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Autore: Chiara PuroLuce    03/10/2021    1 recensioni
Marisella è astemia, ma deve salvare Sonia da un triste destino, deve svelare una verità amara e riprendersi ciò che è suo. Come fare? Una corsa contro il tempo, qualche bicchiere di troppo e... il coraggio è servito.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                                    Questa storia partecipa al
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                                                                                                       IN VINO VERITAS
                                                                                           pumpNIGHT 2021  Prompt 1 – Vino
 
 
 
«Mi oppongo!»
 
Una voce rimbomba attraverso le navate della chiesa e fa girare tutti verso di me, ehi… perché mi fissano? Ah, già, devo essere stata io a urlare con tutto il fiato che avevo in corpo. Ridacchio compiaciuta. Decenni vissuti in solitaria, buttati nel cesso con una frase.
 
«Shhhì, vostro onnnnore o come cazzo vi devo chiamare, mi opppponnngooo» ripeto a gran voce.
 
Un brusio scandalizzato si eleva dai banchi e dalle sedie e più di qualche pinguino tirato a lucido mi guarda torvo. Che si fotta. Che si fottano tutti.
Con passo malfermo risalgo la navata principale e raggiungo la coppia in tiro che staziona proprio sotto i gradini che portano all’altare. Dio, devo essere proprio sbronza. E dire che ho bevuto solo dueee… no, tre bicchieri per farmi coraggio. O erano quattro? Mah, che importanza ha ora, sono ubriaca. Ubriaca marcia. Avete mai visto un’astemia ubriaca? Eccomi! Marisella Colombo, 46 anni, cassiera in un discount e cantante a tempo perso. Sì, sono io.
 
«Si fermi signorina» cerca di bloccarmi un tipo magrolino con una carnagione smorta «e si ricomponga, sta dando spettacolo.»
 
«Oh, no, mio caro, non creeeedo proprio sai? Sssssenti, un consiglio, vedi di mettere su ciccia e prendere un po’ di sole o potrebbero scambiarti per un cadavere ambulante e… e ssstai lontano dai funnnerali o potresti vederrrtela prooooprio brutta, brutta.»
 
Un secondo ansito scandalizzato accoglie quelle mie parole e il tizio sbianca ancora di più, facendomi ridere.
 
«Adesso basta!» Urla un secondo tizio più corpulento parandosi davanti a me e prendendomi con forza per un braccio. «Sta trasformando una festa in una farsa, non lo capisce e… oh, mio Dio, ma lei puzza peggio di una distilleria.»
 
«Forrrse perché ho assaggiato un po’ di vino strada facendo. Per farmi coraggio, credo o solo per curiosità, boh. Giusto un pochino» gli rispondo unendo le dita in qualcosa che vorrebbe assomigliare auna misura piccolina. «Sa, non mi ero mai resa conto che fosse così buono, dolce e frizzante… in genere non bevo mai. Oh, ecco, piccolo così» concluso poi portando la mano sulle sue parti basse e facendolo arrossire d’imbarazzo.
 
Diversi gemiti scandalizzati soffocano la mia risata che si perde tra le frasi degli invitati a quella farsa.
 
«Qualcuno butti fuori quella pazza!»
 
Ah, pazza? Io? E lì scoppio a ridere di gusto, piegandomi in due e… rischiando anche di finire per terra, o forse ci sono finita davvero? Eh, mi sa di sì, improvvisamente sono diventati tutti più alti di me.
 
«Padre, continui la cerimonia» disse ancora la voce maschile.
 
«Non posso» si rifiuta il tizio in abito talare bianco «alla domanda che ho posto – Chi ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre – la signorina ha espresso la sua opinione con voce abbastanza alta e sicura da farmi tremare i timpani.»
 
«Ehi, sono un soprano, questa voce non mi serve solo per cantare lodi a Dio, o alle feste private sa?» Rimbotto io. «E questo è niente. Vuole sentire un mio acuto?»
 
«Un’altra volta, grazie» risponde lui con pacatezza.
 
«Cazzo, ci sto amico!»
 
«Buttatela fuori!» Insistette ancora la voce «E lei padre veda di concludere la cerimonia, me ne frego se la stronza qui si oppone.»
 
Stronza. Io? Bè, per lo meno si è limitato a dire solo quello. Negli anni mi ha rivolto così tanti appellativi fantasiosi e offensivi, che ho perso il conto.
Ahahah, che situazione assurda e surreale. Per fortuna sono arrivata in tempo per impedire tale scempio. Altro che festa. Faccio per alzarmi e tutto prende a girare. Ma siamo sicuri poi che fosse davvero vino quello che ho bevuto? Ricado in modo sgraziato e punto gli occhi su quell’essere che tanto ce l’ha con me.
 
«Papà, carissssssimo papà, mio adorato» dico facendo nuovamente trasalire tutti «perché non ti guardi alllllo specccchio prima ddddi dare della stronza a tua figlia? Vergognati! Nella casa di Dio, poi.» Gli urlo con tutta la rabbia che possiedo.
 
«Tu non sei più mia figlia» sentenzia duramente.
 
«Ah, sì, dimenticavo. Ehi gente ascoltatemi tutti» dico riuscendo a strisciare verso gli sposi «fratello caro questo completo ti sta malissimo e tu, mia cara Sonia, sei una visione celestiale, come sempre. Anche se nuda sei molto più bella» le dico mettendomi finalmente in piedi.
 
Sonia ha la compiacenza di arrossire vistosamente e farmi un sorrisetto timido. Sembra sollevata, lo spero, le ho appena salvato il culo.
 
«Che stavo dicendo? Ah, sìììì, ecco. Per chi non mi conoscesse... io, Marisella, sono la figlia lesbica e disgraziata, ripudiata dalla famiglia per questo motivo. Quest’uomo» dico indicando mio padre che vibra di rabbia «si vergogna di me. Perché? Perché mi piacciono le donne e me le scopo. Padre, anche lei ci vede il pidocchio cornuto dentro di me? A propooositito, ce l’ha un nome lei?» Chiedo al frate.
 
«Sergio. Per risponderle… assolutamente no, signorina. L’amore è amore e Nostro Signore ne ha creati di diversi tipi» mi risponde quello stupendomi «ma non capisco come la sua inclinazione… em, sentimentale, interferisca con questo matrimonio.»
 
«L’accontento subito… Padre Ssssergio. Sì, sssarò ubriaca, ma vedo che è scalzo e poi le spunta il cappuccio dietro la testa. Amo i frati» confesso e poi riprendo alzando la voce così che mi sentano tutti. «La qui pressssente Sonia Sala è… ebbene sì, lei è la mia fidanzata e io l’amo da impazzire!» Proclamo a gran voce.
 
Guardo Sonia con tutto l’amore che al momento riesco a mettere nel mio sguardo che so essere annebbiato dall’alcool e vedo le lacrime salirle agli occhi.
 
«Sì, lo è e lo sarà sempre e questa farrrrsa deve finnnire. Ora!» Poi mi rivolgo a lei e le faccio una semplice domanda. «Tu mi ami ancora?»
 
Lei guarda mio fratello che sposta lo sguardo tra la sua mancata sposa e me. Ci fissa. Ci fissa. Ci fissa e poi…
 
«Tu, lurida puttana» urla mio fratello – prima che lei possa parlare – agguantandomi per un braccio e strattonandomi fino a farmi cadere a terra, di nuovo «schifoso, patetico essere dalle idee confuse e malsane, sparisci e non farti più vedere davanti a me o giuro che ti ammazzo. Sei la vergogna della famiglia, ma non trascinerai nel mezzo anche Sonia»
 
«Oh, povero, non lo sapevi?» Dico io ridendo forte. «Così simile al nostro genitore, anche nell’idiozia. Non mi dire che non sai neanche che è costretta a sposarti per colpa di nostro padre. Oddio, lo sai, vero?»
 
«Ovvio, facciamo affari insieme noi. Tu piuttosto, come lo sai?»
 
Affari? Già, criminali però. Come lo so? Essere considerata la pecora nera della famiglia, troppo onesta per meritare attenzione, ha i suoi vantaggi dopotutto.
 
«Questo matrimonnnnnio è una farsa e non s’à da fare. Ehi, assspetta un momomento… dove l’ho già sentita questa?» Ci penso un po’ su. «Oh, bè, in fondo che importa, è una bella frase lo stesso, anche se non mia.»
 
«Smettila di dare spettacolo e gettare il ridicolo su tuo fratello e su tutti noi» interviene ancora mio padre «esci da sola da qua se non vuoi che ti trascini fuori per i capelli.»
 
Cerca di agguantarmi, ma io – che mi ero rialzata a fatica aggrappandomi a una panca lì vicino – mi rifugio dietro Padre Sergio che si frappone tra noi e lo fa indietreggiare.
 
«Siamo nella casa di Dio, non ammetto certi comportamenti. Stia lontano da questa ragazza, anche se è suo padre.»
 
«Come? Io? Difende una scostumata bugiarda che è entrata qua dentro ubriaca fradicia interrompendo un matrimonio? Ma che razza di prete è lei.»
 
«Frate. Io sono un frate. E lei si è limitata a interrompere una cerimonia al momento giusto, solo in un modo un po’ più colorito del solito e anche divertente. Torni al suo posto. Voglio capire perché l’ha fatto, per sapere come agire, chiaro?»
 
E, incredibilmente, mio padre si rimette seduto anche se non smette di trapassarmi con sguardo tagliente.
 
         «Signorina» dice poi rivolto a me «perché ha citato Manzoni?»
 
«Ah, ohhh, ecco di chi era quella frase! Caaavoli allora sono intelligente.»
 
Lui ridacchia e mi guarda, in attesa di risposta e allora io ricomincio.
 
«Perché loro due non si amano, per prima cosa e poi… poi perché Sonia è sotto ricatto. Eh, sì, se non lo sposasse, la ditta di sssuo padre cadrebbe fallita strozzata dai debiti. Debiti che quell’uomo che tanto veneri e imiti, ha contribuito ad aumentare vooooolontariamente.» Confesso guardando mio fratello e mio padre con aria severa, almeno credo. «Ha messo in ginocchio la Sala Calzature con calunnie su calunnie, facendo fuggire i fornitori e mettendo la famiglia nel mirino degli strozzini suoi ammmici. E non è neanche la prima volta che lo fa. Tutto perché vuole i terreni. Quale metodo migliore, poi, di un sodalizio matrimoniale, per ottenerli con ancora più facilità? Se Sonia non lo sposa, nel giro di un mese finirà tutto. Tutto. Ha capito ora, perché mi oppongo a questo circo? Pensavo non lo sapessi e invece… scopro che sssei suo complice. Che schifo!» concludo poi fissando Furio.
 
Padre Sergio fissa me e poi Sonia e poi le domanda.
 
«È un amore corrisposto, questo?»
 
«No che non lo è, ma che razza di domande fa» interviene mio padre «sono due donne per la miseria. La smetta di blaterale e concluda la cerimonia» gli intima, ma quello non si scompone.
 
«Non abbia paura signorina e mi risponda pure con sincerità. Io non giudico mai, ma devo saperlo, capisce?» Le chiede ancora lui ignorando mio padre.
 
Questo Padre Sergio mi piace sempre di più.
 
«Em… io…. sì, capisco e… sì, lo è» sussurra arrossendo vistosamente e riempiendomi d’orgoglio.
 
«In tal caso, tornate tutti a casa, oggi non ci sarà nessun matrimonio» dichiara quello a gran voce, poi si rivolge a noi «buona fortuna e se passate dal Convento del Sacro Cuore qua vicino, venite a trovarmi» dice e poi se ne va.
 
Guardo Sonia e il mio cuore credo stia per scoppiare di felicità. Sonia, intanto, è sempre più pallida – sul lavoro sarà anche un mastino, l’ho vista varie volte trattare contratti al telefono, ma nella vita è timidissima – però ha il coraggio per sorridermi e strapparsi il velo. Poi si dirige verso mio padre e glielo lancia addosso con quella tipica aria di sfida che tanto amo.
 
«Ora capisco tutto. Sono stata venduta!» Urla guardando dietro di sé suo padre che trema vistosamente mentre stringe forte la mano della moglie.
 
«Piccola mia…» interviene suo padre, subito zittito da lei.
 
«Piccola mia, niente» urla lei «non hai mai accettato la mia diversità, come la chiami tu, ma non pensavo saresti arrivato a tanto per la ditta. Invece di denunciare, hai pagato, pagato, pagato – ignorando i miei avvertimenti – mi hai scavalcata e ignorata, hai subìto intimidazioni e danni a non finire e ora… ora questo. Mi hai mentito per mesi, hai messo in ginocchio la nostra famiglia…»
 
«Ehi, sta calma amore mio, non è questo il luogo» le sussurro prendendole la mano.
 
«Io, io non sapevo… io… mi hanno mostrato delle foto di te con un'altra» mi dice poi girandosi a guardarmi negli occhi e rafforzando la stretta «mi hanno detto che eri scappata con lei e io non ci ho visto più. Poi hanno iniziato a ricattarmi e… ci hanno pedinato Mari, hanno fatto dei video, scattato delle foto… intime e tuo padre voleva fare circolare tutto in rete. O sposavo Furio e cedevo l’azienda – visto che sono io il CEO e ho in mano tutti i documenti – o…»
 
«Non aggiungere altro, ho capito» le dico.
 
Poi la bacio, incurante di tutto e tutti. Del luogo, degli urli scandalizzati, delle minacce. Di sua madre che sviene, della mia che fa a pezzi il librettino della cerimonia, di mio fratello che viene trattenuto a forza dai suoi amici…
 
«Ma quanto hai bevuto, amore mio? Sembri una distilleria ambulante» mi dice lei ad assalto concluso.
 
«Lo ssssso, non sono in me, oggi. Ma saperti a un passo dal matrimonio con questo essere che sssi dice mio fratttelllllooo… mi ha mandata in tilt» rispondo facendola ridere «ora, dobbiamo fare un’ultima cosa, te la senti?»
 
«Insieme? Lo sai che la mia risposta è sì.»
 
«Ssssentito gente? Mi ha detto di sì, a me, chiaro? Brindiamooo. Qualcuno vada a prendere il vino in sssacrestia, offro io!» Dico rivolta alla folla e poi a lei «Ok, basta ora. Sei pronta?» E quando lei annuisce, urlo. «Uno, due, tre… corriiiiii!»
 
E poi la prendo per mano e corro – oddio, corro, qualcosa del genere – con lei fuori dalla chiesa, inseguite dagli urli di mio padre. Per fortuna è corpulento e non potrebbe starci dietro neanche volendo.
Corro con l’amore della mia vita verso il nostro futuro – che attualmente si quantifica in un bilocale sopra una tabaccheria e in una Smart rossa fiammante – e al macero tutto il resto. Ho la mia Sonia con me e lei è il mio tutto. Sono felice dopo tanto tempo e dalla sua risata so di non essere l'unica.
 
 
                                                                                                                 ∞∞∞∞∞
 
 
«Em, cara» mi dice prendendomi le chiavi di mano «guido io, ok? Non so come tu sia arrivata fino qui ubriaca come sei, senza fare un incidente o essere inseguita dalla polizia.»
 
«L’amore mi ha guidata» rispondo io.
 
«Sì, ok, l’amore» mi dà un bacio veloce e poi mi apre la portiera del guidatore «sali, mia bellissima donna coraggiosa e ubriaca. Ti serve una doccia gelata e non mi importa se è febbraio, un caffè forte e…»
 
«Di fffare l’amore con te per ore? Abbiamo da recuperare tanto tempo perso. Furio non ti ha… non ha…»
 
«Oh, per carità, ho finto di essere vergine e pudica e a lui i tipi come me non piacciono proprio. Mi sposava solo per mettere le mani sull’azienda dei miei in accordo con tuo padre e poi sarebbe tornato a rimorchiare qua e là senza vergogna. Non gli ho mai detto che mi ripugnava in quanto lesbica, quasi mi spiace per lui. Hai visto che faccia aveva?» Mi chiede facendomi ridere a crepapelle. «Stavo già pensando a come scappare da lui prima che mettesse anche solo un suo dito addosso a me – perché a suo dire doveva insegnarmi un paio di cosette – ma tu mi hai anticipata. Mi sono risparmiata un divorzio, anzi, un annullamento. Sono stati mesi infernali e…»
 
«Perché hai accettato di sposarlo?»
 
«Perché… anche se pensavo che mi avessi tradita – scappando chissà dove con la tua nuova fiamma – io non potevo sopportare che ti sputtanassero così e volevo risparmiartelo. Dove eri finita? Sei sparita senza dire nulla, il tuo telefono risulta ancora staccato e…»
 
Dove? Oh, questa era la domanda che si aspettava da un po’. Ma prima…
 
«Per la cronaca, quella donna, era una poliziotta che per la prima settimana, insieme al suo collega, mi ha seguita ovunque. Una simpatica cinquantaseienne etero, sposatissima, mamma e persino nonna.»
 
Il bel sorriso di Sonia illumina ogni cosa lì vicino e mi fa innamorare ancora di più di lei.
 
«Qual era l’altra domanda? Al momento sono un po’ confusa.»
 
«Ahaha, al momento sei uno spasso» mi risponde lei «ti ho chiesto dove sei stata.»
 
«Ah, sì, sono stata a produrre prove per incastrare mio padre» dico lasciandola basita. «Sono ssstata avvicinata dalla Gd… qualcosa, ah, sì…F, GdF, una sera e mi hanno spiegato i maneggi verso la ditta di tuo padre. Io sono sempre stata estranea agli “affari” di famiglia, lo sai – sono stata allontanata in quanto lesbica anni fa, se ben ricordi – ma non hanno voluto corressi rischi inutili, poiché quell’imbecccille aveva pagato brutti ceffffffi e mi hanno allontanata per un po’, a loro dire era pericoloso stessi in zona. Poi, il mio coinvolgimento con te… li ha convinti ancora di più che non ero al sicuro. Ho cambiato provincia, lavoro e casa, ovvio. Volevo venissi con me, maaaa… hanno detto di no, maaa anche che ti avrebbero tenuta d’occhio e poi…»
 
«Hai saputo del matrimonio.»
 
«Sssì. Perché?» Le chiedo con l’ultimo guizzo di sanità mentale che mi è rimasta.
 
«I miei erano disperati e io sono figlia unica. Dovevo salvare la famiglia e l’unico modo era quello. Tuo padre ci aveva annientato e io, non sono riuscita a evitarlo, mi sentivo in colpa e anche incompetente. Sapevo di avere deluso la mia famiglia e così… hanno organizzato tutto loro e in fretta, in due mesi. Non ho avuto voce in capitolo e neanche volevo avercela a dire il vero. Ho pensato, lo faccio e quando siamo tutti al sicuro dalla bancarotta – ovvero dopo la firma sul registro – scappo e vado a cercare la mia Mari. Tu mi hai solo rubato la scena. Ma davvero ci hai creduto?»
 
«Eccome. Sono impazzzzzita dal dolore, dal trrradimento, quando me l’hanno riferito. Ma poi mi sono ripresa. Sapevo che avrebbero agito oggi e, anche se in teoria, dovevo stare lontana ancora per un po’, non ne potevo più e non potevo nemmeno risssschiaaaare che lui ti sposasse e così eccomi qua... ubriaca!»
 
«Già, e questa bottiglia vuota ne è la prova» dice recuperandola dal sedile del passeggero «e dire che sei astemia. Mh, ah però… per essere una neofita dell’alcool, ti sei trattata bene. Pinot grigio doc, 13 gradi. Una robetta leggera insomma» mi prende in giro leggendo l’etichetta.
 
«Ehi, è mia. E non è vuota, ce n'è ancora un goccio, lo vuoi tu?» Le dico rubandogliela, ma subito se la riprende e la butta in un cestino lì accanto.
 
Poi mi fa salire in auto, si mette al posto di guida – non senza fatica dato il vestito voluminoso – e partiamo con una sgommata da manuale.
 
«E ora che succederà?» Mi chiede dopo qualche minuto, in ansia per i suoi.
 
Mi spiace per lei, dopotutto è legata ai genitori, soprattutto alla madre che l’ha sempre accettata per quello che è, anche se suo padre, di contro, l’ha ostacolata varie volte e le ha imposto una cosa assurda con il ricatto.
 
«È solo questione di tempo, lo arresteranno appena arriverà a casa. Mio padre si merita la fffine che farà tra poco e anche i suoi complici, Furio compreso. Che marcissssero in prigione. Per tuo padre, invece, non lo ssso, staremo a vedere.»
 
«L’importante è che ora siamo insieme» sentenzia lei strizzandomi l’occhio, per poi aggiungere con voce roca «per sempre!»
 
Oh, sì, amore mio… per sempre e anche per l’eternità.
 
«Dove stiamo andando?» Le chiedo poi scacciando le lacrime che minacciano di cadermi copiose.
 
Ci mancherebbero solo quelle a completare il quadro penoso che devo essere in questo momento. Mi schiarisco la voce, mi ricompongo come posso e le sorrido.
Sonia ferma l’auto, si gira, mi prende la mano e la stringe forte e poi mi dice una frase che mi fa venire voglia di raggiungere Padre Sergio al suo convento e chiedergli di sposarci subito.
 
«Andiamo a casa.»
   
 
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