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Autore: Justice Gundam    07/10/2021    2 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: Madness Rising
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 20 – Antenoria, la città sulle acque

 

Alcuni giorni dopo l'incontro con Hermàn, un diligenza dall'aspetto abbastanza anonimo, trainata da una coppia di robusti cavalli sauri, stava percorrendo la strada sterrata che conduceva al lungo ponte che attraversava una grande laguna e arrivava all'isola sulla quale sorgeva la famosa città sulle acque - Antenoria, la destinazione del gruppetto di Abolitori che in quel momento sedeva all'interno della carrozza. La strada era particolarmente trafficata quella mattina - interi convogli di commercianti che trasportavano le loro merci, pellegrini che avevano fatto tantastrada per una loro missione sacra, oppure gruppetti di soldati e mercenari in cerca di impiego per il miglior offerente; questi ed altri esempi di umanità percorrevano la strada verso Antenoria, in un continuo brusio che esprimeva bene l'atmosfera che si respirava nella grande città.

All'interno della carrozza, le due elfe stavano passando il loro tempo chiacchierando cordialmente. Per Nisa era un piacere essere finalmente in grado di parlare con una della sua stessa razza - le voci riguardo il fatto che gli elfi avessero un forte orgoglio razziale avevano un loro fondamento, e anche se Nisa non provava antipatia per umani ed altri umanoidi - con l'eccezione della classica rivalità nei confronti dei nani - trovava comunque piacevole stare con Endlinn, al punto che aveva trascorso quasi tutto il viaggio a discutere con lei.

"E non ti ho ancora parlato dei boschi di Grauwald!" stava raccontando l'elfa sfregiata in quel momento, mostrando un'eccitazione che Nisa non l'aveva mai vista esprimere prima di allora. "Dovresti vederli... sono una delle più grandi meraviglie di Alemania! Una foresta che si espande per miglia e miglia... ed è popolata da alcune delle creature più straordinarie che si siano viste nel Primo Continente!"

"Sì, avevo già sentito parlare delle Foreste di Grauwald! E sarei felice di poterle vedere, un giorno!" rispose Nisa con entusiasmo a malapena celato. "Ho sentito dire che le montagne vicino a Grauwald ospitano una delle più vaste popolazioni di grifoni che si siano mai viste nel continente..."

Endlinn annuì rapidamente, contenta di avere di fronte una persona che sapeva di cosa stava parlando. "E' vero! Ho visto anch'io, una volta, uno stormo di quei grifoni! Sono abbastanza possenti da sollevare un cavallo e portarselo dietro!" raccontò Endlinn. "In effetti... beh, una delle cose che la nostra banda ha fatto, in passato... è stato rubare uova di grifone dai loro nidi e farle schiudere... in modo da poter vendere i cuccioli ammaestrati a chiunque fosse interessato."

Nisa storse il naso e corrugò la fronte davanti a quell'ammissione. Come druida e come persona, non erano certo azioni di cui lei approvava... ma non vedeva che senso avrebbe avuto serbare rancore verso Endlinn per un fatto avvenuto ormai chissà quanto tempo fa. E poi, se non altro Endlinn aveva l'occasione di cambiare vita, e sembrava sinceramente intenzionata a farlo. "Immagino... che per la vostra organizzazione fosse un traffico che rendeva molto." affermò Nisa. "Beh, non importa. Andiamo pure avanti."

"Grazie..." disse l'altra elfa, grata di non avere di fronte qualcuno che le rinfacciasse le sue azioni precedenti. "Comunque... sì, la nostra gilda ha lavorato per un certo periodo di tempo nei boschi di Grauwald. Erano ottimi per sfuggire alle autorità... c'era sempre qualche posto in cui nascondersi e sfuggire alle autorità. E le opportunità di lavoro non mancavano, anche in un luogo così selvaggio. Tra l'altro, avevamo a portata di mano tutto quello che ci serviva per sfamarci."

"Immagino... so che ci sono anche molti luoghi in cui sono stati costruiti degli stabilimenti permanenti nelle foreste di Grauwald." affermò Nisa. "Folletti, centauri... anche umanoidi, o sbaglio?"

"No, non sbagli affatto! C'è sempre qualcosa da vedere, da quelle parti!" rispose Endlinn. L'entusiasmo di Nisa riguardo la foresta di Grauwald era contagioso, e la sua interlocutrice lo stava prendendo da lei. "Il fatto è che... quando, ad un certo punto, sono arrivati degli altri visitatori poco graditi... la banda di cui facevo parte ha dovuto prendere armi e bagagli, e andarsene. Per la verità, abbiamo anche cercato di negoziare una sistemazione con questi individui... ma quando abbiamo provato a mandare loro dei messaggeri, ce li hanno restituiti in uno stato orribile."

Sebastiano, che non aveva partecipato al discorso fino a quel momento, ebbe la sensazione che forse avrebbe potuto dare la sua. "Hm? Chi sono questi individui? Forse ne ho sentito parlare anch'io, con tutti i contatti che avevo..." chiese.

Endlinn fece un'espressione dubbiosa, poi alzò le spalle e decise di rispondere ugualmente. Ancora non poteva dire di fidarsi di quell'uomo, anche se era abbastanza pragmatica da collaborare per un obiettivo comune. "Si facevano chiamare Cattedrale Della Scienza, e sono comandati da una donna misteriosa di nome Caskette... ma non so niente di più. Tu, ne hai mai sentito parlare?"

"Vagamente..." rispose Sebastiano sfregandosi il mento. "Avevo sentito parlare di questo gruppo, e avevo considerato la possibilità di mettere la mia banda al loro servizio se si fossero fatti vedere a Tilea. Ma era soltanto un progetto a lungo termine... e da come me ne parli, era comunque destinato al fallimento."

"Signori! Mi dispiace interrompere questa interessante conversazione! E credetemi, la stavo origliando già da tempo!" esclamò scherzosamente Pandora, nel momento in cui la carrozza cominciò a rallentare. Erano arrivati in quella che sembrava essere una grande piazza, dove altre diligenze trainate da cavalli erano parcheggiate. C'era una grande attività, con piccoli gruppi di mercanti, mercenari e individui di tutti i generi che si affaccendavano a trasportare carichi, riunirsi, discutere e in certi casi anche litigare attorno alle diligenze o nei punti di ritrovo. L'aria risuonava di urla, richiami, insulti, colpi e dei suoni più svariati.

"Ma credo proprio che siamo arrivati ad Antenoria! Signore e signori... ecco a voi la città sulle acque!" continuò Pandora, mostrando fieramente il luogo in cui erano arrivati. Il piazzale in cui la diligenza si era fermaata sarebbe probabilmente sembrato ancora più grande se non fosse stato per la folla e le carrozze che lo riempivano, per non parlare delle bancarelle improvvisate poste ai margini della grande piazza, dove alcuni venditori ambulanti cercavano di reclamizzare le loro merci. Il sole era particolarmente nitido e splendente, e nell'aria si sentiva un aggressivo misto di odori di vario genere, gradevoli e sgradevoli. Tuttavia, quello che veramente impressionava Pandora, Sotero e gli altri era la vista della città appena oltre le mura davanti a loro. Imponenti ma eleganti costruzioni svettavano oltre le mura, danddo già un'idea dello splendore e della grandezza della città.

I membri della spedizione si alzarono dai loro posti - ed Holger, che era riuscito ad addormentarsi nel corso di quel viaggio di quasi tre ore, fece un enorme sbadiglio e si sgranchì le braccia, per poi piegare il grosso collo da una parte e dall'altra. "Hmmm... finalmente, credevo che mi sarebbe venuto il culo piatto a stare seduto qui." grugnì il mezzorco. "Okay... lo ammetto, non credevo che avrei mai visto Antenoria in vita mia. Diciamo che è un piccolo sogno che si avvera!"

"Per la miseria..." commentò Gunter, finalmente scendendo anche lui dalla carrozza e guardando oltre le mura della città. Dietro di lui, Nisa si era fermata per pagare il conducente della diligenza. "La città sulle acque... non immaginavo che gli uomini fossero in grado di costruire cose simili! Non credo che noi nani avremmo mai potuto tentare una cosa simile..."

"Senza offesa, ma... voi nani non siete troppo portati per il mare, vero? Raramente le vostre comunità si trovano sulla costa." commentò Pandora. Sotero scese giù con un balzo dalle spalle della giovanissima fattucchiera, e cominciò ad annusare l'aria alla ricerca di qualcosa di interessante... possibilmente, qualcosa da mangiare. "Immagino che sarebbe difficile che un nano abbia l'idea di una città sull'acqua."

"Heh. Noi preferiamo la cara vecchia solida terra!" affermò Gunter con una breve risata gioviale. "Detto questo, devo ammettere che sono molto colpito da come voi uomini avete costruito questa città. E sono curioso di vederla!"

"Credo che lo siamo tutti!" affermò entusiasta Nisa. "Spero che avremo un po' di tempo per guardarci attorno, anche se saremo impegnati a completare la missione."

Holger, da parte sua, si era fermato ad ammirare la città sulle acque solo per poco. Il mezzorco, pragmatico com'era, si era già fatto un'idea di come muoversi, e di quali sarebbero stati i primi posti da visitare...

Come se fosse stata in grado di leggergli nel pensiero, Pandora si rivolse al mezzorco. "Okay, messer Holger... lei, messer Sebastiano e la sua compagna avete più esperienza di noi nel muovervi nel mondo sotterraneo di Tilea. Che cosa suggerite di fare come prima cosa?" chiese.

Holger fece cenno al gruppo di raccogliersi intorno a lui, in modo da non dare troppo nell'occhio... o da non rischiare di farsi sentire. "Okay, signori... ogni città ha il suo lato nascosto dove si muovono elementi non proprio legali... e questo vale in modo particolare per una città delle dimensioni di Antenoria."

"Anche se il doge Alvise Gradenigo ha di recente dato una stretta ai controlli su determinate attività, questo non farà molto per fermare i fuorilegge più esperti e smaliziati." affermò Sebastiano. "O più semplicemente, quelli che sanno mettersi dalla parte della legge."

Holger non potè fare altro che annuire, per quanto ciò che Sebastiano aveva detto fosse frustrante. "E' vero. In ogni caso, come stavo dicendo, bisogna sapere dove andare a cercare... e nel caso di una città di mare come Antenoria, la zona in cui si può sperare di passare più inosservati è di solito la zona del porto, dove il traffico rende più facile perdere di vista determinate attività o individui."

"Non dico che siamo degli esperti consumati, per quanto riguarda Antenoria..." continuò Endlinn. "Ma sappiamo abbastanza da poterci fare un'idea di dove cercare, e di dove potrebbero essere i luoghi che ci interessano."

"Capisco..." disse Gunter, per poi consultare la sua mappa e delle annotazioni scritte su un foglio di pergamena spiegazzato. "Allora... qui mi si dice che Antenoria è divisa in sei quartieri... o meglio, sestrieri, per usare il termine che i suoi abitanti sono abituati ad usare. E la zona nella quale si svolgono le attività portuali... è il sestriere di Levantino, che si trova ad una certa distanza da qui. Forse è meglio che cominciamo a muovere le chiappe e ci dirigiamo lì."

"Ah, già... Levantino, l'avevo anche visitato un paio di volte. Forse ricordo qualcosa..." disse Sebastiano, annuendo con decisione. "Se c'è un posto dove possiamo chiedere le informazioni che ci servono, è proprio lì."

"D'accordo. Ci affidiamo alla vostra... esperienza." disse Gunter, non senza un pizzico di sarcasmo. Tra sè, il nano stava pensando all'ironia della sorta - proprio lui, un tutore dell'ordine, che adesso si era unito ad un'organizzazione segreta e si faceva dare una mano da dei fuorilegge. Per i nani, un popolo conosciuto per il loro amore per l'ordine, l'organizzazione e le tradizioni, era un'idea quasi impensabile.

Ma in fondo, si disse Gunter, ne aveva già viste un bel po' da quando quell'avventura era iniziata. E le sue amiche erano invischiate con lui in questa faccenda. Sicuramente, i suoi superiori e gli anziani avrebbero compreso. E poi, pensò tra sè, sperabilmente la sua presenza e il suo esempio avrebbero potuto aiutare a fare sì che i suoi compagni non facessero il passo più lungo della gamba.

"Okay, ragazzi. Allora, prossima fermata, il sestriere Levantino." disse Pandora. Sotero le salì su una spalla con un balzo e si accoccolò attorno al collo della giovane fattucchiera, che lo grattò dietro un orecchio e iniziò a seguire Holger, Endlinn e Sebastiano verso le affollate calli di Antenoria.

 

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Circa un'ora più tardi, dopo essersi destreggiati in un dedalo di stradine anguste e la folla che lo infestava, i nuovi membri degli Abolitori erano finalmente arrivati alla loro destinazione...

"Ugh... certo che questo... sestriere, o come lo chiamano... è esattamente come mi aspettavo  che fosse una zona portuale!" commentò Nisa con una certa acredine, usando la sua mantellina per ripararsi dal vento che portava con sè un forte odore di alghe e salsedine. In effetti, Levantino non era quello che molti avrebbero definito un posto raccomandabile. A poca distanza dalle maestose costruzioni del centro storico di Antenoria, si ergevano casupole di legno marcio nelle quali trovavano rifugio i reietti della società, e tra un molo e l'altro si trovavano numerose taverne di bassa lega, frequentate da ladri, marinai e sbandati - tutta gente che non andava troppo per il sottile. Stando a quello che sapevano Holger ed Endlinn, era proprio in questo quartiere malconcio e malfamato che sarebbero riusciti a trovare qualche indicazione su certi traffici illeciti che avvenivano in piena luce del giorno, nascosti agli occhi della popolazione.

"Oh, non vi preoccupate. All'inizio lo vedete così, ma poi cambia. Diventa anche peggio." scherzò Holger. Endlinn strizzò un occhio e si portò un dito alle labbra per fare segno ai tre compagni di non farsi notare troppo, e il gruppo cominciò a seguire Holger mentre si dirigeva verso un molo, al quale era attraccata una barca da pesca piuttosto malconcia. "Okay, adesso venite con me. Tenete d'occhio tutti quelli che incontrate, non si può mai sapere quando e da chi verrete derubati, da queste parti."

"D'accordo." rispose Pandora, guardandosi attorno. Se non altro, quella parte di costa sembrava un po' più tranquilla rispetto al resto di Levantino, ma la ragazza non potè fare a meno di mettere mano al suo pugnale, giusto in caso ci fosse stato qualche pericolo. Pur restando mollemente appoggiato alla spalla e al collo della sua fattucchiera, Sotero tenne gli occhi semiaperti e mosse le orecchie in ogni direzione, pur facendo finta di essere un gatto normale.

"Okay... magari cominciamo a cercare lì." disse Sebastiano dopo che ebbero percorso un certo tratto di strada. Il gruppo alzò lo sguardo e vide che erano vicini ad una taverna dall'aspetto un po' cadente, la cui insegna in legno umido e corroso penzolava da una piccola trave di ferro, mostrando una scritta ora scarsamente leggibile. "Hmm... L'Occhio dell'Avvelenatore, eh? Davvero un nome confortante, per questa bettola..."

"Speriamo che non sia profetico..." disse Gunter, mentre il gruppo entrava con prudenza in quel posto caotico e pieno di fumo. "Okay, ragazzi, vediamo di porre le domande giuste..."

 

oooooooooo

 

La ricerca non era andata bene come Pandora aveva sperato. Erano passate diverse ore dal loro arrivo, ed era la quarta bettola che visitavano... e ancora non avevano trovato nessuna informazione circa i traffici che si svolgevano da quelle parti. Anche cercare di allungare qualche bicchiere o qualche ducato d'oro non aveva raggiunto il risultato voluto - i trafficanti che stavano cercando si erano davvero protetti bene, o almeno questo era quello che alla giovane fattucchiera veniva da pensare.

"Ragazzi, non vorrei essere polemica..." sospirò Nisa. Con un movimento della schiena, l'elfa si sgranchì un po' le ossa, un po' indolenzite dal viaggio e da tutto quel camminare su e giù per le strade dissestate di Levantino. "Ma siamo ancora praticamente al punto di partenza. Non pensate che forse dovremmo cercare da un'altra parte? E' chiaro che qui nessuno sa niente... o vuole parlare."

"Si tratta di avre un po' di pazienza, mia giovane sorella." rispose Endlinn, per nulla intimorita dalla difficoltà che si pareva loro davanti. "In città come queste, le informazioni non tardano molto a diffondersi nella rete dei traffici illegali. Sono convinta che tra non molto, verremo contattati da qualcuno, in un modo o nell'altro. Magari già in questa bettola avremo un po' più di fortuna."

Con un cenno della testa, l'elfa dal volto sfregiato indicò un'altra locanda, abbastanza anonima che per un attimo Pandora e i suoi compagni non si erano resi conto che c'era. Si trattava in effetti di una sorta di buco nella parete della costruzione al loro lato, con una breve gradinata che scendeva verso una porta di legno non troppo ben tenuta, sporca di fumo, alghe e chissà quali altre nefandezze...

Pandora storse il naso. Se possibile quella taverna sembrava anche peggio delle precedenti. E la scritta che campeggiava sull'insegna posta sopra le scale non faceva esattamente sperare in bene...

"Hmm... 'Taverna dell'Impiccato'... non potevano scegliere un nome un po' più edificante?" si chiese Sotero, dopo aver dato un'occhiata indifferente all'insegna... che in effetti rappresentava una forca stilizzata. "Dovevano proprio scegliere qualcosa che inquietasse noi poveri clienti, vero?"

"Detto questo, potrebbe essere la nostra migliore possibilità." commentò Sebastiano. Pur sapendo che il suo volto non era molto conosciuto da quelle parti, l'ex-capobanda si sollevò il cappuccio sopra la testa, in modo che il suo contegno da aristocratico non fosse tanto evidente. "Okay, seguitemi. Vedrò di smuovere un po' le acque. Magari qui c'è qualcuno che può farci avere dei contatti interessanti."

Gunter si schiarì la voce e si mise a seguire Sebastiano giù per la gradinata. Tra sè, il nano sperava che almeno Dario e il suo gruppo se la cavassero un po' meglio. "Va bene... ma se non troviamo nulla qui, credo che sarebbe meglio cambiare sestriere, prima di finire in qualche vicolo cieco o diventare troppo noti."

"Tranquillo, nano, so quello che faccio." fu la pronta risposta di Sebastiano. "Mi sono mosso in questo ambiente molto più a lungo di te."

Con suo grande scorno, il nano dalla barba rossa dovette ammettere che Sebastiano aveva ragione. Decise quindi di non fare ulteriori commenti, e fece cenno al resto del gruppo di seguirlo all'interno della taverna.

Come Pandora aveva sospettato, l'ambiente era quanto di più malfidato la giovane fattucchiera potesse aspettarsi. Era un posto angusto e male illuminato, con delle lanterne ad olio appese alle pareti e assicurate con dei sostegni in ferro arrugginito. Non che si potesse vedere bene inogni caso, dal momento che l'aria era pervasa da una coltre di fumo dall'odore penetrante, provocato dalle pipe e dai sigari che molti avventori stavano fumando. Alcuni giocavano  carte, altri bevevano, altri ancora facevano degli apprezzamenti volgari alle cameriere... e il fragore e la confusione regnavano sovrani!

"Ehi, dolcezza... che li fai, i tavoli? Heheheheeee!" Un marinaio ubriaco passò accanto a Nisa e allungò la mano verso il suo petto... ma non fece in tempo a toccare nulla prima che l'elfa gli rifilasse un doloroso calcio sul ginocchio, e il marinaio grugnì di dolore e se ne andò zoppicando ed imprecando volgarmente. "Gaaah! Vai a farti fottere, troietta elfa..."

"Altrettanto, stronzo." mormorò Nisa con disgusto. "Spero solo che Sebastiano faccia presto. Ho già deciso che odio a morte questo schifo di posto."

Pandora rabbrividì e si tenne stretto Sotero, mentre con l'altra mano cercava l'elsa del suo pugnale e le fiale di pozione nascose sotto il suo vestito. Più abituati ad ambienti così malfamati, Holger, Endlinn e Sebastiano mantennero la calma in maniera ammirevole mentre si avvicinavano al banco della taverna - che mostrava gli stessi segni di incuria della porta e del resto della bettola.

Holger e Sebastiano si guardarono per un breve istante, prima che il mezzorco facesse un segno di assenso e si sedesse senza tanta eleganza ad uno sgabello vicino al banco del bar. Con un grugnito, Holger si prese di tasca due ducati d'oro e li sbattè sul tavolo quando il barista gli passò vicino, con abbastanza foga che l'uomo fece un piccolo salto per la sorpresa.

"Hey, oste! Una birra a ciascuno." esclamò. "Questo basta per tutti, vero?"

Pandora non disse nulla, ma trattenne a stento una smorfia. "Anche per me? Ho quindici anni, porca miseria! Non posso bere alcol!" pensò nervosamente.

L'oste, un uomo dal fisico non troppo felice, con la faccia appesantita e un paio di baffi neri incolti, raccolse con esitazione le due monete d'oro sotto lo sguardo cupo del mezzorco e di Sebastiano. "Ah... ehm... certo... che sì!" balbettò, quasi non credendo alla sua fortuna. Si affrettò ad intascare le monete e si prodigò per servire un po' di birre agli avventori - tranne Pandora, che con suo grande sollievo si vide offrire un grosso bicchiere di acqua a temperatura ambiente.

"Grazie mille." rispose Endlinn con indifferenza ricevendo il suo boccale di birra. Non il massimo come birra, notò ad una prima annusata. Aveva un odore di zolfo appena percettibile. "A questo proposito, oste... io e i miei compagni staremmo cercando... lavoro, se capisci cosa voglio dire. Hai qualche nome da darci?"

"Dipende da che lavoro è." rispose il locandiere, mentre si affrettava a ripulire alcuni boccali. Si guardl attorno, in modo da assicurarsi che non ci fossero sguardi or orecchie indiscreti... poi fece cenno ad Endlinn di avvicinarsi e le sussurrò qualcosa vicino all'orecchio. "State cercando merci da sdoganare? Magari senza pagare le tasse? O vorreste procurarvi qualche sfizio per qualche riccone viziato e rivenderlo?"

L'elfa dal volto sfregiato guardò verso Nisa e fece un occhiolino, per dire che aveva la situazione sotto controllo. Poi rispose al proprietario della locanda. "Animali e piante. Abbiamo sentito dire che ne passano, da queste parti... e soprattutto, che c'è da guadagnarci un bel po' di quattrini."

Gunter corrugò la fronte e disse di sì, con un movimento appena percettibile della testa. L'oste, da parte sua, si sfregò il mento grassoccio e storse il naso... per poi indicare un gruppetto di individui che stavano giocando a carte, seduto ad un piccolo tavolo di legno sgangherato posto vicino ad una colonnina portante del soffitto. "Parlate con loro. Chiedete di Gaeta il Bufalo. Dite che 'i cefali volano e le sardine abbondano'."

Una sorta di parola d'ordine, quindi. Più che comprensibile. Dopo essersi assicurati di aver memorizzato bene quella strana frase, il gruppo attese qualche tempo, sempre tenendo d'occhio il tavolo in questione per assicurarsi che quei loschi figuri non se ne andassero all'improvviso. Nello stesso tempo, cercavano di dare una buona occhiata al gruppetto, in modo da farsi un'idea di cosa aspettarsi da loro.

Un uomo dalla pelle olivastra, con i capelli corti e neri, e un pizzetto nero sul mento. Un mezzorco dai capelli neri legati in una treccia. Una donna dalla pelle pallida, con lo sguardo torvo e una bandana blu sulla testa. E un individuo più piccolo, che sembrava uno gnomo dai capelli arancioni, con baffetti sottili e pizzetto dello stesso colore. In effetti, riflettè Nisa tra sè, sembravano davvero dei tipi loschi... ma ad un'occhiata così, dalla distanza, non era certo possibile giudicare. La cosa migliore da fare era usare prudenza e non mostrarsi troppo baldanzosi.

Il gruppo degli Abolitori ebbe la prudenza di attendere ancora un po' mentre ognuno di loro finiva il suo bicchiere. Poi, ad un cenno di Sebastiano, lui e Nisa si alzarono e si diressero verso il tavolo che avevano adocchiato. L'ex-capobanda si schiarì la voce e attirò l'attenzione degli avventori.

"Gaeta il Bufalo?" chiese Sebastiano, osservando con attenzione tutti e quattro. Il nomignolo che gli avevano dato dava l'impressione di un nome maschile, e si sarebbe normalmente associato ad una persona alta e massiccia... ma non si poteva mai essere sicuri.

In effetti, a rispondere fu lo gnomo dai capelli arancioni. "Sono io. Perchè mi state cercando?" affermò, guardando con sospetto i due nuovi arrivati.

"Perchè i cefali volano e le sardine abboccano." Sebastiano diede loro la parola d'ordine, e lo gnomo si sfregò il pizzetto e fece un cenno con la testa.

"Hmm... capisco. E quindi, state cercando... lavoro, per così dire. Sapete già della merce che si tratta da queste parti, immagino." continuò. Nisa provò un moto di rabbia nel sentir parlare di animali ed altri esseri viventi come merce di scambio, ma si impose di restare calma. Da quell'infiltrazione dipendeva il successo della loro missione...

"Proprio così." affermò l'elfa. "Non siamo solo noi due, beninteso. Abbiamo un po' di compagni che possono dare una mano... se la sanno cavare in combattimento, e una di loro sa usare anche un po' di incantesimi. Credo proprio che vi potremmo essere utili. Ovviamente, sempre che la grana sia soddisfacente."

"Hmm... siete interessanti, ma non siamo sicuri se possiamo fidarci di voi." rispose la donna con la bandana. "Comunque, tanto vale darvi una possibilità. Gaeta?"

Lo gnomo sospirò e guardò attentamente Sebastiano e Nisa... poi spostò la sua attenzione sul gruppetto seduto al bancone della bettola. In effetti, ad una prima occhiata, sembravano un gruppo abbastanza competente. Tutto stava nel verificare se non fossero spie o talpe delle forze dell'ordine.

"Va bene. Vogliamo prima di tutto assicurarci che non stiate cercando di imbrogliarci." disse infine Gaeta. "Se siete interessati a darci una mano e a guadagnare un po' di quattrini, ci sarebbe un lavoretto stasera, all'ora ottava, al Molin Badegno. Abbiamo dei clienti che potrebbero essere un po'... difficili, se capite cosa voglio dire. E voi potreste essere l'assicurazione che ci serve, sempre che siate degni di fiducia."

"Questo lo potrete stabilire voi stessi." disse Sebastiano, mascherando abilmente quel po' di nervosismo che provava. "Allora, che dovremmo fare?"

"Presentatevi al luogo dell'appuntamento un'ora prima che arrivino i clienti." Gaeta diede loro le dovute istruzioni. "Verificheremo se siete degni di fiducia o meno. Se cercherete di ingannarci... vi aggiungeremo all'offerta per i nostri clienti, come bonus. Ora ci dobbiamo dileguare. Forza, gente. Prendete le vostre vincite e andiamo."

L'uomo dalla pelle più scura borbottò qualcosa tra i denti. Con un'occhiata alla sua parte del tavolo, Nisa vide che aveva un bel po' di soldi da parte, e probabilmente stava facendo una giocata molto fruttuosa. Non stupiva che gli desse fastidio interromperla. Nel giro di pochi minuti, Gaeta e i suoi uomini avevano raccolto tutto ciò che gli apparteneva e uscirono dalla taverna, gettando ancora qualche sguardo torvo a Sebastiano. Solo quando tutti e quattro i malviventi se ne furono andati, Nisa si azzardò a tirare un sospiro di sollievo. Era stato un momento di tensione... e non era sicura di essere brava a mentire.

"Bene. Almeno questa è fatta." sussurrò Sebastiano. "Okay, adesso torniamo dai nostri. E prepariamoci a stasera. Non sarà uno scherzo infiltrarci in quella banda."

Nisa annuì silenziosamente mentre i due tornavano dai loro compagni, e Pandora fu la prima a raggiungere la sua amica per chiedere come fosse andata. L'elfa dai capelli verdi rassicurò la sua compagna di viaggio, dicendo che per il momento la banda sembrava non sospettare nulla.

"Il Molin Badegno." spiegò Sebastiano. "Hanno detto che si troveranno lì stanotte, all'ora ottava. Noi dobbiamo essere lì per la settima."

Holger diede una rapida occhiata alla sua mappa. "Allora abbiamo un po' di tempo. Il Molin Badegno è a circa mezz'ora di cammino da qui." affermò, un indice appoggiato sul punto in cui si trovava il luogo dell'appuntamento. "Hey, oste. Hai qualche suggerimento da darci?"

L'uomo smise di sciacquare i bicchieri che aveva davanti e si schiarì la voce. "Ecco... non so se posso permettermi, signori. Uno come me non ama esattamente esporsi..."

Gunter alzò le spalle e fece svolazzare in aria un ducato d'oro, che l'oste afferrò al volo. "Ma... immagino che per voi posso fare una piccola eccezione." si corresse immediatamente. "Il Molin Badegno era un magazzino di derrate alimentari, una volta... ma da quando un gruppo di contrabbandieri l'ha eletto a loro base, le autorità se ne sono lavate le mani e hanno trasferito tutto quello che hanno potuto in magazzini un po' più facili da difendere. Potete immaginare che i contrabbandieri siano piuttosto paranoici... non si può mai sapere quando gli sbirri tenteranno di infiltrare qualcuno per indebolire l'organizzazione dall'interno."

"Temono che le autorità stiano ancora cercando di riprendersi il mulino, vero?" chiese retoricamente Pandora. Se doveva essere sincera, poteva immaginare il motivo per cui le forze dell'ordine non stavano muovendo un dito. Pur essendo la più giovane del gruppo - almeno, prima che Matilde e Bastiano ne entrassero a far parte - la ragazzina si era già fatta una buona idea di come andassero le cose da certe parti.

L'oste alzò le spalle. "Sinceramente, credo che siano un po' paranoici. Ora che quella gente sta facendo affari con delle importanti cosche dell'Est di Tilea, le forze dell'ordine e il doge Gradenigo preferiscono lasciarli fare. Altrimenti, questi... clienti... saprebbero come fare per arrecare un grosso danno all'economia di Antenoria." spiegò. Gunter annuì senza fare commenti... ma tra sè, doveva ammettere che l'idea di avere dei nemici così altolocati lo faceva sentire piuttosto nervoso. Probabilmente l'oste si riferiva alla famiglia Villanova o ai Malformatori... ma in ogni caso, queste erano tutte informazioni che avrebbero verificato.

"Va bene..." disse infine Holger. "Allora sappiamo come fare. Stasera, al Molin Badegno, vedremo di guadagnarci la loro fiducia. E quando arriveranno i loro clienti... speriamo di sapere qualcosa di più."

"E spero che Dario e gli altri se la stiano cavando meglio di noi, in questo momento..." sospirò Pandora, tenendosi la testa con una mano e grattando Sotero dietro un orecchio. Il gatto nero chiuse gli occhi e si mise a fare le fusa, godendosi l'attenzione...

 

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Per la maggior parte degli abitanti di Antenoria, ignari di cosa stesse accadendo nel sestriere più malfamato, la vita scorreva come tutti i giorni... e in particolare, nella grande piazza vicino al campanile e al tempio locale dedicato al dio del mare Procan, numerose bancarelle erano state disposte in ordine, esponendo merci di vario genere - stoffe, utensili, cibo e bevande... c'era persino qualche bancarella che vendeva armi, scudi od oggetti magici minori. La gente si affollava negli spazi rimasti liberi, creando una confusione assordante, un autentico fiume di persone che fluiva in ogni punto si trovasse un minimo di spazio. I richiami dei mercanti, le risate e le urla delle persone, gli odori di spezie, carbone e altro... tutto questo ed altro pervadeva l'aria, contribuendo a creare un'atmosfera di caos controllato e di spensieratezza.

E ad una delle bancarelle, un cittadino ed un mercante erano impegnati in una stringente trattativa...

"Le dico, messere, che questa stoffa è quanto di meglio si possa importare dai paesi del sud-est." disse il mercante dall'aspetto pacioso e dalle sgargianti (e un po' pacchiane) vesti di seta, mentre mostrava dei tessuti effettivamente di elevata qualità ad un nano in abiti nobiliari, con tanto di cappello con il pennacchio e dei gioielli che adornavano la sua barba nera ben tenuta. "Perchè non prova a sentire da lei com'è soffice e delicata? Le sembrerà di essere sdraiato su una nuvola! E ora, mi dica lei, non crede che questi splendidi abiti valgano una cinquantina di ducati?"

"Beh... per essere belli, sono belli. Su questo non ci piove." rispose il nano con voce profonda. Toccò il tessuto e se lo fece scorrere tra le dita, accertandosi delle parole del mercante. "Ma cinquanta ducati per un abito come questo...? Non stiamo alzando un po' troppo il tiro? Io lo valuterei qualcosa come trenta ducati... senza nulla togliere alla pregevole fattura."

"Oh, ma non si tratta solo della fattura, gentile cliente." continuò il mercante, senza scomporsi. "Vede, i miei contatti nell'Obistan settentrionale si sono sobbarcati dei notevoli rischi per farlo pervenire alla nostra bella città di Antenoria. Detto questo... posso farle uno sconto, un piccolo sconto. Che ne dice di quarantacinque ducati d'oro? Una cifra che un gentiluomo come lei, messere, non dovrebbe certo trovare proibitiva."

"Hmm... una proposta interessante..." rispose il nano, sorridendo astutamente. "Ma lei capirà che non posso essere sicuro che..."

La conversazione non proseguì oltre. All'improvviso, un grosso cane dalla pelliccia dorata saltò fuori da chissà dove e montò sulla bancarella, poi prese lo slancio e corse verso l'altra parte della piazza, in mezzo alla gente che si era affollata attorno alle bancarelle! Il nano e il mercante indietreggiarono spaventati... e un istante dopo, altri quattro cani identici al precedente attraversarono la piazza, quasi travolgendo le persone che si paravano sulla loro strada! Nessuno li aveva sentiti arrivare... era come se fossero apparsi dal nulla, all'improvviso, e si fossero dati ad una corsa precipitosa attraverso la piazza, mandando alla malora ogni parvenza di ordine!                

"AAaaaaah! E quelli che sono?" urlò la voce di una donna, che per poco non era stata buttata a terra dalla corsa di uno di questi strani canidi. I cinque strani animali si fermarono tra le bancarelle e si guardarono attorno, apparentemente meravigliati del posto in cui si trovavano, quanto gli abitanti di Antenoria erano meravigliati della loro presenza!

In effetti, avevano un aspetto peculiare, per essere dei cani selvatici: erano massicci, robusti e con una pelliccia dorata che diventava bianca sul petto e sul ventre, e le loro orecchie erano dritte, con dei larghi ciuffi di pelliccia bruna sulle punte, che li facevano sembrare quasi delle linci. Avevano delle code stranamente lunghe, simili alla coda di un leone, e un paio di corti canini spuntavano dalle loro mascelle inferiori. Tuttavia, la cosa più sorprendente era la chiara espressione di intelligenza che traspariva dai loro musi allungati e dai loro splendenti occhi verdi.

E le sorprese non erano certo finite. Infatti, dopo essersi guardati attorno per qualche secondo ed essersi ritirati dalla folla sbalordita, i cani dorati cominciarono a parlare!

"Ma... dove... che posto è questo?" si chiese uno dei cinque, con una voce un po' roca, come se l'abbaiare di un cane stesse cercando di imitare il linguaggio umano. "Dove siamo capitati? Siamo nella città degli umani di Antenoria, vero?"

"AAAAAAH! I cani hanno parlato!" urlò una voce di donna, puntualmente ignorata dal branco.

"Sì... sì, sono sicuro che la città è questa..." disse un altro dei cinque, distinguibile da una cicatrice sulla fronte. "Ma non credevo che ci fosse così tanta gente. Abbiamo sbagliato piazza?"

"Per quello che ne so della città degli umani, tutte le piazze si assomigliano..." rispose un terzo. "Detto questo, qui non sento più l'odore dei rapitori. Ci sono troppi odori che si sovrappongono."

"Non è stata una buona idea riapparire proprio in mezzo alla folla..." commentò un altro dei cani parlanti, il più grande del gruppo, che indossava una bandoliera di cuoio e un collare di bronzo armato di corti spuntoni. Dopo essersi schiarito la voce, il cane più grande si rivolse alla folle con fare apologetico. "Chiediamo scusa per la nostra irruzione. Si è trattato di un errore da parte nostra. Tornate pure alle vostre attività."

I cinque cani dorati fecero tutti assieme un cenno di scuse... poi, scomparvero sotto gli occhi della folla come niente fosse, lasciando la piazza immersa in un silenzio sbalordito!

Dopo alcuni secondi di silenzio...

"Questa... non me l'aspettavo davvero..." commentò il nano, sbattendo gli occhi e massaggiandosi la testa.

Il povero mercante, da parte sua, stava pensando a qualcos'altro. "Le mie povere stoffe..." si lamentò.

 

oooooooooo            

 

Mentre la piazza riprendeva lentamente l'attività di tutti i giorni, i cinque cani dalla pelliccia dorata erano riapparsi sul tetto di un palazzo vicino e si erano disposti ordinatamente attorno al leader, approfittandone per riprendere fiato. Dalla loro posizione erano in grado di vedere una discreta porzione del sestriere, e allo stesso tempo erano nascosti agli sguardi dei curiosi. Sicuramente tra un po' si sarebbe scatenata una caccia tra gli abitanti di Antenoria... meglio restarsene nascosti per un po', e muoversi non appena fosse scesa la notte.

"Va tutto bene, fratelli?" chiese il cane più grande, guardando con attenzione i suoi compagni. Ognuno di loro si stiracchiò e fece cenno di sì con la testa, al che il capobranco strinse gli occhi e indicò in direzione della lagura di Antenoria. "Va bene. Aspettiamo qui per un po', poi muoviamoci e raggiungiamo la costa. I nostri piccoli fratelli sono da quelle parti... e dobbiamo trovarli e liberarli, prima che li portino da qualche altra parte."

"Se non arrivassimo in tempo... potremmo non avere un'altra possibilità." rispose il cane dorato con la cicatrice. "Sappiamo per certo che i rapitori saranno lì questa sera, fratello Bora?"

"Non ci sono dubbi... tenetevi pronti, dovrà essere un attacco mordi e fuggi." fu la risposta del capobranco. "Probabilmente nel senso letterale del termine..."

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

                                 

  

    

  
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