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Autore: PrimbloodyBlack    10/10/2021    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Eloyn

Per tutto il tempo che sono stata qui, giorno e notte, non sono riuscita a smettere di fare paragoni, come questo materasso è più duro rispetto a quello a casa di Lux, come il cibo per umani è meno saporito, come le giornate sembrano essere lunghe e le settimane non finire mai. Con Lux ogni giorno o momento era così fugace, breve da farmi star male adesso. Fortunatamente dopo qualche giorno anch'io ricevetti una lista dei compiti da svolgere, decisamente più breve e meno pesante se messa a confronto con quella degli altri umani. Io e Cronella ci siamo ritrovate ad avere gli stessi turni. Mi disse che era stata una sfortuna per me, e che gli altri mi avrebbero odiata. Questo accese la mia curiosità.

"E' per questo che nessuno ti parla?" Le avevo chiesto. 

"Fatti i cavoli tuoi," mi avevo risposto con arroganza.

Almeno è un inizio.

Non mi rivolse la parola per una settimana intera nonostante i miei sforzi, si limitava all'essenziale: 'passami quello', 'passami quell'altro', 'sei lenta'... ancora e ancora. 

Ma adesso è in camera mia, seduta sul mio letto, e il petto scoperto.

"Ti hanno davvero fatta nera," dissi applicando una pomata datami da lei.

"Te l'ho detto quel giorno, è una sfortuna."

"Pensano che sei favorita?"

Aveva la schiena completamente rossa, presto sarebbero comparsi dei lividi molto pesanti. Quello che catturò di più la mia attenzione fu una profonda e lunga cicatrice, vecchia forse di un anno.

"Secondo te?" disse guardandomi con la coda dell'occhio.

Tutto questo mi ricordò la faccenda con Brendon e la sorella, a come lui mi aveva provocata portandomi al limite. Aveva insinuato le peggio cose, mi aveva ferita, ma almeno non fisicamente.

"Erano in due," esclamai con leggera irritazione, "perché non hai fatto nulla? Ti sei lasciata picchiare come se nulla fosse."

"Non ho bisogno dei tuoi rimproveri- ah!"

Affondai il dito in uno dei suoi lividi, leggermente violaceo. Squittì e con uno scatto si allontanò da me. 

"Matta!" esclamò, girò la testa nel tentativo di guardarsi dietro. "Fa male."

"Perché hai aspettato che intervenissi?" 

"Non sai nulla di come funzionano le cose qui."

"Ma so che hai delle forti braccia," dissi toccandole il bicipite, lei mi guardò storto scansandosi ulteriormente. "Potevi farle tu nere. Erano pure minute," dissi prendendola in giro.

Lei mi guardò con uno sguardo strafottente ripetendomi la stessa cosa: "Non sai come funziona qui." Con più rabbia aggiunse: "Non posso fare nulla."

"Perché?" insistetti.

Sembrava davvero infuriata, ma sapevo che non ce l'aveva veramente con me. Mi valutò per un attimo, decidendo se parlare o meno. 

"Ho sbagliato a chiederti aiuto."

Mi prese dalle mani la pomata e si rimise velocemente la maglietta.

"Ehi!" tentai, ma in un secondo aveva già sbattuto la porta dietro le sue spalle.

Permalosa, mi ricorda un po' me.

La mattina dopo mi alzai un po' turbata. Non riuscivo a togliermi dalla testa Cron. Era un pensiero così fisso che mi fermai davanti la porta della sua stanza. Rimasi lì davanti, immobile. La porta di una camera vicina si aprì. Inizialmente non gli diedi peso. Le due umane mi passarono dietro, io le ignorai. Sentii qualche mormorio e poi una risatina. Mi girai e vidi le due ragazze che avevano mal menato Cron. Sogghignavano tra di loro. Io le guardai in malo modo e loro si voltarono con ancora il loro stupido ghigno. Quando bussai, Cron aprì la porta con un sorriso. 

"Non pensavo fossi così felice di vedermi."

Mi richiuse la porta in faccia. Dopo dieci minuti buoni di attesa, decisi di scendere giù e di fare colazione. Cron non si fece mai vedere e Kiana a tavola sembrava sempre come tutti gli altri giorni. Ogni tanto alzava lo sguardo, cercando la capigliatura folta di Cron, ma lei era rimasta come una stupida in camera. Finita la colazione per vampiri, io dovetti fermarmi a pulire per terra. Ci misi il doppio del tempo, feci anche la parte di Cron, quell'egoista non si era per nulla presentata. Ricontrollai la lista di cose da fare, e segnava che nel pomeriggio avrei dovuto occuparmi del giardino con qualche altro umano. Avevo otto ore di riposo, o di noia. Prima da Lux avevo più mansioni o comunque c'era Dave con cui potevo parlare, qui sembra tutto così spento, senza vita. Ho troppo tempo per far parlare la mente, e questo non mi piace, ma fa pensare al passato, mi fa male.

Mi avviai verso la mia stanza, avevo notato che nel cassetto della scrivania c'era qualche foglio ed una penna, avrei passato il tempo così, a disegnare o scrivere. Del resto quando ero una cacciatrice non ho mai avuto tempo per queste cose. Forse era tempo di cominciare. 

Quando salii le scale intravidi la porta della serva-vampire aprirsi. Ed eccola lì, in tutta la sua bellezza. Alzò lo sguardo vedendomi passare, i nostri occhi si incrociarono, lei li riabbassò. Io mi bloccai e feci qualche passo all'indietro.

"Posso chiedere come ti chiami? Credo che non ci siamo presentate."

"Il mio nome non ti è di importanza, umana," disse riprendendo a camminare.

"Eloyn," le dissi, "non 'umana'. Tu?" 

Lei si girò con due occhi che avrebbero terrificato chiunque. Ma nonostante tutto, non potevo pensare ad altro, era davvero una bella ragazza, e non lo dico con malizia, ma con consapevolezza oggettiva. Ha dei capelli così pomposi che vorrei toccarli almeno una volta, sembrano sempre così soffici. I miei sono fini e lisci, nulla da ammirare. Non a caso è la serva di Cassandra, e se ho capito bene esclusivamente sua.

"Non rivolgermi più la parola," disse acida, "umana." E se ne andò.

Stronza.

Avrei voluto bussare nuovamente alla porta di Cron. Provavo una certa simpatia per lei, nonostante ha cercato, conscia o meno, di farsi odiare in ogni modo possibile. Lei non sa che per essere odiata da me deve avere dei requisiti che al momento le mancano, come il tradirmi o uccidere qualcuno a me caro. Sarò quello che Dave è stato per me, una spalla su cui appoggiarsi, e forse questo potrà farmi distrarre da i miei problemi. Superai la sua stanza e andai verso la porta delle due stupide di stamattina. Bussai, delicatamente. Una delle due mi aprì, io le sorrisi e alzai le mani in segno di pace. 

"Posso?" dissi facendo un passo in avanti. "Voglio solo parlare." 

Lei mi guardò torva e con riluttanza mi fece entrare. La sua compagna di stanza ci raggiuse un secondo dopo. "Che ci fa questa?"

 A quanto pare io e Cron eravamo le uniche ad avere stanze singole. Eravamo effettivamente più privilegiate, ma questa non è una buona ragione per far nascere astio. In un mondo del genere, dove regna la schiavitù, gli umani hanno addirittura tempo di provare invidia l'uno per l'altro. Assurdo.

"Falla uscire," continuò la compagna. 

Lei sbuffò e cercò di aprire la porta per spingermi via. Non appena allungò la mano io mi parai davanti essa. 

Non sfioreranno quella maniglia per i prossimi sessanta secondi. Tanto prima o poi avrebbero odiato anche me. 

Presi la mano della ragazza, non le avrei fatto male, almeno non visivamente. Le storsi il braccio dietro la schiena, spinsi in alto, lei grido. Le feci uno sgambetto e la spinsi con tutta la forza che avevo in corpo. Cadde violentemente contro la sua amica. Entrambe erano riverse a terra. Presi e gettai di lato la prima, stringeva ancora i denti per il dolore tenendosi il braccio. Mi piegai verso la seconda, scalciò, ma ogni colpo fu vano. La presi per i capelli e la trascinai con me. Si dimenò parecchio, ma io non la mollai mai. Era la più secca delle due e tirarla non mi affaticò molto. La lasciai facendole sbattere un po' la testa e mi misi difronte a lei. Mi piegai a cavalcioni, proprio sul suo stomaco, impedendole di alzarsi. L'altra era ancora riversa a terra, lamentandosi e piagnucolando. "Me l'hai rotto, rotto! Puttana..."

"Oh... non fare l'esagerata," dissi girandomi verso di lei. La ragazza sotto di me allungò le sue mani verso il mio collo, io le afferrai i polsi. "Pensa in positivo," continuai, ancora rivolta, "sta notte ti eserciterai un po' co la sinistra."

Grugnì come risposta, io risi. Ma adesso mi concentrai sulla ragazza che avevo sotto. "Lo sai che prendere qualcuno per il collo è proprio segno di bassezza. E' la prima cosa che mi hanno detto durante l'addestramento da cacciatrice. La seconda era che colpire le parti intime era segno di scorrettezza, ma su questa non sono mai stata molto d'accordo. Però non mi è mai piaciuto farlo con le ragazze, la reazione dei maschi mi ha sempre soddisfatta di più."

"Che cazzo vuoi?!" disse digrignando i denti.

"Voglio che la smettiate di fare le stupide, le idiote, le imbecilli, quello che volete... Mettete un punto a quello che avete iniziato."

"O?" disse sorridendo.

"o sarò io quella che inizierà qualcosa di spiacevole."

"Non sparare cazzate, non hai nemmeno un padrone vampiro che ti protegga, ti tornerà tutto contro."

"Oh, ma io ce l'ho." Il mio sorriso fece mutare la sua espressione, intravidi paura e confusione. Ora avrei insidiato terrore. "Si chiama Lux Thorns ed è la Lord di Styria."

~ * ~

Ero ormai tornata in camera, con il sorriso e la soddisfazione scritta sul volto. Non avevo mai provato così tanta goduria. Il potere di riuscire a sottomettere qualcuno, quasi capisco il perché i vampiri ci trattano male, provano quel brivido di superiorità che adesso è parte effettiva di me. Se proprio non riesco ad essere amata da questi umani per via della loro gelosia, allora  quando mi vedranno proveranno un'altra emozione, paura. Preferisco essere temuta che diventare il bersaglio di violenza fisica e verbale. Cron non è riuscita a farsi rispettare, accettando tutto passivamente. Mi chiedo non solo come faccia a sopportarlo, ma il perché. Be' ora non sarà più un problema, non la toccheranno più. Mi immagino già la faccia di Lux quando glielo racconterò. Di come quella cretina è diventata pallida al solo sentire il suo nome, e come quell'altra è scoppiata a piangere come una bambina. Quelle due non sanno minimamente come funziona il mondo... Prendersela con un altro umano che si trova nella loro stessa situazione è puro egoismo. 

"La tua padrona è Lux Thorn?!" 

Mi voltai di scatto. La porta della camera sbatté così forse che tornò a richiudersi contro una Cron allibita. Aveva i capelli spettinati, una camicia mezza aperta e abbottonata male dentro i suoi soliti pantaloni neri aderenti. Aveva un pesante fiatone. Deve aver corso su per le scale.

"La Lord di Styria!"

"A quanto pare quelle due l'hanno detto."

"Tutti lo stanno dicendo. Aspetta-" La sua espressione cambiò. "Quelle due chi? Riguarda il fogliettino che mi hai lasciato?"

Prima di tornare in camera le avevo lasciato un foglio sotto la porta dicendo: ringraziami dopo.

"Sì."

"Che hai fatto?" domandò avvicinandosi prorompente verso di me. 

"Ho pensato io a quelle due umane che ti davano fastidio."

I suoi occhi si accesero, ma più che rabbia, c'era della sincera preoccupazione.

"Sei pazza?!" Mi prese il colletto con forza. Io la lasciai fare, non c'era motivo di allontanarla, sapevo che non era una minaccia. "Ti puniranno, razza di idiota!"

Sentivo il suo respiro affannato proprio sotto il mio naso. Ma io non riuscivo a togliermi la faccia compiaciuta che avevo. Ero contenta di quello che avevo fatto, in me non c'era spazio per il pentimento, non questa volta. Avevo fatto tutto con coscienza, non come con Brandon, che avevo perso totalmente la ragione. Ero dannatamente contenta e lei, voluto o meno, avrebbe accettato il mio aiuto. Non pretendo un grazie.

"Non mi faranno nulla."

"E come lo sai?"

"L'hai detto tu stessa. La Lord di Styria è la mia padrona, sono intoccabile."

Cron corrugò la fronte, distolse lo sguardo pensosa, e allentò un po' la presa.

"Eloyn." La sua voce confusa.

"Dimmi."

"Perché sei venuta qui da sola senza un vampiro di Styria?"

"Perché mi hanno rapita."

Tornò a guardarmi dritta negli occhi. Vedevo stupore, ma con un misto di tristezza. "Kiana non me l'ha detto..." mormorò a se stessa rompendo di nuovo il contatto visivo.

"Eloyn." 

Un'altra voce nella stanza. Mi girai, sulla soglia della porta c'era la serva di Cassandra. 

"Sei richiesta nella camera di nostra signora, non farti attendere."

"Te l'avevo detto," disse Cron lasciandomi. "Hanno punito me una volta, perché dovrebbero risparmiare te."

Cron, sei davvero un umana particolare, e più ti parlo, più voglio conoscerti.

La ragazza, sempre ad an passo avanti, mi diresse verso l'ala destra, ma stavolta la serva bussò ad una porta diversa. Quando Cassandra ci diede il permesso per entrare, vidi che ci trovavamo in un grande studio, con le solite grandi finestre ad illuminare la sala. Cassandra era seduta ma non potevo vederla, davanti a lei c'erano le due umane che avevo minacciato.

"Eloyn,"disse lei, le due umane si scansarono ed io finalmente la vidi, austera con la mani intrecciate sotto il mento. "Vieni avanti."

Feci come detto. Andai davanti alla scrivania, di fianco alle due umane. Una delle due, quella con i braccio dolorante mi guardò con la coda dell'occhia mostrandomi un evidente smorfia.

"Sono venuta a sapere di un acceso litigio, è vero."

"Sì."

"E chi ti ha dato il permesso di danneggiare proprietà altrui?"

"Queste due sono state le prime a danneggiare... proprietà altrui." Mi sforzai di usare le sue stesse parole. 

"A me è stato detto che sei entrata in camera loro questa mattina e le hai aggredite."

"Non proprio, mia signora," le dissi con fermezza, le due umani alzarono i loro sguardi su di me, fremevano. "Questa mattina Cronella, la schiava di padrona Kiana non si è presentata al turno di pulizie, che ho svolto da sola. Quando stavo tornando in camera ho scoperto che loro due avevano trattenuto Cronella nella loro stanza. Ho solo protetto una compagna, mia signora."

"Sta mentendo!" urlarono entrambe.

Io rimasi ferma sulla mia posizione, degnandole di nemmeno uno sguardo. Tutta la mia attenzione era posta su Cassandra, che mi scrutava in cerca di falle.

"Non sto mentendo, mia signora. Prima di venire qui la vostra serva ha visto che in camera con me c'era anche Cronella. Avevo appena finito di applicarle una pomata. Ha la schiena piena di lividi."

Cassandra mi fece un piccolo sorriso soddisfatto. Non capii cosa significasse, se sapeva che la mia era una mezza bugia farcita con cose veramente accadute, ma aveva apprezzato le mie abilità di linguaggio e presentazione, o se mi aveva veramente creduta. Sta di fatto che si voltò verso la sua serva chiedendo conferma. "E' vero?" La bella serva annuì. "Porta Kiana e la sua schiava, e anche Eldwin." La serva si congedò con un inchino e lasciò la sala.

"Un'altra cosa Eloyn. Queste due mi hanno raccontato una cosa interessante. Hai detto loro che Lux è la tua padrona."

"Per quanto io potrò essere lontana da casa, lo sarà sempre."

 "Ma tu sai che non è così." La sua voce calma, il suo viso sorridente. "Ora sei qui."

"In realtà ha ragione." Sì, forse è meglio così, che sentano queste umane, e che lo riferiscano a tutti. "Io sono la sua amante."'

Cassandra alzò un sopracciglio, il suo volto perse quel tocco di divertimento e intrattenimento. Sembrò, più che stupita, arrabbiata. Mi guardò fissa, probabilmente chiedendosi, perché io? Perché Lux perderebbe tempo con un insulsa umana mortale? Me lo sono chiesta anch'io, e ancora me lo domando.

"Quindi è questa la tua risposta, alla domanda che ti feci?

"Sì. Ne sono certa."

Sentii la due umane bisbigliare e non fui l'unica. "Silenzio!"

L'aveva detto lei stessa che Lux era innamorata di me, eppure, dopo queste mie parole sembra fare fatica ad accettarlo. Mi domando cosa questa donna voglia da Lux e perché sembra conoscerla così bene.

Quando la serva tornò, Kiana sembrò profondamente sconvolta e arrabbiata. Accanto a lei c'era l'uomo che Cassandra aveva chiamato Eldwin, pelle bianca, lunghi baffi, poca barba. A malapena si vedevano le labbra. Si rivelò essere il padrone delle due stupide umane. Cron seguiva dietro, a testa basta.

Cassandra la obbligò a spogliarsi. Lei lo fece senza imbarazzo, ma Kiana distolse lo sguardo con una mano sulla bocca. La lunga cicatrice in bella vista insieme a lividi rosa e violacei. Tra qualche giorno sarebbero diventati ancora più scuri. 

"Siete state voi due?" Eldwin sembrò trattenersi a stento, e quando le due rimasero mute perse il controllo. "Rispondete!" Gridò schiaffeggiando prima una e poi l'altra. "Vergogna. Con le vostre azioni portate su di me il disonore."

"Eldwin," lo richiamò Cassandra, "risolviamo le cose civilmente."

"Permettetemi di punirle," disse avanzando verso la Lord, "con il vostro consenso." Si voltò verso Kiana, la vampira annuì, stringendo fortemente gli occhi, con ancora con le dita sulla bocca.

"Bene, allora. Ma dovrai discutere la tua punizione con Kiana, se lei riterrà che sia troppo minore al danno, allora dovrete ritrattare."

"Non ce ne sarà bisogno," rispose convinto l'uomo. Guardò le due umane con la follia negli occhi. "Nella vostra camera, ora!"

Le due umane corsero verso la porta, Eldwin chinò il capo verso la sua Lord e se ne andò.

"La pomata che hai usato te l'ha data Dietre?" 

"Sì, mia signora."

"Bene, almeno non l'hai rubata. Sei sollevata dalle tue mansioni, Dietre ti dirà quando tornare a lavorare. Potete andare entrambe, tu Kiana rimani."

Cron fece un inchino, io la seguii, e uscimmo insieme. Arrivammo alle nostre stanze come fossimo marciando per un funerale, non volò nemmeno una parola. Ero troppo occupata con le voci nella mia testa, alcune gridavano che avevo sbagliato a dire di me e Lux, altre erano orgogliose, altre ancora mi rimproveravano per la mia imprudenza. "Sii egoista la prossima volata," dicevano. "Fatti gli affari tuoi." Ma come potevo? Ho perso tutto, che rimanga almeno la mia compassione.

"Ehi."

Sentii qualcosa bloccarmi. Mi Girai verso Cron. Eravamo davanti la sua stanza. Aveva preso la mia maglia come se le sue dita fossero pinze.

"Mi aiuti a mettere la crema?" disse, senza guardarmi negli occhi. "Da sola non ci riesco."

"Va bene."

Parlammo molto, di cose sciocche inizialmente, per rompere il ghiaccio, ma poi le parole cominciarono ad uscire naturalmente, e i veri argomenti cominciarono ad affiorare, così come le preoccupazioni e le paure.

"Ho reagito, una volta," evitò di guardarmi, "si erano sempre limitati a darmi fastidio verbalmente, ma un giorno uno stronzo mi ha fatto una sgambetto mentre portavano sul vassoio le tazze per la colazione. E' caduto tutto a terra. Ovviamente mi sono infuriata, l'ho spinto ed è caduto. Ha preso con la tempia l'angolo di una sedia e si è tagliato la mano con qualche frammento di coccio. E' uscito un po' di sangue ma nulla di grave. E' corso dal suo padrone a dire che l'avevo picchiato, gli altri umani hanno confermato la sua versione. Avevo fatto un macello con le tazze e avevo pure menato lo schiavo di un vampiro. Hanno convocato Kiana e le hanno detto di darmi una punizione esemplare. Ada, la sua padrona, ha richiesto che venissi fustigata davanti a lei e all'umano per mano di Kiana."

Io la guardai accigliata. Nessuno merita questo... "E lei che ha fatto?" Del resto, pensai, sono molto vicine.

"Ada disse che se me ne avesse data una forte abbastanza da tagliarmi la pelle, gli sarebbe bastato, ma se ci sarebbe andata leggera allora l'avrebbe costretta a darmene una ventina o più. Lei ha rifiutato, io l'ho convinta."

Mi immaginai se fossi stata io al suo posto, cosa avrebbe fatto Lux, se mi avrebbe difesa, o se si sarebbe fatta convincere da me. In una situazione opposta io non l'avrei nemmeno sfiorata, avrei preferito prendermi io il colpo.

"Io e Kiana abbiamo una relazione strana," mormorò guardando altrove.

Strana come quella mia e di Lux?

"Reagire significa far soffrire lei. E- e lei è così dolce, non farebbe mai del male a nessuno, tanto meno a me."

"Capisco. Allora la prossima volta chiama me," dissi con un gran sorriso, "li picchierò io al posto tuo!"

"Perché fai la gentile con me?" Tentò di nascondere un sorriso ma non le riuscì molto bene.

"Solidarietà? Ho avuto un amico che ha di gran lunga migliorato la mia permanenza nella villa di Lux, quindi non sarebbe male essere lui per qualche volta. No?"

"Hai ragione. Amica."

 

   
 
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