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Autore: Stria93    08/10/2021    0 recensioni
Dal testo: "Strappò con decisione il corsetto liso della prostituta, mettendone a nudo il petto e il ventre. Inforcò gli occhiali come se si fosse trovata in sala operatoria, estrasse un bisturi affilato dalla custodia e diede inizio al macabro rituale.
Salvare, guarire, ricucire. A che scopo? Quale senso poteva trovare in quegli atti di altruismo se lei non era stata salvata? Se il suo male non sarebbe mai guarito? Se la sua ferita non sarebbe mai stata ricucita?"
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina Durless, Grell Sutcliff
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Madame Red si chinò sulle misere spoglie di Mary Ann Nichols, detta Polly. Esaminò il cadavere ancora caldo con occhio clinico, distaccato, allenato da anni di esercizio della professione medica. Il taglio alla gola era così profondo che la sua testa si era quasi staccata di netto dal corpo. Dalla giugulare recisa zampillavano ancora violenti spruzzi vermigli.

- Non si può proprio dire che tu abbia il senso della misura. - commentò, rivolgendosi alla figura che se ne stava in piedi dietro di lei, comodamente appoggiata al muro.

Grell sbuffò e non si disturbò neanche a sollevare lo sguardo, continuando a limarsi le unghie con indifferenza. - Da che pulpito, darling. Sbaglio, o siamo un tantino ipocrite? -

Madame Red distolse l'attenzione dallo Shinigami e tornò a concentrarsi sulla sua vittima. I bulbi oculari vitrei e sporgenti erano spalancati sul nulla eterno, la sua ultima espressione di paura mista a sorpresa impressa nei suoi lineamenti grossolani.

Posò a terra la valigetta contenente i bisturi e fece scattare le chiusure. Il lucido metallo degli attrezzi scintillò sinistramente nella sporca luce giallognola di un lampione a gas poco distante in Buck's Row. Erano gli stessi utensili che aveva impiegato innumerevoli volte per salvare vite, guarire dai mali, ricucire ferite; ma da qualche tempo si erano tramutati in strumenti di giustizia. Mezzi con i quali ella tentava di riportare l'equilibrio nel mondo, punendo colpevoli ignare del loro peccato e raddrizzando gli sbagli di un destino che sempre sceglieva a chi togliere e a chi elargire in base a un disegno perverso e crudele.

Strappò con decisione il corsetto liso della prostituta, mettendone a nudo il petto e il ventre. Inforcò gli occhiali come se si fosse trovata in sala operatoria, estrasse un bisturi affilato dalla custodia e diede inizio al macabro rituale.

Salvare, guarire, ricucire. A che scopo? Quale senso poteva trovare in quegli atti di altruismo se lei non era stata salvata? Se il suo male non sarebbe mai guarito? Se la sua ferita non sarebbe mai stata ricucita?

E quelle maledette osavano presentarsi al suo cospetto perché uno dei loro clienti poco accorto aveva accidentalmente immesso nel loro corpo il seme della vita. Un seme scomodo che avrebbe intralciato la loro professione. Una seccatura che proprio non ci voleva. Un fastidioso inconveniente di cui liberarsi al più presto.

Non aveva mai giudicato quelle donne per il modo in cui si guadagnavano da vivere. Pur essendo nata tra gli agi della nobiltà, conosceva la cruda realtà dei sobborghi e non rifiutava mai di mettere le proprie abilità al servizio delle “povere sventurate” che, di quando in quando, le si rivolgevano per le questioni più svariate.

Ma chiederle proprio quello! Pretendere da lei nientemeno che quel delicatissimo intervento con la leggerezza e la superficialità che si sarebbero dedicate alla rimozione di una verruca… No, non era riuscita a sopportarlo.

Ciononostante aveva acconsentito e si era occupata personalmente di tutto il procedimento, ma fin da quella prima operazione aveva sentito germogliare in petto una rabbia galoppante, una furia primitiva e tossica alimentata dalla sofferenza accumulatasi negli anni; una collera che aveva covato segretamente e si era accresciuta ad ogni nuovo incarico. Perché la voce della sua disponibilità ad offrire quei particolari servigi si era sparsa presto nell'ambiente e le visite di prostitute ansiose di sopprimere la scintilla di una nuova esistenza indesiderata accesasi in loro si erano susseguite nei mesi.

Madame Red ascoltava le loro istanze una dopo l'altra. Era testimone di quei volti che le sfilavano davanti come maschere scialbe: ora spaventati, ora dubbiosi ma, molto più spesso, scocciati e irritati da quell'incidente che purtroppo, si sapeva, era uno dei rischi del mestiere più antico del mondo.

Il suo rancore aveva finito per divampare, tramutandosi in una belva affamata che reclamava a gran voce un'azione concreta da parte sua.

La sorte non le era mai stata amica: le aveva concesso un esiguo assaggio di felicità per poi derubarla di ogni cosa, con gli interessi. Colui che amava aveva sposato sua sorella; l'uomo a cui aveva imparato a voler bene, con il quale immaginava di condividere il futuro, era morto travolto da una carrozza e lei era sfuggita allo stesso fato solo perché la creatura che portava in grembo era stata sacrificata.

Ricordava l'istante in cui quell'individuo anonimo in camice bianco le aveva dato la ferale notizia: per salvarla, era stato necessario asportarle l'utero. Era un ricordo nitido ma, in qualche modo, avulso dalla realtà e dallo scorrere lineare del tempo; come la reminiscenza di un sogno frammentato, senza un inizio né una fine.

Il dottore aveva snocciolato altre informazioni tecniche con gli occhi incollati saldamente agli appunti scritti sulla cartella perché sostenere la vista del suo volto devastato dalla disperazione sarebbe stato troppo penoso.

In quel momento, avrebbe desiderato non essere lei stessa un medico. Avrebbe preferito che quel verdetto le suonasse solo come un'incomprensibile sequela di termini altisonanti il cui significato le era del tutto estraneo. In questo modo, almeno per un po' avrebbe potuto fingere di non capire, di non essere già consapevole della tremenda verità precorsa dalla sensazione di gelo e vuoto che avvertiva dentro di sé. Invece, malgrado lo shock subito nell'incidente, la situazione le era risultata chiarissima nella sua spietatezza: aborto e asportazione dell'utero. Il suo bambino (o la sua bambina, non ne aveva idea né l'avrebbe mai scoperto) era morto ancora prima di nascere, e non avrebbe più potuto avere figli. Mai più.

Non che lo desiderasse, a quel punto. Non desiderava più niente, tranne forse che la morte si fosse portata via anche lei. Perché lasciare il lavoro a metà? Perché risparmiare chi avrebbe dovuto trascinarsi dietro per anni il peso insostenibile di “quelli che rimangono”, nonché la colpa vergognosa di essere vivi? Il fardello dei ricordi e il rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere conducevano a una lenta agonia, condita dall'impossibilità di tollerare che la vita di tutti gli altri proseguisse nella più serena normalità giorno dopo giorno.

Evidentemente, coloro che l'avevano salvata credevano che sottrarla alla morte sarebbe stato più caritatevole che lasciarla perire. In fondo, era questo che ai medici veniva insegnato. Salvare chi poteva essere salvato, sempre e comunque. A qualsiasi prezzo.

Ma quelle donne disgustose! Arrivavano con smorfie seccate chiedendole di aiutarle a sbarazzarsi di ciò che lei aveva perduto soffrendo immensamente e senza che potesse fare nulla per impedirlo! Quelle incoscienti! Insensibili al suo dolore incommensurabile, ignare della tempesta che la loro decisione sbrigativa le scatenava nell'animo!

Lei che aveva perso ogni cosa, vedeva quelle sciagurate gettare via senza alcuno scrupolo ciò che non avrebbe mai più potuto avere. E ogni volta era come se la sua creatura venisse uccisa di nuovo; come se il suo ventre venisse violato ancora e ancora. Ma avrebbe pensato lei a rimettere le cose a posto. Si sarebbe occupata lei di punirle! Non poteva più restare indifferente.

Così era cominciato tutto. Il primo omicidio, l'alleanza con Grell, la scia di sangue che si lasciava dietro ad ogni passo e la seguiva ovunque andasse, le sue mani sempre più rosse...

Madame Red si riscosse all'improvviso, tornando al presente. La sua padronanza del mestiere le aveva permesso di dare inizio all'operazione nonostante la sua mente stesse vagando altrove, lontana dallo squallore di Buck's Row e dai resti inermi della defunta Mary Ann Nichols.

Il sangue caldo e vischioso stava sgorgando a fiotti dallo squarcio nella carne flaccida della donna, inzuppandole l'orlo dell'abito e schizzandole il viso.



Si trattava di una procedura complessa che richiedeva attenzione e una grandissima precisione, oltre che tempo. Ma se non avesse compiuto quel gesto di natura puramente simbolica, il rito punitivo non sarebbe stato completo. In un certo senso, fare a loro ciò che era stato fatto a lei dopo averle uccise era un minuscolo granello di sabbia sul suo piatto della bilancia. Una vittoria infinitesimale nella sua personale guerra contro l'ingiustizia dell'universo, ma pur sempre una vittoria. Non una vera e propria compensazione per i patimenti che la vita le aveva riservato, ma le regalava l'illusione che qualcosa fosse tornato al suo posto.

- Hai finito? - domandò Grell con una punta d'impazienza nella voce. - Quella roba comincia a puzzare terribilmente. I miei capelli s'impregneranno di questo fetore e ci vorranno almeno tre bagni all'acqua di rose per toglierlo. -

Madame Red finse di non aver udito le lamentele del suo complice. Aveva un lavoro da portare a termine.

- Sai, mi colpisce molto che tu non abbia voluto abbandonare il nostro piccolo gioco. - continuò lo Shinigami, lanciandole uno sguardo interessato. - Il tuo caro nipotino sta indagando sulle morti di queste squallide prostitute. Non hai paura che venga a sapere chi sei davvero? -

Le sue mani si arrestarono solo per un momento, prima di ricominciare a trafficare con il groviglio di interiora tiepide della Nichols. L'asportazione era quasi terminata.

- Ciel non scoprirà nulla. - rispose, ostentando una sicurezza della quale difettava. - Farò in modo che non accada. Non deve accadere. -

- Mmm. Non ne sarei così sicura, se fossi in te. - ribatté Grell, attorcigliandosi una ciocca intorno all'indice con aria distratta. - Ricordati che al suo fianco c'è quel ragazzaccio di Sebastian. Immagino ti sia accorta che i suoi talenti vanno ben oltre servire un ottimo tè delle cinque. -

Madame Red s'irrigidì e strinse la mascella. Sì, se n'era accorta eccome. Quell'uomo avrebbe potuto rivelarsi una notevole spina nel fianco. Le sue doti investigative erano eccezionali, così come la sua efficienza nelle indagini riguardanti gli omicidi che la stampa londinese, sull'onda del sensazionalismo morboso, aveva imputato al fantomatico Jack lo Squartatore. Chiunque fosse, Sebastian Michaelis era tutt'altro che un innocuo maggiordomo.

Il rischio che potesse guidare Ciel fino alla verità era assai concreto, malgrado ella potesse contare sulle capacità di un essere sovrannaturale. In ogni caso, avrebbe pensato a qualcosa.

- Io qui ho concluso. - dichiarò la donna, richiudendo la valigetta e alzandosi, torreggiando sul corpo scempiato della prostituta. - Possiamo andare. -

Grell si avvicinò e fece scivolare lo sguardo su di lei con aria di approvazione. - Vederti così ricoperta del sangue delle tue vittime mi infiamma terribilmente, darling. - dopodiché studiò il lugubre spettacolo da oltre la sua spalla.

- Mmm. I miei complimenti, Madame Red. Stavolta ti sei davvero superata. Lasciami solo aggiungere un tocco finale. -

Lo Shinigami mosse qualche passo in avanti e il suono dei suoi tacchi riecheggiò nel vicolo deserto. S'inginocchiò, intinse due dita nella pozza di sangue e le passò prima sulle labbra e poi sulle palpebre della vittima, usando una cura degna di un pittore intento a dipingere il suo capolavoro sulla tela.

- Ecco, così è perfetta. Non trovi? -

- Non è finita. - replicò algida la donna, gettando uno sguardo sprezzante alla sagoma ormai irriconoscibile sul selciato. - Ce ne sono altre. Andremo a prendere anche loro e avranno ciò che meritano. -

Grell le cinse la vita con un braccio e l'attirò a sé, prendendole il mento tra pollice e indice. Il candore dei suoi denti aguzzi balenò nell'oscurità del vicolo mentre le rivolgeva un sorriso ferino. - E tingeremo anche loro di un bel rosso, non è vero? -

Madame Red annuì e negli occhi fosforescenti dello Shinigami scorse l'eccitazione generata da quella tetra prospettiva un attimo prima che le labbra di Grell premessero sulle sue in un bacio intenso dal retrogusto di ruggine.







  
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