya, ancora sbilanciata, e raccolse al volo la piccola scatola nera, per poi allontanarsi con un breve shunpo. 

“QUESTO VIENE CON ME, E TU NON PUOI PROPRIO FARCI NIENTE, PUTTANA!” ululò Lyuka, per poi scattare fuori dalla porta. 

“No! Bakudo #9: Horin!” urlò Aya, allungando un indice e producendo da questo una catena di energia arancione che si diresse verso la caviglia di Lyuka. Ma quest’ultima sorrise e mentre veniva afferrata dal bakudo, spariva nel nulla. 

“Brava scienziata del cazzo, hai afferrato solo una mia immagine riflessa! – disse trionfante Lyuka, ricomparendo più in avanti: “Direpis: Daburukopī! Non riuscirai mai a….”

Un braccio teso la prese in pieno, facendola caracollare in avanti, ma eseguì una capriola e riprese a correre in avanti: “MERDA, L’ALTRA PUTTANA DEL COMANDO MILITARE! DABURUKOPI!”

Lyuka sparì per poi riappire sdoppiata in qualche frazione di secondo davanti agli occhi increduli di Setsuna che, sorpresa dalla velocità di ripresa dell’intrusa misteriosa, rimase un attimo imbambolata a fissarla. 

“Capitano Hayashi! Ha rubato i dati! Inseguila!” le urlò Aya, arrivando correndo su gambe ancora troppo malferme per i colpi subiti e le esplosioni. Setsuna non esitò un secondo e, voltando la testa verso l’avversaria e il suo clone illusorio, fece il suo primo shunpo, pronta a raggiungerla. 










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Mi dispiace, ma questo capitolo continiene un linguaggio particolarmente volgare! Purtroppo Lyuka è stata concepita esattamente come l'avete letta, dai..sarebbe stato un peccato metterle così tante censure! 
A parte gli scherzi, come vi è sembrato il capitolo? Qui vediamo l'arrivo di un personaggio particolare, al di là del carattere, Lyuka vuole rubare i dati relativi ai Void Territories e non sembra intenzionata andarsene via senza aver ottenuto quello che vuole. Come proseguirà quindi la storia? v_v e chi lo sa..
Grazie infinite a chi ha letto la nostra storia, a chi le ha semplicemente dato un rapida occhiata e a chi ha recensito facendoci sapere la sua opinione <3.

 
 
   
 
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