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Autore: Lum1ya    02/10/2021    0 recensioni
Dopo qualche minuto che scorreva con il pollice la schermata del suo telefono, Will lo posò sul tavolo con il display rivolto verso il basso. Satura di vedere foto dalle vetrine delle meravigliose vite altrui sui social, decise di fare una cosa piuttosto insolita per quel periodo storico, all’alba del 2020 seduta al tavolo di un caffè-libreria: iniziare a scrivere su un taccuino.
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Attenzione: questa storia tiene conto degli eventi del fumetto solamente fino al termine dell’arco del libro di Ludmoore. Per gli eventi successivi si basa sulla fanfiction “Ritorni” di MaxT, che quindi vi consiglio di leggere prima di questa!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Cornelia Hale, Orube, Wilhelmina (Will) Vandom
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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20 anni dopo

Qui trovate questa storia pubblicata anche su AO3.

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Premessa

Questa fanfiction è ambientata circa 20 anni dopo l’inizio degli eventi di W.I.T.C.H. 

Il canone del fumetto è tenuto in considerazione fino alla fine dell’arco del libro di Ludmoore, che termina con la morte di Cedric e il ritorno di Orube a Kandrakar.

Da lì, vengono presi in considerazione gli eventi della fanfiction “Ritorni” di MaxT fino al 2005. 

!SPOILER di “Ritorni”!

In “Ritorni”, Cedric è ancora vivo e riesce a fuggire misteriosamente dal libro di cui è prigioniero per tornare da Orube. Dopo un primo periodo di convivenza pacifica, i due si allontanano per scelta di lei, stanca di non ricevere risposte su cosa sia successo nel libro e sul perché Cedric sia ricoperto di cicatrici sul torso. La verità è che Cedric è stato resuscitato da Phobos, che in passato aveva incantato il libro in modo tale da trasferirvi parte della propria coscienza e il quale progetta di ricostruirsi un corpo e uscire dal libro. Cedric agisce sotto ricatto per lui e svolge varie missioni per ricostruire il suo esercito di sentinelle nel libro. Una volta terminato il compito, Phobos trama di appropriarsi del suo corpo ma Cedric riesce a fuggire e tornare sulla Terra. Non svela a nessuno cosa ci sia nel libro perché Phobos l’ha minacciato di istillare nella mente di Orube dei ricordi - veri o falsi che fossero - che l’avrebbero per sempre allontanata da lui. 

Mentre le Guardiane e Kandrakar cercano di capire cosa stia succedendo attorno a quel libro e quale ruolo abbia una certa Cassandra Smith - una Metamondese che vive sulla Terra da quando era bambina e che crede di poter riscattare la madre consegnando Cedric a Phobos nel libro - Orube si allontana sempre di più dagli interessi di Kandrakar, specialmente da quando ritrova il maestro guerriero Yarr in esilio sulla Terra. Tramite Yarr viene a sapere che il fratello Ipitlos è a capo di un movimento rivoluzionario su Basiliade il cui obiettivo è rendere la società del pianeta, fino ad allora basata sulla distinzione tra la classe dirigente dei Guerrieri e “il resto”, più giusta ed equa anche per “il resto”. 

L’intento di Orube sarebbe quello di ricongiungersi al fratello e aiutarlo nel suo progetto, ma decide di restare a Heatherfield quando dopo varie peripezie il libro viene distrutto e lo spirito di Phobos sembra trovarsi da qualche parte (o nel corpo di qualcuno) sulla Terra.

Eventi dopo Ritorni (2005-2019) - non basati sul seguito di “Ritorni” in preparazione

In questa storia vengono menzionati solo vagamente gli eventi che si susseguono nei quindici anni tra la fine di “Ritorni” e l’inizio di questa storia, che sono totalmente di mia invenzione e non corrispondono con ciò che verrà pubblicato nel “vero” seguito (prendetela come se fosse una fanfiction della fanfiction!). In questa versione degli eventi, gli anni successivi all’uscita di Phobos dal libro vedono le Guardiane ed Elyon impegnate nell’ennesima guerra contro Phobos. Al contempo si assiste presumibilmente ad una guerra anche su Basiliade, che risulta in Ipitlos che riesce nel suo intento ed instaura un “Nuovo ordine”. Cedric e Orube hanno speso buona parte del periodo successivo a Ritorni su Basiliade, dove Orube ha combattuto insieme al fratello e Cedric è riuscito a sbloccare i propri poteri in un tentativo disperato di salvare la vita a Orube in seguito a una ferita fatale. Il resto degli eventi che portano i personaggi a dove sono in questa storia verrà accennato nei capitoli che seguono.
 

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Dopo qualche minuto che scorreva con il pollice la schermata del suo telefono, Will lo posò sul tavolo con il display rivolto verso il basso. Satura di vedere foto dalle vetrine delle meravigliose vite altrui sui social, decise di fare una cosa piuttosto insolita per quel periodo storico, all’alba del 2020 seduta al tavolo di un caffè-libreria: iniziare a scrivere su un taccuino. 

Visti i tempi che correvano, il “taccuino” di Will era in realtà un tablet dal design all’avanguardia, sottile e dotato di penna, che lei stessa aveva contribuito a progettare.

Aprì l’applicazione per scrivere e inizò a buttare giù i suoi pensieri. 

28 Novembre 2019

Caro… tablet. Sono anni ormai che non tengo un diario, ma nelle ultime settimane ho iniziato a sentire il bisogno di mettere ordine nei miei pensieri. 

Il mio nome è Will, ho 33 anni e vivo a Heatherfield da quando ne avevo 14. 

In questo momento mi trovo in un caffè-libreria che conosco da quasi vent’anni. Un tempo era la libreria di Cedric, e dal 2011 è un caffè-libreria gestito da Josh e Ashley. Ci sono voluti alcuni anni di arrancamenti, ma devo dire che da qualche tempo il “Ye olde bookshop” è diventato davvero un must per tutti gli “indie” di Heatherfield.

Ancora oggi mi chiedo cos’abbia spinto Cedric a lasciarla proprio a loro due, ma credo che fosse per affetto nei confronti di Cassandra, che pur essendo tornata nel Metamondo si è sempre preoccupata per i due amici terrestri e per la loro sfortunata carriera dopo gli studi in materie umanistiche. In fondo credo che Cedric e Orube abbiano fatto la cosa giusta cedendo la libreria, dato che ormai erano presenti troppo irregolarmente sulla Terra.

Per di più, prima di cedere l’attività Cedric ha dato sfoggio - più che altro a se stesso - dei suoi ritrovati poteri per rinnovare il locale, includendo la famigerata cantina e il piano ammezzato tra gli spazi commerciali, per trasformarlo appunto in un caffè-libreria come aveva suggerito Orube tanti anni fa. Che fosse o meno l’intenzione di Cedric, la sua opera d’arte magica ha indubbiamente dato un vantaggio enorme a Josh ed Ashley all’inizio della loro attività, quando non avevano le risorse nemmeno per comprare un nuovo sgabello. 

Will sollevò lo sguardo dal tablet per guardarsi attorno e studiare quel locale che le era così famigliare. Era certamente diverso rispetto a come Cedric lo teneva. Will l’avrebbe definito più “shabby-chic” ora. Gli scaffali per i libri erano in realtà cassette di legno da frutta fissate al muro tramite il fondo, mentre alcuni tavoli erano pallet e altri come quello a cui era seduta erano botti di legno. In quel periodo andava molto di moda questo stile, di cui andavano pazzi sia gli studenti universitari che i “forever young”, come Will amava definire chi come lei si rifiutava di accettare il superamento dei trent’anni. Chiaramente Cedric aveva lasciato il pavone dorato là dov’era all’ingresso, dicendo che era una sorta di simbolo di quella libreria da decenni. Will trovava che stonasse un po’ con lo stile del locale e persino con quello di Ashley, Josh e i loro colleghi pieni di tatuaggi e piercing, ma a quanto pareva nemmeno loro volevano toglierlo. 

Ripensandoci, è come se da quando Cedric ha ceduto la libreria a Josh e Ashley, quel momento abbia segnato anche la fine del nostro gruppo, quello delle W.I.T.C.H., le guardiane di Kandrakar.

Di lì a poco non fui più Will, la guardiana del cuore di Kandrakar, ma piuttosto la ex-guardiana incaricata con le mie ex-compagne Irma, Taranee, Cornelia e Hay Lin di seguire le nuove giovani guardiane e partecipare alle riunioni del Consiglio di Kandrakar in cui era necessaria l’esperienza di chi aveva combattuto sul campo.

Durante il nostro ultimo periodo da guardiane le nostre vite private avevano preso il sopravvento sugli impegni di Kandrakar e l’Oracolo se ne era reso finalmente conto, motivo per cui ci aveva proposto questa nuova posizione. Ma le nostre vite private avevano finito per prendere il sopravvento anche sulla nostra amicizia: non avevamo più le nostre battaglie in comune - a volte più contro le imposizioni dell’Oracolo che contro i mostri che ci mandava a combattere - e non fu facile ricordarsi regolarmente di incontrarci per mantenere viva la nostra amicizia.

«Il tuo caffè, rossa!» 

Fu la voce di Josh a distoglierla dal suo fiume di parole. Alto, abbronzato e con un fisico da surfista nonostante i quarant’anni suonati, barba e capelli biondi sempre impeccabili, Josh si avvicinò al tavolo di Will con un vassoio di legno su una mano, mentre con l’altra le porgeva un caffè servito in una sorta di vaso da conserva con il manico. In quel periodo andava molto di moda servire le bevande in quel tipo di contenitore. 

«Grazie, Josh!» disse Will spostando il telefono e il portafogli dal tavolo per accogliere il caffè fumante. 

«E Kevin?»

«Arriva più tardi, ho voluto prendermi un po’ di tempo per ammirarti in santa pace!» civettò lei con il solito tono scherzoso con cui i due fingevano sempre di flirtare. Lui le fece l’occhiolino e passò oltre, andando verso un altro tavolo. Lo facevano anche davanti a Kevin, il fidanzato di Will, che all’inizio era rimasto spiazzato, finché lei non gli aveva spiegato che in quanto donna non era proprio il tipo di Josh. 

Will si sistemò i capelli dietro alle spalle prima di chinarsi in avanti per annusare il profumo del caffè. Ormai i capelli rosso fuoco le arrivavano alla vita e le rendevano l’esistenza piuttosto scomoda, ma non riusciva a trovare il coraggio di tagliarli. Nell’attesa di poter bere il suo caffè incandescente ritornò al taccuino digitale. 

Solo con Cornelia le cose non cambiarono mai per me, ma sapevo che non sarebbe sempre stato così. Ero a conoscenza del progetto di Cornelia fin dal terzo anno di università, qualche tempo dopo la fine dell’ennesima guerra contro Phobos e poco prima che il nostro gruppo iniziasse a sfaldarsi: mentre studiava economia come aveva voluto suo padre, metteva da parte tutto il denaro - piuttosto abbondante - che i genitori le passavano, con l’idea di partire dopo la laurea e dedicarsi a quello che più desiderava al mondo, ovvero scoprire la Terra, il suo elemento. Partì dopo circa due anni dalla laurea, nel 2014, dopo aver lavorato per un po’ in una delle filiali della banca di suo padre per mettere da parte altro denaro per il suo progetto. 

La tecnologia che galoppava in quegli anni consentì al nostro quintetto di rimanere sempre in contatto anche a distanza, grazie alla possibilità dei nuovi programmi di messaggistica di formare delle chat di gruppo. Fino a un anno e mezzo fa, Cornelia ci manteneva più o meno regolarmente aggiornate su cosa facesse e dove fosse, mandandoci foto di paesaggi spettacolari del Sudamerica, dell’Oriente e poi dell’Australia. 

Progressivamente, i momenti in cui Cornelia ci aggiornava erano diventati anche gli unici momenti in cui noi quattro rimaste negli Stati Uniti scrivevamo sul gruppo e ci sentivamo. Altrimenti, ci incontravamo solamente in veste “professionale” nelle riunioni di Kandrakar, senza Cornelia, e talvolta per i compleanni. 

E poi, niente più foto, niente più aggiornamenti. Solamente auguri di compleanno e di Natale. 

Devo ammettere di averci messo un paio di mesi a rendermi conto che non l’avevo più sentita, tanto ero presa come tutte le altre con le faccende della mia vita. Da adulti è così facile lasciar passare dei mesi pensando che siano passati solo un paio di giorni! Non appena me ne ero resa conto le avevo scritto, ma non ricevetti mai risposta. Una spunta blu e basta. Dopo averle riscritto un paio di volte, mi resi conto che non leggeva nemmeno più i messaggi e iniziai a preoccuparmi, quindi contattai la sorella, Lilian. Mi rassicurò che Cornelia stava bene, ma non seppe (o non volle) dirmi altro. 

Ovviamente la mia vita andò avanti per il suo corso, e non era nemmeno così male. Dopo molta indecisione e qualche tentativo su altre strade, ero diventata ingegnera elettronica - un percorso che avevo scelto grazie al mio rapporto “privilegiato” con i dispositivi elettronici, con i quali grazie ai miei poteri potevo comunicare, uno strano potere che mi era rimasto anche dopo aver ceduto il cuore di Kandrakar. Questo mi consentiva di capire più velocemente degli altri il loro funzionamento e, nel caso, anche il malfunzionamento. 

Da anni lavoro per la casa produttrice del tablet su cui sto scrivendo, una delle più grandi aziende al mondo e forse la numero uno in quanto a dispositivi d’avanguardia. Non ci volle molto perché i quartieri alti si rendessero conto delle mie potenzialità, quindi negli anni ho avuto l’opportunità di contribuire alla progettazione di dispositivi dall’aspetto futuristico e sfogare una creatività che non pensavo nemmeno di avere. Il tablet stesso che sto usando è proprio frutto di uno dei progetti a cui ho preso parte. 

Ma la sede era a quasi due ore di treno da Heatherfield e circa due anni fa decisi che mi ero fatta valere abbastanza da poter richiedere un trasferimento alle mie condizioni. 

Mi concessero quindi di lavorare come consulente esperta per i nuovi progetti, cosa che in buona parte potevo fare da remoto. Mi recavo presso la sede centrale solamente in occasione di riunioni o essenzialmente quando avevo voglia di incontrare qualche collega. 

Dicevo di averlo fatto per avere più tempo da spendere con la mia famiglia e per un po’ ne ero convinta anche io. 

Era però chiaro come il sole che volevo anche stare di più attorno a Matt, che nel frattempo era riuscito con molti sacrifici a diventare veterinario e ad aprire un vero ambulatorio là dove c’era il negozio del nonno, assieme ai compagni di studi Helena e Michael. La nostra storia è terminata ufficialmente dieci anni fa e siamo rimasti “amici”, ma a volte mi chiedo se questa particolare amicizia sia stata la causa del fallimento di ogni nostra relazione successiva con altre persone. 

Will posò per un momento la penna bianca che usava per scrivere sul tablet e bevve un sorso di caffè, che ora aveva raggiunto una temperatura compatibile con la vita umana. Con Kevin tutto sommato sembrava procedere piuttosto bene da più di due anni, da quando l’aveva conosciuto tramite una collega. Ma in fondo l’unico motivo per cui con Kevin procedeva serenamente era che lui ignorava consapevolmente l’elefante nella stanza, ovvero il fatto che Will non avrebbe mai fatto il “grande passo” con lui, perché nella sua testa c’era sempre e solo un’altra persona.

Ma non sono qui per parlare di Matt o di Kevin. 

Prima o poi riuscirò a far chiarezza nella mia mente su ciò che voglio, ma in questo momento i miei pensieri sono confusi da un altro avvenimento recente: una settimana fa, mentre ero nell’ufficio che avevo allestito nel mio nuovo appartamento e cercavo di capire cosa non andasse nel prototipo di smartwatch che mi avevano mandato, lo schermo del mio cellulare si illuminò mostrando un messaggio da… Cornelia Hale. 

Era tornata a Heatherfield e chiedeva di vedermi. 

Lì per lì ero talmente eccitata nel vedere un messaggio da parte di Cornelia che mi affrettai a finire di scrivere nei miei appunti ciò che avevo capito finora di quell’orologio per poterle rispondere. Ma mentre finivo di annotare che l’orologio non si sentiva a suo agio con gli angoli dello schermo così squadrati (cosa che avrei ovviamente trasformato in qualcosa di credibile dal punto di vista ingegneristico), progressivamente mi rendevo conto di quanto in realtà ero arrabbiata con Cornelia, che per oltre un anno non si era più fatta viva. 

Per farla breve, alla fine ci incontrammo quel pomeriggio stesso proprio qui, nel caffè-libreria. 

Cornelia appariva molto cambiata: già negli ultimi anni prima di partire aveva ridimensionato di molto il proprio stile “da ricca” e aveva iniziato a preoccuparsi di acquistare capi di abbigliamento presso etichette indipendenti che operavano al di fuori della produzione di massa. 

Ora era quasi come se fosse uscita dagli anni ‘70, con una giacca scamosciata con le frange, una sciarpa enorme probabilmente intrecciata a mano da qualche signora anziana dall’altra parte del mondo, e sotto la giacca una camicia di lino oversize e dei jeans slavati. 

Portava ancora i capelli lunghi, ma intrecciati a spina di pesce e un po’ spettinati. Era evidente che l’ultimo posto in cui aveva vissuto era molto soleggiato, perché era piuttosto abbronzata e i ciuffi di capelli attorno al viso erano così schiariti dal sole da sembrare bianchi. 

Ma non era stato il suo aspetto ad avermi lasciata a bocca aperta quando era apparsa all’ingresso del caffè: no, il fatto è che la mia amica Cornelia si faceva largo tra i tavoli verso di me spingendo un… passeggino! E all’interno del passeggino troneggiava una bellissima bambina dai boccoli biondo chiarissimo e due grandi occhi azzurri come i suoi. 

Ebbene sì, caro taccuino, era proprio questo il “segreto” di Cornelia. 

Elysa, la sua bambina, è nata un anno e mezzo fa in Australia. In altre parole, Cornelia era già incinta quando ancora ci mandava aggiornamenti e foto delle coste australiane - che a pensarci bene non la ritraevano mai al di sotto delle spalle. 

Ero rimasta a bocca aperta nel vederla e non sapevo cosa dire. Cornelia sembrava aspettarsi una reazione del genere, o forse anche peggio, quindi fece tutto da sola e mi raccontò subito la verità, ovvero che Elysa era stata una “sorpresa” e che all’inizio si vergognava all’idea di raccontarci cosa era successo, e semplicemente a un certo punto si era resa conto di aver mantenuto il segreto troppo a lungo per poterlo svelare. 

Era confusa e non aveva la minima intenzione di tornare a Heatherfield a quel tempo, e dopo la nascita della bambina era troppo presa da una serie di problemi che la piccola Elysa aveva avuto alla nascita. 

Ci misi un po’ a riprendermi dalla notizia (e dall’evidenza in carne ed ossa) che mi aveva investita così all’improvviso. La mia prima reazione sarebbe stata di attaccarla, di dirle che almeno a me avrebbe potuto dirlo. 

Ma poi decisi di fare ciò che la mia vita negli ultimi anni mi aveva insegnato: mettermi nei panni di qualcun altro e ricordarmi che ogni persona davanti a me sta combattendo una sua battaglia, che io non posso nemmeno immaginare. Se Cornelia era decisa a non tornare più a Heatherfield e improvvisamente aveva cambiato idea, doveva essere successo qualcosa di grave, per cui magari ancora soffriva. Decisi di mettere da parte tutte le domande e l’astio che avevo covato durante quell’ultimo anno, e finalmente abbracciai la mia amica. 

Mi raccontò del primo anno di vita di Elysa e dell’Australia, ma a un certo punto evidentemente la fatidica domanda che non volevo farle era dipinta sul mio viso, perché mi disse: “Il padre è una persona meravigliosa, con la quale ho passato il periodo più bello della mia vita. Ma per il momento le nostre strade hanno dovuto dividersi.” Mi sembrò di vedere un’ombra passare sul viso abbronzato di Cornelia, che poi tornò a sorridere e accarezzò il capo della bambina, la quale giocava silenziosa con un pupazzo a forma di canguro e ogni tanto mi scoccava un’occhiata curiosa con quei due occhioni giganti.

«Will!»

Quasi saltò sulla sedia quando sentì pronunciare il suo nome da una voce a lei molto famigliare, tanto era presa dal flusso di pensieri che stava scrivendo sul tablet. Will alzò lo sguardo e impiegò qualche secondo a mettere a fuoco le fattezze di Kevin: i suoi capelli castano chiaro tenuti corti ai lati e più lunghi di sopra secondo la moda di allora, che ricordava un po’ i tagli anni ‘50, la barba curata e gli occhi scuri e profondi. Will gli sorrise quasi automaticamente. 

«Oh, Kevin! Scusami, mi ero persa scrivendo degli appunti» gli disse, scorrendo con il dito sullo schermo del tablet per far volare via il taccuino digitale. 

Kevin inarcò le sopracciglia: «Hm, appunti… se lo dici tu, donna del mistero!» e si chinò su di lei per darle un leggero bacio sulle labbra. «Vado da Ashley a ordinare, torno subito!»

Mentre Kevin andava verso il bancone, da dietro il quale Ashley già gli sorrideva, Will spense lo schermo del tablet e lo ripose nella borsa. 

Fece per prendere in mano il telefono, quando sentì un’altra voce conosciuta che bloccò la sua azione a mezz’aria. Questa volta però era una voce che poteva sentire solo lei nella sua testa ed era quella di Orube: 

«Will, stiamo tornando e abbiamo bisogno di parlarti al più presto.»
 

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Note: a chiunque nel 2021 ancora passi per la sezione "W.i.t.c.h." di EFP, grazie per aver letto questo capitolo ed essere sopravvissuti fino alla fine! Questa è una fanfiction senza troppe pretese, che ho buttato giù in un raro momento di ispirazione mentre ero in ferie - non ho molta esperienza con la scrittura (anzi, praticamente zero), ma spero che non risulterà troppo noiosa da leggere. Questo primo capitolo è un po' più introspettivo degli altri, perché di carne al fuoco ce ne sarebbe davvero tanta da mettere per creare il contesto, essendo passati 20 anni dall'inizio delle avventure nel fumetto e circa 15 anni dalla fine di "Ritorni". Nei prossimi capitoli si scoprirà di più su che fine hanno fatto gli altri personaggi, spero di leggere qualche ipotesi nei commenti :) 
Cercherò di essere il più regolare possibile con la pubblicazione!

  
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