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Autore: pampa98    08/10/2021    1 recensioni
[Storia scritta per il Writober di fanwriter.it]
[Akashi/Furihata]
Kuroko era uno dei migliori amici che si potessero avere. Non si tirava mai indietro quando c’era bisogno di lui e aveva un consiglio per ogni genere di situazione. Tuttavia, i suoi modi, certe volte, erano alquanto… discutibili.
Perché quando Furihata era andato da lui nel panico, tutto avrebbe voluto meno che trovarsi seduto in una paninoteca insieme a tre membri della Generazione dei Miracoli.
«Allora, Kurokocchi» esordì Kise, sporgendosi verso di lui da sopra il tavolo, «a cosa dobbiamo questa bella rimpatriata?»
«Akashi-kun ha invitato Furihata-kun a un appuntamento, ma lui non ha ancora risposto.»
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Kouki Furihata, Seijuro Akashi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 8: Risposta.
I DUBBI DEL CHIHUAHUA


 

Kuroko era uno dei migliori amici che si potessero avere. Non si tirava mai indietro quando c’era bisogno di lui e aveva un consiglio per ogni genere di situazione. Tuttavia, i suoi modi, certe volte, erano alquanto… discutibili.
Perché quando Furihata era andato da lui nel panico, tutto avrebbe voluto meno che trovarsi seduto in una paninoteca insieme a tre membri della Generazione dei Miracoli.

«Allora, Kurokocchi» esordì Kise, sporgendosi verso di lui da sopra il tavolo, «a cosa dobbiamo questa bella rimpatriata?»
«Akashi-kun ha invitato Furihata-kun a un appuntamento, ma lui non ha ancora risposto.»
Furihata avrebbe voluto aprire un buco nel pavimento e sprofondarci dentro.
«K-Kuroko-kun...» disse, con voce tremolante, «n-n-non è necessario...»
«Che ci trova Akashi in uno così?» chiese Aomine, racchiudendo in quelle parole gli stessi dubbi che affollavano la mente di Furihata.
«Aomine-kun, non essere cattivo» rispose Kuroko.
«Me lo chiedo anch’io sinceramente» intervenne Takao, pensieroso. «Però se è lui a volerti, che male c’è? Si vede che gli piacciono i ragazzi inferiori.»
Furihata capì che il ragazzo stava cercando di confortarlo, ma le sue parole ottennero il risultato opposto.
«Perché dovrebbe essergli inferiore?» chiese Kuroko, le sopracciglia aggrottate in un’espressione infastidita.
«Perché stava per farsela sotto la prima volta che lo ha visto ed è quasi svenuto quando si è trovato davanti Akashi al tuo compleanno» rispose Aomine. «Secondo me si umilierebbe e basta ad accettare. Ora, pensiamo piuttosto a cosa ordinare. Tu che vuoi, Tetsu?»
«Voglio lasciarti, Aomine-kun» rispose, impassibile. «Sei cattivo.»
Mentre Aomine cercava di far rimangiare a Kuroko la sua richiesta, Furihata si lasciò sfuggire un lungo sospiro. Quelle parole erano state brutali, ma vere. Dal compleanno di Kuroko, aveva messaggiato spesso con Akashi – da qualche settimana aveva anche smesso di tremare quando vedeva comparire il nome del ragazzo sul display; o meglio, tremava sempre, ma non più di paura. Akashi si era mostrato un ragazzo incredibilmente gentile e intelligente e, superato il terrore iniziale dovuto al ricordo dell’Akashi che aveva conosciuto alla Winter Cup, Furihata si era scoperto intrigato da lui. Non aveva mai pensato che la loro relazione potesse andare oltre una semplice amicizia – traguardo che Furihata considerava già difficile da raggiungere – ma a quanto pare, Akashi non la pensava allo stesso modo.
Forse per messaggio, quando aveva tempo di pensare a cosa dire e non dava modo di mostrare il suo sguardo insicuro, aveva dato l’impressione di essere migliore di come fosse in realtà. Non voleva deludere Akashi e nemmeno smettere di parlargli, ma sapeva che la risposta a quel “Ti andrebbe di vederci per un appuntamento?” avrebbe inevitabilmente distrutto tutto: se avesse risposto di no, Akashi ci sarebbe rimasto male – forse si sarebbe addirittura infuriato? Non credeva fosse abituato a ricevere un rifiuto; se invece avesse detto di sì, Akashi sarebbe rimasto deluso da lui una volta averlo conosciuto meglio di persona e lo avrebbe allontanato per primo. Forse l’unica cosa che doveva decidere era quale scenario avrebbe fatto meno male: lui che mette fine al loro rapporto o Akashi?
«Ti chiami Furihata, giusto?»
La voce di Midorima lo distolse dai suoi pensieri. Annuì energicamente al ragazzo seduto di fronte a sé.
«Akashi non ha un debole per le persone inferiori a lui» disse, e Furihata si diede dello stupido per aver osato sperare che, magari, lui avesse un’opinione migliore da dargli. «Al contrario, però, ha un talento innato nel riconoscere il potenziale altrui. Non è uno che fa amicizia facilmente, tantomeno che si innamora del primo che passa. Se ha scelto te, significa che ha visto qualcosa che a noi sfugge.»
«I-Io...» Furihata abbassò lo sguardo, prendendo a tormentarsi le mani sotto il tavolo. «Io non credo… Se è come dici tu, è probabile che Akashi-kun si sia solo sbagliato.»
«Mi sono sbagliato su cosa?»
Furihata saltò su dalla sedia e per poco non cadde addosso a Kuroko.
«Ciao» salutò Murasakibara da dietro un pacchetto di patatine.
«Akashi-kun!» esclamò Kuroko. «Non mi aspettavo che venissi anche tu.»
«È stata una decisione improvvisa, in realtà. Mi fa piacere incontrarvi, però… tutti.» L’ultima parola la pronunciò guardando Furihata dritto negli occhi, che sentì il mondo svanire attorno a sè e sotto di sè. Tutto si sarebbe aspettato, meno di vedere Akashi Seijuro in persona davanti a lui. Non era pronto a incontrarlo, non era pronto a rispondergli a voce e vedere la delusione nei suoi occhi.
«Akashi, che cazzo hai alla faccia?» esclamò Aomine. «Sei… Sei arrossito?»
Akashi sbarrò per un momento gli occhi, come se fosse stato colto in flagrante. Poi sorrise.
«No. Cosa te lo ha fatto pensare, Daiki
Il gelo calò su di loro. Aomine si strinse a Kuroko.
«È arrossito, vero?» gli sussurrò all’orecchio. Lui annuì due volte, ma non osò commentare oltre la situazione. Era un buon segno per Furihata, però, e probabilmente era vero ciò che aveva detto Midorima – a un certo punto, Kise si era inserito nella loro discussione per dire che Aomine non lo meritava e, mentre si erano messi a urlarsi contro, Kuroko aveva spostato l’attenzione sulla conversazione molto più pacata e adulta che stava avendo luogo accanto a lui.
«Piuttosto» disse Takao, «io mi preoccuperei del chihuahua. Vira dal pallore mortale al rosso pomodoro. Secondo me sta per esplodergli il cervello.»
Furihata non si era reso conto delle ultime conversazioni che erano avvenute intorno a lui, troppo preso a non avere idea di cosa fare e a essere invaso dalla felicità e dal terrore di essere vicino ad Akashi. Fu solo quando il ragazzo in questione gli mise una mano sulla fronte che Furihata tornò alla realtà, scoprendo che il volto di Akashi era pericolosamente vicino al suo.
«Stai male? Sembra che tu non abbia la febbre, forse è solo un capogiro» disse, guardandolo preoccupato. «Vieni, andiamo a prendere una boccata d’aria.»
Gli mise le mani sulle spalle e lo condusse fuori dal locale. Furihata provò a voltarsi in cerca di Kuroko, ma il suo corpo eseguì gli ordini di Akashi senza combattere.

 

«Va un po’ meglio?»
Si erano fermati nel parco lì vicino. Furihata si appoggiò a un albero, cercando di mettere un po’ di distanza tra lui e Akashi, nella speranza di riuscire a calmarsi e organizzare i pensieri.
«S-Sì, meglio. Grazie.»
Akashi gli sorrise e Furihata distolse lo sguardo per cercare di nascondere il suo rossore.
«A-Allora… Cosa ti ha portato da queste parti?»
«La mia lezione di equitazione è stata annullata, perciò ho pensato di fare un salto a Tokyo. A essere totalmente onesti» disse, «avevo già deciso di venire qui.»
Mosse un passo verso di lui e Furihata percepì in anticipo la domanda che stava per porgli.
«Non mi hai più risposto...»
«M-M-Mi dispiace!» esclamò il ragazzo, prostrandosi in un inchino. «S-Stavo per risponderti! C-Cioè, stavo pensando...»
«Scusami» Akashi lo zittì con una semplice parola. Quando Furihata alzò lo sguardo su di lui, vide che si stava passando una mano dietro la nuca, come se fosse nervoso. «Quella richiesta, immagino sia stata strana per te. In quel momento avevo talmente voglia di vederti che non mi sono fermato a riflettere, ti ho invitato a uscire senza averti mai nemmeno accennato ai miei sentimenti. Non avrei dovuto essere così precipitoso.»
Furihata si sentì più confuso a ogni parola. Akashi aveva voglia di vederlo? E per questo aveva agito d’impulso? E di quali sentimenti parlava?
«Akashi-kun?»
Akashi portò le braccia dritte lungo i fianchi. Si avvicinò a lui e Furihata mosse d’istinto un passo indietro, ma l’albero alle sue spalle gli impedì di fuggire.
«Tu mi piaci, Furihata Kouki» disse Akashi, fermandosi a un palmo dal suo viso. Furihata era incredulo, tutto quello gli sembrava assurdo, eppure… Eppure sentiva che Akashi non lo stava prendendo in giro. La sua confessione era sincera: ad Akashi Seijuro, ex capitano della Generazione dei Miracoli e attuale condottiero del Rakuzan, piaceva lui.
«So che» riprese Akashi e Furihata notò una piccola sfumatura di insicurezza nel suo tono, «noi non siamo partiti con il piede giusto, a causa del mio comportamento. Ricordo bene quanto fossi terrorizzato da me e lo capirei, se lo fossi ancora. Perciò...»
«Non sono più terrorizzato!» esclamò Furihata.
«Davvero?» chiese Akashi, dubbioso. «Anche quando sono arrivato poco fa, hai iniziato a tremare.»
«N-No, ma non era per quello! Mi… Mi sono solo innervosito perché parlavamo di te e tu sei comparso all’improvviso.»
Akashi aggrottò le sopracciglia.
«Già, ora che ci penso… Hai detto che mi ero sbagliato su qualcosa?»
Furihata deglutì a vuoto.
«Ecco, era… Era per una cosa che ha detto Midorima...» Sospirò, passandosi le mani tra i capelli. «Va bene, allora… So che era una cosa privata, ma sì, il tuo messaggio mi ha sorpreso perché non credevo che potesse interessarti uno come me. Così ho chiesto consiglio a Kuroko-kun, visto che siete amici, e lui ha pensato di portarmi a una riunione con tutta la squadra della Teiko. E Midorima ha detto che… che tu non ti innamori facilmente e se avevi scelto me era perché… be’, perché magari avevi visto qualcosa di particolare in me ed eravamo lì quando sei entrato tu.»
Akashi rimase in silenzio per qualche secondo, prima di dire:
«Quindi pensi che abbia sbagliato a innamorarmi di te?»
Furihata arrossì fino alla punta dei capelli.
«N-N-Non quello! È… È solo che… Insomma, tu sei tu e io sono… solo io» disse infine, chinando la testa. Aveva sperimentato troppe emozioni per quel giorno e non era certo di riuscire a gestirne altre. Forse avrebbe semplicemente potuto dire ad Akashi che anche a lui piaceva e accettare il suo appuntamento senza più girarci intorno: dopotutto erano lì da soli già da vari minuti e non era ancora morto d’infarto, la sua resistenza alla presenza di Akashi era notevolmente aumentata.
«Furihata-kun» Akashi gli prese il volto tra le mani, alzandolo in modo da poterlo guardare negli occhi. Gli stava rivolgendo il sorriso più dolce che Furihata avesse mai visto. «È proprio perché sei tu che mi piaci.»
Le mani di Akashi scivolarono dietro la sua nuca e il ragazzo lo attirò a sé finché le loro labbra non si toccarono. Fu un contatto lieve, appena accennato, ma sufficiente perché il cuore di Furihata prendesse a battere velocemente e tutto il suo corpo fosse irradiato da un calore mai provato prima.
«Hai impegni per cena?» gli chiese Akashi, scostandosi un poco dal suo volto.
Furihata scosse la testa energicamente, rischiando di schiaffeggiare l’altro con i suoi ciuffi castani.
«N-Non ho impegni per tutto il giorno» disse. «Possiamo stare insieme per quanto vuoi! Ah, c-cioè, se era quello che intendevi...»
Akashi rise.
«Certo che era quello che intendevo.» Gli sfiorò il braccio destro, partendo dalla spalla fino a stringere la sua mano. «Passiamo il resto della giornata insieme, solo noi due. Capito, lì dietro?»

 

«Midorimacchi, tu te lo aspettavi?»
«Io non mi preoccupo della vita sentimentale altrui, Kise. Ho cose più importanti da fare.»
«Sì, tipo buttarmi giù dal letto di primo mattino per portarti a comprare degli stupidissimi pesci rossi» borbottò Takao.
«Sai che la mia giornata inizia intorno alla otto, in quale altro momento avrei dovuto prendere il mio oggetto fortunato?»
«Non muori se stai per un paio d’ore senza il tuo porta-fortuna, Shin-chan.»
«Zitti» li riprese Kise, sporgendosi dal cespuglio dietro il quale erano nascosti. «Voglio sentire… Oh, guardate! Secondo voi si stanno baciando?»
«Si baciano? Davvero?» Takao salì addosso a Midorima per spiare la situazione da sopra il cespuglio. «Oh, sembra proprio di sì.»
«Buon per loro» commentò Midorima. «Quindi ora ce ne possiamo andare. Se Akashi ci scopre...»
Kise scosse una mano con un sorriso divertito in volto.
«Nah, è troppo preso ad ammirare il suo amato per accorgersi di noi.»
«Passiamo insieme il resto della giornata, solo noi due. Capito, lì dietro?»
Un brivido corse lungo la schiena dei tre ragazzi. Si scambiarono uno sguardo preoccupato. No, non può sapere…
«Ryota. Shintaro. Kazunari.»
«C-C-Come fa a conoscere il mio nome, Shin-chan?» esclamò Takao, terrorizzato.
«Abbiamo giocato contro di lui, è ovvio che lo conosca!»
«Siete pregati di venire fuori. Subito.»
I tre ragazzi scattarono in piedi. Akashi si era avvicinato al cespuglio. Teneva ancora per mano un mediamente agitato Furihata e li stava fissando con la sua espressione più minacciosa. Kise temette addirittura che il suo occhio sinistro stesse per tornare giallo.
«Posso sapere cosa stavate facendo?»
«Questi due idioti volevano sapere cosa sarebbe successo tra di voi» spiegò Midorima, indicando Kise alla sua destra che ostentava una finta calma e Takao ancorato al suo braccio sinistro, che cercava di nascondersi dietro il suo corpo.
Akashi sorrise – un sorriso ben diverso da quello che aveva rivolto a Furihata.
«Allora la vostra curiosità dovrebbe essere stata ripagata ora» disse, calmo. «Per favore, Shintaro, assicurati che non si verifichino più episodi simili. Andiamo, Furihata-kun?» In un attimo il suo tono e la sua espressione cambiarono. Il ragazzo annuì con un mezzo sorriso.
«Ehm, allora» disse, rivolto ai tre intrusi, «vi… vi ringrazio per il vostro supporto e, ehm, buona giornata. Ah, salutate Kuroko-kun da parte mia.»
«Giusto» Akashi si guardò intorno. «Dove sono gli altri tre?»


~ Nel frattempo ~

 

«Fate schifo. Tutti e tre.»
Kuroko annuì, sorseggiando il suo frappè alla vaniglia.

«Ha fomifato ui!» esclamarono Kagami e Aomine con le bocche piene di panini, indicandosi a vicenda.
In momenti come quelli, Kuroko si sentiva tremendamente in imbarazzo per le scelte della sua vita: uno dei due era il suo partner sul campo mentre l’altro lo era stato alle medie ed era adesso il suo ragazzo. Spostando lo sguardo verso Murasakibara – che non aveva preso parte a quella stupida gara, ma si stava comunque abbuffando – Kuroko immaginò che Himuro non si sentisse troppo meglio di lui.
«Parlando di cose meno… animalesche» disse Himuro, «credi che il tuo amico sia riuscito a chiarirsi con Akashi?»
Kuroko annuì.
«Sì. Sono d’accordo con ciò che ha detto Midorima-kun: Akashi-kun sa vedere la vera natura di una persona prima che questa stessa la conosca. Immagino che passeranno la giornata insieme.»
«Ehi, a faire un otefiale fono bavo achio!»
«Non ti capisco se parli così.»
Aomine deglutì il mezzo panino che aveva in bocca.
«Anch’io sono bravo a capire il potenziale altrui. Avevo capito subito che eri fantastico, Tetsu» disse, passandogli un braccio intorno alle spalle.
«Tu consideri fantastico chiunque ami il basket, Aomine-kun. Non sei affidabile.»
«Guarda che non è vero. Bakagami lo trovo tremendo, eppure adora il basket.»
«Osa?!» esclamò Kagami. «Ma se fi ho fue attuo iù di na fota, Aoie!»
«Non parlare con la bocca piena, Taiga» lo rimproverò Himuro.
«Comunque» Aomine ingerì l’ultimo panino rimasto sul tavolo mentre Kagami inghiottiva ciò che stava mangiando. «27 a 23. Hai perso.»
«Ti piacerebbe!» Kagami cominciò a contare gli incarti dei panini che aveva accumulato accanto a sé. Aomine si stirò le braccia e si alzò in piedi.
«Tetsu, vieni a casa mia?»
Kuroko annuì.
«Aspetta, non puoi andare prima di aver decretato un vincitore, Aomine!»
«Ha vinto lui» disse Himuro, dando una pacca di consolazione sulla spalla di Kagami, mentre Aomine rideva soddisfatto.






 
   
 
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