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Autore: Baudelaire    07/10/2021    2 recensioni
Rebecca Bonner sta per tornare ad Amtara, per il suo secondo anno.
Questa storia è la continuazione della mia precedente "La stella di Amtara".
Cuore di ghiaccio diCristina è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rebecca aprì gli occhi. Si trovava in infermeria, con la gamba completamente bendata.
La luce del giorno filtrava leggermente dalle tende oscuranti alle finestre. Doveva essere mattina inoltrata.
Provò a muoversi, ma digrignò i denti per il dolore alla gamba. C’era mancato poco che quel mostro gliela staccasse e se non fosse stata soccorsa, probabilmente sarebbe accaduto davvero.
Con la mente annebbiata, cercò di ricordare gli ultimi avvenimenti. La lotta in acqua contro il suo aggressore, il morso terribile alla gamba, il tentativo disperato di restare a galla, la lotta furiosa contro chi stava cercando di ucciderla. Poi ricordò che qualcuno era venuto in suo aiuto, afferrandola per la vita.
Poi, il nulla. Doveva essere svenuta e qualcuno doveva averla portata lì. Ma chi?
“Venite, si è svegliata! Ma vi avverto, solo pochi minuti. Ha bisogno di riposare.”
Rebecca aggrottò la fronte. Era la voce della Anderson.
In quel momento, entrarono Brenda e Barbara, con un sorriso luminoso stampato in faccia.
“Ti sei svegliata, finalmente!” – esclamò Barbara.
Rebecca sorrise, felice di rivederle.
“Come ti senti?” – le chiese Brenda.
“A parte il dolore allucinante alla gamba destra, intendi? Molto bene, grazie.”
Rebecca aveva parlato in tono scherzoso, ma i volti delle due amiche si adombrarono.
“Ehi, perché quelle facce? Sono ancora viva, no?”
“Già, per una serie di fortunate coincidenze, direi.” – replicò Brenda.
Rebecca tornò seria. “Ti riferisci a chi mi ha salvato?”
Aveva un ricordo piuttosto confuso di quanto accaduto, ma ricordava di aver visto qualcuno, sulla riva, mentre era in acqua.
“Siete state voi? Voi eravate lì?”
“Eravamo lì.” – rispose Barbara. “Abbiamo visto la tua testa emergere dall’acqua, per una frazione di secondo. Ma non siamo state noi a tirarti fuori dall’acqua, Rebecca.”
Rebecca alzò le sopracciglia. “E allora chi è stato?”
“Il professor Garou.”
Rebecca spalancò gli occhi. “E’ stato Garou?! E che ci faceva lì?”
“E’ stato un caso. Si aggirava nei dintorni, quando l’abbiamo visto. Gli abbiamo detto che eri in acqua e lui non ha esitato un attimo e si è tuffato.”
Rebecca era come ipnotizzata. “Garou mi ha salvato la vita…” – mormorò, cercando di imprimere nella mente la verità sconvolgente di quelle parole.
“Ascolta, Rebecca.” – disse Brenda in tono pratico. “La Anderson ci concede solo pochi minuti, ma abbiamo bisogno di sapere. Che è successo laggiù al fiume? Quando siamo arrivate eri già in acqua.”
Rebecca la guardò. Prese un profondo respiro, prima di rivivere con la mente quei terribili momenti. “Ero sulla riva. Poi qualcuno mi ha dato una spinta. Non ho visto chi fosse. Sono caduta in acqua e lui si è tuffato subito dopo di me. Poi ha cominciato ad aggredirmi sott’acqua.”
“Quindi non l’hai visto?” – domandò Barbara, con gli occhi spalancati.
Rebecca scosse la testa. “Come è riuscito a salvarmi?” – chiese, ansiosa di conoscere ogni dettaglio.
“Ti ha presa e ti ha riportata a riva.” – rispose Barbara semplicemente.
“E il mio aggressore?”
“Svanito nel nulla. Garou crede che sia scappato quando lui si è tuffato.”
Rebecca abbassò gli occhi, depressa. Aveva sperato che qualcuno fosse riuscito a scoprire chi l’aveva attaccata, ma evidentemente il loro nemico era più astuto di quanto pensasse.
“Da quanto tempo sono qui?”
“Qualche giorno.” – rispose Brenda. “La Anderson dice che la ferita è grave. Sei fuori pericolo, naturalmente, ma ci vorrà tempo.”
“Ci siamo spaventate a morte.” – aggiunse Barbara, in tono tetro. “Stavolta ho creduto davvero che non ce l’avresti fatta.”
“Mi dispiace. E’ tutta colpa mia.” – sussurrò Rebecca, affranta.
“Che ci facevi lì?” – le domandò Brenda, non riuscendo a trattenersi. “Quando abbiamo salvato Alyssa sei sparita. Dove sei andata?”
Rebecca la guardò negli occhi. “Immagino che tu lo sappia.”
Brenda fece una smorfia. “A cercare Morgana, dico bene?”
Rebecca annuì, piano.
“Ma perché?”
“Perché quando Alyssa è caduta nel fiume, lei si è volatilizzata nel nulla. Volevo scoprire dove fosse andata.”
Brenda sospirò. “Sei ossessionata da lei.”
“Nemmeno a te è mai andata a genio, mi pare.”
“Sì, ma io non sono la Prescelta che Posimaar sta cercando. Devi ammettere che la tua fuga improvvisa è stata quantomeno sconsiderata.”
Brenda aveva alzato la voce, senza volerlo. Non ce l’aveva con lei, ma Barbara aveva detto la verità. Stavolta si erano spaventate a morte e avevano davvero creduto che Rebecca sarebbe morta. Si era sentita malissimo al pensiero di perderla e doveva farle comprendere la gravità delle sue azioni.
Rebecca tacque, rendendosi conto, solo in quel momento, di quanto fossero state in ansia per lei.
“Dubito che Garou si sarebbe accorto di te, se non lo avessimo avvisato.” – rincarò Brenda. “Ed è stato un puro caso che io e Barbara siamo arrivate proprio nel momento in cui la tua testa è riaffiorata dall’acqua. Se non ti avessimo visto, probabilmente ce ne saremmo andate.”
Rebecca abbassò la testa. “Mi dispiace. Mi sono comportata come un’idiota.”
Brenda sospirò amaramente. Era felice di rivederla, ma lei e Barbara avevano passato momenti terribili.
“Amtara non è più un posto sicuro, Rebecca, tantomeno per te.” – riprese, in tono più dolce. “Finchè non si verrà a capo di questa storia, non puoi andartene in giro da sola come se niente fosse. Io e Barbara ci siamo ripromesse di starti accanto e di proteggerti, ma tu non puoi fare continuamente di testa tua.”
Rebecca sospirò. “Lo so. Hai ragione.” – ammise.
Sapeva che le volevano bene come ad una sorella e se Brenda le aveva parlato con quel tono era solo per la paura di perderla.
“Avevo sperato che almeno voi o Garou foste riusciti a vederlo. E invece siamo di nuovo in alto mare…”
“Sai, credo che molto presto lo scopriremo.” – disse Barbara. “La Collins è sul piede di guerra.”
“Ha saputo tutto, immagino.”
“Oh sì. Ed è fuori dai gangheri. Stanno succedendo troppe cose tutte insieme, quest’anno ad Amtara. Prima Alyssa che cade nel fiume, poi tu…”
“A proposito di Alyssa, come sta?” – chiese Rebecca.
“Bene, si è del tutto ripresa.” – rispose Brenda.
“Ne sono felice.”
“Credo anche che voglia parlare con te, sai?” – le disse Barbara, divertita.
Rebecca inarcò un sopracciglio. “Cos’è che ti diverte tanto?”
“Il fatto che non mi vorrei perdere la vostra conversazione per niente al mondo.”
“E perché?”
“Beh, non è chiaro? Alyssa si sentirà tremendamente in colpa nei tuoi confronti. Verrà da te in ginocchio sui ceci ad implorare il tuo perdono.”
Rebecca incurvò le labbra in una smorfia. “Se non fossi immobilizzata in questo letto, ti prenderei a pugni.”
Barbara sghignazzò. “Guarda che non scherzo! Devi vedere com’è cambiata con me e Brenda, da quando le abbiamo fatto la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco!”
“A proposito, dove avete imparato a farlo? Siete state semplicemente grandiose.”
“Abbiamo fatto un corso, molto tempo fa. Papà ha insistito tanto. A dire il vero, io non ero molto entusiasta, ma alla fine devo dire che è stato utile.”
“Già. Molto utile.”
“Avevo detto solo pochi minuti!”
Sobbalzarono tutte e tre al suono improvviso della voce della Anderson, che entrò a passo di marcia, spingendo verso la porta Brenda e Barbara con aria minacciosa.
Di fronte alle loro facce contrite, Rebecca rise.
“Ci vediamo, Rebecca!” – la salutò Barbara da lontano, sconsolata.
Rebecca le fece un cenno con la mano, continuando a ridere.
 
Trascorse una giornata molto noiosa. Ora che aveva ripreso i sensi, stare inchiodata in quel letto senza potersi muovere era a dir poco snervante. Provò più volte a dormire ma il sonno non arrivava e la cosa non le dispiacque più di tanto. Se avesse dormito durante il giorno, molto probabilmente avrebbe trascorso la notte in bianco, rimuginando su Morgana e su tutto quello che era successo.
L’infermiera Anderson compariva, di tanto in tanto, per somministrarle una pozione calmante per il dolore alla gamba. Ma, per la maggior parte del tempo, la lasciava sola con i suoi pensieri, dedicandosi agli altri pazienti dell’infermeria. Rebecca avrebbe tanto voluto chiederle di poter ricevere un’altra visita da Brenda e Barbara, ma sarebbe stato inutile. La Anderson era irremovibile quando si trattava dei suoi pazienti che, a suo dire, avevano costante bisogno di riposo e di tranquillità. Rebecca pensava che se avesse continuato con il riposo, avrebbe finito per morire comunque.
Di noia.
Tuttavia, prima di cena, ricevette una visita inaspettata.
La Collins e il professor Garou entrarono nella stanza, con sua grande sorpresa.
“Finalmente ti sei svegliata, Bonner.” – le disse la preside, sedendo accanto a lei. “Ci hai fatto stare molto in pensiero. Come ti senti?”
Garou rimase in piedi, dietro di lei, e le sorrideva.
Rebecca arrossì, distogliendo lo sguardo. Sapeva che era stato lui a tirarla fuori dall’acqua e avrebbe voluto ringraziarlo, anche se avrebbe preferito farlo senza la presenza della Collins.
“Meglio, professoressa. Anche se la gamba…insomma…fa male.”
“L’infermiera Anderson dice che sei viva per miracolo.”
Rebecca non rispose. La Collins sapeva che era andata a cercare Morgana?
Sentì gli occhi di Garou su di sé e si mosse leggermente sul letto, a disagio. Avrebbe tanto voluto parlare da sola con lui, senza dover rispondere alle domande che la preside, probabilmente, era in procinto di farle.
La Collins sospirò. “Ormai sono parecchi mesi che una terribile minaccia incombe su questa scuola. Ma siamo stati fortunati. La professoressa Rudolf si è salvata, e anche tu. Avrei voluto poter dire lo stesso del nostro povero Alvis…”
Rebecca aggrottò la fronte. Dunque, la preside era convinta che il responsabile delle aggressioni fosse la stessa persona.
Stava pensando a Posimaar? Se così era, non lo disse.
“Il professor Garou mi ha raccontato quello che è successo al fiume.”
Rebecca aprì la bocca per parlare, ma la preside l’anticipò.
“Ho parlato anche con la signorina Winters.”
Rebecca inarcò un sopracciglio. “Winters?”
“Alyssa Winters.” – precisò la Collins.
Rebecca annuì. La preside indubbiamente voleva dei chiarimenti. Sapeva che lei e le gemelle avevano salvato la vita della ragazza e probabilmente si stava chiedendo per quale motivo Rebecca non era rientrata a scuola insieme alle altre, e si trovava invece in prossimità del fiume.
Dall’espressione grave della preside, capì che era proprio così. Voleva sapere tutto e non se ne sarebbe andata da lì senza aver fatto luce su quella vicenda, nemmeno se la Anderson avesse cercato di trascinarla via con la forza.
“Sono qui, Bonner, perché voglio sapere cos’è successo quel pomeriggio. Voglio sapere che ci facevi lì a quell’ora e come sei finita in acqua.”
Rebecca lanciò un’occhiata a Garou, che annuì incoraggiante.
“Professoressa, lei…lei sa già quello che è successo ad Alyssa, non è vero?”
“Sì, Bonner. So che è accidentalmente caduta in acqua e che ti sei tuffata subito per salvarla. So che non è stato facile, ma sei riuscita a riportarla a riva. E so che le gemelle Lansbury l’hanno rianimata. Sappi che sono estremamente orgogliosa di voi tre, e soprattutto di te. Sei stata incredibilmente coraggiosa a tuffarti per salvarla. Avresti potuto morire, ma non ci hai pensato due volte.”
Rebecca arrossì, in imbarazzo. “Ho fatto quello che chiunque altro avrebbe fatto.”
“Io non ne sarei così sicura, ma non è di questo che voglio parlare, ora. Perché ti sei allontanata da sola?”
Rebecca abbassò gli occhi. Ecco, era arrivato il momento cruciale.
Spostò lo sguardo sulle mani che stringevano il lenzuolo, le labbra serrate in una smorfia quasi dolorosa. Doveva dire la verità.
“Professoressa, quando Alyssa è caduta in acqua, Morgana è sparita. Così, quando mi sono resa conto che Alyssa era ormai fuori pericolo, sono andata a cercarla.”
La preside spalancò gli occhi. “A cercarla. Ma perché?”
“Perché non si può scappare proprio quando una tua amica è in pericolo di vita.”
Ecco, l’aveva detto.
La preside si voltò verso Garou e i due si scambiarono un’occhiata.
“Non siete mai andate molto d’accordo, tu e Morgana, non è così?”
“Questo non c’entra niente.”
“Bonner, non è un bene per te andartene in giro da sola, specialmente lontano da Amtara e al tramonto.”
Rebecca sospirò. Erano le stesse parole che aveva usato Brenda. Pur sapendo di aver sbagliato, cominciava a darle sui nervi continuare a sentirselo dire.
“So di aver commesso un’imprudenza, ma…”
“Hai commesso molto più di un’imprudenza. Forse non ti rendi conto che se non fosse stato per il professor Garou, e per le gemelle Lansbury, ora saresti morta.”
Rebecca non rispose, sentendosi nuovamente avvampare. Sentiva lo sguardo di Garou su di sé e si domandò cosa stesse pensando. Probabilmente era d’accordo con la Collins e lei non poteva dargli torto. In fondo, lui stesso aveva rischiato la vita per salvarla. Se il mostro avesse aggredito anche lui, probabilmente sarebbero morti entrambi.
La Collins prese un profondo respiro, cercando di placare la rabbia. “Ad ogni modo, cos’è successo al fiume?”
“Io… stavo camminando, poi mi sono fermata sulla riva e qualcuno mi ha spinto in acqua.”
“Hai visto chi è stato?”
“No.”
La preside annuì. “Immagino tu abbia passato dei momenti terrificanti in acqua.”
Rebecca fu sul punto di scoppiarle a ridere in faccia. Terrificante non era il termine esatto per definire qualcuno che ti strappa a morsi la carne viva dal corpo, cercando di trascinarti sott’acqua e farti annegare. Aveva attraversato l’inferno e ne era uscita viva, quella era la definizione più appropriata.
“Eppure, mi domando come sia possibile che tu non l’abbia visto. Voglio dire, hai lottato in acqua contro di lui e sono sicura che c’era ancora luce sufficiente per poterlo vedere in faccia.”
Rebecca la fissò. “No, professoressa. La persona, o la cosa che mi ha aggredito, non è mai uscita dall’acqua.”
La Collins sgranò gli occhi. “Com’è possibile?”
“Le sto dicendo la verità. Sono riuscita a riemergere un paio di volte, riprendendo fiato, prima che mi spingesse nuovamente sott’acqua. Ma lui non è mai riaffiorato.”
“Ma per quanto tempo siete stati là sotto?”
“Non lo so. Parecchio tempo, credo.”
“Ragiona, Bonner, nessuno può rimanere sott’acqua tanto a lungo e riuscire a sopravvivere.”
“Nessuno, tranne lui.” – replicò Rebecca, freddamente, un po’ infastidita.
Si fissarono per alcuni istanti.
Rebecca sapeva che la Collins si stava domandando se Posimaar avesse anche quel dono, tra i tanti di cui non erano a conoscenza.
La preside sospirò. “E’ una fortuna che non abbia attaccato anche te, Joseph.” – mormorò.
Garou sorrise. “Avrebbe avuto pane per i suoi denti, comunque.”
La Collins si voltò a guardarlo. “La tua fiducia in te stesso è disarmante.”
Garou strinse le labbra. “Ad ogni modo, non dobbiamo più preoccuparcene. Rebecca è salva.”
“Certo, per ora. Ma il nemico non è stato catturato. Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere ovunque.”
Rebecca si agitò inquieta nel letto. “Lei…lei crede sia ancora nei paraggi?”
“Abbiamo cercato ovunque, ma non abbiamo trovato niente. O è bravissimo a nascondere le sue tracce, oppure si è allontanato. Ma, personalmente, propenderei più per la prima ipotesi.”
Il cuore di Rebecca accelerò.
“Sta tranquilla, Bonner.” – disse la Collins, avvertendo la sua agitazione. “Ho aumentato la sorveglianza. Nessuno si avvicinerà a te.”
Rebecca avrebbe tanto voluto crederle, ma aveva i suoi dubbi. Posimaar era incredibilmente astuto e possedeva mezzi che loro non conoscevano.
In quel momento, la Anderson entrò con un vassoio.
“Professoressa, mi scusi, ma è ora di cena.”
La preside si alzò. “Sì, certo. Stavamo andando via.” Si voltò di nuovo verso Rebecca. “Cerca di rimetterti presto, Bonner. E…sono felice che tu stia bene.”
“Grazie, professoressa.”
La Collins si avviò verso la porta, mentre la Anderson appoggiava il vassoio sul comodino accanto al letto.
Garou esitò un istante. Si avvicinò al letto, le prese una mano fra le sue e la strinse.
Rebecca lo guardò, senza dire nulla, con le lacrime agli occhi.
Garou le sorrise di nuovo. Poi le lasciò la mano e raggiunse la preside.
Quando furono usciti, Rebecca distolse lo sguardo dalla Anderson.
Non voleva che la vedesse piangere.
   
 
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