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Autore: Ale Villain    08/10/2021    0 recensioni
AGGIORNATA CON IL CAPITOLO 26 - MARZO 2024
Era così lei: niente di più che una studentessa dalla vita semplice, circondata da pochi affetti e con un passato misterioso, ma che ormai per lei non rappresentava che un mero ricordo. Era così lei, da quando era in quel mondo: ma per quanto ancora le sarebbe andato bene?
---
I.V era stranamente agitato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva nemmeno come approcciarsi e che motivazione dare a questa sua “visita” inaspettata.
[...]
Stava per muovere un altro passo quando sentì un rumore veloce, alla sua sinistra, proprio dove si trovava il soggiorno.
Si bloccò e si girò piano.
Finalmente la vide.
Era a pochi passi da lui.
E gli stava puntando contro una pistola.

---
Sospirò nervosa e fece per chiudere la porta; I.V, però, non glielo permise e posizionò con uno scatto il piede tra la porta e lo stipite.
Mise una mano sulla porta, spingendola fino ad aprirla nuovamente.
"Non costringermi a usare questi metodi" sussurrò, guardandola intensamente negli occhi.
Ambra deglutì. Quel timbro di voce l’avrebbe fatta impazzire, prima o poi.
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo XXI: Dimenticare e dimenticare
© AleVillain
 
 






 
 
Giugno 2014
Se c’era una cosa che adorava dell’estate, era proprio la fine della scuola.
Quell’anno, poi, sarebbe diventata maggiorenne: ogni volta che usciva di casa o andava a mangiare fuori una pizza, sentiva di avere delle responsabilità, nonostante mancasse ancora qualche mese. Già li sentiva tutti, quei 18 anni.
Anche Giovanni aveva raggiunto un’età importante: 23 anni. Almeno, a lei 23 anni sembravano tanto rispetto ai suoi 18 freschi freschi.
Insomma, in qualche modo quell’anno bisognava cominciare a trattarsi da adulti. Ed era proprio per quello che quel giorno, Ambra, si era diretta con ansia e trepidazione verso la scuola guida.
Iscriversi in piena estate era completamente inutile, ma moriva dalla voglia di farlo. Lo avrebbe anche fatto prima se avesse potuto, ma i suoi genitori avevano insistito che finisse almeno l’anno scolastico. Lei aveva accettato il compromesso e aveva aspettato pazientemente che arrivasse giugno. E finalmente non sarebbero più stati solo Giovanni e Selene, i giovani delle sue famiglie, ad avere la patente!
Così, in quella calda giornata estiva si era diretta verso la scuola guida, deviando però dal parco, per evitare di passare per l’affollata strada principale.
E forse fu questo il suo errore.
Aveva attraversato buona parte del parco fino ad arrivare ad un sentiero più imboscato: era una scorciatoia che aveva imparato grazie alla sua amica Rafaelle. Lei, essendo perennemente in ritardo in qualsiasi cosa dovesse fare, aveva imparato tutte le scorciatoie della cittadina, compresa quella nel parco che aveva appena imboccato Ambra.
Si rese immediatamente conto che c’era, però, qualcosa che non andava. L’aria di quel sentiero sembrava essere ad una temperatura nettamente inferiore a quella che aveva percepito poco fa. Era come se fosse appena entrata in un luogo completamente diverso. I colori caldi che caratterizzavano la stagione erano stati sostituiti da una specie di nebbia sottile e tutto sembrava più… freddo.
Ambra arrestò la camminata, stringendo la bretella dello zaino viola che, come al solito, aveva indossato su una sola spalla. Si voltò dietro di sé: era ancora tutto di quel colore grigiastro tendente all’azzurrino, ma oltre quella sottile coltre di nebbia riusciva ad intravedere il parco alla stessa maniera di quando ci aveva messo piede.
Ragionò qualche istante sul da farsi. In quel parco c’era anche un piccolo lago, magari per qualche motivo si era formata della condensa.
Cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, rendendosi conto che quella spiegazione non aveva il minimo senso, viste le calde giornate che c’erano state ultimamente.
Inspirò piano: quel gesto le provocò dei brividi lungo le narici, segno che stava cominciando a sentire lo sbalzo di temperatura. Si guardò le dita di una mano: le vene sembravano più visibili.
Sì, faceva decisamente più freddo.
E la spiegazione poteva anche essere un’altra, spiegazione che però la spaventava decisamente. Forse era il caso di chiedere a Selene, una volta rientrata a casa.
Rimase ancora per qualche istante a pensare a cosa fare, quando sentì dei rumori provenire poco più avanti di lei. Sentiva delle persone parlare, anche se non riusciva a distinguere bene le parole. La cosa la tranquillizzò: non era sola, questo voleva dire che si poteva attraversare quella parte di parco e uscirne vivi.
Fece un profondo sospiro, si strofinò le mani per scaldarle e riprese a camminare con passo veloce. La strada era corta, ce la poteva fare. Al ritorno, però, si ripromise di fare il giro lungo. Giusto per sicurezza.
Arrivata quasi alla fine del sentiero, le voci le sembrarono più nitide. In quel momento poteva chiaramente sentire la voce di più di una persona e sembravano tutti maschi, abbastanza giovani.
C’era però una voce in particolare che le stava solleticando la mente: era una voce familiare, particolarmente familiare. Era sicurissima di conoscere la persona a cui apparteneva.
Arrestò la camminata, di fianco ad una piccola siepe che terminava solo qualche passo più avanti. Aldilà di essa, sulla sinistra, poteva riuscire finalmente a percepire cosa si stavano dicendo.
“Ma dove pensi di metterlo?” aveva domandato qualcuno.
“Non lo so ancora” rispose la voce familiare “Stanotte farò una capatina da qualche parte”
Una terza voce aveva sbuffato.
Ambra non aveva la più pallida idea di che cosa si stessero dicendo, ma quei discorsi non le stavano facendo pensare a niente di positivo. Fu per questo, quindi, che decise di riprendere a camminare con molta calma, cercando di fare il meno rumore possibile.
Mosse un paio di passi, prima di rendersi conto che non stava sentendo più le voci. Possibile che si fossero zittiti tutti di colpo?
Si voltò verso la siepe, curiosa. Ovviamente non vide nulla, ma nemmeno sentì altro.
Si girò nuovamente verso la strada. E lo vide.
“Cazzo!” esclamò, sobbalzando vistosamente.
Fabian. Lo sapeva che era la sua voce.
Il ragazzo la continuò a guardare seria.
“M-Mi hai spaventato…” fece lei, portandosi una mano al petto e cercando di calmare il battito accelerato “Ma cosa ci fai qui?”
Fabian mosse un passo verso di lei e si mise velocemente una mano, quella del braccio su cui si potevano intravedere dei tatuaggi, in tasca.
“Potrei farti la stessa domanda”
Ambra sospirò appena.
“Questo sentiero è una scorciatoia che uso spesso” rispose lei vagamente “Però… Lo hai notato anche tu?”
Fabian non si scompose più di tanto a quella domanda. Sapeva già dove stava andando a parare.
“Mh?” fece solo.
Ambra si sistemò meglio lo zaino sulla spalla. Non erano così in confidenza da poter intavolare grandi chiacchierate, ma c’era una cosa che fin da subito le aveva dato fastidio: rispose secche, monosillabi, spesso enigmatici.
Non capiva perché gli risultasse così difficile rispondere con semplicità. Odiava chi rispondeva in quelle maniere.
“La temperatura… Questa specie di nebbia…” continuò lei “Sto cominciando a sentire freddo”
Fabian continuò a far muovere la mano che stava tenendo in tasca.
Annuì appena.
Ambra cominciava a sentire una strana tensione dell’aria. Il suo sesto senso le stava suggerendo che fosse il caso di andarsene da lì.
“Beh, comunque… Ti auguro una buona giornata” mormorò nella sua direzione, accennando un sorriso.
Rimase qualche secondo in attesa di un cenno da parte sua – anche solo un saluto ricambiato – ma vedendo che non sembrava intenzionato a dirle altro, mosse dei passi nella sua direzione, superandolo.
Lo sentì, dietro di sé, calpestare le foglie secche per terra. Si voltò di scatto verso di sé, pensando che avesse cominciato a seguirla.
Fabian era effettivamente girato nella sua direzione, ma era fermo sul posto, come se la stesse osservando.
Ambra gli sorrise di sbieco, rossa di vergogna, non sapendo nemmeno se dovergli giustificare il fatto che si fosse girata improvvisamente.
Stava per riprendere la camminata, quando con la coda dell’occhio riuscì finalmente ad intravedere cosa diavolo stesse succedendo oltre la siepe: c’erano due persone in piedi, una davanti all’altra. Tra di loro, per terra era accasciato qualcuno. Sotto il suo corpo, riuscì ad intravedere una pozza di sangue.
Ambra spostò del tutto lo sguardo verso la scena e spalancò piano le labbra.
“No!” urlò Fabian, correndo nella sua direzione.
Ambra si girò piano verso di lui, ancora con espressione sconvolta.
La prese per la nuca, stringendole i capelli.
“M-Mi fai male…” borbottò lei, cominciando a tremare e rendendosi conto di essersi cacciata in un serio guaio.

Fabian estrasse dalla tasca un coltellino svizzero, che puntò prontamente davanti al suo viso, mostrandoglielo. La ragazza si accorse che Fabian aveva la mano sporca di sangue; probabilmente era per quello che l’aveva tenuta in tasca tutto il tempo.
“Lo so che ti faccio male” disse lui, con voce tagliente “E te ne farò dell’altro, se adesso non mi ascolti attentamente. A te e al tuo fratellone”
Ambra deglutì, sentendo una paura mai provata prima.
“Per… Per favore lasciami andare…” lo implorò, terrorizzata.
Fabian continuò ad osservarla fermamente negli occhi, neanche un accenno di pietà nel suo sguardo.
La rossa non rappresentava una minaccia per lui, sapeva benissimo la sua storia. Non aveva mai usato il potere in vita sua e non sapeva controllarlo in alcun modo. La sua unica paura era, infatti, che potesse spifferare quello che aveva visto a qualcuno.
Fabian puntò maggiormente il coltellino svizzero contro di lei, su una guancia. Ambra sentì gli occhi farsi lucidi. Il ragazzo fece strisciare un piede verso destra: la rossa abbassò piano lo sguardo, vedendo crearsi sotto di sé una lastra di ghiaccio che, piano piano, si stava espandendo.
Allora aveva ragione. Non era stata una reazione naturale quell’improvviso abbassarsi di temperatura. Era stato lui.
“Se ne parli con qualcuno, sei morta” disse a denti stretti “Hai capito?”
Ambra deglutì, boccheggiando.
“Ho detto: hai capito?”
Ambra strinse gli occhi, lasciando che un paio di lacrime le rigassero il viso. Annuì debolmente, sperando che finalmente potesse andarsene da lì.
Fabian la osservò ancora qualche secondo, studiandola. Sì, pensò, l’aveva terrorizzata abbastanza. Si rimise in tasca il coltellino.
“Forse pensavi di conoscermi abbastanza, vero?” fece lui, con tono sarcastico “Non sapevi fossi un cacciatore. E invece sei a conoscenza del fatto che io so che tu e tua sorella siete elementi?”
Ambra sentì un brivido lungo la schiena. Perché lo sapeva? Era stata Selene? Aveva minacciato anche lei?
Fabian ghignò appena.
“Non ti voglio più vedere” disse, prima di spingerla per terra con forza, facendola scivolare malamente sulla lucidissima lastra di ghiaccio che aveva creato.
Ambra sbatté l’osso sacro. Si toccò dolorante il punto, poco prima di tirarsi su con fatica, continuando a scivolare per via del ghiaccio.
Fabian scoppiò a ridere.
“Stupida bambina”


 
***
 


Il racconto di Ambra si era concluso con quelle due parole, ripetute con forza da lei stessa.
Yunho, per la prima volta da quando ci aveva avuto a che fare, provò pena per la ragazza. Ne aveva passate parecchie, per quanto riguardava i cacciatori e simili, non la poteva di certo biasimare che avesse tenuto la bocca chiusa per tutto quel tempo.
Ma visto che ormai lei aveva vuotato il sacco, poteva ancora stare tranquillo?
Yunho aveva sbuffato più e più volte dopo il racconto, rimanendo a braccia conserte e perso nei suoi pensieri. Non sapeva come dovesse comportarsi da lì in avanti, visto e considerato che giusto un attimo prima aveva deciso di far troncare definitivamente il rapporto creatosi tra lei ed I.V, ovvero l’unica speranza di poter fare luce su quella storia.
Già, la lettera. Ancora non ne erano venuti a capo. Ambra aveva detto che non ne sapeva niente e, per una volta, Yunho volle crederle. Pensava che ormai fosse arrivata ad un punto in cui non aveva più niente da perdere.
Si era poi voltato verso i tre cacciatori. Li avrebbe tenuti lì ancora qualche ora, giusto il tempo di far loro delle domande e dare alla rossa il tempo di tornare a casa senza essere vista. Anche perché, con il senno di poi, quel Dov’è Ambra? di Fabian assumeva tutta un’altra forma.
Aveva chiesto a Jeim se potesse riportare a casa le due ragazze, insieme. Era piuttosto sicura che Ambra aveva un estremo bisogno di sostegno, possibilmente da qualcuno che non facesse parte dei cacciatori. Probabilmente non avrebbe tollerato nemmeno la presenza di I.V.
I.V che, in quel momento, se avesse potuto avrebbe strozzato Yunho. E quest’ultimo lo sapeva benissimo: le mani di I.V erano chiuse a pugno, le vene stavano pulsando incredibilmente e gli occhi non stavano accennando minimamente a tornare al solito colore scuro.
Sentendosi osservato, I.V aveva girato gli occhi verso di lui.
Assicuratosi che le due ragazze se ne fossero andate, Yunho fece segno a Won Hu di slegarlo dalle radici. Poi gli si avvicinò e sciolse il piccolo ago di ghiaccio che aveva creato.
Yunho si mise a studiare I.V. Gli sembrava fin troppo tranquillo, per non esserci qualcosa sotto.
Pensò che il metodo migliore fosse fare finta di niente, come se non fosse mai accaduto nulla. Doveva essere una giornata normalissima, se voleva che in tale modo procedessero le loro giornate d’ora in poi.
“Interroga il biondo. Io mi occupo di Fabian” decretò il capo.
I.V strinse le dita ai lati del tavolo e chiuse gli occhi.
Yunho si preparò mentalmente ad un’ipotetica sfuriata.
“In due stanze diverse” continuò per la sua strada il capo, continuando a ignorarlo.
I.V ringhiò. Sollevò il tavolo con entrambe le mani e, con ben poca fatica rispetto a quanto Yunho si aspettasse, lo scagliò contro di lui.
Quest’ultimo si spostò appena in tempo.
In una situazione normale gli avrebbe scagliato contro tutta la sua rabbia e, probabilmente, lo avrebbe anche punito. Ma non in quel caso. Se voleva continuare a tenerlo con sé, doveva lasciarlo sfogare. Lo conosceva piuttosto bene da sapere che, se si stava ribellando in quel modo, era seriamente arrabbiato.
I.V era sempre stato pacato, equilibrato e dosatore. Vederlo in quello stato, con il sangue di cacciatore che non accennava a placarsi e la frustrazione per la situazione di poco prima, gli faceva quasi strano. Era successo così poche volte che non ci era abituato. E probabilmente neanche I.V stesso lo era.
“Potevi farlo anche contro Fabian prima…Sarebbe stato utile”
I.V inspirò ed espirò profondamente.
“Tu… E il tuo voler andare dritto al sodo… Senza voler sapere i dettagli…”
Yunho corrugò le sopracciglia a sentire le parole, pronunciate con rabbia, di I.V.
Si aspettava una sfuriata per il comportamento che aveva avuto nei confronti di Ambra o per come aveva deciso che i loro incontri sarebbero dovuti finire. Invece, I.V non sembrava nemmeno voler accennare all’argomento.
Era forse un modo tutto suo per evitare di pensarci? Per evitare… di soffrire?
“Non hai fatto la domanda più importante” continuò I.V, facendo scroccare le dita della mano “E non te ne sei neanche reso conto”
Yunho continuò ad osservarlo, continuando a non capire dove volesse andare a parare.
“Cosa st-“
“Dammi i documenti di Fabian e le chiavi di casa sua” decretò poi I.V.
Yunho richiuse le labbra, prima in procinto di parlare. Corrugò le sopracciglia.
“Dimmi cosa hai in mente”
“Dammi i documenti di Fabian e le chiavi di casa sua” ripeté I.V, fissandolo negli occhi.
 
 
 
H 22:44
“E quindi lo hai detto a loro…”
Ambra si infilò la camicia del pigiama.
“Prima che dirlo a me”
La abbottonò, dopodiché spostò il lenzuolo da sopra il letto.
“Giovanni…”
Si infilò sotto le coperte.
“Giovanni che? Sono il tuo cazzo di fratello maggiore, come minimo dovevo saperlo prima di loro”
Si rannicchiò su un lato, stringendo con le dita la federa del cuscino.
“Tu quella gente non la vedrai mai più. Decido io per te”
Sospirò tristemente.
“E ce ne andremo da qui”
Ambra chiuse gli occhi. Forse doveva solo provare a godersi una delle sue ultime notti in quella casa a cui tanto era affezionata.































Angolo Autrice
No, vi assicuro che non mi sono dimenticata di questa storia. Non potrei mai, secondo me sta venendo fuori benissimo e sono ostinatissima a portarla avanti fino alla fine (a cui, effettivamente, ci stiamo avvicinando). 
Solo che tra vacanze, rientro a lavoro, mole di lavoro che sta aumentando a dismisura... Sì, le solite scuse ma che purtroppo sono anche la verità. Non ho molto tempo libero e quell'unica intera giornata di riposo lo passo con il mio ragazzo o con amici, capitemi lol
In questo periodo ho tempo solo la sera e siccome oggi stesso è una di quelle giornate per fortuna tranquille mi son detta, perché no? Ricominciamo adesso, non rimandiamo più, così sono anche più motivata a riprendere con più regolarità.
A differenza delle altre volte non vi prometto nulla e non vi saluterò con un "alla prossima settimana"; ma, e questo sì che ve lo prometto, non passeranno mesi (neanche uno solo!) prima di pubblicare il prossimo capitolo.
A prescindere dalla mia vita, spero che questo capitolo un po' diverso dal solito vi sia piaciuto. Che ne pensate della reazione di I.V? Vi aspettavate qualcosa del genere? Sarei tanto curiosa di avere un vostro feedback. 
Nel frattempo, ringrazio chi ha comunque letto i capitoli precedenti in questi mesi di mia assenza.
Un saluto e un abbraccio.

 
  
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