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Autore: SonounaCattivaStella    09/10/2021    1 recensioni
«Norihito, apri la porta! Non puoi stare chiuso lì dentro per sempre!»
I suoi amici non capivano. Lui voleva solo essere lasciato in pace, non voleva vedere nessuno. Il buio e il silenzio erano diventati i suoi più stretti confidenti; con loro poteva far finta di non esistere, di essere un tutt’uno con quelle tenebre che lo avevano avvolto e in cui si sentiva cullato.
{Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it}
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurama Norihito, Minamisawa Atsushi
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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» Prompt: Hävitä (scomparire, svanire, perdersi)
» Lista: pumpBLANK
» Fandom: Inazuma Eleven GO

» Rating: Giallo
 

 


 

 

Norihito non si era mai sentito così perso in tutta la sua vita. La sensazione che avvertiva dentro di sé, ad altezza di cuore, era schiacciante, soffocante, e non lo abbandonava mai. Di giorno, di notte, era sempre lì e lo teneva incatenato a qualcosa che ormai esisteva solo nelle sua mente. In un primo momento, lui stesso si era come avvinghiato ai ricordi che conservava come il più prezioso dei tesori, convinto che avrebbero potuto lenire il suo dolore, che lo avrebbero riportato a galla come un’ancora di salvezza. Invece, quella stessa ancora aveva iniziato a scendere sempre più in profondità, a trascinarlo in un fondale nero e asfissiante, facendogli perdere di vista anche l’ultimo barlume di luce solare.

Non sapeva più quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva visto Atsushi: giorni, mesi, anni? Lo scorrere inesorabile dei secondi aveva perso senso, i minuti si erano come dilatati fino a diventare infiniti e immobili. Come lui e tutto ciò che lo circondava nella sua stanza. Rannicchiato sotto le coperte, le tapparelle chiuse per non far entrare nemmeno un filo di luce, non si sentiva altro che il suo respiro pesante e il rombo assordante dei battiti del suo cuore, che sembravano come amplificati nel silenzio opprimente di quelle quattro mura. Quello stesso cuore che doleva ad ogni contrazione, che continuava a pompare il sangue in tutto il corpo anche se il suo possessore non desiderava altro che si fermasse per sempre. Che senso aveva continuare a vivere quando la sua unica ragione di vita se n’era andata senza lasciare alcuna traccia dietro di sé, senza dargli la possibilità di corrergli dietro?

«Devi essere forte, Norihito. Per lui, per te. Devi riuscire a superare questa perdita, ad accettarla e andare avanti.»

Queste le prime parole che si era sentito dire dopo aver ricevuto la notizia che il suo ragazzo era rimasto coinvolto in un incidente mortale. Queste le parole che il suo psicologo gli ripeteva come un mantra. Queste le parole a cui si era aggrappato ogni volta che si era trovato in preda a una crisi di pianto, senza fiato nei polmoni. Ma non erano servite a niente se non a trascinarlo ancora più a fondo nella sua disperazione. Non era riuscito a essere forte, la cicatrice sul suo cuore non si rimarginava, il dolore al petto non si attenuava.

«Norihito, apri la porta! Non puoi stare chiuso lì dentro per sempre!»

I suoi amici non capivano. Lui voleva solo essere lasciato in pace, non voleva vedere nessuno. Il buio e il silenzio erano diventati i suoi più stretti confidenti; con loro poteva far finta di non esistere, di essere un tutt’uno con quelle tenebre che lo avevano avvolto e in cui si sentiva cullato. Avrebbe tanto voluto sparire nel nulla, ridursi a poco più che un’ombra, chiudere gli occhi e non risvegliarsi mai più.

Aveva freddo, come se le coperte del letto e il grosso maglione che indossava fossero fatti di velo sottile e non di lana pesante. Il suo corpo si era fatto più esile dato che mangiava solo quando lo ricordava – il che voleva dire quasi mai –, e anche se non si guardava allo specchio da diverso tempo, era certo di avere delle profonde occhiaie violacee e il colorito più smunto del solito. Ma non gli importava. Anzi, una parte di lui era felice di aver raggiunto quei risultati, di stare diventando piccolo e trasparente come un fantasma, di svanire.

In uno dei suoi momenti di dormiveglia, quando il petto doleva meno e il respiro non gli si fermava in gola, giurò di aver sentito qualcuno sdraiarsi vicino a lui e di aver percepito due braccia stringerlo forte. Il profumo che arrivò flebile alle sue narici lo fece rilassare e sorridere impercettibilmente. Non lo sentiva da diverso tempo, ma non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Il suo Atsushi era lì con lui, non lo aveva mai abbandonato. Lo aveva visto diventare tremulo come una foglia, accartocciarsi su sé stesso, perdere consistenza senza poter fare nulla per aiutarlo.

«Perché ti stai facendo del male?»

«Voglio solo stare con te.»

«Sono qui.»

«Mi manchi da morire, Atsushi.»

«Combatti, Norihito.»

«Non ne ho più la forza. Vorrei solo sparire nel nulla.»

«E allora vieni via con me.»

«Portami con te.»

Il sonno non era mai stato profondo e riposante come quello che aveva fatto quella notte. Era finalmente insieme all’unica persona che avesse mai amato in vita sua e il sorriso con cui lo raggiunse fu il più radioso di sempre.
 

N° Parole: 753

   
 
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