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Autore: crazy lion    12/10/2021    1 recensioni
[I pilastri della terra]
[I pilastri della terra][I pilastri della terra]Ne I pilastri della terra, Ken Follet scrive in prosa la nascita di Jack, dando solo alcuni dettagli. Io ho voluto scriverne arrricchendo la storia con le sensazioni e le emozioni di Ellen.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Ken Follett. La storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL BAMBINO DELLA FORESTA

 
Ellen era incinta di otto mesi. La pancia era enorme e più il tempo passava, più la data del parto si avvicinava. Era sola e viveva in una grotta nella foresta da diverso tempo. Suo padre, che ora era morto, aveva provato a farla diventare una monaca, ma non ci era riuscito. Lei era fuggita più volte dal convento e alla fine non vi era tornata più, nascondendosi nella foresta dopo aver incontrato il padre di Jack. Ma lui era stato impiccato. Un brivido la percorse da capo a piedi. Avrebbe dovuto partorire in solitudine, senza nessuno ad aiutarla. Certo, avrebbe potuto andare a Kingsbridge a chiedere aiuto a una levatrice, ma chi sarebbe stato disposto ad aiutare una fuorilegge come lei a partorire? Nessuno. Doveva cavarsela da sé. Prese arco e frecce e uscì. Doveva camminare molto lenta a causa del pancione, ma riusciva ancora a cacciare. Colpì a morte un paio di lepri che portò dentro, le scuoiò e le arrostì su un fuoco. Ne mangiò una e lasciò essiccare l’altra. Una volta essiccata l'avrebbe immersa in un barattolo di miele che aveva rubato per conservarla. Non avrebbe voluto, ma era costretta a rubare, se voleva avere abiti adatti a ogni stagione. Aveva perfino preso il mantello rosso di un vescovo per avvolgere il bambino e alcune strisce di lino per fasciarlo, ma presto gliene sarebbero servite delle altre. Il mantello del vescovo era lungo, pensò, avrebbe potuto ricavarne alcune tagliandone una parte. Lo fece e poi, distrutta, si sdraiò vicino al fuoco e dormì per qualche ora. Aveva il sonno leggero. Vivere nella foresta l'aveva resa ipersensibile a ogni tipo di rumore, per cui si svegliava di frequente per controllare che andasse tutto bene.
Si era accorta di essere incinta quando aveva cominciato a ingrassare e la pancia a intravedersi. Aveva avuto le nausee, ma aveva pensato che fosse perché in quel periodo non mangiava molto. Allora, per il bene del bambino, aveva preso a cacciare e a mangiare di più, anche perché si era accorta di avere più fame.
L'ottavo mese di gravidanza di Ellen passò più in fretta di quanto lei si sarebbe aspettata e, arrivata nel nono, sapeva che mancavano solo pochi giorni ed era terrorizzata. Le acque avrebbero potuto rompersi in qualsiasi momento. Avrebbe dovuto rimanere a riposo, ma doveva procurarsi il cibo e una volta andò a Kingsbridge, aprì la porta della casa di una levatrice che aveva visto uscire, e rubò diverse strisce di lino. Non avrebbe dovuto andare lì, perché non era più una novizia, era incinta e non poteva restare nel priorato, ma non vi entrò. Mentre ritornava nel bosco, vide gli sguardi della gente. La guardavano domandandosi, probabilmente, chi fosse quella ragazza, dato che non l'avevano quasi mai vista, e osservavano il suo pancione.
"Dove va con una pancia così grande?" chiedeva qualcuno, ma nessuno osò rivolgerle la parola.
Ellen indossava un vestito lungo e sporco di terra ed erba. Avrebbe dovuto cambiarlo prima di presentarsi a Kingsbridge, ma aveva preferito risolvere subito quell'incombenza. Ritornata alla sua grotta mangiò un pezzo di carne essiccata, di quella che aveva messo nel miele. Il sapore salato della lepre e quello dolce del miele si contrastavano, ma allo stesso tempo si armonizzavano bene l'uno con l'altro.
Le acque le si ruppero una notte nella quale dormiva più profondamente del solito. All'improvviso si sentì bagnata e capì che era arrivato il momento. Sapeva che ci voleva un po' prima di spingere, così attese. Aveva acceso un fuoco all'entrata della grotta, teneva sott'occhio la faretra e il coltello nel caso un lupo si fosse avvicinato, e aspettò. Dapprima le contrazioni, che aveva ormai da giorni a intervalli irregolari, vennero ogni dieci o quindici minuti ed erano deboli. Ma a mano a mano che il tempo passava, si facevano sempre più intense. Ellen urlò, mentre la prima fitta di dolore davvero forte la colpì come una stilettata. Gli occhi le si velarono di lacrime e una le sfuggì e rotolò sulla sua guancia, anche se lei non avrebbe voluto piangere. Si domandò se anche le altre donne che partorivano lo facevano, o se era perché lei si trovava sola, senza aiuti. E se fosse morta dissanguata dando alla luce il bambino? Come sarebbe sopravvissuto? Nessuno avrebbe sentito il suo pianto, tranne forse qualche fuorilegge senza scrupoli che l'avrebbe ucciso. Sapeva quanto violenti potevano essere molti di loro. E se un lupo, nonostante il fuoco, fosse entrato nella grotta senza darle il tempo, a causa del dolore, di prendere arco e frecce? Avrebbe potuto ferirla a morte e quindi uccidere anche il bambino, oppure, se il piccolo fosse già nato, prenderlo in bocca e portarlo via. Quei pensieri lugubri la lasciarono senza fiato e la atterrivano, mentre nonostante il fuoco, tremava sempre di più. Quando le contrazioni si fecero più forti, Ellen iniziò a produrre suoni sommessi, poi gemiti sempre più lunghi e infine grida. Il bambino doveva essere sceso nel canale del parto.
"Jack, non so dove sei, ma aiutami!" implorò, rivolgendosi al padre del bambino. Aveva messo una coperta di lana fra le sue gambe in modo che, nascendo, il piccolo non sarebbe caduto sulla nuda terra e non avrebbe sbattuto la testina, ma sarebbe finito sul morbido. Si rilassò quando passò una contrazione, e si assopì, ma venne svegliata bruscamente da un'altra, più forte. Iniziò a contare quanto tempo passava dall'una all'altra. Cinque minuti. Sentiva il bambino muoversi e si mise a sedere, toccandosi le parti intime. Era dilatata, anche se non sapeva di quanto, ma sentiva che doveva spingere, così iniziò. Diede la prima spinta e urlò come non aveva mai fatto nella sua vita.
"Fa malissimo" sussurrò poi, mentre si rilassava un momento. "Jack, vorrei che fossi qui."
Diede un'altra spinta, e poi un'altra e una terza, e sentì uscire la testa del bambino. Avrebbe tanto voluto che ci fosse qualcuno a sostenerla mentre lei continuava a spingere, ormai senza fiato, ma non c'era nessuno. Doveva smetterla di immaginare di avere qualcuno accanto, ma ammetteva a se stessa che partorire da sola era la cosa più spaventosa che le fosse mai capitata nella vita. Perché il tempo passava lento, molto lento, e non sapeva da quante ore si trovasse in quello stato. Il fuoco era caldo e scoppiettava ancora, per fortuna. Non avrebbe avuto la forza necessaria per riattizzarlo, né avrebbe potuto, vista la situazione. Con un'altra spinta che le fece produrre un suono gutturale orribile, uscirono le spalle e poi il corpo venne fuori in un attimo. Ellen afferrò un coltello che aveva lì vicino e tagliò il cordone ombelicale, poi prese il piccino fra le braccia, gli tolse il muco dalla bocca e dal naso e il bambino prese a piangere. Per terra c'era sangue, ma ora si era fermato. Erano sopravvissuti entrambi.
"Oh!" esclamò Ellen, traendo un sospiro di sollievo.
Guardò il bambino. Era bellissimo. Aveva i capelli rossi ed era un maschio. Si alzò, lo pulì con un panno e andò con lui al fiume. Lo appoggiò sull'erba, raccolse dell’acqua con un paiolo che aveva preso sottobraccio prima di andare e riprese il bambino, tenendolo con una sola mano. Riattizzò il fuoco, scaldò l'acqua e cominciò a lavare il piccino, che sembrò gradire molto il bagnetto perché smise di piangere. Fatto questo, Ellen gli avvolse una striscia di lino attorno al bassoventre e alle parti intime. Lo avvolse in quello che restava del mantello rosso del vescovo, poi, esausta, si sdraiò a terra con il bambino in braccio e si ricordò di tenergli sollevato il collo. Il piccolo faceva qualche gorgoglio.
"Come sei bello" gli sussurrò Ellen. "Vivremo nella foresta, ma non avere paura, io ti proteggerò da tutti i pericoli. Ce la faremo. Ti chiamerò Jack, come tuo padre. Anzi, Jack Jackson. Sì, suona bene. Ti piace, piccolo mio?"
Il bambino fece uscire una manina dal mantello e le strinse un dito.
"Lo prenderò come un sì."
Ellen gli diede il seno. Il latte si sarebbe formato poche ore dopo, ma sapeva che era importante che i bambini si abituassero subito ad attaccarsi. Jack lo fece senza alcun problema.
Sono una madre, pensò Ellen, ed è una grandissima responsabilità. Ma amo mio figlio con tutta me stessa.
E per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche dare la vita. Sì, pensò, vista la situazione Jack poteva essere considerato il bambino della foresta.
   
 
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