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Autore: NyxTNeko    10/10/2021    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 122 - La spada del cuore -

La repressione di quel 13 vendemmiaio aveva portato molti più vantaggi di quanti Napoleone stesso poteva immaginare; non aveva previsto, infatti, che Barras gli avesse destinato uno stipendio annuale tanto elevato: 48.000 franchi lui non li aveva mai visti, né avuti prima. Il direttore stava facendo di tutto per tenerlo stretto a sé, pensando persino che potesse 'comprarlo' in tale maniera.

Al generale non poteva che fare piacere un simile aumento, stava a significare che aveva quasi paura che lui potesse cambiare fazione. "Perché dovrei comportarmi in maniera tanto irrazionale quanto stupida? Non sono mica un idealista!" Rifletteva mentre si accomodava sulla sedia imbottita "Specialmente adesso che sto ottenendo tutti gli strumenti di cui necessito per arrivare al mio vero obiettivo, mi serve soltanto l'occasione propizia per ottenere ciò che bramo, calare in Italia e annientare tutti i nemici della Francia". Aveva compreso, dunque, che doveva mostrare tutta la sua diligenza, la sua intransigenza e metterla al servizio del Direttorio, in modo da convincere Barras a fidarsi totalmente di lui e, di conseguenza, ad abbassare la guardia.

Gli occhi rapaci si posarono sul piccolo orologio che aveva sulla scrivania di ebano e pensò ai suoi fratelli, non aveva esitato un istante nell'aiutare la sua famiglia, come si era promesso di fare; Giuseppe aveva ottenuto un incarico diplomatico, Luigi poté continuare a studiare al Châlons e Girolamo, che aveva raggiunto l'età adatta per intraprendere la carriera militare, 11 anni, fu mandato al collegio militare di Jully. "Chissà quando arriverà Luciano?" Si chiese, ripensando a quanto si era prodigato per liberarlo e a farlo giungere a Parigi "La sua abilità oratoria e di scrittura mi può essere utile, so come convincerlo, se dovesse mostrarsi titubante".

29 ottobre

Alcune guardie, mandate dal Comandante dell'Armata dell'Interno, si erano fermate davanti rue Chantereine; la più alta era avanzata verso il cancello e attendeva che qualcuno dei servitori si presentasse ad aprirli. Avevano un mandato da parte del Governo, per cui non potevano rifiutarsi di riceverli.

- Madame de Beauharnais, scusate l'intrusione - emise sottomesso uno dei suoi servitori più devoti, una volta entrato nell'ampia camera da letto di quella splendida e lussuosa dimora in cui, la prestigiosa creola, viveva come inquilina; la sua padrona era sdraiata su una dormeuse, una poltrona che assomigliava ad un triclinio romano, e si stava aggiustando alcuni riccioli castani sulla fronte - Comprendo le vostre ragioni ma vorrei ricordarvi che se non li aprite, potreste finire in carcere o addirittura sul patibolo, madame - le ricordò l'uomo con preoccupazione, mordendosi le labbra.

"Carcere? Patibolo?" quelle parole fermarono la mano di Rose, spostò lo sguardo dalla sua immagine riflessa e fissò l'uomo con aria assorta. Un brivido di terrore le attraversò il corpo al solo ricordo di quell'esperienza traumatica che aveva vissuto qualche anno prima, nel pieno del Terrore, quando era stata incarcerata assieme al marito ed aveva subìto il suo destino lì, in condizioni pietose. Ancora si chiedeva come fosse riuscita a sopravvivere e, soprattutto, a salvarsi da quell'inferno. Non avrebbe mai potuto dimenticare le urla, la disperazione, i pianti di donne, di bambini che avevano accompagnato quelle interminabili giornate di paura e angoscia. Lei aveva pregato per la loro sorte e in particolare per i suoi figli, a cui era stata risparmiata, per sua fortuna, tanta sofferenza.

Non voleva rivivere mai più un'esperienza simile sulla sua pelle, ogni tanto, però, come fantasmi, tali ricordi riaffioravano e la facevano impallidire. Ma si ricordò di avere la protezione di Barras e il suo animo si acquietò, sorrise a labbra serrate ed emise dolcemente - Non devi temere, ho il direttore Barras come garanzia, non mi si potrà fare alcun male

- Hanno un mandato di perquisizione del Direttorio stesso, madame - le riferì quest'ultimo, sforzandosi di non fare tremare la voce.

- Lo hanno riferito loro? - domandò la creola allarmata da questa affermazione. Lo vide annuire, seppur a malincuore. Com'era possibile? Da quando aveva deciso di diventare l'amante prima di Hoche e poi di Barras nessuno aveva mai osato entrarle in casa senza un suo ordine "Non sarà perché Paul voglia lasciarmi? Se così fosse come farò ad andare avanti? Chi mi aiuterà con le spese? Dovrò vendere il mio corpo per strada? No, non voglio abbassarmi a tanto, anche se per amore dei miei figli, sono pur sempre una persona, una donna" si strinse nelle spalle, coperte da una meravigliosa pelliccia nera. Chiuse gli occhi e fece un profondo respiro - Va bene, fateli entrare e accoglieteli con il massimo riguardo

Una volta allontanato il servo, Rose si alzò e si sistemò l'elegante abito di seta, che le scendeva armonioso sul fisico curvilineo, rivolse gli occhi nocciola in direzione della finestra e la vista della nebbiolina che aleggiava sulla capitale le fece salire la nostalgia, le mancava la sua Martinica e la sua città natale Les Trois-Îlets, soleggiata e calda, pregna di salsedine "Come vorrei poter giocare di nuovo tra i campi di zucchero, assieme agli schiavi e a Marion, quella donna che è stata quasi una madre, per me". Ma sapeva che sarebbe stato un sogno irrealizzabile, la sua vita oramai è legata a Parigi e quella bambina felice, spensierata ed ingenua, che correva sorridente, baciata dal sole dei Caraibi, era un lontano ricordo.

Si fece forza, uscì dalla sua stanza e andò incontro alle due guardie che stavano parlottando con lo stesso servitore di prima, mentre altri uomini in divisa avevano cominciato a perlustrare in ogni angolo della casa - Buongiorno, stavate cercando me?

- Esattamente madame de Beauharnais, volevamo sapere dove avete posto la spada del vostro defunto marito - spiegò il più alto e affascinante, dopo aver eseguito il baciamano - Sapete meglio di noi che il Governo ha incaricato il generale Buonaparte per la sovrintendenza alla confisca di tutte le armi appartenenti ai civili, in modo da evitare altre ribellioni - il soldato notava la donna che cercava di ammaliarlo con il suo fascino e le sue occhiate languide.

- Non potreste fare un'eccezione, quella spada la conservo soltanto in memoria del mio caro marito - effuse usando un tono molto triste ed affranto, si stringeva la parte della scollatura vicino al cuore - Mio figlio Eugène è particolarmente attaccato a quella spada, per lui rappresenta l'ultimo legame con il padre e...

- Mi spiace madame - la interruppe la guardia, che comprendeva le motivazioni della donna - Ma gli ordini sono ordini e non posso discuterli, inoltre io sono solo esecutore, non posso prendere mie decisioni, dovreste rivolgervi al generale Buonaparte

- Il famoso generale Vendemmiaio? - domandò la donna, asciugandosi una finta lacrima con il fazzoletto. Ultimamente non si parlava di altro, non solo nelle sale del potere, ma persino tra la gente comune, era sia lodato per la sua inflessibilità e il suo sangue freddo, sia disprezzato per la sua, presunta, crudeltà e spietatezza. Anche la sua amica Thérésa ne aveva fatto menzione, anzi le aveva pure riferito di averlo visto, qualche mese prima, da lei "Non ti ricordi Rose?" La voce della Tallien le risuonò nella mente "Quando era venuto per ringraziarmi riguardo le culottes nuove e se n'era andato via a gambe levate, tutto imbarazzato, dopo una mia battuta innocente, dev'essere un tipo molto permaloso".

- Sì proprio lui - la risposta secca del soldato la ridestò.

- L'abbiamo trovata! - gridò una delle guardie che era andata a perlustrare, uscì con la bellissima arma tra le mani, una lunga e ben decorata spada che stava ad indicare lo status elevato dell'ex visconte Alexandre de Beauharnais - Era nello studio del generale

- Oh vi prego - riprese a piangere la donna, coprendosi gli occhi con le mani lunghe e sottili, ben curate - Non potete chiudere un occhio, come potete essere così insensibili nei confronti di una vedova... Se solo ci fosse il mio piccolo Eugène adesso...

- Vi ripeto che noi eseguiamo solo gli ordini - emise comprensivo il soldato, il quale voleva rassicurarla, ma sembrava inconsolabile - Dovete rivolgervi al generale Buonaparte, anche se dubito che possa smuoversi dalle sue posizioni, madame, è un uomo molto duro ed inflessibile, ed ora scusate, ma dobbiamo andare, abbiamo altre case da controllare

- Aspettate vi prego... - gridò la donna, allungando il braccio, avvolto da un leggero velo svolazzante, verso di loro - Ditemi almeno dove posso trovare il vostro comandante... questo favore vi chiedo soltanto - Il tono supplichevole e struggente fece il suo effetto e glielo riferirono, sperando che quel giovane generale capisse le ragioni di quella donna che in quel momento era apparsa loro più una moglie distrutta che una delle potenti e desiderate amanti di Barras.
 

- A che punto sono le confische? - interrogò  Napoleone alle guardie che erano appena tornate con ogni genere di arma che avevano requisito - Siete riusciti a sequestrare tutte le armi oppure ve ne mancano ancora? Voglio essere sicuro della risposta che dovrò mandare al Direttorio - stava seduto ritto, tamburellando le dita sui braccioli, rivelando la sua connaturata impazienza.

- Riferite pure al Governo che non deve temere nulla, nessun civile ne ha più con sé - riferì il capo dello squadrone, mettendosi in posizione, cercava di resistere a quello sguardo acuto e penetrante. Da quando era arrivato quel generale sottile li faceva lavorare sodo, come mai prima di allora e lo esigeva con la massima efficienza e rapidità.

- Eccellente - rispose laconicamente il corso, per poi aggiungere, avendolo scrutato in silenzio - Se è tutto potete andare o c'è qualcosa che volete riferirmi? - accavalló le magre gambe dietro la scrivania, si sporse in avanti ed intecciò le dita appoggiate sui fogli.

- Nulla generale, vi ho riferito ogni cosa - precisò il soldato, avrebbe voluto riferirgli del fatto della vedova de Beauharnais, ma aveva preferito non farlo, conoscendo anche il suo giudizio nei confronti delle donne che molto spesso aveva espresso e non era di certo positivo.

Napoleone gli indicò la porta - Andate allora, riposatevi mi raccomando, vi voglio in forma e scattante per ogni evenienza - il sottoposto annuì e se ne andò. "Hanno svolto un ottimo lavoro, ma non credo che sia stata una soluzione intelligente da parte del Governo, certo è un modo per comunicare ai cittadini la presenza dello Stato, però, non mi convince più di tanto e le segnalazioni che sto ricevendo in questi giorni ne sono la prova..." Afferrò il foglio su cui erano elencati i movimenti e gli atteggiamenti di un certo François-Nöel Babeuf, che si faceva chiamare Gracchus, che avevano allarmato diversi deputati "Questa strana moda di ribattezzarsi usando nomi dell'antica Roma, che assurdità, anche Luciano aveva avuto la brillante idea di farsi denominare Bruto, spero solo che se la sia fatta passare, anche perché dovrebbe ricordare che fine ha fatto quel cesaricida, così come quel Babeuf sia a conoscenza del tragico epilogo dei fratelli Gracchi".

Il potere del Direttorio era tutto fuorché sicuro e stabile, eppure i membri che lo componevano, al pari di quelli di entrambe le camere, s'illudevano di poter eliminare qualsiasi nemico, pur adoperando metodi meno brutali ed evidenti di quelli dei giacobini. Ma non capivano di avere nemici ad ogni angolo, persino nei teatri, che sembravano essere i luoghi ideali in cui la gente amava riunirsi ed organizzare complotti. Infatti era venuto a conoscenza, tramite le proprie pattuglie, che in diversi teatri, in particolare all'Opéra, l'Opéra Comique, il Feydeau e La République, alcuni cittadini avevano mostrato comportamenti che andavano contro la Repubblica e la Rivoluzione.

Ogni giorno scriveva rapporti al governo per riferirglielo, ma non sempre gli giungevano ordini precisi, Napoleone odiava quando perdevano tempo in dibattiti infiniti, anziché pensare alla gestione dello Stato, ma si faceva forza, non voleva, né doveva perdere il controllo, l'unica cosa che poteva fare era di pazientare, aspettare che il frutto maturasse. Improvvisamente sentì bussare alla porta - Avanti - disse, vide Junot allungare il collo e solo in seguito entrare - Cosa c'è? Spero che non siate venuto per questioni inutili...

- C'è un ragazzino che vorrebbe essere ricevuto, comandante - gli riferì immediatamente.

- Un ragazzino? - alzò un sopracciglio - Non vi ha riferito chi sia?

- Dice di essere il figlio dell'ex visconte e generale Alexandre de Beauharnais - rispose Junot, stupito di essersi ricordato un nome tanto lungo e difficile.

"De Beauharnais ha detto?! Questo nome mi è familiare, per non dire noto, l'ho già sentito" rifletté "Ma certo, la moglie è una delle amanti di Barras, mi parlava spesso di lei e dei suoi capricci, inoltre ricordo di averla intravista quel giorno assieme alla Tallien" si ricordò poi che l'aiutante stava attendendo una risposta - Ah sì...ditegli che lo ricevo immediatamente...

- Agli ordini comandante - asserì e scomparve.

Al suo posto fece la sua comparsa un quattordicenne vestito elegantemente, molto magro e abbastanza alto, dal viso allungato e sottile - Buongiorno generale Buonaparte, sono Eugène de Beauharnais - si presentò educato e rispettoso, con un profondo inchino - E sono venuto qui per chiedere di riottenere la spada che apparteneva a mio padre e che le vostre guardie hanno giustamente requisito - si mise in posizione, poggiando la mano sulla fronte, era la prima volta che vedeva il generale Vendemmiaio dal vivo ed era somigliante alle stampe che lo raffiguravano.

Napoleone capì che anche lui era un militare - Tuo padre era il generale de Beauharnais vero? Ho sentito alcune voci su di lui, dicono che nonostante sia stato uno dei più importanti fautori e sostenitori della rivoluzione sia stato ghigliottinato, è così? - si era seduto sulla scrivania.

- Ingiustamente ghigliottinato, generale - precisò il ragazzo che si sforzava di mostrarsi freddo come era stato educato, non voleva fare una figura meschina davanti ad uno degli uomini più vicini a Barras.

- Sai che non posso accontentare la tua richieste, Eugène? - gli fece notare con tono meno duro. Aveva intuito che per il ragazzino suo padre era un esempio ed un eroe. Si avvicinò a lui e gli diede una pacca sulla spalla - Se dovessi fare un'eccezione con te poi dovrei estenderla anche ad altri che si presentano qui, come stai facendo tu, lo capisci questo?

- Lo comprendo generale, così come sono consapevole della pena che mi aspetterebbe se dovessi riprenderla senza autorizzazione, ma... - i suoi grandi occhi chiari si riempirono di lacrime, il ricordo di suo padre e la promessa che aveva fatto alla madre poco prima, gli fecero dimenticare la disciplina autoimposta - Ma sia per me che per mia madre quella spada rappresenta l'ultimo ricordo che abbiamo di mio padre e di suo marito, io sono orgoglioso di quello che ha fatto per la Francia e non riesco a separarmene, se devo morire per questo, lo farò, non mi sottrarrò alla sentenza, anche se dovessi recare indicibile dolore a mia madre - il generale si chinò leggermente per guardarlo. Il ragazzo scorse in lui un profondo turbamento.

- Va bene Eugène ho capito - emise Napoleone commosso dal coraggio e dalla devozione che dimostrava nei confronti della madre. Aveva rivisto sé stesso in quel ragazzino dall'espressione buona e dolce. Entrambi avevano perduto il padre in giovane età, avevano conosciuto la solitudine, la tristezza e il dolore sordo, privato, di una morte improvvisa, che li aveva sconvolti e avevano scelto di prendersi ogni responsabilità nei confronti della famiglia - Farò un'eccezione per voi - Gli diede un leggero pizzicotto sulla guancia - Ho compreso che quella spada rappresenta qualcosa di più di una semplice arma, per te e per tua madre, ti darò il permesso di tenerla a casa

Eugène non poté credere alle proprie orecchie e ai propri occhi, quel generale che tutti avevano descritto come inflessibile ed implacabile, dal cuore duro ed insensibile si era rivelato addirittura buono e comprensivo, facendo trasparire un grande cuore e un animo nobile - Vi...vi ringrazio... generale - aveva persino dimostrato trasporto e coinvolgimento nei  confronti di uno sconosciuto.

Uno dei suoi sottoposti aveva consegnato la spada al generale e quest'ultimo gliela porse al ragazzo - Ecco a te! - gli accarezzò la testa, scombinandogli un po' i capelli - Tuo padre sarebbe orgoglioso di te, Eugène, così come lo è sicuramente tua madre

- Generale Buonaparte, non so come poter esprimere tutta la mia gratitudine per tale gesto - si mise in posizione e lo guardava con rispetto, gli sarebbe piaciuto avere un comandante come lui. Forse un giorno sarebbe stato così. "Non lo dimenticherò mai".

- Prima di andare volevo chiederti se hai già prestato servizio militare, Eugène - lo guardava quasi paterno

Il ragazzino annuì - Sì presso il generale Hoche, ma ero solo il suo aiutante di campo

- È già una piccola esperienza, Eugène, ora torna a casa oppure tua madre potrebbe preoccuparsi - disse ridacchiando - Non voglio di certo assumermi la responsabilità di consolare una donna in lacrime - entrambi risero - Ti faccio accompagnare dai miei uomini, dov'è che abiti?

30 ottobre

- Come? La vedova de Beauharnais è qui? - saltò in piedi Napoleone, incredulo riguardo a quanto aveva appena udito dalle orecchie di Muiron.

- Sì comandante, ha detto che è venuta per ringraziarvi di persona per la spada - glielo ripeté per la terza volta, divertito e preoccupato al tempo stesso. Non si aspettava una reazione del genere da parte sua.

Napoleone cercò di sistemarsi un po' l'uniforme, nascondendo la grossa macchia di inchiostro formatasi sui pantaloni - Fatela entrare Muiron... - nemmeno finì la frase che la donna fece il suo ingresso, similmente ad un'apparizione. Nonostante il gelo di fine ottobre indossava un vestito talmente trasparente da mostrare le sue curve.

Il generale la fissava immobile ed estasiato da cotanta grazia, aveva un fascino decisamente esotico, quasi come se avesse colto, con una sola occhiata, la sua origine creola - Vi lascio soli - emise intelligentemente Muiron, il quale sgattaiolò veloce, riuscendo ad intravedere il rossore che si stava formando sulle guance scavate del suo comandante.

- Finalmente ho il privilegio di osservare da vicino il generale di cui tutta la Francia parla e che ha dimostrato tanta gentilezza nei confronti di mio figlio - allungò la mano agguantata verso di lui.

Napoleone, ripresosi dallo stordimento iniziale, rimembrò il galateo e le regalò un passionale baciamano - Il piacere è mio... viscontessa de Beauharnais, non mi aspettavo la vostra presenza...lo ammetto - cercò di distogliere lo sguardo dal seno messo in bella mostra e di rivolgerlo a quel volto così affascinante, si soffermò sugli occhi nocciola dalle lunghe ciglia, sul naso piccolo e dritto, sulle labbra ben formate, evidenziate da un leggero rossetto che si abbinava all'abito di seta bianco che sfoggiava - Mi...mi sarei preparato meglio...

- Ma state così bene, generale, il vostro fisico minuto è esaltato da questa splendida uniforme blu - si complimentò civettuola, adulandolo un po', era giunta lì non solo per ringraziarlo del gesto, ma anche perché era curiosa di esaminarlo e l'occasione della spada era stata più che perfetta per poterlo avvicinare, dato che non frequentava molto spesso i salotti. Da come aveva capito si sentiva a disagio in certi ambienti. 

- Vi ringrazio... e comunque non dovevate... ho compiuto solo quello che una qualsiasi persona avrebbe fatto... - le confessò con il cuore in mano - Non deve essere facile crescere dei figli da sola e questo vi fa onore - continuò sinceramente ammirato dal coraggio di quella donna. Comprendeva il perché del suo rapporto con Barras ed altri prima di lui - Anche io ho perduto mio padre quando ero più o meno coetaneo di Eugène e mi sono immedesimato in lui e poi in voi, rivedendo mia madre...

Rose rimase colpita dalla sua spontaneità e sincerità, probabilmente non lo aveva mai confidato agli altri, mentre con lei non  aveva esitato un istante. Per la prima volta lo osservò con attenzione, era lievemente più alto di lei e dalle spalle larghe. Il suo occhio indugiava su quel naso lungo e sottile e dai lineamenti delicati. Fece finta di non soffermarsi troppo su quel pesante accento straniero che rovinava l'armonia della sua voce. Voleva saperne di più su di lui, sollevò delicatamente il viso, incrociando quelle iridi grigie e gli propose - Mi piacerebbe se veniste da me qualche giorno, anche solamente per un tè e qualche chiacchiera, lo farete?

Il tono mellifluo e melodioso rapì Napoleone, il quale però rimase lucido abbastanza da risponderle - Se non sarò impegnato con il lavoro potrei pensarci, viscontessa

Rose rivolse al giovane uno dei suoi enigmatici sorrisi a labbra chiuse e dopo aver ricevuto un secondo baciamano, lo salutò e si accomodò nella carrozza. Quel generale l'aveva incuriosita non poco, le sembrava insolito rispetto a tanti che aveva conosciuto. Nessuno dei due aveva ancora capito la portata di quel primo incontro che avrebbe cambiato il destino e le vite di entrambi.

 

   
 
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