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Autore: heliodor    06/10/2021    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Nessun posto dove andare

 
Khefra emise un sospiro rassegnato. “Questo posto è peggio di quanto immaginassi” disse mentre smontava da cavallo. Gli stivali affondarono nel fango fino alle caviglie e mentre sollevava una gamba fece una smorfia. “Non ha smesso di piovere nemmeno un giorno da quanto siamo arrivati.”
“Adesso non piove” disse Grenn.
Ryhana si strinse nella mantellina. Era zuppa e umida, come tutto quello che aveva addosso. Anche i vestiti nella sacca legata al dorso del cavallo erano zuppi.
Dei, l’acqua deve essere entrata fino alle ossa, si disse.
Decise di non lamentarsi davanti a Grenn.
Khefra era l’unica che lo facesse ma svolgeva le sue mansioni con efficienza. La sua vista era la migliore e quando faceva luccicare gli occhi poteva vedere a distanze che gli altri non potevano raggiungere.
 A parte Angotte.
La strega sembrava a suo agio nella foresta.
“Somiglia a quella che abbiamo noi a Nazedir” aveva detto durante una sosta per far rifiatare i cavalli. “Ma più piccola e meno selvaggia.”
Khefra aveva sgranato gli occhi per la sorpresa. “Gli Alfar. Li hai mai visti?”
Angotte aveva scosso la testa. “Quei demoni vivono ben nascosti, sulle loro case sospese.”
“Sospese?” aveva chiesto Ryhana.
Angotte aveva annuito. “Fanno le loro case sugli alberi. Pochi le hanno viste ma è così.”
“Che sciocchezza” aveva detto Sofion, l’altro stregone che li accompagnava. Il suo mantello era azzurro scuro con fregi color verde. Erano disegni strani che Ryhana non riusciva a seguire e sembravano cambiare ogni volta.
Solo dopo un paio di giorni aveva capito che erano parole e aveva smesso di farci caso.
“Ti dico che è così” aveva detto Angotte col solito tono sufficiente.
“Tu le hai viste di persona?” le aveva domandato Gunt.
“No” aveva risposto la strega.
“Conosci qualcuno che le ha viste?”
“No.”
“Allora ha ragione Sofion. Sono tutte sciocchezze. Leggende che la tua gente racconta per spaventare le ragazzine.” Aveva sogghignato insieme all’altro stregone.
Angotte lo aveva fissato accigliata. “Idiota” aveva detto mentre si alzava di scatto.
Gunt aveva reagito puntando i piedi nel terreno, ma si era rilassato quando aveva visto la ragazza allontanarsi. “Stupida ragazzina” aveva sussurrato tra i denti.
“Quei due non si sopportano” le aveva sussurrato Khefra quando erano rimaste da sole davanti al bivacco.
Ryhana si era limitata ad annuire.
“Chissà se esistono davvero. Gli Alfar, intendo.”
Non ne aveva mai sentito parlare fino a quel giorno.
“Vivere sugli alberi deve essere strano. Tu che ne pensi?”
“Non lo so. Io vivevo in una casa vicino al fiume, al mio villaggio.”
“Sul serio? Racconta. Mi interessa.”
Ryhana si era accigliata.
“Ho sempre voluto vivere vicino a un fiume.”
“È una gran seccatura” le aveva detto.
Khefra l’aveva fissata come in attesa che proseguisse.
“Quando pioveva molto il fiume si ingrossava e l’acqua arrivava fino alle case.”
“Non avevate degli argini o qualcosa del genere?”
“L’acqua li buttava giù ogni volta che pioveva più del previsto. Una volta ne cadde così tanta che il fiume si portò via la casa del povero Isabuc.”
“Che vuoi dire con se la portò via?”
“L’acqua strappò la casa dal terreno e la trascinò a valle.”
“E Isabuc?”
Ryhana aveva scosso la testa. “Non lo trovarono mai più.”
Khefra aveva sospirato. “Forse non mi piacerebbe così tanto vivere vicino al fiume. Ma tanto non succederà.”
“Perché?”
La strega aveva sorriso triste. “Non lascerò mai l’ordine dei Vigilanti. Vivrò con loro finché non morirò.”
“Ti piace stare qui?”
“Lo detesto” aveva risposto la strega. “Ma non potrei andare da nessun’altra parte. Chi mi vorrebbe?”
“La tua famiglia?”
“Mia madre è morta e per mio padre è come se fossi morta io. Mi odia.”
“Non è giusto” aveva detto Ryhana cercando di mostrarsi comprensiva.
“Invece ha ragione a odiarmi” aveva risposto Khefra. “Dopo quello che ho fatto, chiunque mi odierebbe.”
“Che cosa hai fatto di così terribile?”
Khefra l’aveva guardata con espressione interdetta. “Non ti hanno detto niente?”
Aveva scosso la testa.
“Nemmeno Grenn?”
“Non mi parla di voi e io non gli chiedo niente.”
“Sei riservata” aveva detto Khefra. “È una qualità che apprezzo molto.” Si era alzata stiracchiandosi. “Tra poco sarà il mio turno di fare la guardia. Se non ti spiace vorrei riposare un po’ prima di iniziare.”
“Certo” aveva detto Ryhana. Voleva chiederle perché suo padre la odiava, ma aveva deciso di tenere per sé quella domanda.
Gliela farò un’altra volta, si era detta.
Ora, mentre la guardava scegliere un buon posto di osservazione, si chiedeva ancora quale fosse quel motivo.
Deve aver fatto qualcosa di davvero terribile, si disse. Se suo padre la odia.
Suo padre non l’aveva mai odiata.
O almeno non me l’ha mai detto, pensò.
Lavorava parecchio e stava poco a casa. Lei e sua madre vivevano da sole per quasi tutto l’anno e lui tornava per un paio di Lune, quando il tempo era brutto e le vie commerciali chiudevano.
Di solito, quando tornava le portava qualche regalo, come una mantellina o un paio di stivali nuovi o usati poco che aveva trovato in qualche mercato.
Non parlava dei suoi viaggi.
“Sono noiosi” diceva di solito quanto lei gli domandava qualcosa. “Fare la scorta a quei dannati mercanti è la cosa meno eccitante del mondo. Passi un sacco di tempo in sella o davanti a qualche bivacco in un posto sperduto, con persone che conosci appena e che magari nemmeno ti piacciono.” A quel punto scuoteva la testa. “Voi invece che mi raccontate della vivace vita qui al villaggio? Quanti cuccioli sono nati a Ceolin questa estate? È vero che Helgicia si è sposata? Non è un po’ troppo presto dopo che il povero Emuin è morto?”
Grenn smontò a sua volta e seguì Khefra. “Scegli con calma.”
La strega annuì.
“Non capisco il motivo di fermarci proprio adesso” disse Gunt. “Tra meno di mezza giornata potremmo essere al villaggio, magari ad asciugarci davanti a un focolare caldo e mangiare carne fresca invece di quella robaccia.”
“Quella robaccia viene dai magazzini dell’ordine” l’ammonì Angotte.
“Non ho chiesto il tuo parere.”
“E io ti sto dicendo di moderare le parole.”
Gunt la fissò accigliato.
“Grenn è nervoso” disse Ryhana.
Durante l’addestramento, aveva imparato a riconoscere qualche segno. Lo stregone parlava sempre con calma e a voce bassa, ma a volte la sua espressione era incrinata, come se un ricordo passeggero avesse aleggiato nella sua mente per qualche istante prima di dissolversi.
Non gli capitava spesso, ma una volta era rimasto assorto a fissare un arazzo per qualche istante, anche se lei lo stava chiamando per mostrargli come era riuscita a evocare in fretta un dardo magico.
Lui si era voltato di scatto e per un istante le era parso che volesse attaccarla. La sua espressione era mutata in fretta e gli occhi, da che erano sgranati, erano tornati quelli di sempre.
“Bene” le aveva detto. “Ora prova a farlo mentre ti muovi ed eviti qualche ostacolo.”
Sofion smontò con un gesto agile. “Ho bisogno di fare due passi” annunciò.
Grenn si voltò di scatto. “Ti ho detto forse di scendere?”
Lo stregone si fermò. “No, ma…”
“Allora stai al tuo posto.”
“Volevo solo camminare un po’.”
“Non ora” disse Grenn con tono perentorio. Si voltò verso Khefra.
La strega era salita su un’altura e stava guardando verso un punto a oriente.
“Che cosa vedi?” le chiese Grenn.
“Alberi. E il sentiero.”
“Guarda oltre.”
Gli occhi di Khefra scintillarono. “Case. Una dozzina in tutto. Il sentiero finisce lì.”
“Deve essere Castis” disse Gunt. “Che scoperta interessante” aggiunse con aria di supponenza.
“Zitto” fece Angotte.
“Vai agli inferi” rispose lo stregone divertito.
“Cos’altro vedi?” le chiese Grenn.
Khefra scrollò le spalle. “Niente. A parte le case, un pozzo e un recinto per i cavalli.”
“Fumo che esce da qualche camino?”
“Non mi pare.”
Grenn guardò verso l’alto. Il sole era coperto dalle nuvole grigie ma da uno spiraglio filtravano dei raggi. Indugiò per qualche istante su quella immagine perché la trovava bella.
Nel frattempo, Grenn era tornato al suo cavallo. “Anche tu, Khefra.”
“Come vuoi” disse la strega.
“Sei preoccupato?” chiese a Grenn.
Lui serrò la mascella. “Lo sembro?”
Ryhana annuì. “Che cosa ha visto Khefra?”
“Che cosa non ha visto, è la domanda giusta” rispose Grenn.
Ryhana lo guardò accigliata.
“Avanziamo con prudenza” disse lo stregone. “Io e Angotte in testa, Gunt sul fianco sinistro a una ventina di passi di distanza e Sofion su quello destro. Khefra e Ryhana in coda a guardarci le spalle.
Angotte affiancò Grenn mentre gli altri due stregoni si disponevano sui lati. Khefra la raggiunse e insieme avanzarono per il sentiero.
“Non vi distraete. Se notate qualcosa di strano, qualsiasi cosa, non abbiate paura di sbagliarvi e fare una brutta figura” disse Grenn. “Parlo anche per te, Ryhana.”
“Ho capito” rispose. Osservò Khefra che si guardava attorno con espressione serena. “Non l’ho mai visto così preoccupato.”
“È normale. Quando hai il comando, intendo. Non vuoi che succeda qualcosa di brutto ai tuoi mantelli.”
“Che cosa hai visto a Castis?”
“L’hai sentito anche tu, no? Case, un pozzo, niente fumo dai camini. Si vede che ai bravi abitanti del villaggio piace mangiare solo cibi freddi.”
“Tutto questo è inutile” disse Gunt. “Così impiegheremo un giorno intero per arrivare a Castis.”
Angotte si girò verso lo stregone e mosse le labbra, ma Ryhana non udì le parole. Una fitta le trafisse la testa e vacillò mentre lottava per non finire a terra, le mani serrate sulle briglie.
“Tutto bene?” sentì dire a una voce, ma non sapeva da che punto venisse e chi avesse pronunciato la domanda.
“Io” fece per dire. “Non so. Mi sento confusa.”
Il mondo vorticò attorno a lei costringendola ad abbassarsi e cercare il contatto col collo del cavallo. Abbracciò la bestia che reagì scuotendosi un poco. Una mano le strinse il braccio.
“Si sente male” sentì dire a Khefra.
Vide Grenn voltarsi verso di lei.
“È stata una cattiva idea” stava dicendo Gunt. “Portarla con noi.”
Stava per dirgli che si sentiva già meglio, quando un grido risuonò sopra le loro teste. Ryhana si girò di scatto e vide un’ombra passare accanto a Khefra e poi gettarsi contro Sofion.
Lo scontro fu così violento che strappò lo stregone dalla sella e lo gettò a terra. L’ombra sembrò torreggiare sopra di lui e in quel momento Ryhana ebbe la fugace visione di un viso alterato dalla rabbia, gli occhi sgranati e iniettati di sangue e due zanne che sporgevano dai due lati della bocca.
Fece per dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola quando vide l’ombra abbassarsi e azzannare la gola di Sofion.

 
  
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