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Autore: GReina    09/10/2021    2 recensioni
Questa raccolta di OS partecipa alla sfida WRITOBER lanciata da Fanwriter.it
Per tutto il mese di ottobre pubblicherò una OS al giorno! Trame e personaggi varieranno di volta in volta. Consultate l'indice e la premessa (primo capitolo) per maggiori informazioni e curiosità su prompt scelti e personaggi!
[coppie: kuroken | ushiten | iwaoi | semishira | osasuna | daisuga | sakuatsu | tsukkiyama | tanakyo | shoumika | arankita | yakulev | bokuaka | matsuhana]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Giglio
» N° parole: 2079

09. Giglio – TsukkiYama

L’allenamento era ormai finito da un po’ di tempo, eppure Kei aveva il fiatone. Stava guardando in basso con espressione incredula; gli occhi spalancati e gli occhiali sbilanciati sulla punta del naso. Il viso di Tadashi, invece, era contorto dalla rabbia, eppure non era mai stato tanto bello. Quando il vento soffiò portando via le nuvole, la luna piena illuminò il viso del più basso e Tsukishima non poté fare a meno di enunciare ad alta voce la rivelazione appena avuta.
            “Quando sei diventato così figo? Tu… sei veramente figo.”
Gli era dispiaciuto vedere la reazione incredula di Tadashi a quelle parole, perché altro non voleva dire che il più basso tutto avrebbe potuto aspettarsi da lui meno che questo. Kei aveva sempre tenuto molto al suo migliore amico, eppure – gli era stato chiaro in quel momento più che mai – non l’aveva mai dimostrato. Alle sue parole erano seguiti una serie di balbettii da parte di Yamaguchi che il biondo non aveva nemmeno ascoltato. Invece, tutto ciò a cui era riuscito a pensare era a quanto fosse bello. Si chiedeva come fosse possibile non essersene accorto prima, e soprattutto si chiedeva come fare a rimediare.
Nei giorni successivi Tsukishima prese ad osservarlo più attentamente. Tadashi era il suo migliore amico, ma questo – certo – non escludeva che fosse in confidenza anche con altri. Lo osservava ed arrossiva per i propri pensieri; lo osservava e continuava a darsi dell’idiota (idiota livello Kageyama) per non essersi veramente accorto prima di lui. Lo osservava e la sua pancia doleva; lo osservava e le sue budella si contorcevano se solo veniva avvicinato da qualcuno con cui iniziava a chiacchierare e a sorridere felice.
Era gelosia. Kei era abbastanza intelligente da capirlo, così prese in mano la situazione.
Rientrò in casa e raggiunse la propria camera, una sera, non con l’intento di buttarsi a letto e riposare, ma con quello di fare delle ricerche:
            “Come corteggiare una persona.”
Google gli diede i consigli più disparati, alcuni dei quali lo fecero pentire di aver acceso il computer. Spaventato all’idea di proseguire oltre, quindi, si accontentò dei metodi più quotati: fiori e cioccolatini. Sapeva che a Tadashi il cioccolato non faceva impazzire, così puntò sui primi. Il giorno dopo afferrò libri, zaino e chiavi di casa e partì alla volta della scuola, ma facendo una deviazione.
Arrossì, e non poco, quando al solito punto di ritrovo lui e Yamaguchi presero a fare strada insieme. Il fiore che aveva comprato per lui era al sicuro nel suo zaino, ma se si era aspetto di riuscire a darglielo senza problemi, si era sbagliato. Invece, rimaneva nella cartella, al sicuro dal vento e al sicuro dagli occhi.
Come sempre fu il più basso a portare avanti la conversazione per tutto il tempo, ma se di solito il biondo lo ascoltava, quel giorno era troppo occupato a conversare con se stesso per poterlo fare.
“Non fare la femminuccia.” aveva iniziato a dirgli una vocina.
“Non è così semplice! E se non gli piacesse? Se mi dicesse di nuovo che non mi trova più figo?”
“Fallo e basta!”
“Fallo tu!”
“Io sono te!”
“Non lo farò!”
Aveva comunque continuato ad annuire alle parole di Yamaguchi, entrando nel panico nell’accorgersi che l’ultima frase l’aveva posta con l’intonazione della domanda e ringraziando mille volte la campanella della scuola per aver suonato esattamente in quell’istante. Dimentico del tutto del quesito misterioso che gli aveva appena rivolto, Tadashi si sistemò meglio lo zaino in spalla e insieme al biondo prese a correre veloce verso l’edificio. Si cambiarono le scarpe in fretta, Yamaguchi svoltò l’angolo e fu allora che a Tsukishima venne un’idea: aprì lo zaino ed afferrò il fiore delicatamente, poi aprì lo sportello che conservava le scarpe del suo amico e vi adagiò dentro il suo regalo. Soddisfatto della sua trovata, anche lui si affrettò a sistemare le proprie scarpe da esterno e a raggiungere la classe. La vocina del tutto dimenticata.
Trascorse un’ora di lezione, poi due e tre. Dopo un po’ Kei persino si dimenticò del fiore iniziando a godersi la lezione e soprattutto la vicinanza del suo migliore amico. Dall’edificio principale, poi, raggiunsero la palestra, e fu solo dopo gli allenamenti che tornarono agli armadietti. Fu allora che l’ansia di Tsukishima tornò ma limitandosi – sicuramente grazie all’anonimato – ad essere una sensazione di appena fastidio alla bocca dello stomaco: era in aspettativa, più che preoccupato. Quando Tadashi aprì lo scomparto, Kei poté godersi la sua espressione di pura meraviglia sebbene costretto a guardarlo solo di sottecchi. Sorrise impercettibilmente quando dalla bocca dell’altro sentì il proprio nome: adesso aveva la scusa perfetta per poterlo guardare bene in viso!
«Tsukki!! Guarda! È bellissimo!» tirò fuori la pianta con occhi luminosi e guance imporporate.
“Tu sei bellissimo.” non poté che rispondergli lui, ma solo mentalmente. Ed ecco la vocina che tornava a rimproverarlo: “È bellissimo e tu non te n’eri mai accorto!!” la ignorò, comunque, e alla domanda di Tadashi rispose con quanta più nonchalance possibile:
«Sono abbastanza sicuro che sia un giglio. È simbolo di purezza. Credo.» Yamaguchi lo fissò per un po’ facendo temere a Kei di essere stato scoperto, ma l’altro non disse nulla; invece, si limitò a sorridere e ad annusare il dono che gli era stato fatto.
«Giglio.» ripeté rosso in viso. Nel tragitto verso casa la conversazione – senza nessuna sorpresa – fu ancora guidata dal più basso, stavolta con un solo protagonista: il fiore. Si chiedeva chi mai potesse averglielo regalato e soprattutto perché. A tutto quello, Tsukishima rispose solo:
«Potrebbe essere chiunque. Te l’ho detto: sei un figo.» e non importava quanto la vocina lo insultasse, più di quello non poteva fare.
Quella notte il biondo dormì bene e con un sorriso contento sulle labbra. Ripensare al volto felice di Yamaguchi rendeva felice anche lui, così il giorno dopo decise di ripetere quanto fatto la mattina prima allungando il tragitto per passare dal fioraio. Ancora, l’amico spalancò gli occhi a fine giornata e così il giorno dopo. Tsukishima era molto fiero di sé. Internet aveva ragione, dopotutto: regalare dei fiori era un metodo perfetto per corteggiare una persona. La gelosia iniziò a sparire, l’ansia pure. Stava corteggiando Yamaguchi! Stava rimediando a tutti quegli anni di quasi indifferenza.
Passarono dieci giorni. Poi si diede dell’idiota.
No, non era ai livelli di Kageyama, era peggio. Quel pensiero lo distruggeva, ma era vero, perché persino lui – nel suo ridicolo e poco salutare modo – riusciva ad essere più ovvio con Hinata!
Kei si accorse del proprio errore sentendo una conversazione tra Tadashi e Yachi.
«Quindi non hai ancora capito chi possa essere a mandarteli?» aveva chiesto la ragazza; Yamaguchi scosse il capo, sconsolato.
«Magari Yoshida della 2-A?» ipotizzò, ed i peli sulla nuca di Tsukishima si rizzarono. Yachi mormorò indecisa soppesando l’idea.
«Forse Nakamura, invece. Di 1-B.»
«Non credo che sia tipo da regalare fiori di nascosto.»
«Allora Fujita, della mia classe! Parla sempre di te.» Kei non volle ascoltare oltre; girò i tacchi e cambiò strada.
Yoshida, Nakamura, Fujita. Chi erano tutte quelle persone? Dopo tanti anni di amicizia, eccessivamente in ritardo, Tsukishima si era accorto di Yamaguchi, ma ora capiva che non tutto il mondo era cieco quanto lo era stato lui. In quanti erano interessati al suo amico? In quanti avevano qualche possibilità con lui?
Così sì, Tsukishima si diede dell’idiota paragonandosi persino al dinamico duo, perché non aveva scusanti per quello che aveva fatto e continuava a fare: dare Tadashi per scontato. Come se fosse già suo; come se non ci fossero possibilità di perderlo per un altro.
Rimuginò, quindi, quella sera, su quale avrebbe dovuto essere la sua prossima opzione: smettere di portargli i fiori? Dirgli chiaramente che erano sempre stati da parte sua? Il solo pensiero era imbarazzante e spaventoso, ma – dandosi più volte del codardo – decise infine cosa fare.
 
 
In tutta sincerità, Yamaguchi non avrebbe potuto dire di non apprezzare i gigli che gli venivano recapitati ogni giorno nell’armadietto delle scarpe. Anzi. Vedeva quel gesto ogni giorno come qualcosa di tenero e dolce, che lo faceva sorridere e arrossire: era bello sentirsi apprezzati.
Eppure… (sì, c’era un eppure). Eppure, quei fiori non erano da parte di Tsukishima. Persino a volerci ragionare Tadashi non avrebbe saputo dire da quanto tempo era innamorato del suo migliore amico. Forse lo era sempre stato, e mai – nemmeno una volta – aveva dubitato del proprio amore per il biondo. Kei non gli aveva mai dato alcuna soddisfazione, certo, ma il più basso non se ne aspettava. Era Tsukki, d’altra parte! Così se solo sorrideva alle sue parole, se non indossava le sue cuffie mentre passeggiavano seppur in silenzio, se semplicemente gli si avvicinava di sua iniziativa per consumare i pasti insieme… tutto quello e poco altro bastava a Tadashi affinché fosse soddisfatto. La cotta per il più alto era forte e ben radicata, eppure a differenza di come si potrebbe pensare, non era dolorosa. Sapeva che Kei non era (e forse mai sarebbe stato) interessato a cose come le relazioni sentimentali, quindi neanche una volta aveva sperato di andare oltre l’amicizia. Ed era stato proprio grazie alla consapevolezza che con lui non avrebbe mai avuto speranze che – con tutta probabilità – Yamaguchi era sopravvissuto fino a quel giorno; era stato a causa di quella consapevolezza che il pensiero che l’ammiratore misterioso fosse Tsukishima neanche gli aveva sfiorato la mente.
Ogni giorno, tornando a casa, aggiungeva quindi un giglio agli altri ripetendo la sua lista mentale: Yoshida? Nakamura? Terushima? Fujita? Sato? era scettico su molti di quei nomi, ma sia Yachi che Hinata avevano insistito affinché li prendesse in considerazione come sospettati, e così lui aveva fatto. Il pensiero di avere tanti ammiratori, certo, non poteva che far piacere a Yamaguchi, eppure il solo pensiero di dare ad uno di essi una possibilità di frequentarlo lo spaventava. Sapeva di dover superare la sua cotta non corrisposta, ma a che prezzo? Prendere in giro una persona tanto dolce e gentile non era da lui, così ci stava male.
“Dovrei accettare la corte? Rifiutare i fiori? Concedere un appuntamento al corteggiatore quando e semmai me lo chiederà apertamente? O dirgli che sono innamorato di un altro?” per quanto quei doni lo facessero illuminare ogni giorno davanti allo sportellino della scarpiera, la sera quelle domande irrisolte lo facevano restare sveglio.
“Tsukki.” pensava sempre. “Tsukki.” era il nome che tanto avrebbe voluto inserire in lista. Lo amava così tanto, e non aveva mai fatto male; non fino ad allora.
“Tsukki.” pensava “Tsukki non farebbe mai una cosa tanto romantica.” il pensiero che ciò non fosse vero troppo bello persino per i suoi sogni. Si ritrovò ad essere sempre più cupo, dunque, durante le ultime ore della giornata nella solitudine della sua stanza, ed era la sola vista di Kei che la mattina successiva gli ricaricava le batterie.
“Tsukki.” pensava con un sorriso non appena lo vedeva “Non farebbe mai una cosa tanto romantica, ma è o lui o nessuno.” sapeva di non avere possibilità con il biondo, ma non gl’importava. Mai avrebbe potuto mettersi con qualcun altro; mai pensare di rispondere di sì ad un eventuale appuntamento.
Quello lo faceva sentire male, perché sapeva essere senza speranza, ma se per dieci giorni quei brutti pensieri l’avevano attanagliato, all’undicesimo tutto cambiò.
Quel giorno, come tutti gli altri, Yamaguchi si alzò, lavò e vestì; prese libri e zaino, poi raggiunse il suo migliore amico al solito incrocio dopo il quale facevano sempre strada insieme. Lo chiamò con il suo solito gioviale “Buongiorno!”; il biondo si voltò, poi Yamaguchi vide cosa reggeva in mano.
Stelo verde, foglie rigogliose, petali bianchi. Un giglio. Gli salirono le lacrime agli occhi.
«Tsukki…» sussurrò solo, sorridendo tremulo e felice: il suo volto un chiaro manifesto di felicità. Kei arrossì.
«Te l’ho detto che poteva essere chiunque…» mormorò «Te l’ho detto che sei un figo.» gli porse il fiore, Tadashi lo afferrò ma senza neanche degnarlo di un’occhiata. Invece, i suoi occhi erano puntati sul più alto, increduli e felici.
«Ti va di uscire con me per un appuntamento, domani?» gli venne chiesto subito dopo, e se Yamaguchi per giorni non aveva fatto altro che pensare e a ripensare a quale avrebbe dovuto essere la sua risposta a quell’eventuale domanda, in quel momento non dovette nemmeno pensarci:
«Sì, Tsukki! Voglio uscire con te.» aveva le stelle agli occhi, le guance imporporate, e tutto quello fiorì anche nel volto di Kei. Il più basso non l’aveva mai visto in quel modo, eppure non era mai stato tanto bello.

 

n.a.
Scusate il ritardo! Ma eccomi giusto in tempo prima di mezzanotte!! Spero di recuperare nei giorni a venire e pubblicare prima. (Sono talmente piena che ho anche un bel po’ di recensioni alle quali rispondere!! Non mi sono dimenticata, giuro! E vi adoro per le vostre parole!! Un saluto e un ringraziamento speciale a Muffin12 e TheSnake che mi accompagnano sempre e mi spronano per questa sfida!)
Oltre che per scusarmi, queste note autrice servono per i corteggiatori di Yama: ho semplicemente preso i primi cognomi giapponesi che mi sono capitati a tiro, sono solo comparse (tranne Terushima. L’ho messo per la ship che io non capisco e non capirò mai che ha con Yamaguchi e poi perché mi immagino Hinata o Yachi dire qualcosa tipo “forse è lui! Lui ci prova con tutti!!”)
Ci vediamo domani! Un bacio a tutti!
   
 
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