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Autore: FreddyOllow    06/10/2021    0 recensioni
Declius non ha mai visto il mondo oltre il suo villaggio natio e vuole dimostrare a suo fratello maggiore che può andare e tornare da Ronterath senza un graffio. Ma eventi inaspettati lo condurranno su strade assai spiacevoli...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprirono la massiccia doppia porta argentata e seguirono un corridoio in pendenza intervallato da alcune colonne su cui erano incisi strani simboli. Poi svoltarono a destra e si trovarono in una piccola anticamera. Qui c'erano due panche di pietra e un Krakoas carbonizzato sotto la soglia dell'altra porta. Non era stato avvolto dalla fiamme, ma carbonizzato all'istante. Sul viso s'intravedeva parte del cranio. Declius lanciò uno sguardo alla donna, che non sembrò preoccuparsi del cadavere.
Entrarono in un ampia sala, limitata ai lati da alte sbarre argentate, che li condusse a un doppio cancello dello stesso tipo. Declius gettò uno sguardo a destra del recinto di sbarre e notò quello che un tempo doveva essere stato un giardino. Al centro, dietro un ampio vaso quadrato perfettamente intagliato nella pietra, c'era della terra al cui interno s'innalzava un alberello essiccato. Tutt'attorno c'erano panche, tavoli, vasi vuoti o di terra, oltre a sparuti cumuli di detriti caduti dal soffitto crepato.
Quando guardò a sinistra, vide solo sedie, tavoli con sopra piatti, forchette, coltelli, brocche e calici argentati, sparsi anche sul pavimento percorso da larghe e lunghe spaccature. Lungo la recinzione di sbarre c'erano degli armadietti dalle ante aperte o ribaltate.
La donna aprì il doppio cancello e si fermarono davanti alla sporgenza di una massiccia balconata. Una larga rampa di pietra a chiocciola saliva per quattro livelli, sostando per un momento in una sporgenza rocciosa. In basso, coperte da una coltre foschia, una ventina di piccole case di pietra dal tetto piatto, quasi tutte distrutte dal soffitto franato. Poco a lato, un piccolo lago sotterraneo. Tutto l'ambiente era illuminato da luci azzurrognole racchiuse in lanterne poste su basse colonne. I fuochi perpetui... Le storie sono vere. Esistono! La Prima Magia della terra!
Scesero a controllare gli abitati in rovina. Trovarono spade, elmi e bauli al cui interno c'erano dedali, pozioni, libri dalle pagine sbiadite e pergamene magiche. Ogni casa era simile all'altra, eccetto per una che si ergeva solitaria su una piccola altura ed era più grande. Un grosso masso ci era caduto sopra e solo una sezione di muro restava ancora in piedi. Qui trovarono solo libri rovinati e una rastrelliera vuota.
Salirono la rampa a chiocciola, finché si fermarono sulla sporgenza rocciosa. L'alenior giaceva di spalle contro un basso muretto, la pelle scarnificata, i vestiti laceri e un pugnale d'acciaio in una mano. Poco distante dal corpo scheletrico, Declius vide una nota macchiata di sangue rappreso, ma l'inchiostro non era ancora sbiadito. La lesse.

Ho trovato un vero tesoro. Ci sono enormi quantità di antichi manufatti nelle abitazioni sottostanti. Ho detto ai miei uomini di recuperarli. Jurkal si occuperà di venderli al mio contatto quando ritornerà. Non immagino cosa troverò una volta che avremo tolto le macerie che bloccano il passaggio nell'altra ala delle rovine.
Però, c'è una cosa che mi preoccupa. Prima di giungere qui, abbiamo visto delle tende costruite con uno strano materiale. Credo sia olkroza. Se ciò che penso sia vero, nei dintorni devono esserci dei krakoas. Devo allertare i miei uomini. Ci sarà da combattere e farei meglio a ingaggiare altri mercenari se voglio mantenere il controllo di questa rovina. Credo che una ventina possano bastare, anche perché non ho molti dedali da parte. Per nostra fortuna non abbiamo ancora incontrato nessuna di quelle creature, ma non vuol dire che non ci siano. C'è sempre traccia di quegli abomini in queste rovine. Sento il loro tanfo nell'aria. Sono vicine, ma non riesco a vederli.


Dall'altra parte della sporgenza, c'erano altri libri, pergamene magiche, coltelli, spade, asce e martelli di laterium. Tutto quel bottino avrebbe reso ricco chiunque, forse più di Jajadoh, imperatore delle steppe orientali.
Oltre quel ghiotto bottino, c'era anche un imponente creatura alta otto piedi e costruito col laterium e il fuoco perpetuo, che l'overliano non sapeva essere il pretor mastios. Dava le massicce spalle al muro. Undici krakoas erano ai suoi piedi, in gran parte carbonizzati o schiacciati.
La donna si avvicinò con cautela, mentre Declius non capiva perché fosse così sospetta. Quando gli arrivarono vicini, gli occhi dell'automa si accesero di una luce bluastra e si voltò lentamente. Quando cominciò a camminare, il terreno cominciò a vibrare sotto i suoi piedi.
Declius si paralizzò, come sempre.
Il pretor mastios gli andò incontro con un'andatura goffa, quasi traballante. La donna gli schiantò il martello di guerra farenea alle ginocchia, ma quello non accusò il colpo. Anzi, le sferrò un pugno, che lei riuscì a scansare a fatica. Poi scattò alle spalle del pretor mastios e iniziò a tartassarlo di colpi, che echeggiavano tra le pareti rocciose. L'automa provò a voltarsi per colpirla, ma la donna era troppo rapida. Così si lanciò verso Declius, che se ne stava immobile a fissarlo, le gambe tremanti. Si arrestò a sei passi di distanza, sollevò il petto e, quando fece per colpirlo con un getto di fuoco perpetuo, la donna balzò in aria e gli staccò la testa con una secca martellata. Il fuoco perpetuo, che risiedeva all'interno, ne fuoriuscì come un fuoco fatuo e svanì nell'aria.
L'overliano era rimasto immobile e fissava l'automa riverso sul pavimento. Cos'era quella cosa? Come faceva a muoversi? Sembrava una statua. E cos'era quella cosa che gli è uscito dalla testa?
La donna si piegò sull'automa e gli prese qualcosa, che l'overliano non vide. Poi si alzò e si diresse verso un arco di pietra al cui centro c'era una leva e poco lontano una piattaforma rettangolare. Prima di andare, Declius diede un ultimo sguardo al viso inespressivo del pretor mastios e non riuscì a capire se fosse stato una creatura vivente o qualcos'altro. Sapeva che nelle isole del teschio, c'erano stregoni che sapevano creare golem, ma questo non gli assomigliava per niente.
La donna tirò la leva e, con un sbuffo, la piattaforma sotto i loro piedi tremò per un istante e cominciò a salire. L'overliano non poteva credere ai suoi occhi. Qualcosa li stava spingendo in alto. Non aveva mai visto una cosa del genere. Pensava che fosse una magia antica, invece era un antico sistema costruttivo andato perso nei secoli di cui l'overliano ignorava ogni particolare. Quella piattaforma serviva a mandare gli uomini in superficie quando la Nebbia Verdastra stava iniziando a scomparire, cosa gli aveva ripetuto Runar nelle sue numerose storie, ma lui non lo rammentava.

L'ascensore li condusse in superficie e si trovarono alla fine di un lungo canalone nella montagna. Furono accolti dal bagliore delle tre lune che splendevano nel firmamento tempestato di stelle e da una nebulosa. Una piacevole ebrezza gelida sfiorò i loro viso e Declius sentì i polmoni gonfiarsi d'aria fresca. Finalmente non respirava più il tanfo insopportabile originato dagli umori dei krakaos e degli olkroza, che per tutto il tempo gli avevano oppresso i polmoni e lo stomaco.
Quando guardò la donna, gli venne in mente la luce argentata che le era uscita dalla mano e si guardò l'avambraccio guarito. "Come hai fatto a guarirmi?" chiese, pur sapendo che non le avrebbe risposto. "Sei una guaritrice, vero?"
Come si aspettava, nessuna risposta.
Presero a scendere il canalone puntellato da rocce e arbusti arancioni. Voleva saperne di più sull'arte guaritrice. Runar gli aveva raccontato qualcosa di simile tempo fa, ma era troppo occupato a guardare la scollatura della cameriera della locanda per ascoltarlo.
Cominciò a credere che la donna fosse in realtà una potente strega, anche se non ne aveva l'aspetto. Aveva visto più volte delle Nurliane, streghe potenti che avevano perso ogni traccia di umanità, e lei non era per niente simile a loro. Anzi, lo aveva aiutato moltissime volte. E poi era una guerriera, quella donna. Una guerriera che conosceva l'arte guaritrice.
Quando uscirono dal canalone e salirono un breve pendio, Declius la guardò. "Hai studiato a Hurmelad? So che in quel luogo studiano la magia. Runar mi ha raccontato di quel posto. Non è facile entrare in quella accademia. Chi entra deve già avere dimestichezza con la magia o dev'essere nato con abbastanza magia in corpo o qualcosa di simile, non ricordo."
Nessuna risposta.
Superarono un albero dalle foglie arancioni e serpeggiarono in una lunga fessura nella roccia. "Runar dice che il cimitero di Numdas è impregnato di una magia antica, che Jantis ha benedetto quel luogo. Quando gli chiedo perché Jantis non può rendere quella terra meno tetra di quanto sia, mi risponde che Jantis la desidera così e che nessuno può sapere cosa si cela nella mente di un Dio. Allora come fa a dire che la desidera così? E forse capace di entrare nella mente di Jantis? Di un Dio?"
Nessuna reazione da parte della donna.
"I Divini sono imperscrutabili per noi mortali, dice" continuò Declius, senza far caso alla donna. "Eppure io credo che non sia così. I sacerdoti vogliono sempre complicare tutto. Trovare misteri laddove non ce ne sono, avere fede nell'impossibile e così via. Le cose sono così come sono. Perché un Dio dovrebbe averci a cuore? Perché dovrebbe interessarsi a noi mortali? Proprio non lo capisco."
Arrivarono davanti a una scarpata frastagliata che correva lungo un ruscello e bevettero un poco. Poi lo fiancheggiarono per un lungo momento, finché Declius tornò a parlare. "Prendi Numdas, il villaggio da cui provengo. È sempre stato un luogo tetro da quel che rammento. Perché Jantis benedirebbe un luogo del genere, famoso solo per il suo grande cimitero antico? Perché non benedice una cascata? Un boschetto? O qualcos'altro?"
La donna continuò a ignorarlo.
Scesero un lungo pendio e si ritrovarono su un sentiero sterrato. Mentre camminavano, i fitti cespugli e gli alti pini cominciarono ad apparire tutt'attorno. Un coniglio saltellò fuori da un buco nella terra e fuggì al loro passaggio.
"Posso chiederti una cosa?" chiese l'overliano.
Nessuna risposta.
Si morse il labbro, sperando che quella domanda non la facesse infuriare. "Sei una strega? Una Nurliana?" Socchiuse gli occhi, credendo di ricevere da un momento all'altro una martellata in testa, ma la donna lo ignorò, come sempre.
Declius rimase a guardarla camminare nella sua armatura farenea. Poi le andò dietro, pensando che un muro sarebbe stato più loquace.



NOTA: Grazie mille per aver letto l'intera storia! Spero ti sia piaciuta! 
   
 
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