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Autore: ChiiCat92    02/10/2021    0 recensioni
[...] "Da qualche parte nel fondo del mio cervello rimbomba la parola “finalmente”, cerco di non farla emergere nella parte cosciente dedicata al lavoro, per non sentirmi un mostro egoista. Vorrei non provare sollievo, vorrei non sentirmi più leggera man mano che la stanza si svuota." [...]
Questa storia partecipa al Writober organizzato da Fanwriter, pumpINK list, prompt "Chiudere"
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultimo scatolone è pieno di libri. Quasi pieno di libri. Ce n’è ancora qualcuno sulle mensole vuote e storte. Anni di carico esagerato le ha piegate verso il basso e solo adesso mi accorgo di quanto siano lì lì per cedere. 

Il prezzo da pagare per nutrire la mente.

Mi rigiro tra le mani gli indecisi, quei libri che non voglio lasciare qui ma che non voglio neanche portare nella casa nuova. Doppioni, più che altro, che Nadia porta con sé da casa sua. Non mi costringerebbe a scegliere, anzi, si è già offerta di lasciare le sue copie per tenere le mie, dato che sa quanto la mia collezione sia importante per me. Eppure non sono sicura.

Ho le dita intorpidite e la schiena dolorante per il lavoro di cernita e inscatolamento, ormai vado avanti da ore.

Più di duemila volumi catalogati e imballati in scatoloni pronti a partire: letteralmente tutta la mia vita.

Vedere le mensole vuote non mi provoca l’emozione che speravo. Non sono triste, né nostalgica, né sull’orlo del pianto. Mi sento sollevata.

Da qualche parte nel fondo del mio cervello rimbomba la parola “finalmente”, cerco di non farla emergere nella parte cosciente dedicata al lavoro, per non sentirmi un mostro egoista. Vorrei non provare sollievo, vorrei non sentirmi più leggera man mano che la stanza si svuota.

Nell’armadio non c’è più niente da un pezzo, le mensole pendono verso il basso, sul letto non ci sono più coperte, persino i peluche sono stati imbustati. Non c’è quasi più niente di me qui dentro, e non è strano, non è triste, è bellissimo.

Lo tengo, ho deciso: li tengo tutti. Deciderò dopo, a casa con nadia, che cosa voglio farne dei doppioni. Non devo lasciare niente, cancellerò le tracce del mio passaggio come se qui non ci avessi mai vissuto. Niente oggetti, niente ricordi, niente sofferenza. Nessuno ha più potere su di me, né le lacrime di mia madre, né le suppliche di mio padre, né le continue richieste di tornare a Natale, tornare a Capodanno, tornare. Non ho più nessuna ragione di tornare, il senso di colpa finalmente si è zittito.

Ripongo gli ultimi libri nello scatolone e prendo il nastro adesivo per chiuderlo. Una bella striscia scura, tutta d’un pezzo, con il pennarello nero scrivo sul fianco “LIBRI 5/5”. Peserà un quintale ma io non mi sono mai sentita così leggera.

Vado in cucina per un meritato caffè, dentro di me bruciano mille soli di felicità, mia madre mi osserva da sopra gli occhiali.

« Finito? » 

« Sì. » non vedevo l’ora di dirlo. Lei però piange. È ancora convinta di essere stata una brava madre, di aver fatto il meglio e tutto il possibile per noi, soprattutto per me, la sua primogenita, la sua figlia più fragile. L’inutile appendice della sua vita fallita che ha scelto una strada diametralmente opposta alla sua. 

Le sono grata di una cosa, certo, di avermi fatto capire quali errori non fare e come non diventare. Sono una persona migliore, sono una persona forte, checché ne possa pensare lei.

« Ho chiuso l’ultimo scatolone. » dico. Mi siedo a tavola, giro il caffè, lo addolcisco con le lacrime disperate di mia madre. Potrebbe dirmi ancora una volta che non devo andare, o che non c’era bisogno di svuotare la mia stanza, che sarei sempre stata a casa lì, ma sarebbero tutte menzogne: questa non è più casa mia da anni ormai. Mi chiedi come sia possibile che nessuno se ne sia accorto. Eppure sembrava abbastanza chiaro. Forse le richieste d’aiuto vanno fatte con cartelli luminosi e bandiere colorate, non con contratti di lavoro firmati dall’altra parte della nazione. 

« Sei sicura…? » tenta mia madre, quasi mi dispiace scattare su di lei come una tagliola, con la stessa rapidità e provocando lo stesso dolore.

« Sì, anche se non lo fossi ho già firmato il contratto, e comunque ho inscatolato tutto, sarebbe un po’ tardi per farsi venire i dubbi, non credi? » 

Non mi pento del tono che uso, e l’espressione di mia madre non mi tocca più di tanto: è un punto in una frase e io sono già andata a capo.

« Tra poco arriva il furgone, così gli scatoloni possono partire e...niente. » mi stringo nelle spalle. Niente, niente davvero. È finita.

Questo capitolo della mia vita è chiuso, definitivamente.

« Sono orgogliosa di te. » dice lei, lacrime scivolano sul viso con impeccabile simmetria. 

È facile non crederci quando per tutta la vita mi sono sentita dire il contrario ma per fortuna le sue emozioni non possono più manipolarmi.

Annuisco, credo, perché sono troppo concentrata a pensare alla nuova vita che mi aspetta, lontano da lei, dall’infelicità di quella casa e quelle persone.

Mi scorre addosso il discorso di incoraggiamento che mi fa mia madre, perché è qualcosa che avrebbe dovuto dirmi dieci anni fa e che adesso non ha più alcun valore e lascio che il tempo sia scandito solo dal conto alla rovescia per la partenza.

Quando arriva il furgone non mi faccio neanche aiutare per caricare gli scatoloni, ho fretta.

Via, via, l’elettricità in corpo mi fa tremare.

Stringo la mano all’autista, gli dico l’indirizzo di consegna, lo sapeva già ma capisce la mia ansia scoppiettante, poi torno in casa solo il tempo necessario per prendere chiavi, giacca e borsa.

E per abbracciare mia madre. O sarebbe giusto dire per subire il suo abbraccio.

Seguono raccomandazione di rito che come le norme di sicurezza sull’aereo vengono semplicemente ignorate, poi lascio quella casa.

Mi chiudo la porta alle spalle.

Davanti a me si apre la strada per il futuro.


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The Corner 

Un piccolo, piccolissimo, frammento di vita quotidiana, la vita di una persona che lascia per trovare, che parte per tornare. 
Ancora una volta è una sorta di flusso di coscienza, misto a ricordi ed eventi che stanno succedendo o sono successi.

Chii
   
 
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