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Autore: _Zaelit_    05/10/2021    0 recensioni
È trascorso qualche mese dal termine della lotta per la libertà dei guerrieri originati dal Progetto Jenova e Progetto Yoshua.
Sephiroth è partito in cerca della sua redenzione, mentre Rainiel vive con Zack ed Aerith nel Settore 5. Un altro nemico, però, intende portare avanti la guerra che loro credevano terminata. Quando un vecchio amico porterà discordia nelle vite dei due ex-SOLDIER, quando un angelo dalle piume nere tornerà a cercare il dono della dea, Rainiel e Sephiroth, e tutti i loro compagni, dovranno ancora una volta confrontarsi con un male più pericoloso del precedente e che, come se non bastasse, sembra conoscerli molto bene.
Libertà, amore, pace: tutto rischia di essere spazzato via ancor prima di poter essere ottenuto... e il Dono degli Dèi è più vicino a loro di quanto pensino.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Capitolo 12
BAMBINI

 
Il Settore 5 risplendeva di una luce diversa, quel mattino. Sembrava che gli uccellini cantassero con più allegria, o che le piante fossero più verdi, o i cittadini più sorridenti. Fatto stava che Rainiel si guardava attorno e si sentiva colma di felicità e gratitudine per quel che stava vivendo.
Scortò Sephiroth fuori dal giardino di Aerith e poi in una stretta via sterrata che portava al cuore del quartiere. Per qualche motivo, camminava a debita distanza da lui. Non sapeva bene come sentirsi ora che era presente, lì con lei, ma non era infastidita né a disagio. Al contrario, percepiva un certo senso dj sicurezza in più.
Anche lui era piuttosto sovrappensiero, si guardava attorno come se vedesse il mondo per la prima volta, e comunque sembrava che ogni meraviglia che incontrasse non fosse paragonabile a quella appena oltrepassata. Rain ebbe pazienza: sapeva bene che faticava a mostrare le sue emozioni, non gliene fece una colpa. Al contrario, sperò di aiutarlo con qualche domanda.
«Hai avuto modo di dare un'occhiata in giro?» chiese riferendosi al giorno prima. Camminava così spedita e tranquilla che quasi si sentiva fluttuare.
Lui negò usando la testa. «Non ancora.» aggiunse.
Rain si morse un labbro, realizzando che l'uomo accanto a lei probabilmente non si era allontanato da casa, la sera precedente, per essere presente in caso le sue condizioni peggiorassero.
«Non fa niente. Vorrà dire che avrò il piacere di mostrarti il settore!» canticchiò quindi, precendendolo di qualche passo sulla stradina.
Sephiroth sentì il petto infiammarsi quando vide il sole baciarle i capelli e farli diventare del colore dell'oro e del bronzo, bagnandole le guance e le ciglia e proiettando la sua ombra agile sulle siepi e sui muri che costellavano il viale. Avrebbe potuto ammirare quello spettacolo per tutto il giorno, o tutta la vita.
Si ricompose con un finto e basso colpo di tosse quando Rain si fermò e sollevò un dito, guardandolo con l'espressione di chi ha appena avuto un'idea e vuole proporla.
«Ci sono! Potrei portarti alla Casa Verde. Ai bambini farebbe piacere conoscerti!»
Sephiroth piegò la testa quando sentì la parola bambini.
«Casa Verde?» le fece eco infatti.
Rain annuì. «È un orfanotrofio. Si trova qui vicino, basta raggiungere la piazza e girare a sinistra. Aerith e io portiamo dei fiori, di solito, quando visitiamo, ma pazienza per questa volta!» decise, riprendendo a camminare.
Sephiroth la seguì a passo moderato, anche se quelle novità lo incuriosivano e, in un certo senso, spaventavano. Pensava di non essere tagliato per fare parte di una quotidianità tanto tranquilla, di essere troppo diverso per incontrare e stare tra quella gente.
«Capisco. E così, in questi mesi ti sei presa cura dei bambini che vi abitano?» domandò.
Rainiel nascose l'entusiasmo provato nel sentire la sua voce titubare per un attimo. Che non gli stessero particolarmente a cuore i più piccoli?
«Vado alla Casa per aiutare le maestre, occuparmi dei lavori di riparazione o accettare piccole missioni. Con il tempo i bambini si sono affezionati a me, e così ora cerco di passare un po' di tempo con loro.»
Sephiroth la seguì abbassando la testa per guardare, perso nei suoi pensieri, la terra e la polvere che calpestava.
Provò a immaginarsi Rain fra tanti piccoli bimbi che scorrazzano e cercano le sue attenzioni. Quel pensiero ebbe un effetto curioso e inspiegabile su di lui. Non ebbe il tempo di scacciarlo o elaborarlo perché arrivarono subito in piazza.
Sulla sinistra, come promesso dalla ragazza, risaltava un grazioso e modesto edificio dalla facciata in mattone. Su un fianco appariva un quadro fatto di fiori colorati e freschi, davanti all'ingresso un lungo tavolo occupava la piazza e infine, sullo sfondo e a sinistra dell'orfanotrofio, oltre una serie di mezzi pneumatici fissati al terreno come gioco disponibile ai piccoli, un muro di lamina chiudeva lo spazio. Su di esso risaltavano disegni infantili ma molto colorati, che rappresentavano perlopiù moguri e chocobo.
Nella piazza correvano e schiamazzavano alcuni degli orfani della struttura. Sembravano felici, colti da quella spensieratezza che solo l'infanzia può donare, ma che Seph non aveva mai conosciuto. Si rimproverò per quel pensiero, però, perché ragionando in fretta notò che se quei bambini erano lì era perché non avevano avuto un bel passato e si erano ritrovati soli in un'età molto delicata. Era bello... davvero gentile, da parte di Rain, occuparsi di loro per non farli sentire soli. Persino lui avrebbe voluto che ci fosse stato qualcuno, anni prima, a dargli le stesse attenzioni. Forse molte cose sarebbero cambiate, forse lui non si sarebbe sentito così sbagliato e incompreso...
Una bambina che non poteva avere più di sei anni sfrecciò verso Rainiel nell'istante stesso in cui la vide, sbracciandosi e chiamandola a gran voce.
Lei si abbassò e sorrise in saluto, prendendola al volo in braccio e sollevandola mentre lei la stringeva e giocava con le sue ciocche.
Era la bambina che, solo il giorno prima, Zack aveva messo al riparo durante l'attacco di Genesis e delle sue copie, ma sembrava essersi ripresa.
«Già in giro a combinare marachelle?» chiese scherzosa l'adulta scompigliandole i capelli e dondolandola tra le braccia.
Lei annuì con forza, come se volesse giustificarsi. «Oggi non abbiamo compiti e le maestre hanno detto che possiamo giocare fino all'ora di pranzo! Giochi con me, Rainiel? Ti preeego!» la implorò muovendo i piccoli piedi avanti e indietro.
Lei però dovette limitarsi a solleticarle il naso con il mignolo. «Mi dispiace, piccola peste, ma purtroppo oggi ho da fare. Devo far fare un giro turistico a una persona.»
La bambina sbuffò e mise il broncio, ma i suoi occhi si spalancarono nel puntarsi sulla "persona" in questione.
Sephiroth non era molto abituato a stare in mezzo ai bambini. In passato era capitato che alcuni di loro lo seguissero mentre marciava in ritorno dalle battaglie verso casa, quando i media lo proclamavano eroe e loro volevano incontrarlo a tutti i costi. Gli passavano tra gli stivali, gli stringevano una mano, lo acclamavano e giocavano con i lembi della sua lunga divisa prima che i genitori corressero a riacciuffarli, scusandosi, o alcune guardie li riportassero da loro. A lui non aveva mai dato fastidio, pur essendo un tipo pragmatico e che non si fermava troppo a badare alle piccole cose. Non sapeva proprio cosa pensare dei bambini, per il semplice fatto che non li conosceva e non aveva avuto modo di interagire con loro, se non in quelle occasioni.
Eppure, quando quella bambina lo fissò a quel modo, con i suoi grandi occhioni castani, si sentì come se avesse puntata contro la più sorprendente arma del mondo.
«Rainiel, chi è quel signore coi capelli bianchi?» domandò la piccola mentre si mordicchiava un pollice.
Lui batté rapidamente le ciglia. Signore, ripensò borbottando tra sé e sé. E seppur avesse cercato di trattenersi, non poté che sfuggirgli un: «Sono grigi.»
Rain letteralmente sussultò e gli rivolse uno sguardo che avrebbe fatto sentire in colpa anche l'uomo più risoluto del mondo. Che, per coincidenza, era proprio Sephiroth.
Cercò di recuperare con un sorriso. «Lui è Sephiroth, un mio amico. Volevo mostrargli la Casa Verde. È la prima volta che viene qui, sai?» le raccontò poche informazioni, giusto per accontentarla. Meglio distrarla un po', che ricordarle la confusione del giorno prima. Non voleva metterla a disagio.
«Che strano.» esclamò la piccola con la beata indifferenza dei primi anni di vita, esaminando il SOLDIER da capo a piedi come se lui non potesse nemmeno accorgersene e rimuginando sul termine "amico", «Secondo me è il tuo fidanzato.»
E, con quella frase, riuscì a folgorare sul posto entrambi.
Rain non fu più in grado di formulare una frase di senso compiuto. Balbettò qualche parola come se volesse negare tutto, ma le salvò la vita un altro bambino, più grande di qualche anno rispetto alla femmina, che andò verso di loro con un grande sorriso.
«Ehy, io lo so chi è Sephiroth!» saltellò sul posto, ancora sudato per aver giocato tra gli pneumatici, «È l'eroe di guerra, quello dei notiziari! Ma non dovrebbe essere morto?»
«A me sembra vivo.» mormorò curiosa la più piccola, e allungò una mano verso l'uomo come se volesse controllare di persona.
Rain comprese che, se glielo avesse lasciato fare, Sephiroth non avrebbe più avuto scampo. Sarebbe stato costretto a prendere il tè finto con i peluche e a farsi truccare con i pennarelli, o magari a partecipare a una partita di nascondino. Prima che il SOLDIER d'élite decidesse di spiccare il volo e sparire per qualche altro mese, lei mise a terra la piccola.
«Comunque sia, bambini, noi dobbiamo proprio andare. Che ne dite di tornare a giocare? O magari di fare qualche bel disegno da mostrarmi la prossima volta.» propose, realizzando che la sua era stata una pessima idea.
Ne fu convinta quando la piccoletta sfrecciò via dalle sue braccia e si aggrappò allo stivale del SOLDIER, la cui unica reazione fu un piccolo sobbalzo e le palpebre che si stringevano. Rain voleva mettersi le mani ai capelli.
«Ma io volevo giocare con voi. Signore, posso farti una treccia ai capelli? Sono così lunghi e lisci!»
Per quanto l'idea di vedere Sephiroth con una treccia piena di foglioline e fiori rosa fosse intrigante, la giovane donna andò a recuperare la bambina, che ci mise un po' a decidersi a lasciare andare la sua caviglia. Rain non aveva mai visto Sephiroth tanto in difficoltà come nel momento in cui le rivolse uno sguardo che trasudava da ogni poro un sonoro: "non ho assolutamente idea di cosa dovrei fare". Come se non bastasse, anche l'altro bambino prese a proporre diversi giochi per il nuovo arrivato.
Fortunatamente apparve sull'uscio la maestra Folia, che scosse un braccio per richiamare i suoi alunni.
«Su, ragazzi, lasciate andare Rainiel!  Giocherà con voi un'altra volta!» ridacchiò mentre i due piccoli strisciavano le scarpe sulla terra, tornando da lei sbuffando. La maestra ne approfittò per scoccare un occhiolino in direzione di Rain, e comprese subito che doveva essere in compagnia dall'uomo alla sua sinistra, così non si avvicinò per non trattenerlo oltre. «Scusali, sai come sono.» fece spallucce continuando a parlare con la ragazza che spesso e volentieri l'aiutava nelle faccende dell'orfanotrofio, «Vai pure, passa da noi più tardi, se ti va. Ti aspettiamo!» le diede via libera per allontanarsi prima che altri bimbi sentissero la sua voce e corressero da lei.
Rainiel unì le mani e chinò un po' la testa per ringraziarla in silenzio prima che sparisse oltre le porte della Casa. Quando il pericolo fu scampato, girò agilmente su se stessa per tornare a osservare Sephiroth, rimasto immobile in quel punto della piazza.
L'uomo sollevò un sopracciglio nel notare che le sue guance erano paonazze e il suo sguardo sfuggente.
«Scusami...» pigolò massaggiandosi il collo, «Forse non è stata una buona idea.»
Sephiroth avrebbe voluto dirle che si era trovato benissimo, mentirle giusto per non farla sentire in imbarazzo, ma lei parve riprendersi da sola perché in un attimo intrecciò una mano alla sua e lo trascinò via verso un'altra strada come se i bambini che correvano in giro fossero proprio loro due.
«Magari un posto più tranquillo? Che ne diresti di vedere la chiesa?» rise mentre i capelli le fluttuavano alle spalle, sostenuti dal vento gentile.
E Sephiroth scoprì di non essere in grado di dirle di no.
 
 
   
 
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