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Autore: ChiiCat92    10/10/2021    0 recensioni
[...] "Lan WangJi, per la prima volta nella sua vita, non riusciva a sentirsi parte di quell’organismo.
Steso sul suo giaciglio, un lenzuolo candido, senza una grinza, appoggiato sul corpo come un sudario, fissava il soffitto aspettando che il sonno lo cogliesse.
Più rimaneva sveglio, cosciente, più infrangeva il regolamento del clan. Più infrangeva il regolamento, più il sonno stentava ad arrivare." [...]
Questa storia partecipa al Writober indetto da FanWriter, lista pumpNIGHT, prompt "Giglio"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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07/10/2021

 

Tutto è puro per i puri

 

Il vento soffiava leggero, scuotendo le cime più alte degli alberi, fischiando tra gli intercapedini, facendo scricchiolare il legno del pavimento; da qualche parte tra le montagne bubolavano i gufi. All’infuori di quei piccoli, impercettibili rumori, Cloud Recess era silenzioso e quieto come una tomba. 

Con poco sforzo si potevano sentire, armonici con il vento, i respiri dei membri del clan: ispirare ed espirare simultaneo come fossero un unico organismo. 

Lan WangJi, per la prima volta nella sua vita, non riusciva a sentirsi parte di quell’organismo. 

Steso sul suo giaciglio, un lenzuolo candido, senza una grinza, appoggiato sul corpo come un sudario, fissava il soffitto aspettando che il sonno lo cogliesse.

Più rimaneva sveglio, cosciente, più infrangeva il regolamento del clan. Più infrangeva il regolamento, più il sonno stentava ad arrivare. 

Nella mente da sempre placida come un lago, immota nel tempo e nello spazio, turbinavano adesso immagini di un fuoco rosso, ardente, dotato di denti e artigli. 

Era rimasto ferito da quel fuoco, e quella notte, nel suo giaciglio, si rese conto che erano ferite impossibili da guarire.

Tumultuosa in lui, la fiamma rossa faceva stridere le carni sulle ossa, appesantiva il buon senso, tirava allo stremo le corde della sua anima. 

Quel fuoco aveva occhi, naso, bocca, viso, aveva un corpo, mani, anima e vita. Quel fuoco era Wei WuXian.

Per quanto cercasse di allontanarlo, chiudendo gli occhi, supplicando, la sua immagine si stagliava netta contro il nero dietro le palpebre. Se gli apriva, ritrovava il lampo bianco del suo sorriso.

Si odiava.

Non c’era punizione che potesse infliggersi, non c’era luogo dove potesse scappare, in cui Wei WuXian non lo seguisse. Era il suo tormento durante il giorno, il fantasma che popolava i suoi incubi di notte, nella solitudine dell’alba gli appariva avvolto da un’aura candida. 

Ma lui era tutto tranne che quello. Era tutto tranne che purezza e candore. Era sozzume che sporcava e stingeva, rovinando ogni cosa al suo passaggio.

Compreso lui, compreso Lan WangJi.

Per di più aveva la terribile consapevolezza della lordura che gli si era attaccata addosso, come un’impronta sporca di fango sul suo abito bianco funereo. 

Perso, perso per sempre. Perso nella sua risata, nel suo sguardo diabolico, perso nei suoi gesti, nelle dita, nei caratteri sgarbati della sua scrittura, perso nella labirintica ossessione che aveva nei suoi confronti.

Avrebbe potuto lasciarlo in pace e risparmiargli quella umiliazione, invece gli era entrato sottopelle, spina di rosa sottile e affilata. 

Per quanto si massaggiasse il cuore il dolore rimaneva. E sarebbe rimasto ancora a lungo perché, lo sapeva, non poteva fare nulla. 

Non era qualcosa che poteva tagliare con la spada o esorcizzare con il guqin, non c’erano formule magiche o amuleti contro quel male. Nemmeno la morte l’avrebbe risparmiato da quel tormento, perché aveva la cocente certezza che niente avrebbe potuto impedirgli di tornare indietro come spirito feroce, consumato da quella fiamma. Non gli insegnamenti di suo zio, né quelli di suoi padre, né quelli del clan Lan avrebbero potuto salvarlo.

Perso. Solo. 

Impuro. 

Schiuse gli occhi davanti al bisogno del corpo che gemeva. 

Un flusso di vergognoso piacere gli imporporava le guance, e sulle labbra il nome di lui.

Wei WuXian.

Lui gli aveva fatto tutto quello, lui, lui, lui.

Maledetto Wei WuXian.

Maledetto Wei WuXian.

Maledetto Wei WuXian.  

L’aveva risvegliato dal torpore di un lungo inverno infinito, dall’assenza di emozioni, dall’incapacità di provare qualcosa. Dalla morte apparente che era la sua vita.

Benedetto Wei WuXian. 

Una mano scivolò sotto le coperte, l’altra a coprirsi le labbra. Non poteva permettersi di disturbare il silenzio del Cloud Recess con il vilipendio del proprio corpo. 

Lacrime di ghiaccio gli pungevano gli occhi, la schiena si inarcò quando le dita toccarono il suo sesso già eretto.

Che vergogna. 

Perché lo odiava e al contempo lo desiderava così tanto? 

Un singhiozzo sfuggì dalle labbra serrate, suo malgrado. Avvertì il calore divampare alla base della schiena, risalirgli la colonna verticale e accendergli il viso.

Se qualcuno l’avesse visto, se suo zio avesse saputo, se suo fratello l’avesse saputo.

Il suo corpo era diventato una prigione che bruciava, bruciava all’infinito, ardente come un Sole. 

Non poteva fermarsi, non lo voleva neanche. Non c’era sollievo da quella sete, abbeverarsi ne avrebbe solo acuito i sintomi. L’unica cosa che poteva fare era continuare a sporcarsi, nascosto dal buio della notte, lasciare che la sua anima si infangasse così che il corpo gli desse tregua.

Strinse gli occhi, si obbligò all’oscurità, mentre la mano si muoveva lungo la sua erezione. Il respiro si fece pesante, il bisogno incalzante. E l’immagine di Wei WuXian si presentò più chiara, materializzandosi nel nero come uno spirito.

Sulle labbra aveva il suo nome, il dolce e l’amaro di rendersi conto di essere…umano, nient’altro che umano. Non una creatura che camminava sollevata dal terreno, ammirata da tutti per il suo candore scolpito nella giada. 

Non era quello che occhi pieni di stupore vedevano e che le voci descrivevano. 

Umano.

Non doveva vivere lontano da tutti, da tutto, sul cristallo sottile della sua purezza.

Umano.

Poteva amare, poteva sbagliare, poteva essere sporco. Poteva lasciare che il piacere lo riempisse come un flusso mentre il suo cuore batteva all’impazzata pensando a lui.

Trattenne il respiro mentre il sollievo dell’umanità lo riempiva e l’orgasmo sbocciava come un fiore. Tutto il corpo tremava per lo sforzo, la pelle coperta di sudore, le dita che tremavano intorno al suo punto più caldo.

La felicità, effimera farfalla, durò giusto il tempo di rendersi conto di quello che aveva fatto.

Ancora una volta aveva ceduto a se stesso, non era riuscito a trattenere gli impulsi di quel sentimento fuorilegge.

Rimase immobile, nel buio, pieno di vergogna, finché il sonno non lo prese.

L’ultima cosa a cui pensò furono gli occhi grigi di Wei WuXian, privi di pentimento.

Se avesse potuto averlo, non gli sarebbe importato di essere privato della sua purezza. 

 
   
 
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