Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Dromeosauro394    12/10/2021    0 recensioni
[Raccolta di one-shot per il Writober 2021 di Fanwriter.it]
“Old stories are like old friends, you have to visit them sometimes”.
Ed è proprio su delle vecchie storie e dei vecchi personaggi del mondo di Westeros che si concentra questa raccolta. Forse non tutti li conoscono, ma le loro storie meritano una visita ogni tanto.
1. Rhaena Targaryen
2. Garlan Tyrell
3. Jacaerys Velaryon e Sara Snow
4. Aegon Targaryen III
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Gentilezza

“Questa storia partecipa al Writober 2021 di Fanwriter.it”

 

Prompt: Gentilezza

 

N° parole: 815

 

131 d.C.  (dopo la Conquista di Aegon)

 

Lunga vita al re

 

Aegon tenne alta la testa. Un boato lo accolse quando la portantina uscì dai portali della Fortezza Rossa. «Viva Aegon!» «Viva il Re!» «Viva gli sposi!».

L’undicenne deglutì. “Questo non dovrebbe succedere”. Girò lentamente lo sguardo verso la folla, tutta Approdo del re si era riversata per le strade quel giorno. Oh, sì, l’incoronazione del nuovo re, la fine della guerra, l’unione dei Verdi e dei Neri nel matrimonio tra lui e Jaehaera. Si voltò a guardare la cuginetta accanto a lui. La bambina di nove anni guardava con sguardo perso la folla senza muovere un muscolo.

Strinse gli occhi, quel baccano lo rintronava. Le cappe dorate spingevano indietro la folla, ma gli sembravano comunque troppo vicini. Ad un certo punto vide una il braccio di una donna che scattava per lanciare qualcosa in aria. Si irrigidì pronto a chinarsi. Perché avevano voluto quella stupida portantina aperta? La mano della donna si aprì e alcuni petali fluttuarono nell’aria. Lanciavano fiori, sorridevano, esultavano; quelle stesse persone che volevano fare a pezzi lui e sua madre, quelle stesse persone che avevano ucciso dei draghi.

Alzò lo sguardo verso le rovine della Fossa del Drago. Poteva ricordarsi la notte in cui la cupola era crollata: il fuoco la faceva brillare come se fosse giorno, l’odore di fumo asfissiante, ma era rimasto sulle mura a guardare stretto da sua madre, così forte da fargli male.

Riportò lo sguardo sulla folla, cercando ustioni. “Almeno uno di loro dovrà aver partecipato quella notte. E ora è qui ad acclamarmi”. Non avrebbe restituito alcun saluto.

Le sue sorellastre invece si erano piegate a quel gioco. Lo precedevano nella processione verso la collina di Visenya, a cavallo di due destrieri neri. Rhaena salutava mostrando un dolce sorriso e prese al volo una rosa lanciata dal pubblico. Baela strillava come un’aquila e si avvicinò col cavallo al pubblico per stringere la mano a un bifolco e chiacchierare come fossero cari amici; forse lo erano davvero, Baela si divertiva a andare nei bassi fondi. “Dicono che anche a nostro padre piacesse”. Ad Aegon di sicuro no. “Devo resistere queste poche ore poi sarò di nuovo nel Fortino Maegor”.

Non era abituato a una città così grande. Roccia del Drago era piccola, sicura. “Lo doveva essere, lo era sempre stata”. Fissò il sole che splendeva e improvvisamente vide nuvole temporalesche e un cielo notturno.

Aveva provato a raccogliere la spada per difenderla, ma ser Harrold l’aveva scalciata via sogghignando. “Quell’uomo è una spada bianca ora”.

Poi improvvisamente ritornò quella visione. Ritornava ogni giorno non importava cosa succedesse, riusciva sempre a infilarsi nella sua mente. “No, no, no, no”. Il suono orrendo delle fauci di Sogno di Sole che scattavano, lo scricchiolio delle ossa, la carne che abbrustoliva. La bocca del drago che si apriva e si chiudeva, si apriva e si chiudeva… Sette volte e poi era finita. E il tonfo del piede che finiva a terra. Lo vedeva mezzo masticato e bruciato. Pochi secondi prima c’era sua madre, ora c’era un piede. Sentì il petto che si stringeva. “Ora sia il drago che il padrone sono morti. È finita, è finita, non pensarci”.

A volte mentre masticava gli tornava in mente l’’incubo di quella notte e non riusciva più a toccare cibo. Durante la notte rimaneva a fissare il cielo, se avesse chiuso gli occhi sarebbe riapparso il drago che inghiottiva sua madre.

“Non dovrei essere vivo. Se ci fosse stato Jace quella notte, non sarebbe successo”. Jace, Luke, Viserys anche se era più piccolo o Joffrey anche se era così arrogante. “Ognuno di loro sarebbe un re migliore”. Sarebbe dovuto morire la notte dell’assalto sulla nave. “Avrei dovuto far salire Viserys su Nube Tempestosa”. Sarebbe dovuto morire difendendo sua madre. “Non dovevo essere io. Non sono altro che un bamboccio inutile. Inutile! Un pisciasotto. È colpa mia se sei morto Viserys. È colpa mia se sei morta, madre”.

 Sentì un movimento e si girò di scatto. Era Jaehaera. La piccola stava tremando. Non piangeva, Jaehaera non piangeva mai era una bambina strana, aveva sentito suo padre una volta dire che aveva il cervello “come la zuppa di Fondo delle Pulci”. Jaehaera continuava a girare la testa da una parte all’altra e a tremare.

“Io almeno ho Bae e Rhae. Ho ancora Nonno”. A Jaehaera era rimasta solo sua nonna Alicent, ma non gliela facevano più vedere per paura che creasse inimicizia tra lei e il suo nuovo marito.

Il ragazzino allungò la mano. Prese la manina fredda e sudata di Jaehaera e la strinse. Sua cugina, la sua futura lo guardò con due grandi occhi viola. Aegon sorrise. Era un po’ che non succedeva, sentì le guance sforzarsi. Jaehaera smise di tremare.

Il corteo cominciò a disperdersi nella grande piazza della collina Visenya. La portantina continuò a salire, il piccolo re e la piccola regina con le mani strette strette.

   
 
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