Nota dell’autrice: sono
tornata dopo secoli a pubblicare qualcosa, e per forza doveva trattarsi di
Supernatural. L’idea di questa one-shot è stata partorita anni fa, ma gli eventi della vita si sono messi in mezzo e non ho
mai avuto tempo di portarla a compimento. Ma alla fine l’ispirazione è
arrivata, e questo è il risultato.
Avevo
una grande nostalgia della relazione tra Sam e Dean delle prime tre stagioni,
per cui la storia è ambientata in un momento indefinito proprio di quel periodo
(attenzione wincest!)
Visto
che è da un po’ che non pubblico qualcosa, mi farebbe molto piacere se voleste
lasciare una recensione piccina picciò.
Buona
lettura!
A day in the life of Sam Winchester
È mezzanotte
Per i loro standard è
presto per andare a dormire, ma Dean ha iniziato a russare appena ha appoggiato
le chiappe sul letto, così Sam si trova da solo nel silenzio della stanza del
motel. L'unico suono è il lento ticchettare dell'orologio, che riecheggia nella
stanza, rimbalzando contro ogni muro come se fossero degli specchi.
Si toglie la giacca e le
scarpe - Dean invece sta dormendo completamente vestito - e va in bagno per
farsi la doccia. Il nuovo taglio sul labbro pulsa mentre scruta il proprio
riflesso allo specchio, e del fango gli macchia la fronte. Un vecchio livido
sul fianco duole ancora mentre alza le braccia per sfilarsi la maglia. Le gambe
gli fanno male mentre solleva l'una e poi l'altra per togliersi i pantaloni.
L'acqua fluisce
silenziosamente sulla testa e gli scorre nelle ossa, ma non riesce a portare
via lo sporco che sente sotto la propria pelle. Le piastrelle sono fredde
contro la fronte. Le gambe per poco non cedono. Sam spera di riuscire a
svenire.
Quando torna in camera,
niente è cambiato rispetto a prima, ad eccezione dei suoi occhi. Si sono fatti
più pesanti e sono più inclini a chiudersi, e deve combattere per tenerli
aperti per i pochi secondi che lo dividono dal letto. Ma appena poggia la testa
sul cuscino, il sonno è svanito, come una sorta di incantesimo.
Sono le due del mattino.
Sam non ha ancora preso
sonno. Dopo anni, non riesce ancora ad abituarsi al russare di Dean. Invidia la
sua abilità nel dormire al solo tocco del materasso. Sam sa che quella è una
delle più grandi differenze con il fratello, perché l'insonnia è sempre stata
una sua vecchia amica.
Decide di alzarsi. Il
letto scricchiola e il russare si ferma, ma Dean non si muove. Sam si gratta la
testa - i capelli sono ancora umidi - pensando a cosa dovrebbe fare. Guarda il
fratello, disteso sul letto accanto al suo, con ancora i vestiti addosso. Come
fa a dormire in quel modo?
La bocca di Dean è aperta
e Sam spera che non inizi a sbavare sul cuscino. Sa bene che il fratello ha il
sonno pesante e non si sveglierebbe nemmeno se il mondo cascasse. Così decide
di spogliarlo.
Inizia con le scarpe. Le
sfila delicatamente dal tallone. La destra, poi la sinistra. Cadono dolcemente
sulla vecchia moquette. Il respiro di Dean si fa più pesante. Sam posiziona le
scarpe ai piedi del letto, una accanto all'altra, con le parti interne che si
toccano e la punta rivolta verso la porta. Gli toglie anche i calzini, stando
attento a non toccare la pelle delle sue gambe. Puzzano - sicuramente, dopo
essere stati usati per quasi ventiquattro ore - e Sam li mette immediatamente
nel sacco della biancheria.
Si gira di nuovo verso
Dean. Afferra il bordo della maglietta e lo solleva, scoprendogli l'addome. La
pelle sembra fresca e morbida, color caramello, e un piccolo neo è l'unico
difetto. I muscoli si muovono su e giù mentre respira. Senza nemmeno rendersene
conto, Sam si avvicina alla sua cintura e la slaccia, con attenzione. Sbottona
i pantaloni nel momento in cui Dean ricomincia a russare, così sa per certo che
non si sveglierà. Le sue mani tremano mentre afferra il tessuto e lo sfila
delicatamente, scoprendo i boxer di Dean, le sue cosce e i suoi polpacci,
scivolando infine sul pavimento.
Sam si rende conto a
malapena di ciò che ha fatto, come se non fosse stato in controllo delle
proprie azioni. Sente dentro di sé qualcosa di sconosciuto, mentre il suo
sguardo si posa su Dean, seguendo le linee del suo addome che iniziano dai
fianchi e vanno giù, fino a nascondersi sotto il bordo dei boxer. Sente il
palmo formicolare. Vuole essere appoggiato su quella pelle, per sentire il
calore, e per poco non cede.
Quando si risveglia dai
propri pensieri, si rende conto che non c'è motivo per spogliare ulteriormente
Dean. Nessuna ragione per sfilargli la maglietta e guardare il suo petto nudo.
Può benissimo dormire così, no?
Sam decide di tornare a
letto.
Sono le quattro del
mattino
La lattina cade
pesantemente nel distributore automatico fuori dal motel. La luce al neon gli
fa male agli occhi, ma è peggio se li tiene chiusi, perché inizia ad avere dei
flash su Dean disteso a letto. È come trovarsi all'inferno, e sei costretto a
scegliere la tortura che provoca meno dolore. Ma qualsiasi sia la tua scelta,
non vinci mai.
È come il suo rapporto
con Dean. Qualsiasi cosa Sam faccia, non vince mai.
Sam spera di riuscire a
svenire. Forse è l'unico modo che ha per trovare un po' di pace quando chiude
gli occhi. Ora, vede soltanto i demoni che lo tormentano tutte le notti - ogni
volta è uno diverso. Deve ancora capire quale lo sta tormentando quella notte,
per ora sa soltanto che ha problemi a dormire. Che novità.
L'aria è fredda e puzza
di pollo fritto e benzina. La stazione di servizio è appena al di là della
strada, e il distributore automatico non vende cibo. Sam ha fame, per cui la
scelta più ovvia sarebbe quella di andare lì a mangiare qualcosa. Ma sente
anche il nodo che gli chiude lo stomaco, e sa che non riuscirebbe a ingoiare
nulla che non sia un liquido o autocommiserazione.
Già, forse è
l'autocommiserazione il demone che sta tormentando Sam, ma non ne è sicuro. C'è
qualcosa di più pressante dietro l'angolo, che attende di essere scoperto. Sam
lo percepisce, ma non riesce a decidere cosa sia. Soltanto il tempo può
portarlo alla luce. Forse deve veramente attendere fino all'alba per scoprirlo.
Ma spera di riuscirci prima, così forse riuscirà a dormire almeno un paio di
ore.
Apre la lattina e
tracanna la bibita tutta d'un colpo. Le bollicine risalgono il naso e quasi
soffoca. Butta nell'immondizia la lattina vuota e torna dentro la stanza.
Sono le sei del mattino
Il sole entra timidamente
nella stanza attraverso la spessa finestra, conferendo un colore grigiastro a
tutto quanto. Anche la mente di Sam è grigia. I suoi pensieri sono ancora mezzo
addormentati, e ad ogni movimento nella stanza sembra che stia accadendo
qualcosa, ma che allo stesso tempo non sia così. Dean si alza, o forse è ancora
a letto. Si mette le scarpe, o forse cammina a piedi nudi. Apre la porta del
bagno, o forse era già aperta. L'unica cosa di cui Sam è sicuro è che l'acqua
gocciola attraverso le pareti. Dean sta facendo una doccia. O forse è la
pioggia che colpisce il vetro della finestra.
Sam si rotola sul letto e
il cuscino cattura di nuovo i suoi occhi.
Il rumore successivo è la
sveglia che suona. Sam ha aspettato questo momento tutta la notte, ma ora che è
arrivato, vorrebbe dormire per un'altra ora. Spegne la sveglia premendo un paio
di volte, poi si alza di scatto. La stanza inizia a girare e si ritrova di
nuovo seduto.
"Ehi, Bella
Addormentata, come hai dormito stanotte?" grida Dean. Tutto sembra più
rumoroso, e Sam sente che un mal di testa gli sta per affluire al cervello. Si
volta verso Dean, gemendo, trovandolo mezzo nudo, soltanto con un asciugamano
avvolto intorno alla vita. Sam vede la stessa pelle che voleva toccare proprio
la sera prima. Ma ora - alla luce del giorno, con i pensieri quasi liberi dalle
assurdità della notte - vuole solo ridere di se stesso.
E lo fa. "Cosa c'è
di così divertente?" chiede Dean. La ruga tra le sopracciglia diventa più
profonda. Sembra sinceramente confuso. "Ho qualcosa addosso?" Si
avvicina e gira su se stesso cercando di guardarsi alle spalle. Il movimento
sposta leggermente l'asciugamano, rivelando la gamba solida di Dean.
Sam distoglie lo sguardo,
troppo presto per guardare soltanto i muscoli di suo fratello. “Niente”,
borbotta. “Devo usare il bagno”, dice alzandosi e camminando verso la seconda
doccia fredda nel giro di sei ore.
Sono le otto del mattino
"Tutto bene?"
chiede il colletto della giacca di pelle di Dean. È la cosa che Sam stava
fissando negli ultimi secondi. Si rende conto che il suo sguardo vago può
sembrare strano, quindi lo alza sugli occhi di suo fratello. Sono verde
smeraldo e lo guardano con sospetto. “Stai veramente... di merda. È tutto
ok?"
Sam è stanco. Così stanco
che i suoi occhi potrebbero sbadigliare da un momento all'altro. "Sto
bene", mente. La sua bocca si muove automaticamente mentre parla.
"Sì, come
vuoi", risponde Dean, non convinto. I rumori della caffetteria quasi
coprono la voce di suo fratello, mentre spiega la chiamata che ha ricevuto
pochi minuti prima da un cacciatore che ha incontrato con papà qualche anno
prima - Jack? Jason? Sam non ricorda, né gli importa. Le parole di Dean
scorrono come il suono di un fiume sullo sfondo di una giornata di sole. È
difficile concentrarsi.
Al successivo sbadiglio
di Sam, la domanda di Dean è inevitabile. "Hai almeno dormito
stanotte?"
Sam alza le spalle.
"Non proprio. Dev'essere stata la caffeina nella bibita." Un'altra
bugia. Sì, il battito del suo cuore ha accelerato quella notte, ma non è stato
a causa della caffeina. Ottimo lavoro, Sam, nel diventare il bugiardo del
secolo.
"Ti ho sempre detto
di non bere quella merda dopo le 22", dice Dean. "Ma tu non ascolti
mai, vero?" Sembra più divertito che arrabbiato. Dean è sempre divertito
da qualcosa.
“Mi stai davvero facendo
la predica su una bibita? Non ho cinque anni". La voce di Sam sembra
ruvida. Si schiarisce la gola.
Dean alza le spalle.
"Fai quello che vuoi. È la tua vita. Ma non lamentarti la prossima volta
che i tuoi demoni vengono a trovarti nel cuore della notte".
Sono le dieci del
mattino.
Le palpebre di Sam sono
rosse e doloranti. Il sole splende sui suoi occhi chiusi, accecando i suoi
pensieri assonnati. Il vento leggero gli scorre tra i capelli mentre l'Impala
percorre le strade assolate del Colorado.
Si sente osservato. Dean
lo sta guardando. Lo sa anche se i suoi occhi sono chiusi perché suo fratello
ha smesso di canticchiare la canzone che stanno trasmettendo alla radio.
Sam cerca di ignorarlo,
ma dopo un po' sente lo sguardo di Dean trapassargli la fronte. "Cosa
c'è?" sospira.
"Fratello, sei
davvero uno schifo."
"Grazie."
"No, davvero. Stavo
scherzando prima, ma ora hai l'aspetto di uno che è stato all'inferno ed è
tornato. Cosa c'è che non va?"
Sam alza le spalle.
"Niente. Solo la mia insonnia".
"Forse non era colpa
della soda?" ipotizza Dean.
Sam si costringe a tenere
gli occhi chiusi, ma in realtà vuole guardare gli occhi di Dean. Vuole sapere
se ha capito la verità sulla scorsa notte o se è stata solo un'ipotesi
fortunata. Poi si rende conto che non è pronto ad affrontare né Dean né i
propri sentimenti e li tiene chiusi. "Forse. Chissà."
"Puoi sempre parlare
con me, lo sai." Ora Dean sembra davvero preoccupato.
E Sam si sente in colpa.
"È tutto a posto." Gli angoli della sua bocca si sollevano per
fingere un sorriso spensierato. Apre un po' gli occhi, ma si fissa le mani.
"Sono solo stanco. Se qualcosa mi preoccupa, te lo dirò."
"Va bene",
mormora Dean. Ma Sam sa che non intende le parole, perché quando suo fratello
torna a guardare la strada davanti a lui, non canticchia più.
È mezzogiorno.
Fa caldo. Sam lo sa non
perché si è appena tolto la felpa, ma perché riesce a vedere le clavicole di
Dean sotto la giacca in pelle. Lo scollo a V della maglia mostra la sua pelle
color caramello. Il suo petto va su e giù. Proprio come la notte prima.
Gli occhi verdi di Dean
fissano l'edificio di fronte a loro. "Dev'essere questo il posto."
Il posto è una casa
abbandonata. Il cancello ha tutta l'aria di emettere un rumore stridulo. La
vegetazione intorno è selvaggia e verde. Piante in vaso sono state messe qua e
là e ora sembrano non essere mai state vive. Un gatto li fissa dall'esterno di
una finestra.
Sam e Dean avanzano, le
foglie secche scricchiolano sotto i loro piedi mentre si avvicinano alla porta
d'ingresso. Sembra che siano passati mesi dall'ultima volta che qualcuno ha
pulito il cortile. Forse anni.
Sam trema. "Sei
sicuro?" Sa già cosa troveranno dentro. È stato in case come quella un
milione di volte, combattendo mostri e catturando fantasmi. Desolazione e
grigiore. Sam non vuole rinunciare al sole e alla luce negli occhi di Dean per
andare in un posto del genere.
“Sì, Sam. Ma l'hai
guardato? È il posto migliore per essere infestato dai fantasmi.»
Il fantasma non è così
facile da trovare, proprio come pensava Sam. Perquisiscono la casa - fucili in
mano e torce puntate davanti a loro; il radar che Dean ha costruito acceso come
un albero di Natale; il suono dei loro respiri pesanti e dei loro passi sul
pavimento di legno.
Proprio mentre stanno per
arrendersi, Sam sente un brivido. La temperatura scende. Le luci impazziscono.
Un movimento. Sam spara verso l'angolo della stanza.
"Che cos'era?"
urla Dean.
"Ho visto
qualcosa", risponde Sam, il cuore che gli batte forte nel petto. Il rumore
dello sparo gli fa ronzare le orecchie.
"Sei l'unico,
allora. Io non ho visto niente." Dean tira fuori il suo radar. Lo
scricchiolio si è improvvisamente fermato. Le luci della casa si sono spente.
"Sembra che qualunque creatura fosse qui, se ne sia andata."
Sam è scosso. Ma
l'adrenalina che gli scorreva nelle vene sta lentamente svanendo.
"Strano", mormorò.
"Non c'è niente qui.
Andiamocene." Dean rimette il radar nella tasca posteriore dei jeans e si
dirige fuori di casa, con Sam che lo segue a breve distanza. Quando raggiungono
il marciapiede, Sam tira un sospiro di sollievo.
Il sole, finalmente.
Sono le due del
pomeriggio.
Stanno pranzando in un vecchio
ristorante che sembra uscito dagli anni Cinquanta. Il lungo bancone del bar,
gli alti sgabelli rossi, il vecchio jukebox in un angolo. Tutto fa pensare che
una volta doveva essere un bel posto.
Sam batte ritmicamente le
dita sul tavolo di legno, impaziente. Una cameriera si avvicina e rimuove i
piatti vuoti davanti a loro, ma lui non la guarda, perché si sta sforzando nel
fissare lo schermo del computer. O meglio, sta cercando di non guardare Dean.
"Allora, tutto a
posto?" chiede la ragazza. "Andava tutto bene?"
"Molto bene,
grazie", risponde Dean. "Mio fratello è d'accordo, vero?"
Sam sente il tono di
avvertimento nella voce di Dean. "Certo, grazie". Si volta verso la
cameriera. È bionda e carina. I suoi occhi azzurri lo fissano, e ha un bel
sorriso. Sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, cercando evidentemente
di flirtare con lui, ma a lui non interessa. La sta guardando, ma non la vede
realmente.
"Posso portarvi
qualcos'altro?" chiede la ragazza.
"No, grazie",
risponde Dean, perché Sam è tornato a fissare il computer. Non sta realmente
leggendo i risultati della sua ricerca sul fantasma, perché è concentrato a non
guardare Dean. Sente il ginocchio del fratello premere contro il suo, sotto il
tavolo, così Sam indietreggia sulla sedia, sperando che Dean non si accorga di
nulla.
"Allora, cos'hai
trovato"? chiede Dean.
Sam sospira, cercando di
concentrarsi. "Ho trovato qualcosa sugli Anderson, la famiglia che abitava
in quella casa negli anni Cinquanta," risponde. "Un vecchio articolo
di giornale riguardante la morte del figlio, Billy". Gira il computer per
far dare un'occhiata al fratello.
Dean si sporge sul tavolo
per leggere. Le vene del collo si tendono mentre si avvicina, e il tessuto
della maglietta si sposta per rivelare la pelle color caramello. Le labbra sono
socchiuse, la lingua è appoggiata sul labbro superiore, concentrato a leggere.
Sam fissa la sua bocca, forse troppo a lungo, aspettando che si muova di nuovo.
Quando lo fa, dice: "Okay, andiamo a vedere il posto dov'è morto il ragazzo,
forse ci darà qualche indizio su cosa sta trattenendo il fantasma sulla
Terra."
Lasciano i soldi sul
tavolo, con una mancia generosa per la cameriera carina. È perché dev'essere
rimasta delusa dopo che Sam non l'ha nemmeno degnata di uno sguardo, dice Dean.
"Era disposta a cadere ai tuoi piedi e a fare tutto ciò che le chiedevi,
hai perso un'occasione d'oro."
"Puoi tornare dentro
e provarci tu con lei, se vuoi", dice Sam. "È tutta tua".
"Nah," risponde
Dean, "non è il mio tipo. Dovresti saperlo, Sammy, visto che ormai conosci
bene le mie preferenze a letto." Arriccia scherzosamente le labbra e
strizza l'occhio a Sam, prima di sparire sul sedile dell'Impala. Non sa che le
sue parole e i suoi gesti hanno avuto un effetto molto complicato su suo fratello.
Sono le quattro del
pomeriggio
Devono incontrare il
cacciatore che li aveva chiamati quella stessa mattina, dice Dean, un vecchio
amico di loro padre. Sam non ha mai sentito parlare di lui, ma suo padre non ha
mai parlato di qualcuno che non fosse se stesso o il demone dagli occhi gialli,
per cui non è sorpreso. Dean dice che non ha idea di che aspetto abbia, per cui
nemmeno lui l'ha mai visto.
Stanno aspettando nel
parcheggio della riserva naturale, poco dentro la foresta. È un posto ampio
dove persone e famiglie si godono la giornata di sole, facendo picnic
sull'erba. È una scena serena, qualcosa che Sam e Dean non hanno mai
sperimentato. Si guardano attorno mentre sono appoggiati contro l'Impala, e Sam
si sente un po' fuori posto.
Un vecchio pick-up grigio
entra nel parcheggio. È il cacciatore che stavano aspettando, Jason. Si
presenta con una stretta di mano sicura. È alto e grosso, deve avere la stessa
età di papà. Non gli piace chiacchierare, per cui Sam si trova subito a seguire
lui e Dean nella foresta. Li conduce lungo il sentiero verso una piccola
radura, dove c'è qualcosa che somiglia ad una tomba, con una vecchia lapide.
Sam non riesce a leggere il nome, perché è molto sporca e rovinata. Ma c'è un
cartello appeso alla recinzione, che sembra essere stato messo lì per i
turisti.
"Forse avrei dovuto
farvi vedere questo posto, prima di mandarvi in quella casa abbandonata",
dice Jason, indicando il cartello.
Sam inizia a leggere. Si
tratta della leggenda di un ragazzo che viveva in una città vicina. Un giorno è
andato con un gruppo di amici in quella stessa foresta, ma i ragazzi lo hanno
picchiato e legato ad un albero, in quello stesso punto. Il ragazzo è morto
dopo un paio di giorni, ma il suo fantasma ha deciso di dare la caccia ai
ragazzi e di ucciderli facendo vedere loro la cosa di cui avevano più paura. La
leggenda dice che da quel momento il fantasma infesta la casa dove il ragazzo
ha vissuto, la stessa casa che Sam e Dean hanno visitato. Si dice che chiunque
abbia cercato di vivere in quella casa, sia morto in misteriose circostanze.
"Beh, effettivamente
questo ci fa capire meglio la situazione", dice Dean.
Sì, pensa Sam, faceva
davvero capire meglio la situazione. Faceva capire meglio cosa gli stava
succedendo. Sapeva che c'era qualcosa che non andava da quando avevano messo
piede in quella dannata casa, perché da quel momento aveva iniziato a guardare
Dean in modo diverso. Ma ora ne è certo.
Può sentirlo. Il fantasma
si è impossessato di lui.
Sono le sei del
pomeriggio
È orario di chiusura in
biblioteca, ma Dean ha sfoggiato un sorriso raggiante all'impiegata della
reception, che ha detto che possono rimanere per un'altra mezz'ora. La giacca
in pelle di Dean è appesa allo schienale della sedia, quindi quando torna indietro
ha addosso soltanto la t-shirt e le braccia sono scoperte. I muscoli si tendono
mentre tira indietro la sedia accanto al fratello e si siede. Sam si dimentica
di distogliere lo sguardo, così Dean gli lancia un'occhiata. "Che
c'è?".
"Niente", dice
Sam imbarazzato, cercando di prestare attenzione ai documenti davanti a sé,
senza successo. "Mi domandavo come fai".
"Fare cosa?"
"Ad essere così
affascinante, ad abbagliare le persone, ad ottenere ciò che vuoi. Ad avere
quell'effetto sulle ragazze. E alcuni ragazzi, presumo."
Dean si apre in un
sorriso impertinente. "Ti sto facendo qualche effetto?" Mette
beffardamente una mano sulla gamba di Sam, e inizia a muoverla su e giù lungo
la coscia.
Sam non ce la fa più.
Improvvisamente si trova all'esterno, nella debole brezza primaverile che
soffia nel tardo pomeriggio. Non ricorda di essersi alzato, di aver camminato
verso l'uscita e aver aperto la porta. E a malapena si rende conto di non
riuscire a respirare. I rumori gli arrivano attutiti alle orecchie, per cui non
sente suo fratello mentre si avvicina.
Dean appare
improvvisamente davanti a lui. "Ehi, vieni qui", mormora, facendo
segno di avvicinarsi. Posa la mano sul petto di Sam, proprio sopra il suo
cuore, e quel contatto improvviso gli manda a fuoco la pelle. Gli occhi di Dean
sono delle pozze di acqua smeraldo, che cercano qualcosa sul volto di Sam.
"Stai bene?", gli chiede.
Sam non sta bene. Il suo
cuore gli sta martellando nella cassa toracica, e il motivo è la mano di Dean
che preme sul suo petto, la stessa mano che può sentire il suo battito veloce.
Il suo respiro è pesante, come se stesse cercando di riprendere fiato dopo una
corsa, perché il volto di Dean è troppo vicino al suo e non gli permette di
pensare chiaramente. Il suo corpo è in tensione, mentre fissa le labbra
socchiuse di Dean, e pensa che vorrebbe tanto fare qualcosa a proposito.
Li ucciderebbe un bacio?
Uno di loro morirebbe se Sam premesse la sua bocca su quella di Dean,
percependo le sue labbra morbide,
facendo scivolare dolcemente la lingua tra di loro? Se le sue mani
raggiungessero il bordo della maglia di Dean, sollevandola e facendosi strada
su quella pelle calda, muscolo dopo muscolo, percependo il respiro di Dean
accarezzargli il viso? Se le mani di Dean si avvicinassero ai capelli di Sam,
facendoci scivolare le dita, afferrando i ciuffi sulla nuca e provocando
brividi lungo la sua spina dorsale? Se Sam slacciasse la cintura di Dean,
raggiungendo ciò che c'è sotto, ascoltando i gemiti di Dean contro il proprio
orecchio?
Poi, come se si
svegliasse da un'allucinazione, si ricorda che niente di tutto ciò è reale. È
colpa del fantasma, che gli sta mostrando ciò di cui ha più paura.
Fa un respiro profondo,
poi con voce tremante dice a Dean: "Penso che morirò".
Sono le otto di sera
Hanno aspettato che la
riserva naturale chiudesse, e che tutte le persone che avevano passato la
giornata nei boschi salisse in macchina e se ne andasse.
Il sole era tramontato
già da qualche ora, quindi ora la foresta era immersa nel buio pesto. Mentre
parcheggiavano l'Impala sul ciglio della strada e si arrampicavano oltre il
cancello della riserva, Sam non si sentiva poi così male. Pensava che ormai i
sintomi di qualunque cosa l'avesse ucciso sarebbero già peggiorati a quest'ora,
ma si sente come prima. Beh, almeno non si sente peggio di quando era in
biblioteca.
Camminano lungo il bosco,
torce e pale in mano, seguendo lo stesso percorso che avevano fatto quel
pomeriggio. Se il posto era incantevole di giorno, nell'oscurità sembrava che
fosse infestato dai demoni.
Arrivano finalmente sul
posto. Sam sente l'impulso di dare un pugno a quel fottuto cartello, quello
dove la storia del fantasma è stata scritta per il solo scopo di intrattenere i
turisti. Come se fosse una sorta di fiaba, e la tomba fosse una delle
attrazioni di Disneyland. Come se non fosse qualcosa di cui avere paura.
Dean porge a Sam la sua
torcia e salta oltre la recinzione con la pala in mano. Inizia a scavare e a
scavare davanti alla lapide, mentre Sam punta la luce su di lui. Il sudore
inizia a scendere sulla fronte e il collo di Dean, e la maglia sparisce presto,
così come la compostezza di Sam.
Si volta dall'altra parte
rispetto a Dean. Non vuole vedere i muscoli della sua schiena, perfettamente
sagomati a triangolo, dalle spalle larghe fino alla parte bassa della schiena;
i suoi bicipiti che si gonfiano, mentre muove la pala su e giù; le sue labbra
socchiuse, mentre cerca di prendere fiato. Non vuole ascoltare i suoi lamenti e
gemiti, mentre scava la terra con fatica.
Il tempo sembra fermarsi.
Sembra che sia passata un'ora quando finalmente Dean mette via la pala e salta
fuori dalla buca, ma probabilmente ci sono voluti circa una quindicina di
minuti. Versano la benzina sulle vecchie ossa sporche e le danno fuoco,
cercando di non appiccare un incendio nel bosco.
Le lingue di fuoco
danzano nell'oscurità, tenendo alla larga le ombre che circondano la radura. Le
fiamme hanno un effetto purificatore su Sam, mentre chiude gli occhi e sente il
calore sul viso e sulle braccia. Percepisce suo fratello in piedi accanto a
lui, mentre guarda il fuoco, come una presenza rassicurante nella sua vita. Sa
bene che deve disfarsi dei pensieri che l'hanno perseguitato tutto il giorno, e
alla fine quando apre gli occhi spera veramente che qualcosa sia cambiato.
"Come ti
senti?" chiede Dean. Si era rimesso la maglietta, e Sam si sente un po'
più rilassato.
"Non saprei. Meglio,
credo" risponde, alzando le spalle.
Dean sorride. "Credo
che solo con il tempo lo saprai".
Sam sente le guance
andargli a fuoco, o forse è solo il calore delle fiamme. "Già,"
risponde. Ma chissà perché non si sente così speranzoso come suo fratello.
Sono le dieci di sera
La pancia di Sam brontola
furiosamente. Non mangiano nulla da parecchie ore, ormai, e Dean non sembra apprezzare
il posto che Sam ha scelto. Offrono insalate, toast con verdure e pasti sani, e
Dean non si fa problemi a mostrare il suo disappunto.
"Come fai a mettere
quella cosa verde in bocca?" si lamenta, mentre guarda l'insalata di Sam
con disgusto. Poi da un morso al suo panino, che ha ordinato perché era la cosa
che avevano di più simile ad un hamburger in quel posto infernale.
"Sento il bisogno di
depurare il mio corpo," risponde Sam. "Non voglio sentire mai più
niente dentro di me". Rabbrividisce all'idea del fantasma che si era
impossessato di lui.
Dean apre la bocca,
fingendo sgomento. "Mi offendi," dice. "Significa che stanotte
non verrai nel mio letto per le coccole come fai di solito, amore mio?"
Le guance di Sam vanno a
fuoco. Dean sembra apprezzare la reazione del fratello, perché chiude gli occhi
e butta indietro la testa, ridendo sguaiatamente.
A Sam non piace come
stanno andando le cose, perché suo fratello sembra notare l'effetto che le sue
parole hanno su di lui. Quindi quando non replica al sarcasmo, Dean sembra
capire che la cosa migliore è chiudere la bocca. Finalmente.
Quando escono dal
ristorante, la brezza fredda colpisce Sam in volto come una frusta. Mentre
raggiungono l'Impala, Dean posa una mano sulla sua spalla prima che riesca ad aprire
la porta.
"Ehi, sai che posso
essere un coglione," dice Dean, poi si acciglia quando Sam risponde
positivamente, "ma non volevo metterti a disagio in alcun modo. Mi
dispiace se l'ho fatto."
"Grazie."
"Stai meglio?"
Sam scrolla le spalle. Si
rende conto che quello stesso pomeriggio si erano trovati in una situazione
molto simile: Sam che scappava dalla porta, Dean che lo seguiva, e poi si
posiziona davanti a Sam, una mano sul petto, i loro corpi vicini. Guarda Dean,
chiedendosi se gli effetti del fantasma erano già svaniti. "Non so
davvero," risponde.
Dean sorride. "Forse
devi aspettare un po'. So che starai bene." Sposta la mano dalla spalla di
Sam al braccio, stringendo la presa. Sta cercando di essere rassicurante,
fratello maggiore con fratello minore.
Ma Sam non lo sente solo
nei suoi muscoli. "Sono sicuro che è così," risponde, quasi senza
fiato.
Ma, in qualche modo,
sembra una bugia.
È mezzanotte, di nuovo.
Sam fissa il soffitto
della stanza di motel, mentre gli è già chiaro che l'insonnia ha colpito
ancora. Ma Dean non sta russando come al solito, quindi forse c'è qualcosa che
preoccupa anche lui.
Hanno viaggiato fino al
motel raccomandato da Jason, e durante il tragitto Dean non aveva fatto altro
che chiedere a Sam se era tutto a posto, se si sentiva strano, se gli serviva
aria fresca, se doveva accostare perché doveva vomitare. Sam gli aveva chiesto
perché pensava che lui dovesse vomitare, e Dean aveva risposto semplicemente
che "ne aveva l'aria".
Mentre tiravano fuori i
bagagli dell'Impala, Sam aveva notato che il sacco della biancheria era pieno,
quindi si era appuntato mentalmente di cercare una lavanderia la mattina dopo.
La stanza era molto piccola, ma pulita, e aveva soltanto un letto matrimoniale.
Non sarebbe stato un problema, ma Sam aveva sentito qualcosa nello stomaco che
non sapeva identificare.
Si erano fatti entrambi
la doccia - Dean era andato per primo - quindi quando Sam era tornato con i
capelli umidi, suo fratello era già sotto le lenzuola.
E ora eccoli lì, stesi
sullo stesso letto, completamente svegli dopo una giornata tremenda, entrambi
incapaci di dormire.
Improvvisamente Dean
sospira, rompendo il silenzio. "Dunque... non ti ho chiesto cos'hai
visto."
Sam non era preparato a
sentire la voce di Dean, quindi forse non ha sentito bene. "Cosa?"
"La leggenda dice
che le persone impossessate dal fantasma vedono la cosa di cui hanno più paura.
Quindi, cos'hai visto?"
Il cuore di Sam gli balza
in gola. Non dice nulla per qualche secondo, ma poi si costringe a deglutire e a
parlare. "Ho visto... il demone dagli occhi gialli," mente.
"Dove?"
Sam chiude gli occhi, e
sa che per la prima volta in quella giornata può finalmente essere onesto.
"Stasera, fuori dal ristorante, quando eravamo vicino all'Impala e mi hai
chiesto come stavo. Nella foresta, mentre scavavi la terra con la pala e io
tenevo in mano le torce. In biblioteca, quando ho avuto un crollo nervoso e
sono scappato dalla porta, e tu mi hai seguito."
"E prima
ancora?"
Sam è confuso, e apre gli
occhi per cercare un indizio sul volto di Dean. "Cosa intendi?"
Dean lo sta già
guardando, e il suo sguardo preoccupato dice più delle sue parole.
"Intendo dire che ti sei comportato in modo strano tutto il giorno, anche
prima di entrare in quella dannata casa. A colazione, non riuscivi a
concentrarti. Stamattina, durante il viaggio fino a qui, non riuscivi a tenere
gli occhi aperti. Cavoli, addirittura la scorsa notte hai avuto problemi a
dormire."
Sam torna a guardare il
soffitto, incapace di guardare Dean. "Insonnia," dice.
"Già, questo spiega
tutto," dice Dean sarcasticamente. Poi continua, ignorando il silenzio di
Sam: "Ciò che cerco di dire è questo: sei sicuro che sia tutto colpa del
fantasma?"
Il successivo silenzio di
Sam interrompe la conversazione, così Dean gli da le spalle con un
condiscendente "buonanotte", lasciando Sam a pensare alle sue parole
prima di addormentarsi. Percependo il calore del corpo del fratello accanto a
lui, finalmente si rende conto di una cosa.
Il fantasma non si è mai
impossessato di lui.
- SCENA BONUS-
È un nuovo giorno.
Sono le otto del mattino,
e Sam non riesce a credere di aver dormito così bene. Ha fatto otto ore dritte
di sonno, e non succedeva da un po'. Aveva temuto che l'insonnia fosse
peggiorata, dopo gli eventi del giorno, ma era esausto, quindi si era
addormentato soltanto un paio di minuti dopo il "buonanotte" di Dean.
O forse, la rivelazione
del giorno prima aveva curato la sua insonnia.
Dei leggeri colpi alla
porta interrompono i suoi pensieri, così si alza per aprire la porta. La luce
del sole lo acceca per un attimo, poi nota Dean con in mano un sacchetto di
carta e un vassoio con due tazze di caffè. "Servizio in camera!"
esclama con un sorriso, che fa sobbalzare lo stomaco a Sam.
Mangiano muffin al
cioccolato e bevono caffè sul piccolo tavolino della stanza, mentre Sam
percepisce lo sguardo di Dean trapassargli la fronte. Finge di non vedere
nulla, perché vuole godersi gli ultimi minuti di calma prima della tempesta.
Quando Dean parla, Sam
non si aspetta di sentire quelle parole. "Non ti chiederò come ti senti,
perché è chiaro che non vuoi parlare di quello che è successo veramente."
Sam si aspetta di vedere uno sguardo arrabbiato sul suo volto, ma la pelle
della fronte è liscia, senza rughe. "Ho soltanto una domanda riguardo il
tuo demone: lo vedi in questo momento?"
Sam è sorpreso. Dean non
si era riferito al demone dagli occhi gialli, come Sam lo aveva chiamato la
sera prima. Quindi forse suo fratello ha capito che stava mentendo.
Lancia un'occhiata a
Dean. Il demone lo sta fissando, con i suoi biondi capelli scompigliati e gli
occhi verde smeraldo. Una costellazione di lentiggini è disegnata sulle sue
guance e rughe leggere gli contornano gli occhi. Mentre respira, la sua pelle
color caramello si tende sulle clavicole, che spuntano dallo scollo della
t-shirt, e il petto va su e giù con un movimento ondulatorio. I muscoli delle
braccia mostrano vene blu e verdi che corrono sotto la sua pelle, come fiumi
scuri che danno vita ad una creatura mitologica.
Quello era il suo demone. "Decisamente."
Dean annuisce. "Va
bene. Vuoi che faccia qualcosa?"
Erano molte le cose che
Sam voleva che lui facesse, ma nulla di appropriato. "No."
Dean annuisce ancora e si
alza, raccogliendo le tazze vuote dal tavolo. Mentre sta per uscire a cercare
il cesto dell'immondizia, si ferma. "Un'ultima domanda."
Sam alza gli occhi al
cielo. "Cosa?"
"Ieri mattina mi
sono svegliato senza pantaloni. Dimmi la verità, mi hai spogliato tu?"
Dean deve trovare esilarante l'espressione di Sam, perché dopo qualche secondo
inizia a ridere in modo isterico.
Sam afferra la spazzatura
dalle mani del fratello e fugge dalla stanza, minacciando Dean di stare zitto.
Ma la verità è che Sam
non riesce a smettere di sorridere mentre esce dalla stanza.