Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: eclissidiluna    13/10/2021    1 recensioni
Seguito di "Gratitudine", qualcosa che era rimasto "in sospeso" e che alla fine, nella mia testa, si è concluso. SPOILER SU TUTTA LA SERIE COMPLETA per i vari riferimenti.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Ben Breaden, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ogni volta che si trova davanti a quella porta è un dolore nuovo, più intenso. S’impone di aver coraggio. Ma non è il suo coraggio. Dean sa che, quel tipo di forza, non gli appartiene.
Sam esalava l’ultimo respiro e lui già escogitava di barattarlo con il proprio.

Sam, piegato dalle tre prove, giaceva come inerme manichino in un letto d’ospedale…farlo possedere dal primo angelo caduto, senza indagare troppo sulle sue “referenze”, gli era parso il male minore.
Immaginare Sam e Jack come gladiatori condannati, pronti a scannarsi per allietare un sadico tiranno, era qualcosa d’inaccettabile. Venire a patti con Michele e “farsi crescere” un paio d’ali risultava decisamente “più gestibile”.

Dean sceglie. Scegliere gli viene facile quando si tratta di “passare all’azione” e non gli importa se questo significhi marcire all’Inferno, trasformarsi in un mostro assetato di sangue o soccombere ad un Arcangelo che, più stronzo di quello “originale”, ti tradisce portandosi a spasso il tuo corpo, obbligandoti a compiere orrori che non puoi evitare…ciò che conta è “fare qualcosa”.
Sam ha un altro coraggio. Lui si ostina a cercare soluzioni ma non abbassa lo sguardo. Mai.

 Non c’è battito. Non c’è respiro. Non c’è involontario movimento oculare…nulla. Ma Sam riesce a sorridere a Jack, a parlargli, a scostargli i capelli che sembrano parrucca, tanto sono sfibrati e “assenti”. Anche loro.
Non c’era più nulla di umano in ciò che Dean era diventato, portando il Marchio sul suo braccio quando, con le mani intrise di porpora, godeva nell’uccidere. Eppure Sam non abbassava lo sguardo. Incrociava i suoi occhi, striati di inquietanti residui di pece, ripetendogli che non conosceva persona al mondo più buona e migliore di lui.

Sam resta accanto a chi ama, lo “accompagna” nella sofferenza, nel delirio, nell’anticamera del buio, nella profondità di un addio che non vorrebbe ma che, in cuor suo, teme di dover pronunciare… Sam resta, anche se gli sembra di impazzire, consapevole che, se dovesse realizzarsi ciò che teme, forse impazzirebbe.  Sam conosce la potenza di lingue di fuoco che esplodono come fiotti di petrolio nel bel mezzo del salotto, mentre la pelle pare liquefarsi.

Restare, ha un prezzo. La pazzia è una delle possibili opzioni. Per davvero.
Dean, piuttosto di veder soffrire chi ama, di assistere impotente alla fine…preferirebbe morire.
E muore. Per davvero

Due fratelli. Stesso coraggio.
Un coraggio diverso.
---
E’ quasi l’alba e Dean, espirando, abbassa la maniglia. Sam ha appena finito il turno “di guardia”. Si alternano. Da settimane. In un angolo, raggomitolato in quel trench sempre più logoro, Castiel. L’angelo che vigila su chi veglia e su chi è vegliato.
E’ una scena che si ripete analoga, ogni giorno. Dean prende posto sulla seggiola, accanto al nephilim e “fa la sua parte”. O meglio, finge di farla, sorseggiando rumorosamente il caffè, sempre più scuro e spesso. Come se, quell’ostentato modo di bere, rompesse il silenzio, rendendolo meno opprimente.

Dean è incapace di…restare. Dean ha bisogno d’aria. E, quel caso che avrà a che fare con qualche divinità primitiva, è arrivato a proposito. Dean ringrazia mentalmente il buffo dottor Morrison e quel giovane assistente. Tra poche ore partirà. Senza Sam.
Ma prima di...non restare, deve fare una cosa. Perché, se qualcosa dovesse andare storto, non si perdonerebbe.
“Ehi, Cas…vai a riposarti un momento…ci penso io a lui…dopo tutto, sei ancora nella fase di “ricarica”…anche tu.” suggerisce a Castiel, nel tentativo di rimanere da solo. Con Jack.
“Non ti preoccupare Dean, sto bene…non c’è bisogno…” risponde sicuro l’angelo ma poi, notando che Dean si mordicchia il labbro, comprende che forse qualcun altro “ha bisogno”. Gli sorride, lasciando la stanza. Castiel sa che per Dean è difficile esprimere i propri sentimenti. Lo sa bene.

Dean posa la tazza sul comodino e gli occhi su Jack…obbligandosi a guardarlo. Come Sam “guarda”.
Quindi comincia il suo monologo, quello a lungo recitato nella mente ma mai esplicitato.

“Perdonami Jack. E’ colpa mia se sei ridotto così! Se solo mi avessi lasciato andare! Se solo…se solo avessi preso un po’ meno del tenace altruismo di tua madre e un po’ più della tendenza distruttiva di tuo padre!!” esordisce, quasi rimproverandolo, consapevole di quanto suoni insensato “quel rimprovero”.  E’ il figlio che non gli è stato concesso avere. E’ il figlio che non ha avuto l’ardire di sognare. E, quando, per un anno, ha osato entrare in punta di piedi nel sogno, …mai risveglio fu più brusco e devastante. Poi Dean prende un bel respiro e la voce lotta per apparire serena, a tratti allegra.
“Jack…torneremo a pescare e ti porterò a bere ottima birra, di quelle che ti costano un occhio della testa ma che vale la pena assaggiare! Voglio accompagnarti in uno di quei locali dove la musica è assordante e quasi non vedi dove metti i piedi, tra buio e fumo! E stai sicuro che, una ballerina di lap dance, con le curve al posto giusto, ti farà sentire un ventenne a tutti gli effetti e non un neonato nel corpo sbagliato! E, passata la serata e la sbronza, imboccheremo una strada poco trafficata e ti affiderò Baby…e sai cosa lei rappresenti per me! Ricorda che ci ho messo anni per farla guidare a Sam!” e Dean sorride prendendo coscienza di quell’ultima verità. Poi il tono di voce si fa meno ironico e più sofferto. “Voglio fare tutto questo con te, Jack. So che sei ancora lì…da qualche parte…ti prego, ragazzo…” e Dean si copre il viso perché Jack non può vederli ma a lui, quei due lievi rigagnoli a solcare le guance, pesano come macigni.
“Jack…ho accettato un caso… roba di routine ma…sei abbastanza Winchester...sai come possono andare a finire, queste cose…però…non porterò Sam con me. Non stavolta. Tu ti sveglierai, Jack…e non sarai solo. Farò di tutto per cavarmela ma, se per me fosse questa… la “caccia sfortunata”, io devo sapere che tu tornerai, Jack! Tu tornerai da Sam e da Cas!” e quel “tornerai” è un disperato imperativo categorico.

Dean stringe la mano di Jack. E' fredda…più fredda di quella di Benny. Tira su con il naso, socchiude gli occhi, appoggiando la nuca alla spalliera della sedia. Un paio d’ore di guardia. Un paio d’ore pregando che Jack, in bilico tra Vuoto e Paradiso o qualsiasi altra fottuta dimensione che non può immaginare, faccia la sua scelta. Scelga lo scorrere del ruscello, il sapore di una birra appena spillata, il bacio di una brunetta mozzafiato e il volante di Baby.

Scelga lui. Scelga loro.

Quando Dean lancia un’ultima occhiata a Jack, gli pare di scorgere un impercettibile movimento di palpebra ma poi si convince che, purtroppo, è solo suggestione. Prende il borsone in spalla e, sul comodino, pone un biglietto in bella vista, sulla busta "Per Sam".

“Ho bisogno d’aria ma non starò via molto…un paio di giorni. Al massimo.
Non preoccuparti, Sammy. Pensa a Jack.

Dean”

Il sole si sta facendo nitida palla di fuoco. Sam è crollato sul divano, con un libro in mano e un altro paio aperti, abbandonati tra i cuscini. Sulla poltrona Castiel “veglia”…ad occhi chiusi. Del resto, anche se non vuole darlo a vedere, la sua grazia è stata messa a dura prova e l’angoscia per Jack non fa che rallentare il processo “rigenerativo”.
Dean li osserva con tenerezza, prima di chiudere la porta, dietro di sé.

Ha bisogno d’aria.
---
Jack è solo.
Ma non è solo.

“Ciao nipote! Hai finito di fare il bell’addormentato?!” ironizza Chuck, di fronte a quel corpo immobile. Schiocca le dita e tutto intorno a loro si ferma, come in una fotografia. Ma c’è quella palpebra che si muove, quella che Dean ha creduto essere l’illusione di un inconscio che non si rassegna. Invece Jack stava provandoci…voleva tornare dai suoi “tre padri”…
Cas, il padre che Kelly ha deciso per lui, affidandoglielo. Sam, il padre che lo ha “riconosciuto” senza esitazione, abbracciandone la parte oscura che sa poter esser bagliore.
E poi…Dean.
“Il padre” più distante, quello più refrattario alle emozioni, quello più difficile da conquistare. Quello che ancora doveva chiamarlo per nome. E lui lo stava aspettando. Per provarci.
Ma Dean non è rimasto.  Non si è concesso di “credere” in quella palpebra resiliente. Sarebbe bastato darle fiducia. E tempo.

Dean non poteva aspettare...aveva bisogno d’aria.
Ora, in quella stanza, è tutto racchiuso in un fermo immagine. Altri decideranno.
Per Jack e non solo per lui.

“Allora, Jack, so che puoi sentirmi ma non hai forza a sufficienza per tornare tra noi perché, con un pessimo senso pratico, hai pensato bene di sprecare tutta la tua anima e la tua energia per quello stolto con la smania dell’eroe! Inganna anche se stesso, pare sempre pronto al sacrificio e poi qualcuno va immancabilmente ad immolarsi per lui! Non gli basta tutta la scia di cadaveri che ha lasciato al suo passaggio?! E’ solo un egoista manipolatore, un lupo travestito d’agnello sacrificale ma non perdiamo tempo in disquisizioni teologiche… sei fortunato, ragazzo, hai un nonno importante! Ti concederò di essere il mio pupazzo senz’anima. Questi due sciocchi non l’hanno ancora capito che fanno parte di un grandioso show! Il mio show! Quando sei morto, un po’ di tempo fa, sei stato il protagonista di una delle scene più toccanti. Sam al tuo capezzale, Dean che non se la sente di assistere alla tua dipartita…e poi quella bevuta “a tre”. I due Winchester e quell’angelo infedele! Un’inquadratura da maestro. Un momento di puro pathos!” esclama Chuck, enfatizzando, come se fosse realmente commosso al ricordo. Ma presto la voce diventa gracchiante e astiosa “Poi la magia è finita… sono riusciti a riportarti in vita. Ogni tanto fuggono al mio controllo e ci si doveva mettere pure quella esperta di Angeli con la voglia di rivedere la figlioletta! Avrei dovuto eliminarla tempo addietro, impedendole di giocare a fare la killer dei miei figli!” sbraita Chuck, sbattendo il pugno sulla scrivania e sembra che la palpebra di Jack fremi di più. “E poi tu…che vuoi salvare tutti, con quel tuo senso della giustizia che, di certo, non hai  preso da tuo padre! Alla fine eccoti qui, prosciugato, avvizzito come un ramo d’inverno! Ma puoi ancora tornarmi utile. Sarai il “figliol prodigo” all’apparenza ma, in realtà, sarai Caino, sarai Isacco pronto al sacrificio, sarai la punizione di Dean perché, questo insulso omuncolo, impari finalmente la lezione. Non può modificare cosa ho in mente per loro! Sono gli unici Winchester, disseminati per i miei vari Mondi, che non riesco a piegare. Ma si piegheranno!”.

Chuck sfiora gli occhi e il cuore di Jack “Sarai senza anima, agirai per puro interesse, non riconoscerai bene o male, non proverai emozione alcuna. L’unica consentita sarà l’odio. Fingerai con tutti ma tu saprai chi sei davvero: odio. Odio puro. Solo questo. Niente più di questo.”

Jack spalanca gli occhi, respirando ampio.

“Bentornato nipote!”
 “Cosa devo fare?” domanda Jack, con tono devoto ma distaccato.
“Niente…farò tutto io, caro, non ti preoccupare. Tu seguirai una sola regola: chi non ti ama, in modo assoluto, ti odia. Semplice vero?” risponde Dio, mellifluo.
“Sì” e l’affermazione gli esce come se fosse voce registrata su nastro.
“Bene…se sarai messo in secondo piano vorrà dire che, chi avrai di fronte, dovrà essere eliminato, non meriterà il tuo amore. Chi ami più di ogni altra cosa?”
“Castiel, Dean e Sam” e l’ordine è casuale perché, per Jack, sono figure di riferimento, in egual misura.
“Bene, allora se qualcuno dovesse distrarli da te saprai cosa fare, giusto?”
“Eliminarlo” e non c’è il minimo dubbio nel tono assertivo.
“Ottimo! Perspicace come Lucifero. Impari in fretta! E ora “spegniti”, ti farò “resuscitare” io, a tempo debito.”

Chuck schiocca nuovamente le dita e, apparentemente, nulla è mutato.
Ma in realtà nulla sarà come prima.
Non ha scelto Jack di tornare. Mai avrebbe scelto di tornare a quelle condizioni.

Sam si stiracchia e Castiel, destato da un brivido che lo inquieta, si alza di soprassalto. Per distrarsi, fronteggiando quella sensazione che non comprende, si offre di preparargli il caffè. Sam, sbadigliando, accetta la premura, riordinando i testi sparpagliati qua e là. Ha segnato un paio di paragrafi che potrebbero essere utili. In mattinata arriverà Rowena, di ritorno da una sua “collega”, esperta di voodoo. La strega ha ipotizzato di tentare un rito “al contrario”. La teoria è audace ma interessante, chi è “fantoccio” potrebbe tornare ad essere umano. La “rossa” le sta davvero provando tutte per aiutare Jack e i Winchester!

Rowena non può immaginare quanto, quel definire Jack “fantoccio”, tra poche ore, sarà tragicamente veritiero.
Una macchina da guerra perfetta. Jack sarà questo. Pronto a sterminare chiunque intralci il suo cammino. Chuck non dovrà far altro che godersi lo spettacolo, sgranocchiando popcorn.
Li osserva, ignari della sua presenza e di ciò che li attende. Sam e Castiel, pronti ad iniziare una nuova giornata…cercando soluzioni. Ma non serve più scervellarsi.
Chuck ha già trovato la soluzione. Definitiva e agghiacciante.

“Si va in scena, ciak si gira! O forse dovrei dire “Jack si gira!” conclude Dio, in una risata sarcastica e subdola.
---
 
Ha spento il cellulare. Non potrebbe reggere una romanzina di Sam. Ha guidato per gran parte del giorno e non è certo in forma per affrontare un demone, un mostro arcaico…o Sammy! Le spalle indolenzite, quel crepitio che arriva dallo sterno come un’eco e qualche colpetto di tosse di troppo, gli fanno sperare che Morrison gli racconti i dettagli della faccenda ma che “l’azione”, quella vera, sia rimandata a domani. Una doccia, un motel e un letto su cui distendersi per alleviare il dolore sordo a cui, ormai, è avvezzo.
Si chiede perché il professor Morrison gli abbia dato appuntamento in quell’autorimessa abbandonata. Comincia a deglutire odore di trappola ma è troppo tardi. C’è chi l’osserva, poco lontano, felice e quasi stupito che non gli abbia mentito. E’ solo.
Solo.

Dean entra con circospezione nel magazzino semibuio chiamando chi non può sentirlo “Dott. Morrison?! Ho parlato con il suo assistente…Dott. Mor…” Dean non fa in tempo a terminare la frase. Comincia a tossire e si rende conto che l’aria sta diventando irrespirabile. Ben ha sempre avuto ottimi voti in chimica e in motoria. E’ lesto a sigillare le porte del locale dall’esterno. Guarda la scena dalla finestra semiopaca del retro. Lo vede cercare una via di uscita, come cavia di laboratorio. E lui è lo scienziato cinicamente consapevole che la porticina della gabbia non si aprirà.
Dean, in pochi minuti, è a terra, privo di sensi.
Ben gli si avvicina, mantenendosi pronto in posizione "di attacco". Gli tira un leggero calcio per assicurarsi che sia davvero svenuto. Sa che è scaltro. Potrebbe aver finto di soccombere al composto tossico e balzargli addosso in un attimo. Ma Ben non sa che i polmoni di Dean lavorano ancora all’70%. Quel 30% gli impedisce di agire d’astuzia. La gamba di Dean pare di stracci. Tutto quel corpo supino è cumulo di cenci. Molle e pesante. Sistemarlo su quel gancio non sarà un toccasana per la schiena ma, dopo tutto, l’abbonamento annuale in palestra, varrà pur qualcosa?!
Perché, alla fine, sua madre ha ragione: è arrabbiato.

La rabbia per l’amore negato e per la memoria rubata non si quieta con un atto di generosità. Quello ha rappresentato l’inizio ma  per placare il proprio animo ci vuole ben altro.

Ci vuole un topo in gabbia per uscire dalla propria, fatta di risentimento e livore.

---
Quando Dean si risveglia, avverte un bruciore intenso in gola e percepisce il sangue non scorrere come dovrebbe. E’ appeso a un ferro, come una carcassa al mattatoio. Le gambe penzolano e, ad ogni movimento, una scossa parte dai talloni senza appoggio e arriva ai palmi, uniti sulla sua testa. I polsi sono avvolti da una di quelle corde che ti fanno prudere la pelle, scorticandola lentamente. Riesce a mettere a fuoco una figura davanti a sè. E’ alto, longilineo ma ha spalle larghe, robuste e indossa una maschera di Halloween. Dean pensa che sarebbe stato divertente affrontarlo con Sam, lui che ha una “vera passione” per “dolcetto o scherzetto”!

Dean sbuffa cercando di riordinare le idee. Ipotesi 1: il dottor Morrison e il suo assistente sono le prime vittime di questo “spirito” con la passione per i travestimenti. Ipotesi 2… è stato sciocco e avventato come un cacciatore alle prime armi.
 Qualcosa gli dice che è corretta la seconda.

Può essere chiunque. Un demone con il senso dell’umorismo, uno spirito furibondo, un uomo a cui ha “soffiato” la moglie per godersi una serata e che, probabilmente, non l’ha presa bene…
Dean, con il suo proverbiale pragmatismo, fa la cosa più ovvia, chiedendogli di “presentarsi”.
“Chi sei?! Che cosa vuoi?! Complimenti per la fantasia…la maschera di Joker…” lo schernisce.

Ben, con la mente, torna ai pensieri di poco più di un mese fa. Quel mattino in cui tutto è andato sottosopra. Si era ripromesso di vederlo soffrire. Di punirlo. Ora sta mettendo in atto una sorta di “piano” a step.
Tramortirlo (fatto). Immobilizzarlo (fatto). Massacrarlo di botte…potrebbe farlo…ma, dopo tutto, gli serve lucido. E poi, Ben è sufficientemente maturo. Sa che le parole faranno più male dei pugni.

“Non voglio nulla da te. Ma forse ho qualcosa che ti interessa…” risponde ambiguo.
Dean suda freddo. Sam. Il suo primo, unico pensiero. Ha catturato Sam! Ora ne ha la certezza…Morrison se la starà spassando in un luogo esotico, in qualche angolo remoto di Terra, intento a studiare i riti d’accoppiamento di disinibite tribù indigene…e, questo fottutissimo Joker, potrebbe essere l’assistente di “Lucifero” in persona! Era una trappola e lui ci è cascato come un pivellino! E cosa può mai volere?! Adesso che Michele è andato in briciole, cosa c’è di nuovo?! Possibile che non ci possa essere un attimo di tregua!? Non è già abbastanza difficile così, con Jack in quelle condizioni?!

“E cosa avresti di così interessante per me?!” risponde, mostrando disinteresse. “E poi smettila di fare il misterioso…tanto lo sanno tutti che alla fine vince Batman!” e Dean cerca di mantenersi calmo, ostentando sicurezza. In realtà, dentro di sé, l’angoscia sale, come può salire il mercurio all’interno del termometro. Rapidamente, direttamente proporzionale al calore che sprigiona il tuo corpo.

Ed eccolo il colpo, che non ha bisogno di mano precisa. E’ sufficiente una frase secca, capace di andare a segno. Ben prende la mira. E spara.
“Ho Ben e Lisa e potrebbero non arrivare a domani”

Dean sbianca e la costola, all’improvviso, pare di nuovo ciondolare, come ciondola lui, appeso a quel gancio. Il passato ritorna, ruvido, teso, urticante come la corda che gli blocca la circolazione ma, se l’avesse intorno al collo, sarebbe cappio certo “Che cosa…cosa stai dicendo?! Loro… non mi conoscono…” mormora Dean, con la salivazione azzerata.
Ben prova l’istinto incontrollabile di colpirlo in pieno volto. “loro non mi conoscono…”…certo, come potrebbero?!! Anche se, negli anni, Ben lo avesse incrociato per caso, in un centro commerciale o all’uscita di un pub…che cosa sarebbe stato, per lui, quell’uomo sulla quarantina? Un autista distratto, la sbiadita diapositiva di un ricordo d’infanzia, un volto che chiede scusa alla mamma per averli investiti e ti “consiglia” di occuparti di lei.  Poco più di niente. Dean che, per un periodo, era stato tutto.

 Ben chiude la mano a pugno e le nocche si fanno tese. Resistere alla tentazione di colpirlo è la prova tangibile che le sedute di yoga, a cui lo ha costretto sua madre, non sono state vane. E’ di nuovo la voce a farsi proiettile.
“Non mentire! Hai vissuto un anno con loro, in pianta stabile e anche dopo, per mesi…entravi e uscivi dal letto di…di quella puttana!”. Ben si maledice per definire così sua madre ma, quell’ingiuria, sarà il suo lasciapassare per la verità. Più sarà stronzo, più sarà credibile. E Dean dirà la verità.

 E allora procede, con la determinazione che concede la giovinezza ferita.

“Sono giorni che i miei amici demoni li torturano ma, a quanto pare, non ottengono nulla! Continuano a mentirmi!. Fingono di non conoscerti perché hanno capito che voglio usarli come merce di scambio! Ma non resisteranno a lungo. Sfigurati nel fisico e con le anime pungolate ad intervalli regolari…è solo questione di ore!”
Dean deglutisce. Ben e Lisa! Non Ben e Lisa! Non quello spicchio di sogno diventato coccio. Non loro! Catturati senza neppure avere la possibilità di scelta! Cosa potevano rivelare a quei figli di puttana?! Non è mai entrato nelle loro vite…loro non ricordano nulla di lui…è la colpa è sua… solo sua!
“Non vi stanno mentendo! Io…io ho fatto in modo che non ricordassero! Un angelo ha cancellato la loro memoria! Non stanno mentendo!” esclama Dean, disperato, rinunciando a qualsiasi tentativo di apparire fermo e spavaldo.
Ben sospira e la maschera di gomma gli pare terribilmente costrittiva.
“Perché? Perché lo avresti fatto?!” lo interroga, urlando, spingendo la voce oltre quel ghigno statico.
“Per proteggerli da bastardi come voi!” esplode Dean, dimenandosi, cercando di liberarsi ma con l’unico effetto di rendere più violacei i polsi, mentre il formicolio agli arti si fa sempre più inteso e diffuso. “Io…ora hai me…loro non ti servono più! Lasciali andare! Hai me!” ripete Dean, con la voce che gli esce strozzata e lontana. E Dean ha il volto scoperto. Sta “giocando”…allo scoperto.

Ben lo scruta, godendo a pieno dell’espressione amimica che gli concede quel travestimento. Può osservarlo senza tradire emozioni. Dean è paonazzo e il respiro è diventato difficile, a mozziconi. Come previsto, le domande feriscono più dei pugni. Un paio di “zampe di gallina”, ai lati degli occhi, quando li restringe.
Dean affannato, forse per i postumi di quel che, anche il “suo Sì”, ha evitato fosse… l’ultima caccia.
Dean, il cacciatore diventato cavia…ma ora la caccia è finita. Anche per Ben, “scienziato” con la volontà di vendicarsi. La “porta della gabbia” può aprirsi.

Dean è libero. Ben è libero.

“Non agitarti tanto…non succederà nulla a Lisa e Ben…stanno bene” e Ben tenta di far percepire un sorriso, celato da quello fittizio.
Dean lo squadra basito. Qualcosa  di stranamente convincente gli fa dire che non gli sta mentendo. Allora chi è e cosa vuole, realmente, quel surrogato di Jack Nicholson che, per lui, resta il Joker “ufficiale”?!
“Ma cosa fai? Mi prendi in giro? Che razza di psicopatico sei?!”
Ben ride, mostrando il suo volto.
“Be’…diciamo che ho imparato dal migliore…psicopatico!”

Dean sgrana gli occhi, sbattendo le ciglia sudaticce. Ha sembianze umane…d’altronde i demoni posseggono persone che diventano involucri. Eppure quel viso, quello sguardo…quegli occhi “appiccicati” su un volto di adulto…li riconosce. Un nome, spontaneamente, si posa sulle sue labbra come un suono delicato, gentile che sapeva di “delicata normalità”.

 “Ben?!!”
“Ciao, Batman!”
---
Ben lo slega, gli porge una sedia e gli offre da bere ma la mano di Dean non vuole saperne di stare ferma. Movimenti involontari, dovuti alla muscolatura contratta durante la “prigionia”, la recente possessione di Michele, gli antidolorifici sparati in vena e poi…il rivedere chi non ha mai dimenticato. Lui non ha avuto la “fortuna” di perdere la memoria. Dean si scopre debole. D’istinto blocca la mano con l’altra e, con imbarazzato stupore, scopre che ora sono entrambe a sussultare, “lottando” contro il contenitore di plastica.
Ben, senza commentare, gli trattiene un braccio con tenera fermezza, frenando lo spasmo.  Dean può portare la bottiglietta alla bocca e dissetarsi. Ha bisogno di non avere la lingua impaniata per porre…quel tipo di domanda.
“Ben…ricordi…ricordi tutto?!” ed ora è Dean quello in cerca di risposte.
Ben annuisce, tormentandosi i capelli arruffati.
“E’ stata quella richiesta di aiuto, un po’ di tempo fa…mi ha fatto ricordare…tutto.”
Dean scuote la testa, mortificato. “Mi dispiace…mi dispiace tanto Ben…”
“Non dispiacerti perché ho ricordato, Dean…chiedimi scusa perché tu mi hai fatto dimenticare!” si ribella il giovane.
“Io pensavo che…”
E quella frase apre il vaso di Pandora.

Pensavi Dean?!! Al nostro posto?! Hai sbagliato a scegliere per me e per la mamma!” ribatte Ben, senza concedergli attenuanti.
“Io…avevo paura di…” ma qualsiasi cosa, ora con quel Ben adulto, ad un passo da lui…gli pare banale e ingiustificabile.
“Di perderci, certo…allora hai deciso di lasciarci andare, di perderci per sempre…veramente geniale!” conclude Ben, sarcastico.

Dean capisce che Sam, aveva avuto ragione a dirgli che, di tutte le cazzate fatte nella sua vita, quella sarebbe stata la peggiore. Ci era “arrivato” Sam…quel Sam. Confuso, disorientato, annientato da un anno senza anima, con quel muro traballante che lo separava dalle atrocità subite nella Gabbia. Ma era pur sempre Sam. Quel fratello capace di comprendere l’animo umano meglio di chiunque altro. Meglio di lui che non era stato guscio vuoto eppure aveva condannato Ben e Lisa ad esserlo.
Lo aveva zittito in malo modo, perché il dolore era troppo grande e Sam non faceva che acuirlo. Gli aveva intimato di non parlarne più. Glielo aveva ordinato. E Sam aveva obbedito. Anche se non condivideva.

Dean era scappato da Ben. Da Lisa.
Come è scappato da Jack. Come continua a fare. Sempre.

Perché restare non fa parte del suo coraggio.

“Mi dispiace, Ben” e stavolta Ben comprende che non si sta riferendo al “messaggio” di Jack.
Ben torna al suo “piano”, a ciò che aveva immaginato di fare, se mai lo avesse ritrovato. Non è stato necessario procurargli un occhio nero o vedergli sputare sangue…ora vuole semplicemente arrivare alla conclusione di quella insolita "vendetta".
Un abbraccio… Fatto.
A Dean, catturato da quella stretta forte che lo cinge alle spalle, per un paio di secondi si blocca il respiro.
“Stai bene, Dean?” domanda Ben con aria colpevole, allontanandosi da lui, temendo di aver esagerato. Dean  a bocca aperta, recupera fiato.
“Sì…tranquillo, una costola che ogni tanto mi fa ancora vedere le stelle, ma si sta saldando” risponde rassicurandolo.
“Dall’ultima caccia?”
“In un certo senso…diciamo che non avevo più intenzione di tornare in questo mondo. Sam…lui mi ci ha riportato “a forza”. Ce l’ha messa tutta per far ripartire il mio cuore!”
Ben, istintivamente, tra sé, ringrazia il coraggio di Sam. 
“E’ stato quando ho sentito la richiesta di quel ragazzo?!
“Sì…Jack…si chiama Jack…” e Dean si rattrista all’istante “se non fosse stato per lui…ora sarei in una cassa, in fondo al Pacifico, sepolto vivo insieme ad un Arcangelo. Usare il mio cuore come yo-yo, sarebbe il suo passatempo preferito! Come vedi sono trascorsi anni…ma la mia vita è sempre…appesa a un filo…letteralmente!” e Dean finisce la bottiglietta dell’acqua e vorrebbe avere “il tocco” di Rowena per trasformarla in birra ghiacciata!
Ben ritrova quell’umorismo, quell’ironia che gli aveva fatto promettere a se stesso “Accanto alla mamma nessun’altro… solo Dean!”. Desiderio semplice, puerile, ingenuo forse…ma ora lo ricorda.
Ora può ricordare.
“Dean…quando ho sentito la voce di Jack ho creduto di impazzire! I ricordi mi sono piombati addosso come una montagna che si sgretola e tu ci stai sotto! E’ stato terribile! Ho provato una rabbia, Dean! Ero furioso! Volevo che morissi!” spiattella Ben, senza mezzi termini, rivivendo quella sensazione che ancora brucia.
“lo capisco Ben…lo capisco…non ti devi giustificare per non…” e a Dean pare ovvio che Ben abbia recuperato la propria memoria ma non sia stato tra quelli che gli hanno concesso di vivere. Perché “salvare” un bastardo che ha deciso di uscire dalla tua vita, in un modo tanto spietato?!
Ben un po’ amareggiato per quel fraintendimento, chiarisce “Dean…ti ho dato un frammento della mia anima…non sapevo a cosa servisse. Ma volevo ritrovarti. Avere delle risposte. Dovevi vivere.”
Dean oscilla sulla sedia tarlata “Dean?! Tutto ok?!”
“Sì…è ok. Hai…hai detto “Sì”…?”
E Ben comprende il motivo di quella “perdita di equilibrio”. Da seduto.
“Dean…cos’altro avrei potuto fare?! Avevo la testa pesante e il cuore che batteva a mille ma mai…mai avrei “rimandato al mittente” la possibilità di salvarti!”

Non è suo figlio “biologico” ma quanto gli somiglia! Furente per il torto subito ma poi…pronto a “donare” un pezzo di sé, per salvare una vita. Superando il rancore, l’odio, il disprezzo. Non è suo figlio ma Lisa lo ha cresciuto con valori degni di un Winchester!
Già…Lisa.
“…lei?”
“Sta bene, ha ricordato tutto…anche lei
Dean deglutisce. Ci sono “altre domande” ma teme le risposte.
Ben gli legge nel pensiero. “Non è mai andata oltre il terzo appuntamento!” precisa in uno sberleffo. Poi Ben ritorna serio “Anche la mamma, appena ha ricordato chi eri…ha risposto “”. Dean…anche se le cose tra di voi non hanno funzionato…”
Dean s’incupisce affrettandosi a sottolineare “Non potevano funzionare ieri come oggi…la mia vita continua ad essere un vero schifo, le persone che mi stanno accanto sono sempre in pericolo e…” ma Ben non gli permette di continuare.
“Dean smettila! Ti prego, smettila! Non farmi pentire di aver ascoltato Jack!” gli vomita addosso, esasperato.
“Non deciderai più per me! Non questa volta! E non deciderai più per la mamma! Ora che ti ho ritrovato l’affronterai e vedrete cosa fare. Non mi riguarda. Siete adulti, prenderete le vostre decisioni. Ma non sono più un ragazzino. Non chiedermi di rinunciare a te, Dean. Non lo farò. Ho un pezzo di vita da raccontarti. Esperienze, dubbi, sogni…mi sei mancato Dean!”

Ben ha completato la “lista delle cose da fare”…affermare quel sincero e liberatorio…
 “Mi sei mancato, Dean!
Fatto.
E poi Ben va oltre il suo…piano. Deve convincerlo a dargli una possibilità. A darsi una possibilità.

 “Sarai di nuovo posseduto? Va bene…vorrà dire che mi metterò a spulciare antichi testi e cercherò di tirarti fuori dall’ennesimo casino! Studio antropologia, sai? Posso farti comodo! E se dovessi perderti…” Ben lo guarda dritto negli occhi, quasi sfidandolo “va bene, Dean…accetterò di perderti…ma piangerò…piangerò un padre, la cosa più vicina ad un padre! Non un autista negligente che ha fatto una manovra avventata!!”

Dean non obbietta. Lo rispetta, annuendo commosso e sentendosi amato come non crede di meritarsi.
Come sa di non meritarsi.
Ma Ben è certo di meritarsi che Nessuno torni ad essere Ulisse.

“Dean, riposa, prenditi un po’ di tempo, avvisa Sam ma… verrai con me, me lo devi.” E Ben, così dicendo, gli porge il cellulare che gli aveva “sequestrato”.
Dean sorride e poi si sdraia a terra, allungando le gambe e appoggiando la schiena alla parete in lamiera di quel magazzino. Si schiarisce la voce e le idee e invia un vocale a Sam “Sammy, sto bene…sto bene ma…mi prendo un paio di giorni…avevi… avevi ragione tu…è stata una cazzata cancellare la memoria di Lisa e Ben…ma ora grazie a Jack…” Dean si ferma, socchiudendo gli occhi e allontanando per un paio di secondi il telefonino dal viso. Prende un bel respiro, deglutisce e poi rivela “Sammy…ricordano tutto… li ho ritrovati… non ripeterò lo stesso errore.”
---
Sam ascoltando la voce di Dean, rotta dall’emozione, strabuzza gli occhi, passandosi una mano tra i capelli. E’ incredulo, stranito, felice. E’ un altro miracolo di Jack, di quel piccolo, grande eroe addormentato! Si dirige verso la stanza a spasso spedito immaginando di trovare Rowena affranta, dopo l’ennesimo incantesimo infruttuoso. Ma, inaspettatamente, la incontra nel corridoio. Sam le si avvicina. “Dimmi gli ingredienti che ti servono…ce la faremo Rowena!”
La strega sorride a labbra strette, mentre le lacrime arano il fard sulle gote. “Non c’è n’è bisogno, Samuel! Non più. Lui…”
“Lui?!” ripete Sam, pensando al peggio.
“Lui è tornato!” esulta Rowena mentre Sam, in un paio di falcate raggiunge Jack.
Quelle palpebre sono spalancate. Fisse al soffitto, c
ome se lo vedesse per la prima volta. Come se fosse cielo. .
“Jack!” esclama Sam, inginocchiandosi ai piedi del letto, vinto dall’emozione.
Il ragazzo si volta, in modo meccanico “Ciao Sam, dov’è Dean?”
Sam è confuso. Il tono è neutro, freddo, ma la domanda è pertinente. Lui non sa che Dean si è salvato.
“Stai tranquillo, è vivo! E’ salvo, grazie a te!”
“Bene…bene” annuisce Jack. Dean è vivo, ma non è lì, non è con lui. Si è solo approfittato del suo aiuto.
Dean non lo ama. E lui imparerà ad odiarlo.

E’ tutto molto semplice.
Odiare, dopotutto, è semplice.
---
Lisa li vede entrare, l’uno a fianco all’altro. Sapeva da Ben che sarebbe tornato con lui. Gli occhi di velluto nero si mescolano al verde che si era ripromessa di ritrovare.  Dean ha sempre faticato a sostenere quelle due iridi d’inchiostro.  Anche quando lei lo aveva accolto in casa sua e lui aveva tentato di mantenere la promessa fatta a Sam. Anche quando lei, consapevole di aver accanto un uomo a pezzi, aveva provato a ricomporlo come un puzzle.  Ma Lisa sapeva che, a Dean, sarebbe sempre mancato un tassello.
Quando quel tassello è ricomparso non è riuscita a gioire del “quadro completo”. Non apparteneva più a lei.

Dean legge astio, sofferenza, amarezza in quelle perle nere.  “Lisa…” riesce a balbettare, persino chiamarla per nome gli sembra un atto di presunzione.
Ma Lisa sa di esser stata superba quanto lui.  Hanno commesso errori. Chi più, chi meno. Ci si arrende in due. Ci sarà tempo per elencare e rivendicare tutto quello che hanno sbagliato.  Non ora. Non adesso.
Lisa rammenta la nausea, la vertigine provata il giorno in cui tutto l’è tornato alla mente. Il mondo si è fermato per una manciata di minuti. O per anni. Troppi.
Ripartire. Per vincere il capogiro, per recuperare il tempo perduto.

“Dean!!” e Lisa non aggiunge altro. Non c’è n’è bisogno. E’ tutto racchiuso in quel nome. Nel tono di voce usato per pronunciarlo…
Dean… perché mi hai fatto questo?!”
“Dean… perché mi hai buttata fuori dalla tua vita?!”
“Dean, perdonami, perché te l’ho permesso…”
 “Dean…sei qui!”
Dean resta sulla porta, Incapace di muovere un passo. Ma lei, sorridente, lo accoglie con una battuta “Dean Winchester! Ti sei ricordato che amo le sorprese!” e lo abbraccia, come se gli anni non fossero scappati via, come se fosse semplicemente tornato da una caccia più lunga del previsto. Qualche Apocalisse da sventare. E ci ha messo più dell’ultima volta…Dean la stringe a sé, come se, per un incantesimo, di quelli che ti fanno viaggiare nel tempo, il passato fosse presente.
Compagno, padre, operaio…non cacciatore.

Ben nutre la speranza che Dean abbia compreso. Ci sarà ancora la paura di perderli. Sarà forte, sarà potente, sarà insopportabile ma lui non sceglierà più per loro. Sceglierà loro.  Ben vuole crederci.

Deve crederci.
---
“Il divano va benissimo, Lisa…”
“No…dormirò io sul divano…Ben mi ha detto della costola…hai bisogno di un letto…”
“Ma…” tentenna, Dean.
“Niente “ma”, vai a dormire. Dev’essere stata una giornata impegnativa”
“Effettivamente…Ben mi ha messo davvero alle strette!” ammette Dean, con una smorfia eloquente.
Lisa ride “Sa essere piuttosto plateale!”
“Decisamente!” conferma Dean.
“Buonanotte, Dean” e Lisa si sorprende di quanto quella frase appaia abitudine, come quando vivevano insieme… ed erano una famiglia.
“Buonanotte Lisa” risponde Dean, pensando la stessa cosa.
---
 
Appoggia la testa sul cuscino. Ricorda quella sensazione di lei accanto. 
Poi, all’improvviso la vede entrare. La sottoveste bianco panna in contrasto con la carnagione olivastra. “Scusami…volevo solo…” Lisa si avvicina al letto, allungando la mano verso di lui. A pochi centimetri dai suoi capelli. Non li accarezza. Anche se vorrebbe farlo. Poi spiega il motivo di quell’ “intrusione”
“Ci sono state notti in cui mi svegliavo di soprassalto cercando qualcuno, come se questo cuscino appartenesse a qualcuno…ma non riuscivo a dargli un volto. Ora posso farlo.” e le perle nere perdono un po’ di quel morbido riflesso.
“Mi dispiace Lisa…perdonami…” sussurra, Dean.
“Ti ho già perdonato…quando ho deciso di ascoltare quella preghiera…”
Dean deglutisce.
“Avresti potuto…”
“Cosa Dean? Far finta di nulla? Ignorare quei ricordi ritrovati?!”
“Be’…dopo tutto non stavamo più insieme… e poi…”
“E poi hai sbagliato comunque, Dean, a strapparmi una parte di vita!” e Lisa alza i toni della discussione, anche se si era ripromessa di non degenerare. Però, quel confronto, è l’occasione per assumersi la sua parte di responsabilità “Come ho sbagliato io”.
Dean, volutamente, non approfondisce. Non ha sbagliato. Ha fatto bene ad allontanarsi da lui.
 Poi Lisa pronuncia un nome che Dean non si aspetta.
“Sam?’”
“Bene, lui sta bene…” e Dean s’innervosisce. Uno dei motivi di discussione più frequenti, che li ha portati alla rottura, è stato il rapporto con Sam. Lisa non capirà mai ciò che lo lega a suo fratello. Ma, anche su questo punto, sembra essersi “ammorbidita”.
“Lo so che ci sarà sempre Sam. Per me ciò che conta è che tu sia tornato.” quindi si alza, avvicinandosi alla porta, per lasciare la stanza “In quanto a noi…”
“Lisa…ti prego…è pericoloso…ci sei già passata…ci siamo già passati! Non ci può essere un “Noi”!” afferma risoluto, Dean.
Lisa gli si avvicina nuovamente “No, oggi decido io, Dean. Quella voce avrebbe potuto essere un inganno, un demone…ma ho rischiato. Voglio rischiare. Non so se funzionerà. Se stavolta riuscirò ad entrare nel tuo mondo e se tu mi permetterai di entrarci…di entrarci davvero. Non so se accetterò il legame fra te e Sam…ma voglio provarci, Dean. Non sono riuscita ad amare nessun altro…ed eri poco più di un’ombra sbiadita che, ogni tanto, riaffiorava, lasciando l’impronta su questo cuscino…vorrà pur significare qualcosa, no?!” e la mano, dal guanciale, si sposta verso di lui, concedendosi di accarezzargli i capelli.

Dean scopre qualche ruga e nota che lei si sofferma sulle sue occhiaie, “regalo” dei tanti mostri affrontati, fuori e dentro…il tempo è trascorso.  Dean pensa che potrebbe restargli poco da vivere. Sa che questa è solo una parentesi, presto succederà qualcosa a buttargli in faccia che loro, lui e Sam, non sono fatti per una famiglia. Lo sa. Ma sogna che Sam inviti Margaret a cena. E allora perché non prendere un pezzetto di quel sogno per sé?

“Hai programmi per domani? Ti porto a vedere dove vivo e vorrei…vorrei che conoscessi un po’ meglio Sam…” propone, fiducioso.
“Per anni non ho avuto programmi…e…ho aspettato…il terzo appuntamento!” risponde Lisa, entusiasta.
“Ma ti avverto…non sono tipo da arrivare con mazzi di fiori e cioccolatini!” scherza Dean.
“Be’, me lo ricordo…finalmente! Sei più tipo da pistole e filtri magici!” rincara lei.

Ridono. Lisa spegne la luce. Non ha intenzione di tornare sul divano. Anche il suo corpo vuole “recuperare la memoria”. Pelle contro pelle.
Lisa ritrova il “fantasma” a cui avevano squarciato il volto. La mano continua a giocherellare con i capelli di Dean. Vuole trattenerli tra le dita.

Ulisse è tornato. E forse, la parte di Penelope, non è poi così male. Non sapeva chi stesse attendendo.
Ma lo ha aspettato.

Non gli permetterà di scappare, scegliendo di essere fantasma.

Non più.

 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: eclissidiluna