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Autore: SonounaCattivaStella    11/10/2021    0 recensioni
Laxus era fiero del lavoro che stava facendo con il suo corpo. Mentre continuava a flettere i muscoli e ad ammirare il suo riflesso, lo sguardo gli cadde sul tatuaggio che aveva sul pettorale sinistro. Il tribale si estendeva dal fianco fino alla spalla e spesso le sue conquiste erano rimaste ammaliate da quel disegno nero sulla pelle. Proprio per tale motivo, aveva deciso di estenderlo fino alla schiena.
{Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it}
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Gajil Redfox, Luxus Dreher
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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» Prompt: Tatuaggio
» Lista: pumpBLANK
» Fandom: Fairy Tail

» Rating: Verde

!! AVVERTENZA !!
Presenza di linguaggio scurrile

 

 


 

 

Dopo un’ora di intensa attività fisica svolta nella palestra più attrezzata del paese, Laxus si diresse verso casa con la voglia di andarsi ad infilare dritto sotto il getto d’acqua calda della doccia, per lavare via ogni residuo di sudore e fatica. Una volta arrivato al suo appartamento e fatto il tanto agognato bagno, rimase per un po’ nudo a fissare i suoi progressi di fronte allo specchio posto nella camera da letto. I muscoli delle braccia e del petto continuavano a delinearsi sempre di più, così come quelli delle gambe. Era fiero del lavoro che stava facendo con il suo corpo e già pregustava il momento in cui donne e uomini si sarebbero letteralmente gettati ai suoi piedi. Biondo, muscoloso, carismatico: sapeva di piacere agli altri e ciò lo rendeva felice.

Mentre continuava a flettere i muscoli e ad ammirare il suo riflesso, lo sguardo gli cadde sul tatuaggio che aveva sul pettorale sinistro. Il tribale si estendeva dal fianco fino alla spalla e spesso le sue conquiste erano rimaste ammaliate da quel disegno nero sulla pelle. Proprio per tale motivo, aveva deciso di estenderlo fino alla schiena. Ci aveva pensato parecchio, prima di prendere quella decisione. Aveva guardato delle reference su internet, cercato un bravo tatuatore in zona, soppesato l’idea di estendere il tatuaggio anche sull’altro pettorale. Alla fine, prese appuntamento presso un tatuatore che aveva da poco aperto il suo studio in città. Ciò che gli fece scegliere proprio quel negozio, e non il più famoso, era stata la sua curiosità nei confronti del proprietario.

Poche settimane prima, aveva partecipato a un Tattoo Expo e proprio lì aveva avuto modo di vedere alcuni disegni del nuovo tatuatore, riconoscendone la bravura nel tratto usato oltre che a restare piacevolmente colpito dall’uomo stesso: capelli neri e ribelli tenuti su da una bandana, outfit metal, occhi rossi e penetranti come carboni ardenti, una sfilza di piercing a decorargli viso e braccia. Così, oltre che a decidere di affidare a lui il completamento del suo tatuaggio, si era messo in testa di volerlo conoscere. E fortuna volle che non dovesse aspettare troppo, per avere ciò che voleva; il suo appuntamento era stato fissato proprio per il giorno successivo. Così, carico di aspettative, smise di fissare lo specchio e andò a dormire.

Quando il sole sorse e l’ora dell’appuntamento arrivò, Laxus si presentò puntuale davanti lo studio “Dragon slayer”, restando ancora una volta colpito dal gusto dell’uomo che aveva decorato esterni e interni mantenendo quel tono metal che gli calzava completamente a pennello.

«Salve. Lei deve essere Dreyar, dico bene?» Gli chiese con la sua voce profonda il tatuatore quando lo vide entrare dalla porta di ingresso.

«Esatto, ma puoi chiamarmi semplicemente Laxus.» Rispose lui, diretto come sempre.

L’uomo dai lunghi capelli neri lo fissò un attimo con sguardo truce, prima di riprendere a parlare.

«Allora, Laxus, hai già deciso cosa vuoi fare o vuoi dare un’occhiata al portfolio con i lavori che ho già svolto?»

«In realtà ho già un tatuaggio qui, sul petto.» Disse tirando su la maglia, mettendo così in mostra il ventre scolpito oltre al disegno di cui parlava. «E vorrei estenderlo fino alla scapola.»

Il proprietario del negozio continuò a guardarlo, in silenzio, e Laxus mise su il miglior sorriso malizioso del suo repertorio, convinto di aver già fatto centro.

«Bene, allora seguimi e accomodati pure sul lettino.»

Il biondo si mise comodo per come gli era stato detto e seguì con lo sguardo quell’uomo dall’aria selvatica mentre prendeva l’occorrente per iniziare a tatuarlo. Infilò un paio di guanti nuovi e la prima cosa che prese fu la carta apposita per creare lo stencil del tatuaggio e una penna con cui disegnarlo. Poi dispose la macchinetta, una fila di aghi ancora ben sigillati e il contenitore con il colore nero sul tavolino posto vicino al lettino.

«Togli pure la maglietta, così vediamo un po’ come procedere.» Disse l’uomo mettendo mano al blocco di carta.

Laxus sfilò via la maglia che indossava, restando a petto nudo di fronte allo sguardo penetrante dell’altro che studiava attentamente il disegno già esistente. Gli provocava una strana sensazione avvertite gli occhi di quell’uomo – che lo aveva intrigato sin dal primo momento – scorrergli sulla pelle come se potesse affettivamente avvertire una scarica elettrica lì dove si posavano.

«Dunque, Laxus, vuoi riprendere il motivo che già ti decora il pettorale o vuoi aggiungere qualcosa?» Chiese il corvino, penna alla mano.

«Magari il tuo nome? O anche il tuo numero di telefono, se preferisci.» Rispose Laxus con un ghigno dipinto sul viso, sfacciato come mai prima d’ora.

«E se, invece, ti disegnassi una gran testa di cazzo?» Proruppe l’altro, digrignando i denti e lasciando il biondo letteralmente senza parole. «Se sei venuto qui con l’intento di farmi perdere tempo, puoi anche rivestirti e andartene.» Concluse visibilmente arrabbiato.

Laxus lo guardò dritto nei occhi prima di darsi mentalmente del coglione. Ci stava provando spudoratamente con un estraneo, con un uomo che magari non era nemmeno interessato alla cosa, uno di quelli che, immaginava, non si sarebbe fatto scrupoli dal mandarlo fuori di lì a calci in culo.

«No, ok, scusami. Siamo partiti col piede sbagliato.» Disse alzando le mani in segno di resa. Va bene che era interessato all’altro, ma effettivamente riconosceva di essere partito troppo per la tangente. «Sì, riprendi pure il disegno del tribale che ho già. Sai già fino a dove vorrei arrivasse.»

Il corvino lo guardò ancora una volta con sguardo truce prima di abbassare le iridi sul foglio e iniziare a disegnare con un sonoro sbuffo. Il biondo lo guardò con attenzione, seguendo la sua mano mentre delineava i contorni del tribale, dandogli, di tanto in tanto, delle indicazioni su ciò che voleva.

«Comunque, il mio nome è Gajeel.» Disse improvvisamente il tatuatore. «Ma non credere che te l’abbia detto solo perché sei stato talmente sfacciato da chiedermi di tatuartelo addosso. Ci tengo al fatto che si sappia da chi ti sei fatto fare il miglior lavoro di sempre, quando vedranno la tua pelle.» Ci tenne a precisare quando vide con la coda dell’occhio un sorriso spuntare sulle labbra del biondo.

«Devo anche riferire del bel caratterino che ti ritrovi?» Laxus non resistette dal punzecchiarlo un po’.

«Cosa ci vorresti dire, con questo?»

«Che sei una gran bella testa calda e che ti viene fuori un brutto grugno, quando ti arrabbi.»

«Giuro che se non la smetti ti disegno un cazzo sulla scapola. E non nel senso che non ti faccio il tatuaggio, ma che ti imprimo sulla pelle, in modo permanente, un enorme ed imponente pisello

Laxus scoppiò letteralmente a ridere di fronte alla serietà con cui l’altro gli aveva risposto e disse che stava scherzando, prima che Gajeel pensasse davvero di modificare il tatuaggio che ormai aspettava solo di essere trasposto sul suo corpo. Per evitare di indispettirlo ancora di più, rimase zitto e buono mentre questi gli passava una generosa dose di vasellina sulla spalla e la scapola per poi adagiarvi sopra lo stencil che aveva fatto, così da avere i contorni del tribale ben visibili sulla pelle quando li avrebbe ripassati con l'inchiostro. Pur avendo i guanti, Laxus avvertì le dita fredde di Gajeel come se fossero nude e direttamente a contatto con la sua epidermide che si arricciò appena, attraversata dai brividi. Rimanse comunque in silenzio, seguendo con lo sguardo ogni movimento del tatuatore. Lo vide aprire la boccetta di inchiostro, scegliere l'ago con cui fare i bordi e inserirlo alla macchinetta. Quando immerse la punta nel colore nero, si preparò mentalmente a restare quanto più fermo possibile, per evitare errori.

Gajeel si avvicinò alla clavicola di Laxus, avviò la macchinetta e cominciò a tracciare le prime linee, sotto lo sguardo attento del biondo che lo osservava, come se lo stesse studiando. Ed effettivamente Laxus era perso nello studiare i tratti del viso dell'uomo che aveva davanti, a contare i piercing che gli decoravano le sopracciglia, il naso, il mento, le orecchie e le braccia, a stupirsi del fatto che i suoi capelli, pur essendo lunghi e dal taglio ribelle, apparivano incredibilmente lucenti e curati. Si ritrovò a chiedersi se fossero anche morbidi al tatto, fantasticando sul passargli le dita in mezzo.

«Mettiti prono, così faccio i contorni anche dietro e poi passo a riempire.» Gli disse Gajeel, tirandolo fuori dal mondo dei sogni ad occhi aperti.

Laxus obbedì, mettendosi a pancia in giù sul lettino. Subito le mani di Gajeel furono su di lui, meste e sicure di quello che stavano facendo. Il pizzicore dell'ago che gli perforava la pelle era doloroso, ma niente che non si potesse sopportare. Fu un'altra cosa a farlo fremere e sobbalzare: nel chinarsi in avanti, i lunghi capelli del corvino andarono a solleticargli la schiena, mandandogli scariche di piacere per tutto il corpo. Rischiava di eccitarsi per così poco, ma non poteva farci nulla se quell'uomo l'aveva attratto sin dal primo istante e se desiderava con tutto sé stesso approfondire la loro conoscenza, anche in quel senso.

«Se senti troppo dolore, dimmelo e mi fermo.» Disse Gajeel accorgendosi del sobbalzo.

«Non è quello. È che... potresti legarti i capelli? Mi fanno il solletico.» Mentì spudoratamente, borbottando con fare scocciato.

«Uno grande e grosso come te che soffre il solletico? Non me l'aspettavo.» Rispose il tatuatore ghignando, per poi legarsi i capelli con un cordino di pelle nera.

Il biondo non controbatté e rimase in silenzio per il resto del tempo, con il ronzio della macchinetta nelle orecchie, il dolore dove gli aghi entravano più in profondità o quando riempivano di colore i contorni fatti in precedenza. A volte avvertiva ancora i capelli dell’altro sfiorarlo, così come il suo fiato caldo sulla pelle quando si chinava un po’ di più sulla sua spalla, e si ritrovava a trattenere egli stesso il respiro. Quella che stava subendo era una tortura, a tutti gli effetti.

«Fatto! Abbiamo finito.» Disse Gajeel, mettendo fine a quei lunghi minuti di agonia.

Laxus si mise a sedere per poi individuare uno specchio appeso al muro verso cui si diresse per osservare il lavoro svolto dal corvino. Pur essendo un semplice motivo tribale, era veramente soddisfatto del risultato ottenuto e si complimentò con l’altro sfoggiando un grande sorriso.

«Mi raccomando alla cura. Niente sole, niente mare, fallo respirare, idratalo e non grattarti se cominci a sentire prurito sulla zona.» Disse Gajeel, facendo finta di non aver sentito i complimenti e di non aver visto il sorriso smagliante che ancora illuminava il viso di Laxus.

«Signorsì, signor capitano.» Rispose ridacchiando, mentre iniziava a rivestirsi.

«Ah, e tra tre settimane ritorna qui in studio, che voglio vedere come procede la guarigione.»

«È un invito a rivedermi?» Gli chiese dritto contro un orecchio, prendendolo alla sprovvista e facendolo letteralmente saltare in aria.

«Te l’ha mai detto nessuno che sei proprio un coglione schizzato? Ti ho già spiegato il motivo per cui voglio che torni qui e non è sicuramente quello che immagini tu.» Grugnì Gajeel mentre gli dava le spalle per ripulire la zona di lavoro e togliersi i guanti con un sonoro schiocco.

«Sarà.» Rispose solamente Laxus, enigmatico, con ancora quel sorriso stampato sul viso.

Pagò il corvino per il magnifico tatuaggio che ora era impresso sulla sua pelle, lo guardò un’ultima volta dritto negli occhi con fare ammiccante e se ne andò prima di vedersi lanciare contro uno stivale borchiato. Si ripromise che non avrebbe mollato facilmente la presa e che le avrebbe provate tutte, per arrivare al suo intento; anche andare a farsi tatuare una volta al mese.
 

N° Parole: 1921

   
 
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