Fanfic su attori > Youtubers
Segui la storia  |       
Autore: Naomy93    13/10/2021    0 recensioni
Anno 2020. Nicolas studia e lavora a Milano e divide la casa con il suo fidanzato Dario, l'amico Cesare, e altre due coinquiline. Le vite di Nicolas e Cesare si incroceranno inaspettatamente per entrambi mentre l'Italia inizia a fare i conti con il nuovo Coronavirus proveniente dalla Cina.
(Fanfiction Cesolas - Space Valley)
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

<< Mi sta salendo il rifiuto per la vita umana! Ieri sera hanno detto che avrebbero chiuso le attività commerciali non di prima necessità e la gente stanotte ha preso d'assalto il supermercato sotto casa mia, facendo un casino assurdo fino all'alba! >>

<< Beh, la situazione sembra essere grave, a questo punto sei sicuro di non voler tornare a Bologna, Cesare? Guarda che se è un problema di trasporti possiamo venire a prenderti! Tonno si è appena offerto volontario per guidare fino a Milano! >>

<< NELSON, ho già le palle girate per conto mio! Smettila con questa storia! >>

Cesare sorrise nell'ascoltare i suoi migliori amici battibeccare come se si trovassero tutti nella stessa camera e non in una deprimente videochiamata su Skype.

<< Mi dispiace rega, non ho pianificato un ritorno! >>

<< Fossi in te, ci penserei! >> rispose Nelson << Probabilmente, tra poco non ci faranno uscire nemmeno per gettare l'immondizia! >>

<< REGA, ho appena letto un tweet; Conte ha ordinato di sparare a vista ai due fratelli di Codogno fuggiti al sud! >>

<< Ma cosa dici? >>

<< L'ho letto sulla pagina di TGcom24, giuro! >> insistette Tonno, convinto.

<< Testa di cazzo, è un account falso! >> scoppiò a ridere Cesare, ricordando di aver letto lo stesso tweet qualche ora addietro.

<< Ah! Oh, cosa ridi? La pagina ha lo stesso logo di TGcom24, chiunque ci sarebbe cascato a prima vista! >>

<< Tone, secondo te Conte potrebbe mai ordinare di sparare a vista a qualcuno? Dai! >>

Anche Nelson rideva, tanto da doversi togliere gli occhiali a causa delle lacrime.

<< Sei maledettamente stupido, come si fa a non ridere? >>

<< Andate a fanculo! >>

A quello sbuffo dettato dall'umiliazione i due ragazzi, in preda alle risate, dovettero procurarsi fazzoletti e acqua altrimenti sarebbe rimasto solo il povero Tonno in chiamata.

<< Il... il bello... il bello, Cesare, è che, sono sicuro, sarebbe stato d'accordo se Conte avesse davvero ordinato di sparare a vista! >>

<< Sicuro! Avevi già tirato fuori il moschetto, vero Tonno?>>

<< Se continuate a prendermi per il culo me ne vado! Vi sto avvisando, merde! >>

A Cesare mancavano da morire quei deficienti. Con loro aveva vissuto ogni momento della sua vita; dall'infanzia, all'adolescenza, alle prime sbronze, le notti bianche sui colli, le infinite corse per le strade rincorrendo un autobus o un pallone. Sempre protetti dai portici della loro bellissima Bologna.

Se si guardava indietro non poteva non vederli al suo fianco.

Nelson e Tonno c'erano stati sempre, anche quando quelli ad esserci non avrebbero dovuto essere loro, dimostrandosi più fedeli del suo stesso sangue.

E sentiva di stare male nel vederli continuamente cambiare in sua assenza.

Anche se veniva messo al corrente delle novità ed ogni tanto riuscivano a rivedersi, se c'era del tempo libero, non era come stare con loro a Bologna.

Si perdeva costantemente qualcosa, per quanto si sforzasse di esserci. Ad ogni rimpatriata, o ad ogni chiamata a distanza di pochi giorni, i due ragazzi gli sembravano sempre diversi da come li aveva lasciatati l'ultima volta. E la consapevolezza di non sapere il perché gli arrivava dritta in faccia come un potente schiaffo.

Tuttavia, era il prezzo da pagare per vivere lontano dalla sua città, lo sapeva fin dall'inizio. Come sapeva quanto sarebbe stata sofferta quella decisione.

Fosse stato per lui non sarebbe mai andato via, a chilometri di distanza dalle persone a cui più teneva. Si era ritrovato a dover fare una scelta, non c'erano molte via d'uscita.

La sua famiglia non gli permetteva di vivere, o meglio, di viversi come lui desiderava. Chiusi nella loro bolla di perfezione ed apparenze, non avrebbero accettato a lungo di avere una pecora nera nel branco.

Cesare non si adattava agli schemi, non li comprendeva e non si sforzava nemmeno comprenderli, soffriva ogni forma di costrizione, quindi perché avrebbe dovuto conformarsi? A quale fine?

Non gli importava di apparire adeguato, i giudizi della società fondavano su idee non sue. Lui voleva vivere senza dover rendere conto a nessuno o sentirsi in colpa per chi sentiva di essere.

Anche se ciò gli costava il dover rinunciare a qualcosa di importante.

<< Sei solo lì? >>

<< Mh? >> Cesare tornò a dare attenzione allo schermo, capendo di essersi perso nei suoi pensieri << Come, Nels? >>

<< Ti ho chiesto se sei rimasto da solo in casa! I tuoi coinquilini saranno andati tutti via sabato, immagino! >>

<< In verità, sono con Nicolas! >> rispose con aria preoccupata.

Al loro ritorno dall'ormai famoso Assalto ai treni, Nicolas era veramente provato dagli eventi. Gli aveva domandato se potesse fare qualcosa per lui e di essere disponibile nel caso volesse parlare, ma il più piccolo lo ringraziò e, senza dire altro, si diresse in cucina a preparare da mangiare.

Inizialmente, Cesare, preferì lasciarlo stare, per non essere invadente ed immaginando che volesse mettere in ordine le idee. Peccato non avesse tenuto conto di come il cervello di Nicolas andasse totalmente in blackout quando viveva momenti di tensione, e ciò costò ad entrambi uno spiacevolissimo incontro con il pavimento di ben tre piatti provenienti dal servizio prestatogli dal loro padrone di casa.

La stessa sorte sarebbe toccata ad un bicchiere e una tazza da colazione, il giorno dopo, se Cesare non fosse stato lì pronto ad afferrare qualsiasi stoviglia scivolasse dalle mani dell'altro.

Non poteva essere lasciato a sé. Nicolas stava facendo l'errore di tenersi tutto dentro senza rendersi conto di quanto la sua mente ne risentisse.

Quel ragazzo sembrava trovare sempre un modo per stare male, com'era possibile?

<< Ah, Nicolas! >> sorrise Tonno << Il famoso Nicolas! Quindi siete rimasti soli, finalmente! >>

<< Cosa vorresti dire? >>

Entrambi i ragazzi, all'interno dello schermo, risero complici, facendo intuire al loro amico di essere diventato il bersaglio della conversazione.

<< Ultimamente ci hai parlato spesso di questo Nicolas, quindi abbiamo fatto due più due! Ora siete da soli, quindi... >>

<< Credo abbiate frainteso, regaz! >> lo interruppe Cesare, imbarazzato dall'idea di aver dato un'impressione sbagliata.

Ok, ci teneva, però non fino a quel punto.

O no?

Le risate di Nelson e Tonno ebbero l'effetto di metterlo ulteriormente a disagio.

<< Ma se ci hai rotto le palle per giorni! "Nicolas di qua", "Nicolas di là", "Oggi Nicolas mi è sembrato particolarmente giù!" >>

<< Ero soltanto preoccupato, come lo sono adesso! Avete capito male, veramente! >> cercò di insistere il bersaglio, anche se le sue convinzioni sembravano vacillare.

In effetti, si era spesso dilungato su quanto fosse preoccupato per Nicolas, però non l'aveva mai vista come una forma di interesse nei suoi confronti.

Insomma, c'era Dario con Nicolas, per quanto le cose stessero andando a rotoli tra loro, non si sarebbe mai sognato di mettersi in mezzo. Lui non era quel tipo di persona.

<< Ehi,  lo sai che a noi importa soltanto di saperti sereno!  >> disse Nelson cercando di mantenere un tono rassicurante.

Tonno si stava preparando all'eventualità di tornare ad indossare i panni del bravo fratellino, prontissimo a sostenerlo come avevano sempre fatto, ma Cesare sorrise ed abbassò lo sguardo con un filo di rossore in volto.

<< Lo so, rega, ma... Possiamo lasciar perdere? >>

Stava iniziando a provare sentimenti contrastanti, doveva, anche lui, fare ordine nella sua mente. Non era assolutamente il momento giusto per parlarne.

<< D'accordo, ma facci sapere come va a finire! Lo sai quanto Nelson è pettegolo, a lui piacciono queste cose! >>

<< Io non sono pettegolo! Mi piace tenermi informato, è diverso! >> si indispettì il ragazzo preso in causa.

I tre decisero di chiudere la chiamata, ormai, a pomeriggio inoltrato, lamentandosi di aver dimenticato di pranzare, e non appena poté tirarsi su, Cesare si mise a girare per la stanza percorrendone ogni centimetro calpestabile.

Allo stesso modo delle tigri in gabbia.

E se gli altri avessero avuto ragione? Loro lo conoscevano meglio di quanto lui conoscesse se stesso, doveva tenere conto di ciò.

Eppure, non gli sembrava un fatto così scontato.

Avrebbe potuto domandare a Nicolas se gli avesse dato l'impressione di provarci con lui?

No, preso dalla storia con Dario, difficilmente se ne sarebbe accorto.

Frustrato, decise di non starci troppo su a pensare preferendo tornare al pc e controllare le email provenienti dalla sua università.

Il calendario delle lezioni era stato aggiornato per dare, finalmente, il via alle lezioni online.

L'idea di passare ore a fissare uno schermo non lo entusiasmava, peggio se doveva farlo stando seduto. Iperattivo com'era, si vedeva già ad avere tic nervosi ogni due per tre, ma non poteva perdere molte ore altrimenti non avrebbe potuto accedere agli esami.

<< Bella merda! >> borbottò rispondendo all'email di una collega << Ne usciremo molto male da questa quarantena, me lo sento! >>

In quello stesso istante il suo stomaco gli ricordò il pranzo abbandonato in frigo e le troppe ore trascorse dall'ultimo pasto.

Quando Cesare si convinse a mettere piede in cucina, la sua attenzione venne immediatamente catturata da Nicolas intento a riempire un bicchiere con acqua proveniente dal rubinetto.

<< Ehi, qui scaricano di tutto! Non ber... >> cercò fermarlo prima che bevesse quella merda senza riuscire, comunque, a terminare la frase perché l'altro trasalì per la sorpresa di ritrovarselo alle spalle e il bicchiere gli scivolò dalla mano, andando a frantumarsi sul pavimento.

Si guardarono in faccia per minuti interminabili; uno spaesato, l'altro sconvolto, concordi nel non sapere cosa dire o come agire.

Cesare si lasciò andare ad un lungo sospiro.

<< Cazzo, mi dispiace! >> disse Nicolas, nel panico, immaginando a quanto potesse ammontare il danno da ripagare al padrone di casa << Pagherò io, non preoccuparti! >>

Recuperò velocemente la scopa ed una paletta per raccogliere i cocci.

<< Sono un disastro! >>

E quello era nulla in confronto a cosa aveva fatto alla maggior parte degli oggetti nella sua camera, costose macchine fotografiche comprese.

Nicolas raccolse i frutti del suo disastro mantenendo lo sguardo e la testa bassa, vergognandosi tantissimo nel farsi vedere dall'altro in quelle condizioni assurde.

Dovette, però, lasciare ogni cosa nel momento in cui vide le mani di Cesare allungarsi verso di lui, afferrandolo saldamente per le spalle.

<< Cosa stai facend...? >>

<< Adesso ci dai un taglio, ok? >>

<< Cosa? >>

Con una spinta non troppo leggera, Cesare lo spinse contro al frigorifero, in modo da bloccargli ogni via di fuga.

<< Nic, non me ne frega un cazzo delle stoviglie del padrone di casa! >> disse guardandolo dritto negli occhi << Adesso tu mi parli di cosa è successo con Dario e di qualsiasi cosa ti stia passando per la testa! Non ci muoveremo di qui fino a quando non avrai vuotato il sacco, sono stato chiaro? >>

Dava davvero l'idea di non ammettere repliche, questo pensava Nicolas mentre lo guardava dritto negli occhi a sua volta.

Ma come avrebbe potuto spiegargli cosa stava succedendo se non era in grado nemmeno di fare ordine nella sua mente?

Dall'altra parte, Cesare fissava gli occhi scuri davanti a se, scorgervi di tutto.

Ogni emozione da lui conosciuta e non, si trovava lì dentro.

E cazzo, voleva sentirle venir fuori tutte. Sarebbe stato disposto a stare lì giorni interi ad ascoltarlo pur di rivedere la luce che animava gli occhi di Nicolas nei giorni in cui lo aveva conosciuto.

Dov'era finita la sua aria spensierata?

Dov'era finito il Nicolas entusiasta dei suoi progetti, tanto da emanare positività anche solo incrociandolo in corridoio?

Perché continuava a soffrire?

<< Nic, parlami, dannazione! Dimmi come stai, spiegami cosa ti è successo! >>

Sentire le mani di Nicolas cingergli i polsi gli provocò un inaspettato brivido lungo la schiena.

Allentò immediatamente la presa sulle sue spalle. Stava stringendo troppo.

<< Io non... Ah, lascia perdere! Ti importa soltanto perché sei costretto a passare la quarantena con me! >> disse Nicolas, cercando di allontanarlo da sé senza successo.

<< Non dire cazzate! Avanti, cosa c'è? Sono qui per ascoltarti! >>

<< Cosa vuoi? Lasciami stare!>> sbottò improvvisamente.

Il più piccolo sgusciò via dalla presa, approfittando di momento di distrazione, ma Cesare riuscì ad acciuffarlo nuovamente prima che si allontanasse e dovette lottare con lui qualche minuto per evitare di farlo scappare ancora.

Nicolas si dimenava come un gatto in trappola. Era dannatamente difficile riuscire a tenerlo fermo senza correre il rischio di fargli male.

<< AHIA! >> urlò, infatti, ritrovandosi la schiena sbattuta, con poca grazia, contro al frigorifero per la quarta (quinta?) volta.

<< Scusa! >>

Cesare sperò con tutto se stesso che si fosse calmato, altrimenti, non ne avrebbero cavato un ragno dal buco.

<< Stupido, mi importa di te perché ti voglio bene! >> disse dopo lunghi secondi di silenzio.

Dovette stringergli ancora le spalle per farsi dare la giusta attenzione, anche se la paura di fargli male lo tormentava dall'interno.

Mai, mai, avrebbe voluto fargli male. Nemmeno per sbaglio.

Sembrava essere così fragile da aspettarsi di vederlo andare in mille pezzi in qualsiasi momento, come il bicchiere rotto pochi minuti prima.

Specie quando quelle spalle, da lui strette con tanto timore, iniziarono a tremare.

<< Da dove dovrei iniziare? >> domandò, finalmente, Nicolas senza alzare lo sguardo << Non basterebbe un giorno per raccontarti un disastro dietro l'altro! >>

<< Abbiamo l'intera quarantena! >>

Gli occhi di Nicolas si alzarono, ricchi di stupore, incontrando un sorriso comprensivo che ebbe l'effetto di fargli provare più vergogna di quanta ne provasse già in precedenza.

Si domandò come gli fosse venuto in mente di reagire in quel modo? Tentando di scappare.

Beh, non aveva fatto altro da quando si trovava lì. I problemi non li affrontava, li aggirava ed aspettava di vedere qualcosa cambiare, quando quello a cambiare, o a fare qualcosa, doveva essere proprio lui.

La sua mente venne inevitabilmente sopraffatta dai ricordi di ogni singola cosa fatta e sbagliata nella sua vita, compresi i rimproveri dei suoi genitori che, ragionevolmente, non erano mai stati d'accordo con lui sotto ad ogni punto di vista, riguardo alle sue scelte.

E lì, incastrato tra un frigorifero risalente agli anni ottanta ed il corpo di Cesare ad ostacolare ogni suo tentativo di fuga, dagli occhi di Nicolas iniziarono a scendere lacrime cariche di quelle emozioni a lungo nascoste, seguite da singhiozzi sempre più profondi ed incontrollati.

<< Bravo, Nic! Sfogati! >>

<< Sono... sono un fallimento continuo! >> allungò le mani per afferrare Cesare e stringere la stoffa della sua felpa tra i pugni, all'altezza del petto << Ho deluso tutti: i miei genitori, la mia intera famiglia, anche Dario, e adesso sono diventato un peso anche per te! >>

Tirò quella felpa con tutte le sue forze, come se ne andasse della sua stessa vita.

<< Avrei dovuto dare ascolto ai miei genitori, non sarei mai dovuto venire qui, e inseguire qualcosa che ho perso di vista da tempo! Adesso ho lasciato Dario e sento di avere perso davvero ogni cosa, ogni punto di riferimento e... >>

Si fermò, incerto se dire altro o meno.

<< E...? >> lo incitò Cesare.

Nicolas continuò a fissarlo con la bocca mezza aperta e l'aria di chi stava per confessare il suo segreto più grande.

<< Ho paura! >> disse tra le lacrime << Ho paura, Cesi! >>

Un'unica frase a contenere un mondo.

Non servivano altre parole, era tutto lì. Cesare annuì, come a dirgli di aver recepito il messaggio, aspettando pochi secondi prima di far scendere lentamente le mani dalle spalle alla schiena di Nicolas, per tirarlo a sé ed avvolgerlo in un abbraccio.

<< Piangi, ti farà bene! >> disse, accarezzandogli la nuca.

<< Cosa piango a fare? Se piango non risolverò nulla! >>

Le braccia attorno al corpo di Nicolas si strinsero di più e man mano che la stretta si faceva più sicura lui nascondeva il volto sulla spalla dell'altro.

Per la prima volta si sentì lontano.

Lontano da tutto, lontano dal mondo, lontano da qualsiasi cosa potesse farlo stare male.

Lontano.

Cesare percepì le braccia, tremanti, posarsi sulla sua schiena e stringerlo, per quanto possibile.

<< Adesso piangi, al resto penserai dopo! >> sorrise, parlandogli all'orecchio << Ah, e non pensare neanche di essere un peso, chiaro? >>

<< Mh! >> fu l'unica risposta.

Nessuno dei due si prese la briga di contare il tempo trascorso l'uno stretto all'altro.

Anche se sembrava essere un abbraccio per rassicurare soltanto Nicolas, la verità era che anche Cesare ne aveva bisogno.

Non sentiva un corpo a contatto con il proprio da troppo tempo.

Lui, cresciuto a suon di carezze e abbracci fin da bambino, poi ritrovatosi, improvvisamente, a doversi tenere lontano da chi credeva fosse amato.

Soffriva parecchio la mancanza di contatto fisico, specie da quando non c'era la sua, ormai, ex ragazza con lui.

"Sei appiccicoso, smettila!" gli ripeteva continuamente, se cercava di tenerla stretta a sé in ogni momento possibile.

Cosa poteva farci?

Il contatto fisico lo rassicurava, lo faceva sentire vicino alla persona interessata, ma, evidentemente, non era lo stesso per lei che ad un tratto se n'era andata dicendogli di sentirsi soffocare dalla loro relazione.

In quel momento stava accadendo tutt'altro, però. In quel momento c'era Nicolas ad aver bisogno di abbracciarlo, toccarlo, e sentirlo vicino.

Dio, quanto gli mancava quella sensazione.

<< Ti... ti sto stringendo troppo? >> domandò, comunque, per sicurezza.

Nicolas farfugliò un: "No!" in risposta, con ancora il volto nascosto sulla sua spalla, senza dare alcun segnale di volersi allontanare.

Non piangeva già qualche minuto, voleva soltanto sentirsi lontano dallo schifo in cui stava ancora per un po'.

<< Solo un altro po'! >> disse voltandosi leggermente verso di lui, senza mollare la presa, e chiudendo gli occhi << Per favore! >>

<< Hai tutto il tempo del mondo, Nic! >>

Entrambi si domandarono quanto fosse passato dall'ultimo abbraccio sincero dato, o ricevuto, ed entrambi si diedero una risposta: Troppo.

<< ... E' evidente che senza un contenimento ed una diminuzione dei contagi la situazione è destinata solo a peggiorare! Proprio per scongiurare questo pericolo che il Governo ha emanato misure restrittive su tutto il suolo nazionale! >>

<< E ci dica, cosa intende quando parla di misure restrittive? >> domandò la giornalista interessata.

<<Gli esperti documentano l'efficacia delle misure di distanziamento sociale per ridurre l'impatto dell'epidemia! Per misure di distanziamento sociale si intendono altri tipi di intervento, che vanno ad aggiungersi al sollecitare le persone a lavarsi più spesso le mani o ad utilizzare di mascherine! >> rispose l'intervistato, guardando dritto in camera << Dovremo tenerci ad un metro gli uni dagli altri, niente strette di mano, niente baci o abbracci! >>

<< Quindi, il distanziamento sarà la regola! >>

<< Esatto! >>

<< Non le sembra esagerato tutto ciò? >> domandò ancora la donna << Noi italiani, come lei sa, siamo popolo caloroso, e difficilmente le autorità riusciranno a far rispettare queste nuove misure! >>

<< Oggi le vittime sono state più di ottocento e il bilancio continua a crescere vertiginosamente, perciò, queste misure sono necessarie se desideriamo che il numero si riduca! Come ha detto il nostro Premier, ci affidiamo al buon senso degli italiani! >>

<< La ringrazio, professore, per essere stato nostro ospite! >>

La giornalista fece per stringere la mano all'uomo, in segno di saluto, ma questo si tirò indietro con un sorriso.

<< Grazie a lei! >>

<< Mi scusi! >> sorrise anche la donna, in evidente imbarazzo, per poi rivolgersi alla camera << Sono le venti e cinquantanove, questa edizione del Tg2 termina qui! Ricordo, come sempre, che vi aggiorneremo sugli sviluppi nelle prossime edizioni del telegiornale!

Nel frattempo, buon proseguimento di serata e arrivederci! >>

 

 

 

Continua...

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Youtubers / Vai alla pagina dell'autore: Naomy93