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Autore: Legar    06/10/2021    8 recensioni
«Hai un debole per l’autorità?»
«La tua.»
Il Bagno dei Prefetti profumava del bagnoschiuma che lui aveva scelto per sé, ma Hermione ignorò la promessa calda della vasca per afferrarne un sentore tiepido sulla sua pelle. Incastrò le dita tra i capelli sulla nuca del ragazzo e lo tirò a sé per poterlo baciare.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il sonno della ragione

 

 

Sillabe brucianti combattevano per lasciare la sua bocca dischiusa, i denti premuti sulle labbra un argine troppo debole a una passione trascinante. A una carezza opprimente sulla pelle – le dita del ragazzo che spalancavano confini, la lingua che li lavava via – Hermione smise di lottare e rovesciò il capo all’indietro, offrendogli senza più remore il collo nudo. La cravatta di Grifondoro allentata era stata il primo vincolo a cadere, ma la spilla di Prefetto sulla divisa riluceva sotto le candele del Bagno riservato.

Stava seduta sul limite della vasca, pericolosamente vicina alla schiuma colorata che usciva da un rubinetto dorato. Non aveva più le calze, però, e le gambe erano immerse nell’acqua calda. Qualche goccia era strabordata e aveva inumidito il tessuto della gonna, ma non aveva freddo. Non quando il corpo nudo del ragazzo era infilato tra le sue cosce, come in un abbraccio. La fronteggiava in piedi sull’ultimo gradino che scendeva sul fondo della piscina: il torace emergeva dalla superficie trasparente e il viso era precisamente all’altezza del suo, le guance arrossate dai vapori.

«Sei troppo vestita» le fece notare quando con un nuovo movimento inondò il maglione, lungo lo scollo. Lui stava davvero facendo il bagno, prima, ed erano bagnate le braccia che la sfioravano, solleticavano, stringevano.

«Rimedia» ribatté, con un’audacia che originava dal cuore in affanno. Pompava sangue sporco solo di brama in ogni punto offerto al suo tocco, e nelle gambe che lo chiusero in una stretta più serrata.

Lui le rispose con un sorriso tratteggiato nella malizia e infilò le mani sotto il maglione per tirare la camicia fuori dalla gonna e iniziare a sbottonarla: stava inumidendo pure quella. Non c’era mai stata premura nel proposito di spogliarla, solo un desiderio evidente a offuscare iridi grigie – torbide come lo spazio e il tempo, a metà tra i suoi doveri, in cui Hermione si permetteva di sentirsi voluta.

L’altro Prefetto accennò alla spilla appuntata sul petto, contaminata anch’essa: qualche goccia si era lasciata andare, in caduta libera dalle ciocche bionde. «Tienila addosso, quella.»

«Hai un debole per l’autorità, Malfoy?»

«La tua.»

Il Bagno dei Prefetti profumava del bagnoschiuma che Draco aveva scelto per sé, ma Hermione ignorò la promessa calda della vasca per afferrarne un sentore tiepido sulla sua pelle. Incastrò le dita tra i capelli sulla nuca del ragazzo e lo tirò a sé per poterlo baciare.

 

***

 

«Buongiorno a tutti e buon compleanno a Fred e George.»

I suoi amici ricambiarono il saluto come di consueto.

Hermione si sedette per la colazione già esausta; un sogno indecifrabile aveva lasciato traccia nelle ombre scure sotto gli occhi. Raddrizzò la spilla sulla divisa e indirizzò uno sguardo fugace al tavolo di Serpeverde, dove il Prefetto Malfoy sghignazzava con Theodore Nott. Accantonò quel pensiero imperscrutabile: aveva doveri impellenti e argomenti più concreti da studiare, piuttosto che perdersi nella vaghezza dell’interpretazione dei sogni.

I gemelli ringraziarono per gli auguri. Fred aggiunse: «Oggi sarai più buona con noi, Prefettissimo Granger?»

Hermione portò la tazza fumante alla bocca per nascondere un sorriso che era troppo divertito per una mancanza di rispetto verso l’autorità del suo ruolo. «Oggi voi sarete più buoni del solito?»

Lui rise e si consultò con il fratello, seduto al suo fianco, con uno sguardo vispo. «Tu che dici, George?»

«No di certo, Fred.»

I due festeggiati vennero distratti da alcune compagne di classe per due parole e due baci di auguri. Hermione si soffermò per un solo istante sulla guancia liscia di Fred, prima di tuffare gli occhi e la bocca nel latte bollente.

Ginny le sfiorò una spalla e, ottenuta la sua attenzione, le rivolse un’occhiata preoccupata. «Hai dormito bene?»

Il solito chiacchiericcio fragoroso del mattino premeva contro le tempie, quella notte l’intimità del baldacchino non le aveva garantito quiete. «Non proprio.» Strofinò con forza i polpastrelli sulla fronte e il sollievo fu immediato, ma temporaneo: le si prospettava una lunga giornata di studio, il riposo era lontano.

Ginny richiamò i fratelli gemelli. «Hermione è stanca, non datele troppo da fare stamattina.»

«No, stamattina no» precisò George, lasciandola a domandarsi quale contravvenzione al regolamento della scuola avessero invece in mente per il pomeriggio.

«I doveri da Prefettissimo ti tengono sveglia la notte?»

Alle parole di Fred, Hermione si schiarì la voce ma non rispose. Non un dovere, ma una scelta irrazionale – cedere, lasciarsi andare. Nel sonno della ragione nasceva il desiderio – temere, reprimere.

«Sei un po’ accaldata.» Ginny le tastò una tempia. «Hai la febbre, forse?»

«L’hai da stanotte?» si interessò Fred, di fronte a lei, posando il succo di zucca. La caraffa lasciò un’impronta sulla tovaglia e Hermione non ne sopportò la vista – tracce umide di piacere tra le pieghe della carne.

«Anche il Prefetto Malfoy sembrava piuttosto stanco quando ci ha tolto cinque punti perché siamo troppo uguali. Vero, Fred?»

Hermione alzò gli occhi dal proprio piatto per scoprire i tre che la fissavano. Li osservò uno per uno in silenzio, ponderando tre identiche espressioni imperscrutabili.

Il primo a cedere fu Fred, che finì a ridere sulla spalla del fratello. George si aggregò, rifilandogli una gomitata complice. Ginny ebbe la premura di provare ad allestire un’espressione di scuse, prima di soccombere anche lei all’ilarità.

«Che avete fatto?»

«Ti sei divertita con il Prefetto Malfoy?» le chiese la ragazza.

Hermione non raccolse la provocazione, intenzionata a scoprire quanta responsabilità avessero esattamente i tre compagni di Casa nella sua notte tormentata. Era stato solo un sogno? Era stato solo suo?

«Che cosa avete fatto?» ripeté, alzando il tono, con crescente irritazione. Un istinto condusse le sue dita sotto la tovaglia, verso la tasca in cui custodiva la bacchetta, ma lo frenò.

«Organizzare uno scherzo per te è stata un’idea di Fred!»

L’accusato replicò al gemello: «Ma Ginny ha pensato a Malfoy!»

Lei scosse la testa. «Però George ha inventato il Tiro Vispo che abbiamo usato!»

Avevano impiegato una delle loro invenzioni su di lei? Le avevano messo quelle fantasie inappropriate nella testa?

«Insomma, di cosa state parlando?»

Le spiegarono della loro ultima creazione, una fiala il cui aroma era in grado di creare sogni dal contenuto romantico.

«È stata Ginny a nasconderla sotto il tuo cuscino.»

«E Ginny ha recuperato un capello di Malfoy dagli spogliatoi di Quidditch. Bisogna metterci dentro un pezzo della persona in questione, per farla funzionare.»

Fred la esaminò con interesse. «Ti piacciono i biondi, Prefettissimo Granger?»

«Non sei troppo arrabbiata, vero?» la implorò l’amica, affatto pentita. «È il primo aprile! Sarai stata la prima, ma sicuramente non l’ultima a ricevere uno scherzo.»

Non erano stati più buoni del solito. E di certo non lo sarebbe stata lei.

Si mise in piedi.

«Il soggetto dei sogni è deciso da chi organizza lo scherzo, ma il contenuto è tutto frutto della tua mente» spiegò George.

«Qualcosa di interessante?» ammiccò Ginny.

«Per chi fai davvero certe fantasie, Prefetto-non-così-perfetto?» Fred le indirizzò un sorriso malizioso.

Non potevano sapere quali sospiri si erano insinuati nel ritmo placido del respiro nel sonno. Lui non lo sapeva.

«Magari, se sarò fortunato, mi capiterà di vederle» considerò ancora lui.

Hermione strinse a pugno le mani all’altezza dei fianchi. «Avete intenzione di tirarmi un altro scherzo?»

«Non è quello che intendo.»

Lui voleva sapere?

«Dieci punti in meno a Grifondoro» decretò, severa. «A testa.»

Quindi uscì a passo svelto dalla Sala Grande, ignorando le loro proteste.

 

***

 

Incastrò le dita tra i capelli sulla nuca del ragazzo e lo tirò a sé per poterlo baciare.

La lingua era gentile, le accarezzò il palato e si intrecciò alla sua. La mano impressa su un fianco, invece, affondava per averla più vicina, non conosceva cortesia.

Nel Bagno dei Prefetti lo scrosciare dell’acqua avrebbe impreziosito la quiete della solitudine, ma la sua compagnia attuale era chiassosa, in pubblico – scherzi e risa – come in privato – sospiri e allusioni.

Fred trascinò un palmo tra i suoi ricci e scese a racchiuderle il mento. «Alla fine sono riuscito a vederle.»

Hermione rispose con un mugugno interrogativo e lui chiarì: «Le tue fantasie.»

Ridacchiò sulle sue labbra. «E perché le volevi?»

«Te l’ho già detto altre volte, Prefetto Granger. Ho un debole per la tua autorità.»

Gliel’aveva già detto, in più occasioni, mentre la stimolava con intelligenza sagace e la provocava a punirlo per i risultati di quell’estro – mentre la conquistava.

Gliel’aveva già detto, ma lei non aveva compreso i suoi fini; il suo inconscio però sì, pur se costretto a concretizzarli con un’altra faccia, il primo aprile.

Era ormai giugno. C’era il sole, fuori dalle finestre appannate per garantire riservatezza agli occupanti del bagno. Non portava più il maglione della divisa, la sola camicia era sufficiente a tenerla al caldo e la spilla da Prefetto era appuntata sul tessuto bianco.

Non era più il primo aprile, e lui tra le sue braccia non scherzava affatto.

 

 

 

 

 

 

 

Note:

La storia partecipa al writober indetto da fanwriter.it - prompt del giorno 6 (Sogno), lista night.

Il Tiro Vispo a cui accennano i gemelli non esiste nel canon.

Se nel titolo della storia e in un punto del testo (“Nel sonno della ragione nasceva il desiderio”) avete pensato a una citazione, avete ragione: Il sonno della ragione genera mostri (Goya). In questa storia naturalmente non c’è la medesima accezione negativa del significato originale, quanto più che altro un riferimento al mettere da parte la razionalità (un tratto distintivo di Hermione) per lasciarsi andare ai sentimenti, irrazionali per definizione.

Grazie per aver letto fin qui. Un abbraccio!

Legar

   
 
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