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Autore: Nocturnal Valex    13/10/2021    1 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ron guardò con diffidenza un Severus addormentato sulla poltrona accanto al letto del San Mungo, dove Harry giaceva da ormai ventiquattro ore senza dare segni di vita. Hermione accanto a lui gli tirò una gomitata e si avvicinò al Pozionista per scuotergli delicatamente una spalla. -Professor Snape- mormorò per poi ritrarsi di scatto quando l’uomo si armò di bacchetta e gliela puntò addosso con sguardo ancora poco lucido. 

Ron si piazzò davanti alla moglie, ma poi si rese conto che quello dell’uomo era un gesto automatico, perché non appena capì chi aveva davanti Snape si rilassò e mise via la bacchetta, passandosi una mano sul volto assonnato. -Signorina Granger, mi perdoni- mormorò strappando un’espressione stupita a Ron. 

-Nessun problema- rispose Hermione con un sorriso tranquillo in volto. -Dovrebbe andare a casa però, è qui da tutto il giorno e non c’è stato nessun cambiamento-. 

Snape scosse la testa -Casa mia è bruciata e preferirei restare qui, se non è un problema. Potter potrebbe svegliarsi a breve-. 

Severus sapeva che il ragazzo non si sarebbe svegliato nell’arco di tempo in cui fosse andato a Grimmauld Place per farsi una doccia, ma non aveva la forza di affrontare i giornalisti e il Ministero, che lo perseguitava per l’interrogatorio sotto Veritaserum. 

Solo il giorno prima si trovava avvolto dalle fiamme, stringendo Harry tra le braccia mentre il fumo gli divorava i polmoni. Poi non ricordava più nulla finché non si era risvegliato al San Mungo. Aveva insistito con i Medimaghi perché lo dimettessero, nonostante la tosse dovuta al fumo ancora gli desse fastidio. Stava per costringere il Medimago davanti a lui a farsi dire dove fosse ricoverato Potter quando in stanza era entrata Ginevra Weasley e aveva congedato il Guaritore con un cenno e un sorriso cordiale. 

-Salve- aveva detto sedendosi su una sedia accanto al letto in cui Severus era ancora costretto. -Non le rubo molto tempo, poi le dirò dove si trova Harry, forse-  

Snape era stranito, ma se stare un po’ con la Weasley gli faceva guadagnare quella preziosa informazione allora tanto valeva stare ad ascoltarla. Aveva quindi annuito ed era tornato a rilassarsi sul letto. -Di cosa ha bisogno?- 

-Ho parlato con Harry qualche settimana fa, di lei- esordì diventando seria e guardandolo intensamente -E ho capito che la ama davvero. Sa, sapevo che al sesto anno andavate a letto insieme e ho sempre sperato che lei non lo facesse soffrire. Inutilmente a quanto pare, dato che lei è sparito per anni dopo avergli fatto credere di essere l’assassino di Dumbledore-. 

-Signorina Weasley, so cos’ho fatto negli anni passati. Io avrei fretta di andare dal suo ex marito, con o senza il suo aiuto, intende sprecare il mio tempo rivangando i miei errori o vuole dirmi cosa vuole da me?- 

Ginny sorrise come se quella risposta la soddisfacesse. -Certo, mi scusi. Volevo solo dirle che io ci tengo davvero ad Harry e voglio che sia felice. Ha già sofferto tanto e lei lo sa bene. Vorrei solo assicurarmi che lei lo sapesse e che smettesse di farlo soffrire-. Snape la guardò iniziando ad arrabbiarsi, quindi si affrettò a precisare -Non sto cercando di tenerla lontano da lui, ma deve iniziare ad essere sincero con Harry riguardo i suoi sentimenti. Lui la ama-. 

Snape sospirò e si passò la mano sul volto. -Lo so, per Merlino se l’ho capito, ma non credo di potergli dare la vita che si aspetta- ammise, stanco di portare la sua maschera. 

-Questo lo lasci decidere a lui- lo corresse Ginny, poi si alzò. -Stanza 394- si allontanò verso la porta, ma poi si fermò di colpo e tornò a voltarsi verso Snape -Ah, so che Harry non glielo dirà tanto presto, ha paura e pensa che tenendolo nascosto si evitino i pericoli. Io ed Harry abbiamo avuto un figlio, James Sirius. Lo abbiamo tenuto nascosto finora, ma mi sto stancando di stare attenta a dove vado. Cerchi di convincerlo a dire la verità al Mondo Magico, potrebbe essere d’aiuto-. 

Snape non riusciva più a pensare ad altro se non alla parola figlio, e rimase paralizzato anche quando la donna se ne andò con un sorriso. La Weasley non gliel’aveva rivelato con l’intenzione di tenere Severus lontano da Harry, era davvero convinta che avrebbe potuto convincere Potter, ma non riusciva a non avercela con lei per aver fatto qualcosa al posto di Harry.  

Sarebbe stato lui a doverglielo dire, con i suoi tempi, una volta superata la paura di perderlo e risolto il caso. Invece la rossa lo aveva anticipato. 

Con questi pensieri si alzò e andò nella stanza 394, dove trovò la signorina Granger seduta accanto al letto dove Harry giaceva pallido e assopito.  

Erano passate solo sei ore dall’attacco a Spinner’s End ed Harry non si era ancora svegliato per scoprire che Yaxley e Selwyn erano morti nell’incendio mentre gli altri due erano stati catturati, come gli spiegò la Granger quando lo vide. 

Non disse nulla su loro due, nonostante Severus sapesse che aveva visto la foto pubblicata sul Profeta settimane addietro, bensì gli lasciò la sedia libera e gli chiese come stesse. 

Su quella sedia rimase per le successive ventiquattro ore, finché la Granger non lo svegliò gentilmente per poi andarsene per mano con il marito. 

Snape, rimasto nuovamente solo con Harry, gli prese la mano, giocando distrattamente con le sue dita. -I Medimaghi non sanno perché tu non ti sia ancora svegliato, quindi è il momento di aprire gli occhi e dire a tutti che era uno stupido scherzo da Gryffindor- mormorò portandosi la mano del ragazzo alla bocca. -La Weasley mi ha detto che avete un figlio e che l’avete chiamato James Sirius. Non ce l’ho con te per non avermelo detto, so che l’avresti fatto quando te la fossi sentita, ce l’ho con te perché l’hai chiamato come tuo padre e quel cane del tuo padrino. Pensavo avessi più buonsenso- e soffiò una risata sommessa contro la sua pelle prima di baciarla delicatamente. 

-Vorrei dirti quello che provo, ma non voglio farlo se non sono sicuro che tu senta perché non credo di avere il coraggio di ripeterlo una seconda volta, quindi muoviti a svegliarti. Ah, quasi dimenticavo. Dobbiamo scoprire chi ha comprato e ricostruito la casa dei Potter, non vorrai che una famiglia babbana si impossessi di casa tua, vero?- senza lasciargli la mano si sistemò sulla poltrona e riprese a leggere un libro sulle Pozioni illegali che gli Auror avevano recuperato dalle ceneri di casa sua. Quel libro era tutto ciò che gli restava della sua vita negli ultimi sei anni. Poco male, avrebbe ricominciato da capo di nuovo, questa volta, sperava, con qualcuno al suo fianco. 

Dodici ore dopo, quando l’alba iniziò ad illuminare la stanza, Draco venne a recuperare il suo padrino, costringendolo a lasciare il fianco di Harry per farsi una doccia. Si ritrovò quindi a Grimmauld Place con Draco che lo rimproverava per essersi affezionato ad un ragazzo che attirava solo guai. 

-Sei caduto proprio in basso Severus- gli stava dicendo il biondo mentre Snape lo ascoltava passivamente seduto sul divano. Nonostante le parole, il ragazzo sapeva che Harry non avrebbe fatto altro che aiutare l’uomo che ormai aveva perso tutto. In fondo aveva aiutato anche lui ed Astoria. 

-Vado a farmi la doccia, poi torno in ospedale- comunicò Snape con la testa fissa al ragazzo pallido ancora fermo sul letto del San Mungo. 

Draco scosse la testa. -Scordatelo. Da Potter ci torni domani, oggi ti lavi, mangi e ti riposi. Sembri un fantasma e puzzi come un morto. Astoria cucinerà qualcosa per tutti e tre. Vai in bagno, ti porto qualche vestito pulito, dovrei avere qualcosa di mio padre-. 

-Draco- lo richiamò Snape mentre il ragazzo si dirigeva al piano superiore per poi fermarsi al suono della voce di Severus -Mi dispiace per tuo padre, e per Narcissa-. 

Draco si strinse nelle spalle -Ci eri più affezionato tu di quanto lo fossi io, a mio padre intendo. Ha fatto quel che voleva e mia madre lo ha seguito. Hanno scelto il loro destino- e si dileguò per raggiungere Astoria in camera. Snape rimase fermo per un tempo sufficiente alla base delle scale da sentire che, dopo aver scambiato due parole con la donna, il ragazzo era scoppiato a piangere. 

 

Ron aveva bisogno del suo migliore amico, e quello lo sapevano tutti. Quando qualcuno pensava al grande Harry Potter, subito venivano loro in mente anche Ronald Weasley ed Hermione Granger. Nel Dipartimento Auror tutti sapevano che quando il Grande Harry Potter doveva affrontare una missione, anche la più semplice, chiedeva sempre di essere affiancato almeno da Ronald Weasley. 

Ci fu un periodo in cui Ron odiò questa cosa, l’essere sempre associato all’Eroe del Mondo Magico, ma poi si rese conto di quanto ciò pesasse sulle spalle dell’amico e allora fu felice di non essere sempre al centro dell’attenzione. 

Ron voleva bene ad Harry, su quello non c’erano dubbi. Anche quando il Prescelto prendeva decisioni pessime o quando ignorava i protocolli per fare di testa sua, trascinando nei guai l’intero Dipartimento, lui gli voleva bene. 

Ed era per quello che in quel momento, dopo aver ricevuto una notizia particolare, il suo primo pensiero volò al corpo ancora esanime del suo amico, fermo da quasi tre giorni in un letto del San Mungo. Aveva bisogno di dirglielo, di parlargli e di ricevere qualche rassicurazione. 

Inoltre, ancora non era riuscito a chiarire alcuni punti del caso appena concluso, e per risolvere il problema serviva il Capo-non-ufficiale del Dipartimento. 

Ora che ci pensava, doveva anche parlargli di quella minuscola questione di Snape-che-bacia-Harry che aveva ignorato per due settimane e che Hermione si ostinava a dirgli che fosse normale. Lui non ci trovava nulla di normale nel vedere il suo migliore amico infilare la lingua nella bocca del loro ex professore di Pozioni, morto o vivo che fosse. 

Ma a guardare quel volto assopito Ron si chiese se avrebbe avuto il coraggio di dirgli tutte quelle cose una volta sveglio, perché in quel momento, con la mente divorata dal tarlo della preoccupazione, non riusciva a pensare ad altro alle loro avventure insieme, mentre le lacrime si accumulavano nei suoi occhi prima di riversarsi sulle sue guance lentigginose. 

-Svegliati amico- mormorò con voce rotta -Qui abbiamo bisogno di te-. 

Nessuno capiva perché Harry non si svegliasse. Aveva la gamba ferita ma i polmoni erano stati ripuliti e non c’erano state botte in testa durante il combattimento a Spinner’s End.   

Appoggiò la testa sul materasso e rimase immerso nei suoi pensieri a lungo, finché non sentì una voce flebile riscuoterlo -Non vi libererete di me tanto in fretta-. 

Ron tirò su la testa di scatto, incontrando gli occhi verdi di Harry che lo fissavano a metà tra il confuso e il divertito. -Sei sveglio- osservò Ron incapace di fare altro oltre a fissare Harry con crescente felicità. 

-Quando ho dormito?- Harry si guardò intorno per mettere a fuoco la stanza. 

Ron si alzò -Tre giorni, è domenica- 

-Snape?- domandò mentre gli occhi scandagliavano attentamente la stanza, come se il Pozionista avesse potuto saltare fuori dagli angoli. 

Ron notò tutta la sua paura e preoccupazione perciò, per quanto non gli andasse a genio quella cosa Snape-Harry, si affrettò a rassicurarlo -È stato qui fino ad un paio d’ore fa. Non si è allontanato dal tuo letto se non per mangiare e lavarsi, Malfoy lo ha dovuto quasi schiantare per costringerlo a tornare a casa per riposarsi un po’-. 

In quel momento entrò un Medimago che chiese a Ron di uscire affinché potesse fare un controllo dello stato di salute del Signor Potter. -Se i valori saranno nella norma potrà tornare a casa anche domani pomeriggio, ma dovrà tornare qui per le visite. Dobbiamo capire perché ha dormito così a lungo-. 

Ron quindi uscì dalla stanza e poco ci mancava che saltellasse per il corridoio per la felicità. Per prima cosa chiamò Hermione con quei cosi babbani, i cellulari, che sua moglie aveva comprato un anno prima perché “così comunichiamo più facilmente”, regalandone poi uno anche a Harry.  

Dopo aver sentito Hermione strillare al telefono che sarebbe arrivata subito mise giù la chiamata, mandò un Patronus a Grimmauld Place, per avvisare Snape della novità e infine chiamò anche suo fratello George, che aveva comprato un telefono dopo averlo visto in mano ad Hermione, perché avvisasse i restanti Weasley, Ginny compresa. 

In breve il San Mungo si ritrovò col corridoio straripante di teste rosse che scalpitavano per vedere Harry e chiacchieravano tra di loro a voce alta, facendosi riprendere più volte dai Medimaghi e dagli infermieri. 

Il caos si placò solo nel momento in cui un uomo completamente vestito di nero fece irruzione tra la folla. Snape camminava a testa alta, sfidando silenziosamente chiunque volesse osare dire qualcosa sulla sua presenza in quel posto e tagliando a metà la folla, rimasta paralizzata a quella vista. 

Hermione fu l’unica ad avere il coraggio di andare incontro al Pozionista. -Stavamo aspettando lei. Harry può vedere solo una persona alla volta e ci sembrava giusto  che fosse lei il primo, dato che Ron ci ha già parlato un po’ prima e ha chiesto di lei-. 

Snape annuì alla ragazza e mormorò un “grazie” che lasciò di stucco tutta la famiglia pel di carota, poi senza aggiungere altro entrò nella stanza in cui Harry lo aspettava. 


NdA
Ciao a tutti, 
ci stiamo avviando verso la fine di questa storia. Mi piacerebbe tnto sapere se vi sta piacendo o una qualsiasi critica costruttiva, mi sarebbe molto d'aiuto per impostare i capitoli finali. Vi ringrazio <3

   
 
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