Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Imperfectworld01    04/10/2021    1 recensioni
Corre l'anno 1983 quando la quindicenne Nina Colombo ritorna nella sua città natale, Milano, dopo aver vissuto per otto anni a Torino.
Sebbene non abbia avuto una infanzia che tutti considererebbero felice, ciò non le ha impedito di essere una ragazza solare, ricca di passioni, sogni e aspettative.
Nonostante la giovane età, sembra sapere molte cose ed essere un passo avanti alle sue coetanee, ma c'è qualcosa che non ha ancora avuto modo di conoscere: l'amore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Scolastico, Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Diciannove.

«La musica è troppo alta, Nina, non riesco proprio a sentire quello che dici» disse Filippo alzando il tono di voce, ma in realtà non era davvero così. La musica che proveniva dal salotto appariva ovattata lì in corridoio, perciò di certo aveva sentito benissimo.

E io davvero gli stavo permettendo di mettermi in ridicolo in quel modo solo per una serie di paranoie a cui non avevo mai dato peso in quindici anni di vita?

No, se lo poteva scordare. Non l'avrei ripetuto, anche perché già la prima volta era bastata a farmi rendere conto di quanto stupida e insensata fosse la mia idea. «Non importa, lascia perdere» feci, dirigendomi verso il salotto, ma Filippo mi intrappolò alla parete, appoggiando entrambe le mani al muro, all'altezza delle mie spalle. «È davvero quello che vuoi? Vuoi che ti baci?» domandò con tono suadente.

Scossi la testa e gli afferrai i polsi per provare a spostare le sue mani dal muro e liberarmi, ma lui era irremovibile.

«Perché proprio io? Se non mi sopporti nemmeno» mi fece notare.

«Diciamo che non mi vai propriamente a genio, ma non è vero che non ti sopporto» precisai. «E poi a chi altro potrei chiederlo?»

Corrucciò la fronte. «Perché mai dovresti chiedere a qualcuno di baciarti?»

Bella domanda.

Sospirai, senza rispondere subito. Non ci potevo credere, che stavo davvero per esporre le mie paturnie di quegli ultimi giorni proprio a lui. «Be', perché... perché se non mi do una mossa, finirà che arriverò a trent'anni senza aver mai baciato nessuno, mentre tutte le mie coetanee...»

«Pensavo che non ti importasse di queste cose» mi interruppe.

«È così, ma... ma forse lo dicevo più che altro perché prima di questi ultimi giorni non ci avevo mai pensato seriamente.»

A quel punto cambiò espressione, sogghignando e mostrando la sua tipica fossetta sulla guancia. «Quindi tu in questi ultimi giorni hai pensato seriamente a volermi baciare? E a volere che sia io il tuo primo bacio?» mi canzonò e sentii le mie gote infiammarsi.

«No!» ribattei prontamente. «Ho pensato seriamente di volermi togliermi questo peso al più presto, così quando arriverà la persona giusta non farò una figuraccia» spiegai, sperando che avesse senso ciò che stavo dicendo.

Più guardavo Filippo e più mi sembrava che non ne avesse e che stessi sparando baggianate a tutto spiano.

Mi lasciai scivolare a terra fino a sedermi accovacciata con la schiena appoggiata al muro. Fortunatamente la gonna era abbastanza lunga da non far intravedere niente nonostante le mie pose goffe e poco femminili. A quel punto Filippo fece lo stesso, sedendosi davanti a me e intrappolando le mie ginocchia fra le sue e appoggiando il suo bicchiere a terra alla sua destra. «Se è la persona giusta non pensi che le potresti parlare liberamente come stai facendo con me? Non faresti nessuna figuraccia ai suoi occhi.»

«Sì, lo so, ma è più una cosa mia. Mi sento a disagio solo a pensarci.» Mi portai entrambe le mani sulle guance per nascondere il più possibile il mio viso. «Ma tanto tu cosa puoi capirne? Chissà quante ragazze avrai già baciato, almeno una ventina.»

Sgranò gli occhi e rise. «E dai, non esagerare, ti ricordo che ho quindici anni anch'io come te. Forse una dozzina, ma neanche me lo ricordo a dire il vero.»

Roteai gli occhi. Bene, era addirittura arrivato a perdere il conto di quante ragazze aveva baciato nella sua vita. Non che avesse importanza, comunque. E poi ormai ero lì, gli avevo esposto le mie insicurezze e lui era rimasto ugualmente, quindi forse non gli importava davvero di quanto risultassi ridicola. «Quindi non ti cambierà niente se se ne aggiunge una alla lista, no?» domandai, avvicinandomi leggermente al suo viso. Probabilmente avrebbe anche giovato al suo ego smisurato.

«Se è questo quello che vuoi» rispose, scrollando le spalle.

«Tu non vuoi?» chiesi, distogliendo lo sguardo dal suo viso e abbassandolo sulle mie mani intrecciate attorno alle ginocchia. «Non voglio mica... che ne so, approfittarmi di te e costringerti a fare qualcosa che non vuoi» aggiunsi, indietreggiando un pochino con il busto fino a toccare di nuovo il muro con la schiena.

«Ti pare forse che io mi stia sentendo obbligato?»

Poi fissai il bicchiere mezzo pieno che aveva alla sua destra. «Sei ubriaco? Se lo sei, vuol dire che non sei cosciente e...»

Mi interruppe prima che finissi la frase: «Secondo te un bicchiere di birra mi potrà mai fare qualcosa?» chiese in maniera retorica.

Rimasi un attimo in silenzio, prima di riprendere la parola non appena mi venne in mente una cosa che era meglio chiarire: «Comunque... ehm, comunque tu... nel senso, questo non cambierà le cose fra di noi» precisai, anche se non con la convinzione che avrei voluto avere.

«Perché mai dovrebbe cambiare qualcosa?» domandò.

«Be', non si sa mai. Magari ti stavi per mettere in testa che ci stavo provando con te... ecco, non è così.»

«Sì, lo so.»

Annuii e non dissi nulla. Fui lieta di sapere che non ci sarebbero stati fraintendimenti. A quel punto mi armai di coraggio e cominciai a ripetere nella mia testa i vari passaggi da seguire che mi ero imparata osservando le persone come una vera guardona.
Mi avvicinai a Filippo e gli presi il viso fra le mani. Ci fissammo a lungo negli occhi, ma nessuno dei due fece il primo passo.

Avevo paura, ma nemmeno sapevo di cosa. Era solo un bacio, non correvo alcun pericolo.

Poi Filippo chiuse gli occhi e prese ad avvicinarsi maggiormente a me, ma mi scansai appena prima che le nostre labbra si toccassero. «No, aspetta!» esclamai. Non ero pronta. Che diavolo stavo facendo, e perché soprattutto?

«Scusa, è che pensavo che uno dei due a un certo punto dovesse prendere l'iniziativa» si giustificò, anche se non doveva. Non stava facendo nulla di sbagliato, anzi, mi stava assecondando fin troppo. Rimasi in silenzio, e questo gli suggerì che stavo avendo dei ripensamenti. «Nina, che c'è? Secondo me tu ci pensi troppo, ed è questo il problema. Non devi pensare, devi...»

Non ebbe il tempo di finire la frase. Presi il suo bicchiere e lo trangugiai in un secondo per darmi un pizzico di coraggio, prima di fiondarmi sulle sue labbra senza preavviso. In un primo momento mi dimenticai persino di chiudere gli occhi, e dal momento che anche lui ce li aveva sbarrati per via del mio gesto improvviso, mi sentii piuttosto a disagio, così li chiusi immediatamente.
Sentivo le sue labbra premere sempre di più sulle mie, finché a un certo punto non le schiuse e percepii qualcosa di umido bagnarmi le labbra.

A quel punto mi scansai bruscamente e interruppi il bacio. «Che stavi facendo?» chiesi, passandomi una mano sulle labbra per asciugarle.

Filippo corrugò la fronte. «Ti provavo a baciare alla francese? Cioè, che poi in realtà in origine era detto bacio alla fiorentina, ma i Francesi ci hanno rubato anche questo, oltre alla Gioconda» spiegò, ma io ero ancora piuttosto confusa per dar peso a quei sproloqui.

«Bacio alla francese?» ripetei disorientata.

«Ma sì, il bacio con la lingua! Cosa credevi, che baciarsi davvero significasse darsi un bacio come quello sulla guancia ma sulle labbra?»

In realtà sì. Bacio con la lingua? Vale a dire la mia e la sua lingua che si toccano? Disgustoso, pensai. «No, scordatelo proprio. Mi viene il vomito solo a pensarci.»

«Ma è così che si fa. Una roba così...» lasciò la frase in sospeso e mi diede un fugace bacio sulle labbra e io sobbalzai leggermente per la sorpresa, «... non vale niente. I baci veri sono come ti ho detto io. E tu vuoi imparare come si fa, sì o no?».

Riflettei qualche secondo, infine annuii. Quella volta però avrei lasciato che fosse lui a guidarmi, così chiusi gli occhi e aspettai che agisse.
Nell'attesa, lo sentii schioccare la lingua sul palato un paio di volte. «No, così non va» disse e io riaprii gli occhi, solo per vedere che si era alzato in piedi. «Cosa?» chiesi confusa.

Filippo sospirò, dopodiché mi tese una mano affinché mi rialzassi in piedi anch'io. «Allora?» lo incalzai.

In risposta, prese le mie mani e se le portò dietro la nuca, mentre le sue le cinse attorno alla mia vita, avvicinandomi a lui fino a far scontrare i nostri bacini. Il mio cuore cominciò a battere sempre più velocemente.

«Tu... tu stai attento a quelle manacce, guai a te se le abbassi» lo minacciai e lui sogghignò: «Significa che allora mi è consentito alzarle? Carina questa canottierina. Ti dona, peperoncino» disse, posando lo sguardo sulla mia scollatura. Ne approfittai per tirargli un piccolo schiaffo sulla nuca, nel mentre che lui se la rideva sguaiatamente.

Poi tornò serio e posò lo sguardo dapprima sui miei occhi e in seguito sulla mia bocca, mentre io a mia volta ero ferma a fissare la sua. C'era da dirlo, aveva delle labbra niente male, morbide e carnose, a differenza delle mie, sottili e sempre screpolate.

Dio, no, sembravo quasi Irene quando parlava di Vittorio.

I nostri visi si fecero sempre più vicini, finché a un certo punto non chiudemmo gli occhi e le nostre labbra si scontrarono un'altra volta. Le mani di Filippo risalirono lentamente la mia schiena fino ad arrivare a posarsi sul mio viso, mentre io abbassai le mie sulle sue spalle. Poi schiuse le labbra e premette sulle mie affinché io facessi lo stesso. Poco dopo sentii la sua lingua venire a contatto con la mia e tentai di seguirla nei movimenti che faceva.

Era una sensazione così strana, alquanto sgradevole. Tra l'altro nessuno dei due aveva una mentina, perciò niente alito fresco al sapore di menta. Ma alla gente come faceva a piacere? C'erano coppie che non facevano letteralmente altro che... questo, per minuti interi, senza interrompersi mai. A me già mancava il fiato ed erano passati meno di dieci secondi.

Così a un certo punto mi separai bruscamente da lui per riprendere fiato. «Puah! Che schifo!» esclamai, senza riuscire proprio a tenermelo per me. Era stato orribile. Non ci avrei mai più provato in vita mia.

Filippo mi fissò sorpreso e quasi offeso. «Bene, d'accordo... Sai, a dirla tutta neanche per me è stato il massimo» rispose di rimando, incrociando le braccia al petto.

«Mica è colpa mia, per me era la prima volta. Non farmi credere che ti aspettassi chissà che cosa.»

«No, ovviamente no» fece, scrollando le spalle e spostando lo sguardo altrove.

«Bene» dissi, dichiarando il discorso concluso e preparandomi a tornare dalle mie amiche.

Filippo però mi si parò davanti, e mi rivolse un piccolo ghigno. «Ti va di riprovarci?» domandò, e nonostante il sorriso da idiota sembrava piuttosto serio.

«Non scherzare! Non provarci mai più a fare una cosa del genere con me!»

«Ah, quanto sei melodrammatica» roteò gli occhi. «Credi di poter superare questo trauma? No perché io me lo sono già dimenticato. Puff!, magia: non è mai successo. Contenta adesso?»

Lo ignorai, mentre mi prendevo qualche secondo di più per pensare a quello che era stato il mio primo vero bacio. «Non ho sentito niente...» sussurrai, parlando fra me e me. Filippo mi sentì lo stesso e corrucciò le sopracciglia: «A che ti riferisci? Che cos'avresti dovuto sentire?»

«Le farfalle di cui tutti parlano.» Probabilmente avevo qualcosa che non andava, ero difettosa o qualcosa di simile. Se non un pizzico di ribrezzo e confusione, non avevo davvero provato nulla a livello emotivo.

«Quelle le senti solo se baci una persona per cui provi qualcosa. O almeno così dicono.»

«Tu le hai mai sentite?»

Inarcò le sopracciglia e aggrottò la fronte, prima di sogghignare, mostrando la sua solita fossetta. «Ma ti paio il tipo?»

«Che presuntuoso che sei. Non mi pare qualcosa di cui vantarsi il fatto di non aver mai provato niente per qualcuno, come se ci fosse qualcosa di male nel provare dei sentimenti!» lo rimbeccai.

«Ho mai detto questo? E poi senti chi parla, se sei la prima a non voler stare con nessuno e giudichi chiunque abbia una relazione.»

«Io non giudico chiunque abbia una relazione!» ribattei.

«Invece sì, e ti senti superiore per il fatto che tu sia "immune" all'amore.»

Non dissi nulla. Forse un po' aveva ragione.

«Ecco, vale lo stesso per me» disse infine, dichiarando realmente chiuso il discorso. Solo che per una volta ero io a non volere che il discorso fosse concluso. Fece per andarsene, ma lo afferrai per un polso per trattenerlo. Si voltò confuso, così parlai senza girarci troppo intorno per chiarire la sua confusione: «È stato... è stato così tanto brutto?» domandai, prima di lasciarmi scivolare un'altra volta a terra sconsolata.

Mi sentivo quasi ridicola a porgli una domanda del genere. Eppure al momento era l'unico al quale potevo permettermi di fare domande di quel tipo.

Tornò a sedersi a terra, stavolta al mio fianco. «Io non ho mai detto che è stato brutto. Sei tu che hai detto che ti ha fatto schifo» rispose con tono gentile e pacato.

«Quando ti ha baciato Monica è stato meglio o peggio?» non potei evitare di chiedergli. Almeno io non avevo fatto quel casino disgustoso col vino.

In un primo momento rimase spiazzato per via della mia domanda, ma poi rispose con tranquillità: «Che c'entra Monica adesso? Lasciamola fuori da questo discorso, stiamo parlando di te e di me».

Sbuffai, per il fatto di non avere ottenuto una reale risposta a quella domanda. Ma in effetti aveva ragione, non era poi così importante. «Quindi per te non è stato uno schifo?» domandai poi.

«Penso che si possa migliorare.»

«Ma smettila, lo dici solo perché vuoi baciarmi di nuovo.»

«No, lo dico perché è così: con la pratica si migliora sempre, non è che puoi dichiararti un'esperta dopo appena un bacio, non trovi? E comunque sì, è ovvio che vorrei ribaciarti...»

«Davvero?» lo interruppi, stupita. «Anche se la prima volta è andata...»

Fu lui a interrompermi quella volta, spazientendosi un po': «Ancora con questa storia? Dio, non ti facevo così... così... non importa, lascia perdere».

«No, adesso me lo dici. Come sono?» lo incalzai.

«Lo devo dire? Bene, lo dico: sei pesante» rispose, e in effetti non aveva tutti i torti. «Ma non significa che tu sia pessima a baciare e che non imparerai mai a fare di meglio.»

Tanto le sue parole non avevano alcun effetto su di me. Ero fatta così, quando mi impuntavo su qualcosa, difficilmente cambiavo idea. Apprezzai comunque il tentativo di tirarmi su di morale, seppur provenisse da Filippo.

Poi mi prese il mento fra il pollice e l'indice e lo spostò verso il suo viso, affinché lo guardassi negli occhi. «E non significa che se per me non è stato il massimo la prima volta, ora non voglia più baciarti, perché non desidero altro da quando ti ho vista a quella festa il mese scorso e non credere che un solo bacio mi sia sufficiente. Perciò... perciò ora dimmi se anche tu vuoi che succeda ancora, ma tanto so che mentiresti se affermassi il contrario» bisbigliò, avvicinando vertiginosamente il suo viso al mio.

Stavo decisamente andando in tilt. Il mio respiro si stava facendo via via più affannato, sapevo di dovermi allontanare ma per qualche ragione non riuscivo a farlo, sentivo di dover rispondere semplicemente di no e riprendere il controllo della situazione, soprattutto perché era stato sfrontato e impertinente come al solito, ma non lo feci.

Filippo chiuse gli occhi quando ormai la distanza fra noi era minima, e stava andando a diminuire sempre di più mentre io continuavo a non fare niente per impedirlo. Mi afferrò per la nuca per avvicinarmi a lui quel poco che mancava, ma si immobilizzò all'improvviso non appena sentimmo delle voci farsi sempre più vicine.

«Nina?» sentii qualcuno chiamare il mio nome. Ma non era un semplice qualcuno: era Vittorio.

Io e Filippo ci separammo bruscamente e ci alzammo subito in piedi. Stavo letteralmente morendo dall'imbarazzo, già ero pronta a sentire tutte le battute di Vittorio e gli altri suoi amici sul mio conto. Alcuni stavano già sghignazzando e scambiandosi commenti sottovoce.
Eppure a giudicare dall'espressione che aveva Vittorio, sembrava tutt'altro che in vena di scherzi. Avanzò verso di me e mi prese per un braccio per allontanarmi dal suo migliore amico: «Si è fatto tardi, dobbiamo andare» si limitò a dire, prima di trascinarmi verso l'ingresso di casa di Monica.

«Ma se saremo qui da massimo due ore...»

«Ho detto che adesso andiamo a casa, ok?» fece girandosi verso di me con uno sguardo minaccioso.

Non mi piaceva per niente il tono con cui mi stava parlando. Con uno strattone mi liberai dalla sua presa. «Si può sapere che ti prende?» domandai, voltandomi poi indietro per dare uno sguardo a Filippo. Quest'ultimo sembrava in parte imbarazzato, dall'altra intimorito, non aveva più l'aria sicura di sé che lo contraddistingueva di solito. Neanche aveva il coraggio di guardarmi negli occhi.

Vittorio mi prese per mano con più decisione rispetto a prima e perciò non mi lasciò scampo, prendemmo le nostre giacche e uscimmo da casa di Monica praticamente di corsa.

«Che ti prende, Vittorio? Non riesco a capire perché tu abbia l'aria così... così arrabbiata, ecco.» Non l'avevo mai visto così. Al limite giù di morale, oppure offeso, ma mai arrabbiato.

Salì sulla moto senza rispondermi e inserì la chiave per accenderla. Mi affrettai a salire e neanche il tempo di posizionarmi per bene sulla sella che lui partì. Mi aggrappai immediatamente a lui per evitare di cadere. «Ma sei forse impazzito?» sbottai, venendo ignorata un'altra volta.

Per tutto il tragitto evitò qualsiasi mio tentativo di avere una spiegazione al suo comportamento. Ogni qualvolta aprissi bocca, semplicemente lui decideva di non degnarmi di alcuna risposta. Così decisi di smettere di provare a un certo punto.

Non avevo nemmeno salutato le mie amiche, e pensare che avrei dovuto passare la serata con loro... ma per quello non era colpa di Vittorio, bensì mia. Certo, stavo quasi per tornare da loro, se solo lui all'ultimo non fosse arrivato a fare quella scenata isterica e a portarmi via di peso dalla festa.

«Io non riesco davvero a capire perché ce l'hai con me!» esclamai, una volta rientrati in casa.

Vittorio stava per ignorarmi anche quella volta e dirigersi in camera sua, ma mi parai davanti alla porta che dal salotto portava al corridoio dove c'erano le nostre stanze per impedirglielo. «Allora? D'accordo, mi hai portata via dalla festa, alla quale tra l'altro mi hai pregato di venire, ma almeno dimmi perché ce l'hai con me» sbraitai.

Me lo doveva.

«Sì, be', non ti ho chiesto di venire con me alla festa solo per vederti mentre stavi per baciare il mio migliore amico!» rispose a un certo punto.

In realtà l'avevo baciato per davvero, ma considerando come stavano le cose preferii non dirglielo. «È questo il punto? Davvero?» domandai stranita.

«Sì, è proprio questo il punto. Io... io pensavo che almeno tu fossi diversa, invece sei proprio come tutte le altre.»

Ci risiamo, un altro che mi ha idealizzato come "diversa dalle altre", mi dissi. Ma che cosa pensavano di me le persone a primo impatto? E che male c'era a essere una ragazza come tutte?

«E sentiamo, che c'è di male in questo?» chiesi e Vittorio sgranò gli occhi: «Ma sei seria? È da un mese che mi ripeti che non lo sopporti, che non vuoi avere niente a che fare con lui e che non capisci cosa ci trovino le ragazze in uno così. Eppure stasera eccoti, a pendere dalle sue labbra come tutte».

«Pendere dalle sue labbra? Hai proprio sbagliato persona, non sono...»

Mi interruppe con una risata. «Dai, questa raccontala a qualcun altro che ci creda» fece con tono di scherno. «Alla fine finisce sempre così... tutte le stronzate che mi hai detto sul far emergere il mio vero carattere per poter piacere a Monica non contano niente, sono parole vuote e prive di senso, e tu ne sai la prova lampante: alla fine voi ragazze preferite sempre quelli come lui e mai quelli come me.»

«Sei completamente fuori strada, a me non piace Filippo! Magari se mi lasciassi spiegare ciò che hai visto, allora...»

«No, adesso basta, Nina» mi interruppe ancora. «Ormai non credo più a una parola che dici» aggiunse guardandomi dritto negli occhi con disprezzo, prima di scansarmi e andare a rinchiudersi nella sua stanza.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Imperfectworld01