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Autore: mortifero    13/10/2021    1 recensioni
Morty gli dedica delle poesie, ma Rick non è fatto per il romanticismo. Ambientato nella dimensione in cui loro due hanno una sana relazione romantica.
"Non capisce cosa spinge il moro a continuare a farlo, a coccolarlo, senza ricevere lo stesso in cambio. Rick non l'ha mai ringraziato apertamente o altro e - Dio non voglia che Morty lo venga a scoprire - ci ha veramente provato, a dedicargli anche lui qualcosa, ma nessuna poesia, nessun poeta, terrestre o meno, sa esprimere l'indomito tumulto di Rick, l'insurrezione della più grande illusione umana sul più grande genio mai esistito. La potenza, l'umiliazione; la rabbia, la debolezza. La gioia precaria."
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Morty Smith, Rick Sanchez, Summer Smith
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest
- Questa storia fa parte della serie 'Healthy and Romantic Relationship'
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NdA:

Inizialmente questa OS doveva solo essere una piccola aggiunta alla mia altra fic “Febbre”, ma poi eccoci qui. Onestamente devo dire che mi sto innamorando dei Rick e Morty di questa dimensione, sono così fluff, o almeno non troppo pesanti. Giocare con i loro personaggi e le loro vite mi diverte un sacco, non posso farci nulla. Nella storia sarà presente anche un headcanon che mi è stato ispirato da tumblr <3.

 

Tra cioccolatini e poeti negligenti

«Chi si prenderà cura di Morty malato, se non Rick? Chi altro può proteggere, dominare, amare quel ragazzo, se non l’essere più intelligente della terra?».

Chi se lo merita un ragazzo del genere?, è una domanda più complessa, ma non impossibile da rispondere. Rick infondo è un genio, ovviamente riesce ad arrivare a certe conclusioni.

Rick merita Morty, perché non dovrebbe? L'ha creato, formato lui. Gli ha insegnato (volontariamente o meno) come sparare, disinnescare una bomba al neutrino, affrontare i nemici in battaglia senza (troppo) timore. Morty è la sua opera d'arte e Rick è Pigmalione, completamente accecato dalla bellezza del suo creato.

Ma parte della natura del ragazzo è indomita, Rick non può prendersi i meriti di averla creata e in tutta onestà non ci tiene. È irrazionalmente buono, stupidamente alla continua ricerca del suo stesso buon spirito nel mondo e ogni volta si ritrova mortalmente deluso dagli altri. Eppure non crolla del tutto. Rick potrebbe soprannominare Morty "L'immortale", non perché non sia mai morto fisicamente, anzi, ma perché nonostante tutto, ogni volta raccoglie i cocci del proprio cuore spezzato e perdona, ricomincia da dove tutto è iniziato. È un fiore che non riesce ad appassire completamente, che sorride ancora come un bambino innocente.

Se Rick vuole essere schifosamente poetico, ecco.

Quando Morty arriccia le labbra il suo viso può essere un'arma di distruzione per un Rick. Lo scienziato non può prendersi il merito di questo effetto indesiderato, non creerebbe mai qualcosa capace di ridurlo in un macinato di carne.

Morty è così sfacciato nell'esprimere la propria innocenza.

Chi altro sarebbe così sdolcinato, perfino stucchevole, da trascrivergli su un pezzo di carta Catullo? «Dammi mille baci, poi cento, poi ancora mille.» Come se ci fosse il bisogno di chiederlo.

O di dedicargli poeti che probabilmente nemmeno conosce, è troppo pigro per studiarli seriamente in classe, ma quando legge alcune poesie esse lo colpiscono dritto al cuore e generano il frenetico bisogno di scriverle su un pezzetto di carta, solo e unicamente per Rick.

Lo scienziato non ha mai visto il ragazzo all'opera, ma ipotizza che quello sia il procedimento. Lo scopo? Troppo astratto, per cui Rick decide di non soffermarsi troppo.

Sa sicuramente la sua parte, quando mangia il cioccolatino alla gianduia che ogni tanto gli lascia. Buono, niente di che. Legge brevemente la poesia o la parte di essa sul foglietto precedente tenuto fermo dal cioccolato. Ci sono scarabocchi, segnano che Morty ha sbagliato a scrivere qualche parola, ci sono anche sviste grammaticali. Ci sono addirittura giorni in cui non traduce nemmeno dal latino all'inglese, o peggio ancora dal greco antico all'inglese, lasciando il compito interpretativo a Rick. Forse ha troppa fiducia nelle capacità del nonno, forse la traduzione era uno dei compiti per casa e Morty semplicemente non l'ha fatta. Ad ogni modo, dopo la lettura, Rick stropiccia il foglietto, ma non lo butta. È spreco di energie, dice a sé stesso. Non riesce, è la verità. Mette il bigliettino nella tasca interna del suo camice da laboratorio, lo conserva al sicuro vicino al suo cuore.

Non capisce cosa spinge il moro a continuare a farlo, a coccolarlo, senza ricevere lo stesso in cambio. Rick non l'ha mai ringraziato apertamente o altro e - Dio non voglia che Morty lo venga a scoprire - ci ha veramente provato, a dedicargli anche lui qualcosa, ma nessuna poesia, nessun poeta, terrestre o meno, sa esprimere l'indomito tumulto di Rick, l'insurrezione della più grande illusione umana sul più grande genio mai esistito. La potenza, l'umiliazione; la rabbia, la debolezza. La gioia precaria. Forse è anche per questo che odia la maggior parte di tutti i poeti che Morty gli propina. Riesce ad accettare che il nipote possa essere mosso da una mediocre passione, ma Rick non può abbassarsi a componimenti che non gli ricordino chi sia, quando sia intelligente. Che scriva da solo qualcosa per Morty, è pura follia. Tempo sprecato e tolto a cose che gli interessino ( e sa veramente fare), come la scienza.

È per questo che gli lascia sempre il cioccolato bianco sul comodino, che non è vero cioccolato, e il resto è solo vuoto, che sicuramente non è una poesia da leggere e conservare vicino al cuore.

Morty è felice lo stesso, ma Rick sa che potrebbe esserlo con qualcuno più simile a lui, con le sue stesse passioni mondane, qualcuno che sappia scegliere poesie per lui, qualcuno che riesca a ricambiarlo, che se lo meriti realmente.

Rick aspetta pazientemente che quel qualcuno arrivi, la pistola sempre carica, ma che non sparerà mai. L'odio di Morty è molto peggio di vedere l'amore del ragazzo, sprecato insieme alla sua gioventù con Rick, rivolgersi finalmente a qualcuno che sappia adoperarlo, abbia i mezzi giusti per dare al moro la vita che merita.

Quel qualcuno però ancora non è arrivato; dà a Rick la speranza di essere lui stesso "il degno". Alcuni giorni ne è sicurissimo, altri un po' meno.

Stare ancora con Morty gli renderà più difficile staccarsi. Ma come può dire definitivamente addio al profumo così caratteristico della sua pelle, che non riesce a trovare in nessun altro? È un misto di vaniglia, lavanda e il tipico sudore del sesso. E quelle labbra morbide d'estate e screpolate d'inverno? Gli occhi così belli e scuri da fare male? Infine, come rinunciare a quelle urla di rabbia con gli insulti appena trattenuti, perché l'ultima cosa che Morty vuole fare è ferirlo? Urla che si uniscono alle lacrime, che Rick bacia e sente l'umidità delle guance di Morty sulle proprie, cerca di curare un cuore ormai condiviso. Quel ragazzo lo ama troppo. Decisamente oltre il merito.

Sarà costretto ad andarsene alla fine, perché, Rick lo sa, quel qualcuno giungerà. Lo scienziato non mollerà presto il trono, brucia ancora dentro di lui il fatto che a costringerlo ad abdicare non sarà il fantomatico degno, ma Morty stesso, facendo spazio a qualcuno che non è Rick.

Il pensiero che possa succedere il contrario, che qualcuno riesca a scavalcare veramente Morty, a smuovere così tanto Rick nelle viscere, è una benedizione irrealizzabile. Magari riuscirà ad ossessionarsi su qualcun altro, se ne andrà e finalmente non farà più male guardare quegli occhi diventare oceani, le guance maledettamente infantili nonostante i diciotto anni di esistenza diventare cascate.

Ma chi gli dice che non ritornerà sui suoi passi, non ci sarà la nostalgia una certa di una maglietta gialla?

Sarebbe idilliaco quasi, dimenticare Morty per qualcun altro e riuscire ad accettare che al suo fianco ci possa essere una persona che non sia Rick Sánchez.

L'unico problema è che niente è come Morty, e Morty è l'unica persona che Rick vuole. Ne ha mortalmente bisogno.

Lo scienziato pensa a ciò davanti all'ennesimo cioccolatino, il bigliettino inutilmente piegato, perché la carta è così sottile che si vede attraverso. Scorge qualche parola, ma non ci dà troppo peso.

È un processo meccanico, la prima fase riguarda lo scartare la cartina rossa e mangiare il cioccolato. Questa volta si tratta di una pralina al fondente. Evidentemente rispetta il budget di cinque dollari del ragazzo. L'involucro del cioccolato fa il suo viaggio dritto dritto nel cestino dei rifiuti.

Secondo passaggio: leggere la poesia.

Lo fa svogliatamente, si mette anche comodo, distende le gambe, con i piedi sul tavolo del garage-laboratorio; la sua voce non è alta, ma nemmeno bassa.

"Eros ha scosso la mia mente  - eh cazzi tuoi, amore*
come vento che giù dal monte
batte sulle querce"

In tre versi ha già alzato gli occhi al cielo parecchie volte. Il romanticismo non fa esattamente per lui.

"Dolce madre, non posso più tessere la tela
domata nel cuore dall'amore di un giovane  -  oh cacchio, seria questa stronzata.
colpa della soave - mh -  Afrodite. - vabbè.
Sei-"

All'improvviso si blocca, sente il rumore dei passi di qualcuno. Stropiccia il foglio, nasconde ogni prova, beccato in un momento così intimo, la rabbia pronta ad uscire sotto forma di epiteti irripetibili. Farà saltare la testa di chiunque abbia osato interromperlo.

"Sei giunto, ti bramavo,
hai dato ristoro alla mia anima
bruciante di desiderio". È la presenza Morty, che lo tranquillizza. La voce cadenzata, ogni parola pronunciata con un sentimento accesso, brulicante e incapace di rimanere nascosto. "Saffo", aggiunge poi, in un soffio.

È una tortura piacevole ascoltarlo. Soffre perché la natura ingenua del ragazzo si fa evidente in quei sentimenti espressi in maniera così trasparente, tanto dall'arrivare all'imbarazzo; ne gode per lo stesso motivo.

Rick rimane fermo sul posto, quasi non respira, quando Morty fa silenzio. Per il moro va bene, tanto che circonda con un abbraccio il più vecchio da dietro.

"Non hai scuola, oggi?", domanda seccamente Rick. Non guarda il ragazzo negli occhi.

"È sabato, Rick", Morty gli schiocca un bacio sulla guancia, anche lui non cerca il contatto visivo e ignora i mormorii infastiditi di Rick.

Non parlano della poesia, è un qualcosa che succede, ma non ha voce. Morty non gli chiede se gli è piaciuto, Rick non ha motivo per dirne qualcosa.

"Vado a fare colazione".

Rick lo segue e il moro cammina davanti a lui, quindi non può notare il terzo e ultimo passaggio: conservare la poesia. Nel mentre, parlano del più e del meno.

In cucina c'è Summer che beve del succo d'arancia, su un piattino una fetta di pane con su sopra spalmata una crema alle mandorle fatta in casa. Fa parte della sua nuova dieta, dice. Rick alza le spalle, tutto ciò non influirà per nulla sulla sua vita e non gli interessa. Al massimo spera solo che Summer non diventi come quei vegani estremisti rompipalle che litigano con degli onnivori altrettanto rompipalle. È meglio darsi all'alcolismo, dice Rick. E poi ha già dovuto sopportare la fase no-vax di Jerry. Strano che Morty sia sopravvissuto fino ai cinque anni prima di venire vaccinato.

Lo scienziato va a prendersi dei wafer dalla credenza, Morty si dirige verso il frigo.

"Dico solo che non dovresti programmare qualsiasi cosa nella vita", dice mentre sgranocchia i suoi biscotti. Sembra scocciato, ma è solo il suo solito tono di voce. Lo scienziato con la coda dell'occhio sbircia Morty che tenta di nascondere il viso nel frigorifero: è rosso come un peperone. Rick ride sotto i baffi. "Impara a vivere giorno per giorno, e che cazzo".

Morty scuote la testa, ma non dice nulla. Si avvicina al rubinetto della cucina per pulire i mirtilli che ha preso dal frigo. Rick si chiede che cazzo è questa moda di merda di iniziare a mangiar sano.

"È tempo sprecato con lui, nonno Rick", Summer entra nella conversazione e il vecchio per poco non scoppia a ridere vedendo come duramente Morty stia tentando di non alzare gli occhi al cielo. "Probabilmente avrà già fissato la data del suo matrimonio".

"Con chi?", è la domanda spontanea di Rick, quasi sorpresa, visto che non si ricorda di aver mai fatto alcun tipo di proposta al più piccolo.

Summer si trattiene dal schioccare la lingua sul palato. Davvero pensano che sia tanto stupida da non essersi accorta di loro due? La risposta è no, almeno per quanto riguarda Rick. Lui sa che lei sa. Probabilmente solo Morty pensa che il loro segreto sia, beh, ancora un loro segreto.

"Nessuno deve sapere di noi due", ha detto Morty, nella segretezza dell'infinito spazio, guardando lo scienziato, seduto nel suo solito posto: quello del conducente. "B-beh, a parte io e te. Io e te lo sappiamo, Rick".

"Ma non mi dire".

Alla fine anche Morty si siede a tavola e dice: "Oh, z-zitta, Summer!". È al suo solito posto, all'altro capo rispetto quello della rossa, a destra rispetto a quello di Rick, che è proprio dietro la sedia, i fianchi che si appoggiano al bancone.

"Allora dimmi, Morty, che impegni hai per il 4 maggio del 2026?".

"D-dai, Summer, che cazzo, hai rotto veramente le palle!".

"Sì, SumSum", Rick entra nella conversazione e prende le parti del ragazzo. "Ti pareva", avrebbe commentato Summer. "Mangia il tuo panino chetogenico o qualunque inutile moda alimentare ci sia al momento e lasciami fare colazione in pace".

Lasciami, perché attaccare Morty è come attaccare Rick. Bizzarro come perfino spie intergalattiche non ci arrivino, a questo piccolo particolare. Ferisci il braccio di Morty? Il tuo pianeta salterà in aria e tutta la tua gente morirà, come minimo.

"Avete idea di quando torni mamma?", chiede Summer e la conversazione perde ogni possibilità di essere interessante e Rick rimane lì solo per il cibo. Sì, Morty rientra nella categoria snack. E nessuno chiede di Jerry, perché, infondo, a chi interessa di Jerry? "Devo andare al centro commerciale e mi serve l'auto, a meno che…" lancia un'occhiata furtiva a Rick.

"Tu non usi la mia sparaporte per andare in un outlet del cazzo!".

"N-non penso che Beth tornerà abbastanza presto", Morty si intromette, cercando di fermare la lite che sta per nascere. Stupisce perché non chiama più la figlia di Sánchez "mamma", ma la cosa ha un senso: Beth non è la sua madre biologica. Però lo ha adottato quando era ancora troppo piccolo per saper camminare, e anche senza alcun legame di sangue lei ha il diritto di considerarsi sua madre. "L'hanno chiamata per un- s-sì, un'emergenza, di solito ci vogliono ore per quella roba."

Anche Rick non sembra fermarsi dal fatto che non ci sia legame biologico tra lui e Morty. Si considera lo stesso come un nonno e allo stesso tempo è alla ricerca di Morty in un modo non proprio consono in una famiglia. Definire la loro relazione come incestuosa è tecnicamente sbagliato, ma secondo una mentalità planetaria sì, è al limite tra l'inappropriato e l'incesto.

La madre biologica di Morty invece è stata solo un'altra vittima di quel parassita di Jerry, ma almeno è riuscita a districarsi e uscire da quella ragnatela in cui si respira solo pietà manipolata e sfruttata. Così simile a Morty, è la sua versione al femminile e più matura. Forse però è più sveglia del figlio, perché Rick sospetta che lei sappia di loro due.

Sì è sposata varie volte e, durante il suo ultimo matrimonio in Provenza, dove Morty l’ha accompagnata all'altare, al ristorante la donna si è avvicinata a Rick, i suoi lunghi e flessuosi capelli mori e gli occhi scuri, grandi come un cerbiatto, e gli ha detto: "Morty è davvero un bravo ragazzo, immagino tu lo sappia già". Entrambi stavano osservando il giovane tenere compagnia agli altri figli più piccoli che la donna ha avuto. Il maggiore di questi ha sette anni. L'implicito messaggio di sua madre era un "devi meritartelo".

"Sì", risponde Rick e nel frattempo affoga nel suo bicchiere di vino rosso.

E poi la stanza in hotel che lei ha prenotato per loro aveva il letto matrimoniale. Se quello non era un indizio che lei sapesse…

Forse era stato Morty stesso a confessarglielo, quella merdina insolente.

È così che Rick ricorda la Provenza: un matrimonio di cui ancora non capisce (non vuole capire) come Morty abbia fatto a trascinarlo fin laggiù, l'aria che trasporta con sé il profumo tipico della lavanda e pure il Merlot ha il retrogusto di una saponetta.

Del matrimonio, Rick ricorda distrattamente l'odio che Morty ha provato per il nuovo consorte di sua madre. Un uomo appena ventenne che ha fatto nascere in lui frasi come: "È un cacciatore di dote. O-ovviamente. Lui-lui così giovane e bello, non può innamorarsi di una persona più vecchia e con più soldi. Non succede mai". Rick gli ha lanciato un'occhiataccia dopo questa frase e lui ha subito detto: "T-tra noi due è diverso, Rick".

Sì, si ricorda soprattutto il vino francese.

Rick ripensa alla Provenza anche quando è da solo nel garage, il modo in cui perfino Morty quel giorno ricordava il profumo di lavanda, bello come un fiore. Ricorda se stesso che ad ogni bacio cercava di trovare quell'odore nella pelle del moro, di assaporarla vangando sul suo corpo incessantemente, guidato da una frenesia che lo spingeva a rendere Morty tutto suo in una volta sola. Ricorda come stringeva le cosce, il busto di Morty, magri come uno stelo; le proprie labbra che rallentavano e toccavano con cura i delicati petali rossi nelle sue guance.

Morty stava bene in giacca e cravatta, il bianco della camicia che risaltava la sua pelle ambrata. Era proprio il suo colore. Morty stava anche meglio senza vestiti.

A Rick piacerebbe pensare che quella sia solo lussuria, priva di alcun altro interesse, sarebbe più facile. Peccato che sia alquanto evidente che nel loro erotismo viva un desiderio non solo carnale.

È il bisogno di sentirsi, pelle contro pelle, unirsi nella loro forma perfetta, uno dentro l'altro. I respiri affannati e il battito cardiaco accelerato che si sincronizzano, il dare e ricevere piacere per completarsi, riempire vuoti per cui non bastano le parole o i gesti quotidiani fatti con troppa leggerezza.

È il "ti amo" detto all'unisono subito dopo, quando solo le lenzuola bianche (e sporche) li coprono leggermente e Morty ne porta un drappo sul pube, ritornando al vecchio e timido sé, non più scatenato come dieci secondi prima. Morty gli sorride, con la sorpresa felicità di chi sembra eternamente grato di una tale fortuna, e Rick desidera così ardentemente essere quel qualcuno da auto-convincersene.

Quanto è umiliante poter farsi dominare da uno stupido sorriso. Quando è faticoso essere a malapena quel qualcuno.

Questo lo porta a bloccare ogni suo piano o progetto attuale per scrivere qualcosa.

Rick è quel qualcuno, lui può essere tutto. Il suo stesso nome è una garanzia. Quanto può essere difficile mettere delle parole in versi?

Passa mezz'ora e ha scritto solo una parola. Niente è così importante da venir immortalato su carta. Sbuffa, ripensa a Morty e dà sfogo a ciò che gli viene in mente. Un'altra parola.

Ora ci sono ben due parole sul foglietto di carta.

A giudicare dalla lunghezza, Rick potrebbe considerarsi un poeta ermetico. O magari un futurista, se si pone l'accento alle parole inusuali usate per una poesia d'amore.

Non è nessuno dei due.

La mattina seguente Morty si sveglia. Ha sognato di venir bocciato un'altra volta in aritmetica e che tutti lo chiamavano stupido per questo. Brutto sentirsi un incapace così presto, di solito aspetta le avventure con Rick per farlo. Non proprio il miglior scenario, ad ogni modo, e gli ha già peggiorato l'umore quel giorno, quindi è piacevolmente sorpreso quando vede qualcosa sul suo comodino.

Anzi, brilla dalla contentezza.

C'è del cioccolato alle nocciole, quindi del vero cioccolato, e un fogliettino, la possibilità di ricevere una vera poesia.

Mangia il cioccolato e lo trova decisamente delizioso. Scopre che dentro c'è dell'altro, un particolare ingrediente alieno che Rick gli ha fatto scoprire qualche anno prima e per cui è subito impazzito. Mentre mastica legge il bigliettino, e improvvisamente il cioccolato ha un sapore diverso.

La sua espressione è sbalordita, schiude le labbra e non crede ai suoi occhi.

Nessun sonetto, nessuna elogia.

Solo due parole, ma parecchio d'impatto.

Rick non è facile da amare, affatto, ma neanche Morty è una passeggiata, perché alla lunga anche lui ha i suoi spigoli da smussare. Tutto racchiuso in due parole.

Morty schiocca la lingua nel palato, e involontariamente si ritrova a recitare le due parole della poesia, dirette entrambe contro Rick: "Maledetto bastardo".

 

*Sì, ha chiamato Morty “amore”. Almeno uno dei suoi mille sé deve pur farlo, no? XD. E commenta pure ciò che legge, perché secondo me Rick non è un lettore tranquillo, proprio per niente.

 

   
 
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