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Autore: Flitwick    08/10/2021    9 recensioni
Un amore ancora acerbo si può chiamare amore?
Oscar, ti ricordi quando ci picchiammo perché tuo padre voleva convincerti a diventare capitano delle guardie?
La sentì ridere di gusto.
Certo che me lo ricordo, le prendesti di brutto.
Tu le prendesti di brutto!

[Oscar/André]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Giboulée
 

Se posso consigliare una melodia con cui leggere, ecco a voi, qui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Love comforteth like sunshine after rain.
W. Shakespeare
 
 
 
 
 
 
Ottobre 1779, Versailles
 
 
 
Ormai erano diversi minuti che pioveva incessantemente e l’unica cosa che ormai riusciva a fare era sospirare mestamente. Erano stati sorpresi dalla pioggia nel tragitto di ritorno a casa, ancora troppo lontani dalla meta per spingersi oltre. Una volta terminati i suoi doveri a corte, Oscar lo avevo informato che sarebbero tornati insieme a casa facendo una passeggiata per il piccolo bosco che separava Versailles da palazzo De Jarjayes.
L’autunno era ormai alle porte, l’aria si era rinfrescata e le giornate divenivano sempre più brevi, ma ad André quella stagione non era mai dispiaciuta. Lui era un figlio dell’estate, ma non aveva mai amato il calore e il sole cocente che si scatenava in quei mesi. L’autunno invece era fresco, delicato, un passaggio graduale di colori e profumi. Non era tedioso e severo come l’inverno, o frizzante e gioioso come la primavera, ma conservava una vena di malinconia e dolcezza che lo faceva sorridere.
Quel giorno il tempo appariva mite e sereno, non facendo presagire nulla di quello strano acquazzone che si era scatenato nel tardo pomeriggio. La regina Maria Antonietta aveva trattenuto Oscar più del previsto prima di cambiarsi d’abito per la visita di un ambasciatore straniero e le nuvole avevano iniziato ad addensarsi misteriosamente su Versailles. Inizialmente candide, avevano poi mutato il loro colore fino a divenire un preoccupante grigio.
Oscar, prendiamo una carrozza, probabilmente pioverà.
Ti fai impaurire da qualche nuvola, André? Pensavo che ti fosse passata la paura dei temporali.
Lo aveva preso in giro bonariamente, trattenendo una risata, mentre ricordava i lacrimoni che versava ogni qual volta scoppiava un temporale.
Eppure, quella volta, avrebbe dovuto dargli ragione, perché neanche a metà tragitto la pioggia aveva iniziato a battere incessantemente sulle loro teste, inzuppandoli da capo a collo. I cavalli, impauriti, nitrivano scomposti, agitandosi e non rispettando i comandi. Poco distante da loro, fortunatamente, trovarono una piccola casetta che i servi di casa De Jarjeyes utilizzavano spesso come deposito.
Legarono i cavalli sotto la pensilina malandata e cercarono di aprire la porta. Il legno era vecchio e rigido e la serratura dava segni di ruggine, ma doveva essere ancora in uso, perché con pochi piccoli tocchi André riuscì facilmente ad aprirla.
Era una stanzetta piccola, impolverata, dove gli unici arredamenti erano una grossa catasta di legna, un camino e qualche sedia rotta ormai inutilizzabile.
Nonostante il suo addestramento militare e la sua tenacia (o il suo volersi incaponire?), Oscar cercò in tutti i modi di accendere un fuoco, fallendo miseramente. André sorrise, vedendola in evidente difficoltà, ma determinata a raggiungere il suo scopo.
Lascia fare a me, sono abituato ad accenderlo a casa. Le aveva detto con gentilezza, senza apparire saccente. Lei lo aveva guardato, una punta di orgoglio ferito nei suoi occhi, per poi silenziosamente allontanarsi e lasciarlo fare. In pochissimo tempo il ragazzo aveva acceso il braciere.
Ci mancava solo questa, la nonna me le darà di nuovo se Oscar si dovesse ammalare.
La guardò di sbieco, senza alzarsi dal piccolo camino. Gli dava le spalle, mentre osservava dalla finestrella la fitta pioggia che rendeva quasi impossibile distinguere nulla. I capelli biondi si erano magicamente scuriti con l’acqua, divenendo un intenso color oro e apparendo ancora più lunghi di quanto fossero. La preziosa divisa scarlatta le si era appiccicata addosso, mutando in meraviglioso bordeaux.
Distolse lo sguardo, quando sentì il flusso del suo sangue spostarsi dalle guance ad altre parti del suo corpo che era meglio non risvegliare. Era ormai anni che sapeva che reazione avesse il suo corpo e il suo cuore alla vista di Oscar, ma era sempre attento a saperle controllare e celare. Non sapeva dire quando aveva iniziato ad innamorarsi di lei, ma si era sempre chiesto se non lo fosse sempre stato.
Da quando si rubavano i biscotti a vicenda, fino a quel momento, dove era la sua ombra nei suoi doveri alla corte reale. La loro vita era stata così simbiotica che era quasi difficile ormai ricordare il tempo prima di Oscar e saperlo distinguere dal dopo. Sua nonna era sicuramente la sua famiglia biologica a cui voleva sicuramente bene, ma talvolta aveva l’impressione che Oscar sarebbe stata la sua vera famiglia. Una vita senza di lei non era vita, e di questo ne era certo.
Oscar, dobbiamo asciugarci i vestiti, altrimenti ci raffredderemo.
Lei si voltò lentamente, squadrandolo in silenzio. Non era sicuramente la prima volta che si svestivano insieme, ma erano passati diversi anni dall’ultima volta che era accaduto. Il loro corpo era ormai diverso e in qualche modo metteva a disagio entrambi vedere quelle differenze.
Il petto di André era muscoloso e piatto, il suo era morbido, nonostante le fasce cercassero di appiattirlo il più possibile. Bramava da morire che il suo corpo fosse così, ma qualsiasi sforzo appariva vano. Il ciclo mensile glielo ricordava ancora più prepotentemente, facendola innervosire.
Attese una risposta che non arrivò, e mordendosi il labbro, lo interpretò come un vago imbarazzo. Le sorrise dolcemente, togliendosi la giacca bruna e appoggiandola su una balaustra vicino al camino, mentre la ragazza lo osservava silenziosa. Trattenne un respiro quando lo vide girarsi, dandole le spalle, mentre si slacciava la camicia, che posò vicino alla giacca, per poi sedersi per terra, in attesa.
La schiena nuda e ancora leggermente umida era percorsa da leggeri brividi per il freddo, fino a che non si abituò al calore della stanza. Non si voltò mai, né fiatò, in attesa che lei facesse la stessa cosa. Sapeva quanto la mettesse a disagio il suo corpo, ma il rischio di ammalarsi e avere la febbre prevalse su qualsiasi altra cosa.
Sentii un fruscio, mentre le asole dei bottoni della divisa venivano sfilati lentamente. André cercò di dirigere la sua mente altrove, cercando di non girarsi e sbirciare, o peggio immaginarsi la scena davanti ai suoi occhi, visto quante volte gli era capitato in quegli anni. La giacca venne tolta, mentre i gradi militari tintinnavano dispettosi, e venne posata vicino a quella di André per essere asciugata.
Era giunto il momento di liberarsi della camicia.
Oscar tentennò, dandogli le spalle, nonostante lui fosse voltato, preda di uno strano senso di imbarazzo. Continuò a slacciare gli altri bottoni e a sciogliere i nodi, fino a quando, una volta libera, e solo con le fasce addosso, si voltò a guardarlo.
André non si era mosso di un centimetro, gli occhi fissi sul pavimento, ligio al suo dovere e alla sua padrona. Per quanto la desiderasse, non avrebbe mai potuto approfittare di quel momento, rischiando di tradire la sua fiducia.
Sorrise, appoggiò anche l’ultimo indumento per poi sedersi vicino a lui, appoggiando la sua schiena a quella del ragazzo, facendolo sussultare. Le sue fasce erano leggermente umide, ma non bagnate fortunatamente, e la sensazione della sua pelle candida sulla sua gli fecero battere il cuore.
Quel tenero calore umano. Schiena contro schiena. Pelle contro pelle.
Sorrise, conscio che anche se lei era voltata, lo vedeva. Era una intimità solo loro. Fatta di silenzi, piccole parole e sguardi.
Era tanto che i loro corpi non si toccavano così sfacciatamente, eppure aveva sempre un effetto ristoratore per entrambi. Un ricordarsi che loro in qualche modo si appartenevano, che le loro vite erano legate da un lungo filo rosso.
Allungò leggermente la mano per sostenere il suo peso, sfiorando le dita di lei che aveva fatto la stessa cosa.
Oscar, ti ricordi quando ci picchiammo perché tuo padre voleva convincerti a diventare capitano delle guardie?
La sentì ridere di gusto.
Certo che me lo ricordo, le prendesti di brutto.
Tu le prendesti di brutto!
Risero di nuovo, ripensando a quella zuffa che diversi anni prima li aveva visti protagonisti. Si erano picchiati fino quasi a svenire dal dolore.
Anche lì, pelle contro pelle. Padrone contro servo. Oscar contro André.
Fu uno dei momenti più pieni di odio fra loro, ma probabilmente anche più pieno di amore, se amore si potesse chiamare, vista la loro giovane età. In qualche modo era stato un punto di svolta per entrambi e aveva modificato le loro vite fino a quel momento.
Le accarezzò le dita delicatamente, ben attento a non eccedere per turbarla.
Probabilmente la amava da quel momento, quelle botte, quei pugni, quei calci, erano la cosa più intima in assoluto che avessero mai provato. Le loro anime erano entrate in contatto burrascosamente, diversamente da come erano abituate ad interagire. Travolte da una violenza carica di rancore, affetto e amore.
Ma loro erano così. Erano sempre stati così, come un quieto lago.
All’apparenza tranquilli, pacati, silenti, ma che nel profondo ribollivano, si scontravano, quando le correnti si muovevano e si contrastavano.
Oscar lo ascoltava, ma amava e odiava il suo buonsenso e la sua diplomazia.
André la ascoltava, ma amava e odiava il suo silenzio e la sua ostinazione.
Due complementari, due facce della stessa medaglia. Il giorno e la notte, il cui punto di contatto era al tramonto e all’alba, dove lo scontro tra luce e ombra prendeva luogo.
La pioggia si era attenuata e André guardò la tenera pioggerella che ora bagnava la terra. Il loro tempo era quasi scaduto, era ora di tornare a casa.
Sta spiovendo Oscar, dobbiamo tornare a casa.
Sussultò quando sentì la sua mano sfiorarlo leggermente, stringendo la sua mano delicatamente.
André, restiamo ancora un po’. C’è ancora tempo.
Il ragazzo sorrise, ricambiando la sua stretta gentile e tenera mentre la pioggia scendeva lenta e pacifica.
Certo Oscar, restiamo fino a quando desideri.
 
 
 


 
 
 
Come sempre, grazie a tutti coloro che spenderanno anche solo un minuto del loro tempo per leggere.
Vi ringrazio per il vostro tempo e se avete qualche commento, critica o ci sono errori, vi sarò grata se vorrete dirmelo.
Merci,
Flitwick

 
  
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