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Autore: maddidp    08/10/2021    0 recensioni
Una breve storia su come l'amore sia bello, imprevedibile, spontaneo e possa far crescere due persone
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi ero ripromessa che non ci sarei ricaduta più ed invece eccomi qui, sola in una corsia del supermercato che fisso i valori nutrizionali degli alimenti, cercando di analizzarli e capire quello migliore per me.
Ho sempre creduto all’inizio che tutto questo fosse normale, che lo fossi anche io. Ma non è così.
Conto le calorie di qualsiasi alimento sia dentro le confezioni sia su internet perché devo sapere quante ne sto ingerendo.
Quando sono con Edoardo è più difficile, lui mi controlla e spesso mi tiene la mano per aiutarmi a finire; molte volte rimane seduto al mio fianco e aspetta che io finisca il piatto senza nascondere niente.
Sapeva del mio disturbo eppure ha continuato ad amarmi, a scendere a compromessi con me pur di vedermi bene ed in salute.
Quando spesso mi guardo allo specchio in intimo e lui entra in camera, mi sorride e mi dice che sono bellissima così.
Ah, quanto darei per vedermi con i suoi occhi.
Questi sono gli stessi che mi hanno fatto capire quanto lui sia innamorato di me, lo vedo e me lo sento dire sempre da amici e parenti.
Ricordo un matrimonio di amici di qualche anno fa quando mi sono seduta su un dondolo, aspettando che andasse a prendere qualcosa dal buffet dei dolci, ed una signora anziana si è messa accanto a me.
«Lei è sposata?»
«A breve, manca ancora qualche mesetto.»
«Qual è il suo fidanzato?»
«Si riconosce bene, è quello con il papillon lilla.»
«Ah sì, giusto a mia sorella, la signora vestita in nero laggiù, stavo dicendo che ero rimasta impressa.»
La guardo senza capire.
Riprende fiato e prosegue.
«Quando tutti si sono girati per vedere la sposa, il mio sguardo è caduto sul suo fidanzato. Lui era l’unico a non guardarla perché li aveva puntati su di te. Parlo di uno sguardo puro ed un sorriso che lasciava percepire quanto fosse innamorato. Mi ha ricordato il modo in cui mi ammirava mio marito.»
Mi prende la mano e me la stringe.
«Anche sulla pista da ballo, mi avete ricordato i bei tempi quando mio marito dopo cena accendeva la radio e mi invitava a ballare pur di vedermi sorridere dopo una brutta giornata. Non se lo lasci scappare».
Poi mi abbraccia e va via appena Edoardo si incammina verso di me.
Ci siamo conosciuti per caso.
Era un giorno di pioggia ed entrambi eravamo usciti simultaneamente fuori dal bar.
Io avevo un ombrello, lui no.
Mi chiese dove fossi diretta e quando scoprì che andavamo praticamente nella stessa direzione, mi ha chiesto di dividere con lui lo spazio sotto l’ombrello.
Una volta arrivati a destinazione mi ha chiesto il nome e poi di rivederci il giorno dopo alla stessa ora nello stesso bar per un caffè.
Da lì è nato l’amore.
Ogni volta che qualcuno ce lo chiede, lui sempre dice che è stato un vero e proprio colpo di fulmine; lui sapeva già che sarei stata io la donna della sua vita.
Me lo rinfaccia sempre.
L’imbarazzo del primo appuntamento non si dimentica mai.
Lui bellissimo.
Non ha fatto altro che domandarmi della mia vita, delle mie passioni, hobby, tutto e mi ha fatto ridere.
Non c’è un solo giorno in cui non mi faccia ridere.
Anche quando è arrabbiato, dura poco con quella faccia da offeso e vuole subito chiarire. Mi ha sempre detto che ha iniziato a parlare, a confrontarsi quando qualcosa non va, dalla separazione dei suoi genitori.
La madre, Lorena, mi ha raccontato che quando lo scoprì inizio a non parlare quasi più, solo il minimo indispensabile.
Si svegliava, andava a scuola, pranzo, calcio, compiti, cena, letto. Ogni giorno sempre così.
Passava gran parte del tempo libero col gruppo di amici, il solito di adesso – lui, Marco, Leonardo e Samuele e con i nonni materni e paterni.
Una notte prima di andare a dormire, dopo la morte del padre e qualche settimana di frequentazione alle spalle, venne sotto casa mia. Piangeva a dirotto e lo invitai dentro casa, prendendolo per mano e facendolo dormire con me.
Non l’ho mai forzato nel parlare, ho sempre aspettato i suoi tempi.
Qualche giorno dopo l’accaduto ci siamo seduti uno davanti all’altro e mi ha svelato la sua paura più grande: la solitudine.
Aveva paura di finire come il papà, solo e senza nessuno al suo fianco o di avere dei figli e non riuscire a costruire un rapporto solido come io avevo con i miei.
L’ho consolato e da lì ho capito che era la persona giusta per me.
   
 
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