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Autore: S a p a i    08/10/2021    2 recensioni
Baekhyun è rimasto da solo, in una casa vuota, senza il suo compagno di una vita.
Senza l'amore della sua vita.
Senza la sua anima gemella.
Senza il suo Chanyeol, partito per l'arruolamento obbligatorio, e forse non solo per quello.
Una full immersion nella sua testa, nel modo in cui sta vivendo la mancanza, nella sofferenza che lo attanaglia.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chanyeol è andato via da un mese.                                                                                                                                  
Mi manca, mi manca come l’aria, e trovando la forza di alzarmi dal letto vuoto, boccheggio tenendo entrambe le mani sotto il petto, cercando di fare dei grandi respiri profondi, come ho imparato durante le poche lezioni di yoga a cui ho assistito.                                                                                                           
Lo yoga. Cazzo, è stato Chanyeol a costringermi ad andarci, Chanyeol ad impormi di fare qualcosa per rilassarmi, perché non puoi continuare a vivere così Baekhyun, ti farai divorare dall’ansia ed io ho paura che possa succederti qualcosa di brutto.                                                                                 
È così dolce Chanyeol, nascosto dietro quell’espressione da rapper imbruttito, dietro il suo metro e ottantasei che incute timore. Eppure lui si è sempre preso cura di tutte le persone a cui vuole bene con una delicatezza angelica.
Raggiungo il bagno trascinandomi i piedi, lancio un’occhiata a quel maledetto specchio che odio, crepato al centro da quando, casualmente, Chanyeol ci ha lanciato contro il tappino del dentifricio, che in realtà era indirizzato a me, al mio bel faccino, come aveva detto lui.                                                                  
Non l’abbiamo mai cambiato perché guardarlo ci faceva ridere ogni volta, ci faceva ricordare di quella sera in cui ci siamo sentiti più bambini che mai, in cui ogni parola era uno sfottò, ogni oggetto era buono per lanciarlo addosso all’altro. Finché non siamo finiti a letto, io disteso supino e Chanyeol sopra di me, i miei polsi bloccati sopra la testa con una sola delle sue mani, il suo bacino che premeva contro le mie cosce e lui che si strusciava, quello stronzo, senza mai darmi ciò che volevo ardentemente.
Ignoro la barba che sta crescendo, ignoro la ricrescita ai capelli, ignoro le occhiaie e tutti i brufoletti che mi sono usciti a causa dello stress. Chanyeol aveva ragione, prima o poi l’ansia mi ucciderà.
Sciacquo il viso con acqua gelida, poi ci passo sotto anche i polsi, ogni volta che il volto di Chanyeol mi sfiora i pensieri sento che potrei svenire da un momento all’altro.
Raggiungo la cucina a passo sempre più trascinato, e grazie a Dio l’appartamento sotto il mio non ha inquilini, altrimenti mi sarei beccato una decina di denunce, nell’ultimo mese, per disturbo alla quieta pubblica. La mancanza di Chanyeol mi ha prosciugato, non ho più la forza di tenermi in piedi, per questo vago per la casa trascinandomi di peso, come se avessi le gambe di ferro, e trascino qualsiasi altra cosa, le sedie, il tavolino da caffè, tutto.                                                                                        
Mi lascio cadere, come corpo morto cade, sul primo sgabello del piano snack, osservo il porcile che ho lasciato qui ieri sera, che lascio qui da un sacco di settimane, troppe per essere contate.
Da quando Chanyeol è andato via ho reso questa casa una merda, perché è sempre stato lui ad incitarmi a fare le pulizie, a sgridarmi se non rimettevo subito in ordine le stoviglie dopo aver mangiato, a ricordarmi di passare l’aspirapolvere perché cazzo Baek, io sono asmatico, non vorrai mica uccidermi?                                                                                                                                                           
Certo che no, amore mio, non voglio ucciderti. Da quando non ci sei, anzi, sono io quello che sta morendo.
Metto sotto i denti l’ennesima porzione di ramen pre cotto, non pulisco il bollitore dell’acqua da un po’ e il sapore della mia colazione non è poi così entusiasmante, ma non mi frega niente.
Tanto tutte le cose hanno perso il loro sapore da quando Chanyeol è partito. Tutte le cose hanno perso il loro colore, il loro odore, la loro vitalità.
Mi metto in piedi e torno in camera da letto, osservo il letto sfatto solo da un lato, mentre l’altro, quello su cui dormiva Chanyeol, è perfettamente in ordine. Mi avvicino alla sua parte di materasso rabbioso, scopro le coperte e le sradico. Questo letto non è fatto perché ci dorma da solo, questo letto è per due, questo letto è mio e di Chanyeol. Nostro.
Mi prendo la testa tra le mani e mi lascio andare seduto, piango disperato all’idea che forse Chanyeol non tornerà più, che l’ha reso fin troppo chiaro l’ultima volta, che sono stato un’idiota a non fermarlo, a non cercare di braccarlo, impedirgli di uscire di casa, urlargli che ce l’avremmo fatta, che ce la faremo sempre. Insieme.
Mi getto di spalle sul letto sfatto, su questo materasso che ha le molle andate, su cui io e Chanyeol abbiamo passato la maggior parte del nostro tempo insieme. Asciugo le lacrime col dorso della mano e fisso un punto imprecisato del soffitto, sorrido amaramente guardando l’intonaco crepato, quel pazzo di Chanyeol una sera ha afferrato la mazza della scopa e l’ha sbattuta violentemente sul soffitto, perché questi stronzi del piano di sopra la devono smettere, noi domani mattina dobbiamo svegliarci presto per lavorare.
Peccato che anche noi, come i vicini del piano superiore, avevamo appena smesso di divertirci, e di sicuro anche i nostri compagni di pianerottolo avrebbero avuto qualcosa da dire.
Le pareti vibravano, quando io e Chanyeol facevamo l’amore. Lui è sempre stato passionale, rude.                         
Mi prendeva senza farsi troppi problemi, senza domandarsi se potesse farmi del male, mi toccava con bramosia e mi graffiava la schiena, mordeva le spalle, lasciavi succhiotti in posti che sarebbero stati ben nascosti dai vestiti, osservandoli con lo sguardo tronfio, fiero del proprio lavoro.
Sei mio, Byun Baekhyun.
Erano una manifestazione di possesso, il suo marchio di fabbrica, il suo modo di marcare il territorio, come un cane che piscia tutto intorno al perimetro del giardino in cui vive.
Sbatto le palpebre più volte per adattarmi al buio, non ho nemmeno avuto la forza di aprire le tende stamattina, e quella nera della nostra camera è così spessa che non ci passa nemmeno un raggio di sole attraverso.
L’ha voluta Chanyeol così, perché voleva sempre che ci fosse la giusta atmosfera quando facevamo l’amore, era geloso della sua privacy e geloso, estremamente geloso, del mio corpo. Accendeva un’unica lucina soffusa, rossa, sul comodino accanto al letto, e poi assottigliava lo sguardo per studiare ogni centimetro del mio corpo, anche se lo conosceva a memoria, lo aveva visto in ogni condizione, aveva scavato in ogni anfratto, fuori e dentro.
Chanyeol non aveva toccato solo ogni singolo lembo della mia pelle. Chanyeol era stato in grado di raggiungere ogni singolo organo del mio corpo, anzi li aveva superati. Aveva attraversato costole, polmoni, cuore, stomaco e mi toccava nell’anima, in quei trenta grammi che riusciva a vedere solo lui, a toccare solo lui, a sentire solo lui, e che solo per lui vibravano.
Chiudo gli occhi e quando comincio a rivivere la nostra ultima conversazione mi rendo conto di aver commesso un errore madornale, ma non riesco più a fermare quel flusso di coscienza, non riesco ad interrompere quel ricordo che ormai mi sta galleggiando nella testa.

Da quando ha saputo la sua data di arruolamento, io e Chanyeol non facciamo altro che discutere.
L’uscita del mio album ha ritardato il mio, di arruolamento, quindi non so quando riuscirò a partire, e soprattutto ho dovuto dire addio alla speranza di capitare nel suo stesso plotone.
Sarebbe stato una merda comunque, perché non avrei potuto toccarlo, baciarlo, mangiarlo, perdermi con la testa nell’incavo del suo collo ed inspirare l’odore, ma sarebbe stato comunque meglio che immaginarmelo da solo, in mezzo a decine di altri uomini, bello da far schifo, bello da farlo venire duro pure a quelli che si dichiarano etero al cento per cento.
«Hai qualcosa da dirmi?» mi chiede scazzato, mentre si porta alla bocca famelico una cucchiaiata di riso.
Scuoto la testa, nego.
«Allora smettila di guardarmi Baekhyun, mi dai fastidio» tuona, e mette in bocca un altro cucchiaio di riso.
«Vaffanculo» gli grido, scatto in piedi e lancio la mia scodella a terra, rovesciando tutta la zuppa che Chanyeol aveva preparato.
«No, vattene a fanculo tu, Byun Baekhyun» si alza anche lui ed immediatamente mi sento minuscolo, un puntino nell’universo, una goccia nell’Oceano.
«Sapevi benissimo che prima o poi sarebbe successo» riprende a parlare, gli occhi iniettati di sangue, le labbra che gli tremano leggermente per la rabbia e per il nervoso. «Sapevamo entrambi che prima o poi ci saremmo divisi, che questo cazzo di arruolamento forzato sarebbe arrivato. L’abbiamo vissuto con Minseok, con Kyungsoo, Junmyeon e Jongdae, doveva toccarci prima o poi».
Abbasso gli occhi sui miei piedi nudi, non riesco a guardarlo, non riesco a reggere la sua frustrazione. «Speravo che potessimo andarci insieme» sputo fuori.
«E che cosa sarebbe cambiato, Baek?» domanda retorico «Mica potevamo tenerci per mano e dormire abbracciati? Possiamo concederci il lusso di essere chi siamo davvero solo qua dentro, al sicuro tra le mura di questo appartamento che sa di vino rosso, sa di sesso, sa di noi».
«Almeno sarei stato certo che non avresti scopato nessuno».
Sento i passi di Chanyeol farsi più vicini, poi due delle sue dita lunghe mi prendono il mento e mi costringono a guardarlo. «Che cazzo stai dicendo?».
«Quello che penso» dico tra i denti, anche se non è vero. È la gelosia che parla, non sono io.
«Pensi che mi basti qualche tempo lontano da te per scoparmi un altro?».
Annuisco, per quanto riesca, perché le sue mani mi tengono ancora il viso ed i suoi occhi mi stanno ammazzando.
«Allora sai che c’è?» si allontana, mi da le spalle, lo vedo camminare verso il corridoio «C’è che la chiudiamo qua questa storia del cazzo, me ne vado, io con un uomo che non si fida di me non ci voglio stare» urla. Sbatte le ante dell’armadio e il trolley che tiene sempre sopra di esso, lo sento fare un rumore sordo sul pavimento e poi sento trillare tutte le grucce, sta svuotando la sua parte dell’armadio, si sta prendendo i suoi vestiti.
Non faccio niente per impedirglielo, resto immobile nella mia posizione, infilo le mani nelle tasche larghe del mio pigiama a righe bianco e blu. Chanyeol torna in cucina dopo circa mezz’ora, ha un borsone in spalla e tiene il manico del trolley ben saldo nell’altra mano.
Mi guarda negli occhi, e so che spera che dica qualcosa, che gli sfili quelle cazzo di valigie e poi anche il pigiama, che lo prenda lì e in quel momento. Non lo faccio.
Mi passa di fianco, e superandomi mi da una spallata. Raggiunge l’ingresso e prima di aprire la porta inchioda i piedi sul pavimento. Io lo raggiungo, spinto dall’istinto, dall’amore.
«Qualcosa da dire?». Chanyeol mi guarda esitante, anticipante.
Vuole che gli dica che lo amo. Che sono un coglione. Che la distanza non importa, che ce la faremo. Insieme.
Io però non dico niente. Lo osservo infilarsi le scarpe, prendere le chiavi della sua auto dallo svuota tasche e spalancare la porta blindata, dopo aver girato la chiave nella toppa un paio di volte. Mette un piede fuori dall’uscio, poi l’altro, quasi al rallentatore. Mi guarda di nuovo.
«Addio Chanyeol» mormoro e gli sbatto la porta in faccia.

Spalanco gli occhi e passo una mano sulla faccia. Sono stato un coglione. Un emerito stronzo. Un grandissimo figlio di puttana. Avrei dovuto fermarlo, attaccarmi al suo braccio, gridare il mio amore per lui nella tromba delle scale, e fanculo il fatto che mi avrebbero sentito tutti.
Invece gli ho detto addio, ho chiuso la nostra storia con una singola parola, e non mi sono preso nemmeno l’ultimo bacio, l’ultimo abbraccio, non ho potuto nemmeno sentire il suo odore per l’ultima volta. Prendo il cuscino, il suo cuscino, e me lo premo sulla faccia. Per fortuna l’odore di Chanyeol è impresso in ogni cosa in questa casa. Lo sento sulle federe, sui miei vestiti, impregnato nelle pareti e su tutti gli oggetti.                                                                                                                    


Tra meno di dieci giorni dovrò partire anch’io, il giorno del mio compleanno.
Compirò trent’anni, e saranno i peggiori della mia vita.
Ho perso Chanyeol, ho mandato a puttane l’unica storia importante che abbia mai avuto, ho messo, io stesso, il punto alla relazione che pensavo sarebbe stata per sempre.
Riprendo a piangere a singhiozzi. Vorrei poter fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma è troppo tardi.
Chanyeol ha varcato l’uscio di casa, sperando che io lo fermassi, e non tornerà indietro mai più.
«Sii felice, amore mio» mormoro piano, alla casa vuota, al cielo grigio, alla primavera che fa fatica ad arrivare.
«Sii felice anche per me, perché io senza di te non riesco».
   



Angolino flusso di pensieri

Oggi gli Exo mi mancavano più degli altri giorni, ho trascorso la mattinata ad ascoltare loro canzoni mentre rimettevo in ordine casa e quando mi sono seduta al computer questa one shot è venuta fuori da sola, prepotente ed impossibile da fermare. 
Mi sentivo malinconica, forse anche un po' incazzata col mondo, sicuramente triste, e così Baekhyun si è preso possesso di me e si è descritto mentre cerca di convivere con la mancanza del suo Chanyeol. 
Spero vi piaccia, grazie a tutti coloro che si prenderanno la briga di dedicarmi qualche minuto del proprio tempo, magari, se volete, anche di farmi sapere cosa ne pensate. Di farmi sentire meno sola e dirmi che anche a voi mancano gli Exo, anche a voi mancano Junmyeon, Jongdae, Chanyeol e Baekhyun.                                                 
   
 
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