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Autore: LadyHeather83    04/10/2021    6 recensioni
Dopo gli eventi di Namecc chi è sopravvissuto torna sul pianeta Terra, ed è da qui che inizierò a raccontare la mia storia e il mio punto di vista su quello che non ci hanno mai raccontato prima.
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha, Chichi/Goku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angoli nascosti

*

Capitolo 01

**

Nella sua testa continuava a rimbombare il suono ad intermittenza del battito cardiaco accelerato provocato da quel macchinario infernale posto di lato a lei.

Bulma se ne stava sdraiata in una lettiga in quella stanza con fuori inciso “Sala Travaglio” con le contrazioni che arrivavano ogni cinque minuti circa e nel frattempo per monitorare le condizioni vitali del bambino che da lì a poco avrebbe partorito, l’avevano attaccata ad una macchina rumorosa.

Appena sarebbe potuta tornare nel suo laboratorio sicuramente si sarebbe prodigata per inventare qualcosa di altrettanto efficace senza che spaccasse i timpani alle povere puerpere.

Forse il volume era stato impostato nella modalità “alto” perché risultava alquanto fastidioso invece che il suono più bello del mondo a cui era abituata ogni volta che si recava dal suo medico per la visita mensile di accertamento e Bulma oltre a non vedere l’ora di avere tra le sue braccia quel bambino, desiderava staccarsi quegli elettrodi dal suo ventre.

La gravidanza era andata piuttosto bene, l’azzurra non aveva mai saputo che cosa significassero le nausee mattutine, anzi, se non l’avesse insospettita quel ritardo di due settimane scoperto per puro caso guardando il calendario un giorno come un altro in laboratorio, non avrebbe forse mai saputo di essere incinta.

Anche la pancia non era mai stata pronunciata, se non per gli ultimi due mesi che era lievitata a vista d’occhio, ma questa non le impediva di certo i movimenti, anche se non poteva più infilarsi sotto i macchinari come era solita a fare, ma delegare il padre anziano a farlo per lei.

E soprattutto non veniva mai vista di buon occhio da quest’ultimo quando saliva in cima ad una scala altissima.

“Se non pensi alla tua salute, pensa almeno a quella del bambino” Continuava a ripeterle l’anziano.

“So quello che faccio!” Lo rimbeccava lei con grande disappunto del genitore.

Una contrazione che arrivò all’improvviso la fece urlare dal dolore, era più forte delle precedenti, e Bulma ebbe la macabra sensazione che qualcuno le avesse appena spezzato l’osso del bacino.

L’ostetrica incaricata di seguire il suo travaglio che se ne stava tranquilla e beata dietro quel tavolino con la sua bella settimana enigmistica tra le mani, non si scompose minimamente alle urla della donna, anzi sbuffò seccata.

Ogni tanto soffiava perché non riusciva a trovare la soluzione all’enigma e quei lamenti sommessi non l’aiutavano, specie se arrivavano quando c’era quasi scoperto la soluzione.

Bulma notava che ogni tanto sbirciava la pagina posta alla fine del libretto dove poteva benissimo trovare la risposta ad ogni suo problema.

“Patetica” Aveva sussurrato a mezze labbra mentre un’altra contrazione arrivava e le costringeva a stringere gli occhi e a mordersi la lingua.

Questa volta non aveva espresso il suo dolore fonicamente perché tanto non sarebbe servito a niente, anzi, avrebbe solo indispettito di più quell’arpia nella stanza accanto, e perché se per caso o per sbaglio, da quella porta fosse entrato Vegeta e l’avesse vista urlare e contorcersi dal male, sicuramente l’avrebbe ripresa sul fatto che non fosse degna di portare in grembo la sua progenie.

Ma il principe dei saiyan non le avrebbe mai e poi mai fatto tale dono, visto che nel momento in cui gli aveva dato la bella notizia, Vegeta stava salendo a bordo della nuova navicella spaziale commissionata a suo padre e, per quanto ne potesse sapere, non si era ancora degnato di fare ritorno, e chissà quando sarebbe capitato.

L’aveva liquidata con un semplice “Ah!” di sorpresa senza nemmeno guardarla per poi chiudere quel portellone e partire a razzo scomparendo dalla sua vista.

Aspettava un bambino.

Il suo bambino.

E lui l’aveva lasciata da sola.

Ma da Vegeta non si sarebbe potuto aspettare niente di diverso.

Non perché l’ annuncio della sua gravidanza lo avesse sconvolto a tal punto da scappare lontano, ma era proprio per proteggerlo che doveva andare a ricoprirsi d’oro e  superare anche il livello di Kakaroth.

E quello era un motivo più che valido per andarsene e raggiungere il suo obiettivo nel minor tempo possibile senza che lei potesse proferire anche solo una parola di disappunto.

Un’altra contrazione…più ravvicinata rispetto all’altra e la voglia di spingere.

Bulma trattenne il respiro ed espirò appena il dolore l’aveva lasciata stare per un altro minuto.

Cazzo se faceva male!

Si maledì mentalmente per non aver ancora chiamato sua madre per starle accanto in quel momento e portarle un cambio d’abiti e la borsa che aveva preparato con cura per lei e che conteneva tutte le cose del bambino, e che ora faceva la guardia al suo letto in camera, perché lei se la sarebbe cavata da sola, pensò quando aveva varcato la soglia del pronto soccorso sorreggendosi alla parete in preda alla terza contrazione e con le gambe bagnate dal liquido amniotico.

Non sarebbe stata né la prima e né l’ultima a dare alla luce un bambino in completa solitudine e soprattutto senza nessun preavviso, in quanto Bulma aveva appena raggiunto le trentotto settimane e il medico che l’aveva in cura le aveva detto che non avrebbe partorito prima della quarantesima, era più chiusa del caveau di una banca, ma il medico non aveva fatto i conti con gli imprevisti, eppure doveva conoscerli visto la sua grande esperienza.

*

“Fammi dare un’occhiata” Finalmente l’ostetrica aveva alzato il suo culone grasso da quella sedia e si era degnata di andarla a visitare.

Le abbassò il pannolone e la sua espressione di terrore innervosì ancora di più Bulma che per comodità aveva divaricato le gambe.

“Che c’è?” Chiese tremando.

“E non mi chiami?” Sbraitò la dottoressa “…sta uscendo la testa!”

“Non volevo disturbarla…” Si fermò perché un’altra contrazione era arrivata e sentiva il bisogno irrefrenabile di spingere “…mi sembrava troppo impegnata con i suoi enigmi.” Mormorò dopo che il dolore era passato.

L’ostetrica la guardò di sottecchi “Stavo facendo il mio lavoro, sono abituata a vedere donne urlare per il dolore causato dalle contrazioni…ma non mi è mai capitato nessuno che soffrisse in silenzio e che non mi chiamasse se sentiva la testa fuoriuscire, soprattutto senza l’epidurale.”

“Dice così perché non mi conosce!” Con la fronte che stillava di sudore e il fiato corto, Bulma diede un’ultima forte spinta che le permise di dare alla luce il suo bellissimo bambino.

L’ostetrica lo avvolse su un lenzuolino bianco e gli praticò le manovre di disostruzioni delle vie aeree.

Bulma pensò che dopo quella sera sarebbe stata pagata il doppio per il lavoro che non spettava a lei, per quanto la riguardava, poteva benissimo metterlo sul suo conto, quella dottoressa, di cui non ricordava nemmeno il nome, le aveva appena messo tra le braccia la creatura più bella che si potesse desiderare.

Piangeva a dirotto, ma appena la madre le accarezzò dolcemente una gota con un dito e gli baciò la fronte, smise di farlo e si addormentò tra il suo seno gonfio e dolorante.

“E’ un bel maschietto, sano e forte” Si complimentò quella donna dopo essere andata a chiamare il ginecologo di guardia e il pediatra per le dovute visite.

*

Bulma guardò fuori dalla finestra.

Era buio, totalmente buio.

Vide solo una scia rossa oltrepassare il cielo e un boato poco dopo.

“Che cos’era?” Si chiese.

Un meteorite? Un asteroide? Alieni che invadevano il pianeta? Oppure lui?

Beh! Tra le quattro opzioni era la più improbabile.

Quante possibilità c’erano che Vegeta facesse ritorno il giorno della nascita del loro bambino?

Poche, o per meglio dire: nessuna.

Poco dopo entrarono della sua stanza un paio di medici a prendersi cura di lei e di suo figlio e Bulma chiese la cortesia di poter chiamare almeno sua madre per darle la bella notizia e farsi portare quella borsa con tutto il necessario per darsi una ripulita.

Quando prese il telefono dalla borsa notò che il genitore l’aveva chiamata una ventina di volte circa, non si arrabbiò perché l’aveva cercata, anzi, non lo fece affatto, si limitò a sorridere perché ora capiva perfettamente il suo punto di vista ed improvvisamente i rimproveri precedenti assumevano la sfumatura di consigli amorevoli.

Ora anche lei era una mamma e sentiva il bisogno di proteggere quel fagottino con tutta sé stessa.

“BULMA!” Cinguettò la donna nervosa rispondendo al primo squillo “…si può sapere dove sei? E’ l’una di notte!”

“Mamma…” Prese coraggio cercando le parole più adatte “…c’è qualcuno che dovreste conoscere.”

*

Sua madre e suo padre se ne erano andati dall’ospedale alle prime luci dell’alba, dopo aver sbrigato gli ultimi convenevoli e firmato varie scartoffie per conto della figlia che ora stava riposando beatamente tenendo tra le braccia il suo primo figlio che al momento non aveva ancora un nome.

Bulma aveva chiesto ai genitori se per caso Vegeta avesse fatto ritorno, ma loro risposero di no, che non l’avevano ancora visto e che quello che aveva sentito la scorsa notte era solo un meteorite che si era schiantato al ridosso della montagna.

Lei ci aveva creduto, però sarebbe stato bello sapere del suo ritorno in quella particolare notte…peccato!

Ora il dilemma era dare un nome al nascituro.

Bulma ci aveva pensato e ripensato, ma non riuscì a trovare qualcosa di adatto.

Chiuse gli occhi per la troppa stanchezza.

“Trunks” Le sussurrò una voce all’orecchio che le fece sbarrare gli occhi oltre che a farla rabbrividire.

Ma quando Bulma si guardò attorno non vi vide nessuno, se non la finestra aperta e l’aria fresca di novembre che entrava e le tende che svolazzavano.

*

Continua

*

Nda: Ciao a tutti! Chi non muore si rivede…lo so, vi avevo promesso che sarei tornata a settembre, ma un piccolo contrattempo, ovvero la stesura completa della long sul fandom di Miraculous mi ha assorbito completamente, però vi annuncio che quella è quasi del tutto terminata, quindi posso dedicarmi a questa con pubblicazione settimanale.

Piccole precisazioni…questa storia è una cucitura di mie long vecchie, e per vecchie intendo scritte più di dieci anni fa e pubblicate con un account non più attivo, cercherò di ripercorrere le varie tappe della saga dei cyborg, ovvero quello che Toryhama non ha raccontato, da qui il titolo “Angoli nascosti”, ho voluto iniziare con la nascita di Trunks, ma dal prossimo capitolo si ritornerà indietro nel tempo, più precisamente subito dopo Namecc.

Io ringrazio fin da subito chi vorrà seguire questa storia e chi vorrà lasciarmi un segno del suo passaggio.

*

Erika

 

  
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