Riven non è un bravo ragazzo. Non è bravo a scuola, e nemmeno nei rapporti sociali. Non gli interessa, qualsiasi cosa sembra dargli noia. Non è un bravo ragazzo, è aggressivo e tende a rifiutare chiunque. Non gli piace leggere, né disegnare. Non gli piacciono i posti affollati e i pranzi in famiglia.

Riven non è un bravo ragazzo, e questo tutti lo sanno. 

Ma non è neanche cattivo, e questo nessuno lo sa.

Non sanno che gli piace il vento sulla faccia e tra i capelli, durante i suoi giri in moto, non sanno che fuma erba di nascosto e che ama il profumo e il rumore della pioggia, che ascolta da dietro la finestra della sua camera, in silenzio. Non sanno tante cose di lui, che è timido, ad esempio, che ha il terrore del rifiuto.

Riven è rotto, come dice il suo stesso nome. Si è rotto in mille pezzi e nessuno ha avuto la premura di aggiustarlo. Ha raccolto i cocci di se stesso tra le mani e ci ha fatto quello che poteva: andare avanti. Si è spezzato così tanto tempo fa che non ricorda nemmeno cosa sia stato a distruggerlo. Sa soltanto che a volte fa male, essere così soli. Soffre ogni giorno, dietro la rigida maschera che ha indossato per proteggersi, ma questo nessuno lo sa. Non lo sanno perchè non vogliono saperlo, o forse perché avvicinarsi sembra troppo pericoloso.

E così ha la nomina di “cattivo ragazzo”, di “ribelle” e “solitario”, quando lui vorrebbe solo urlare che niente gli fa più male della solitudine. La sua forza sarebbe da ammirare, ma nessuno lo fa. Ha una storia che mai è stata raccontata, tragedie alle spalle che sono rimaste non dette.

Riven non è un bravo ragazzo, ed è proprio per questo che il suo nome mi piace così fottutamente tanto.