Hinata ha un sorriso più sfacciato del solito quando quel pomeriggio entra in palestra.
Kageyama lo ha raggiunto da poco e non può fare a meno di chiedersi cosa gli stia passando per la testa e perché le sue labbra siano piegate in quel ghigno malizioso.

Ma quando il compagno comincia a spiegargli il motivo, Tobio non può fare a meno di chiedersi, per la millesima volta, se davvero non abbia a che fare con un totale rimbecillito.
 

«Fammi capire: hai rubato gli occhiali a Takeda perché così-»
«Così non vedrà niente, andrà a sbattere contro Ukai-»
«E fra loro scoccherà la scintilla? Davvero, Hinata, fra tutte le cretinate più cretine che potessi inventarti questa è-»
«Dovresti espandere un po’ il tuo vocabolario, Noios-yama!»

Hinata saltella all’indietro per uscire dalla portata dell’altro, così, giusto per sicurezza, e tira fuori la lingua, divertito dalla sua stessa battuta.
«Comunque, come sto?» Chiede indossando gli occhiali del povero professore.

Kageyama lo guarda e tanto per cambiare è senza parole.
Hinata non ha nessun diritto di apparire così adorabile con quella montatura, troppo larga per lui, che gli ricade dolcemente lungo il naso.
Nessuno.
Dovrebbe sembrare ridicolo, al massimo, e non al cento per cento scopabile.
Il cervello di Kageyama impiega una frazione di secondo per rendersi conto di aver davvero associato l’aggettivo scopabile a Hinata, e il ragazzo deglutisce, sgomento, mentre la sua bocca, ovviamente, va in tutt’altra direzione.

«Onestamente, sembri un cre-»

«Lasciami indovinare: un cretino? Quanto sei originale.» Hinata stringe i pugni sui fianchi, gonfiando le guance in un principio di pernacchia.

La risposta di Tobio è un ringhio minaccioso, che viene però interrotto sul nascere da Takeda.

Il professore - Kageyama si ritrova a trovarlo dannatamente buffo senza occhiali, - sta entrando praticamente a tentoni in palestra, brancolando con le braccia stese davanti a sé.

«Ragazzi? Ci siete? Qualcuno ha visto i miei occhiali? Ero sicuro di averli lasciati nello spogliatoi-oh!»
Takeda inciampa sull’ultimo gradino e si ritrova a ruzzolare in avanti pronto a lasciare sul pavimento della palestra un calco a forma del suo mento, se non fosse per un paio di braccia che lo afferrano da dietro, arrestando la caduta.

Takeda ha gli occhi spalancati e tira un sospiro di sollievo, sospiro che sembra mozzarglisi in gola non appena si accorge di chi è il suo salvatore.
Ukai sfoggia un ghigno palesemente divertito e stringe a sé il moro, con il pretesto di rimetterlo in piedi.

«Easy, there, professore,» esclama, usando un’espressione inglese che ha imparato da poco e rifilando a Takeda un occhiolino.
Lui non manca di arrossire come un peperone, mentre balbetta alcune parole di ringraziamento.
«S-scusami, Ukai, non vedo quasi nulla e non ho idea di dove siano finiti i miei occhiali.»

Il sorriso di Ukai si allarga ancora di più fino a sciogliersi in una vera e propria risata nell’accorgersi del nuovo accessorio sul volto di Hinata.
«Sembra che te li abbia rubati un piccolo corvo.»

La testa di Takeda scatta fulminea nella direzione di Hinata, con una precisione a dir poco impressionante.
«Shoyo» sibila, sottovoce, e riesce a suonare mille volte più minaccioso della versione arrabbiata di Daichi.

Hinata è praticamente pietrificato sul posto.
«Come fa a sapere che sono stato io?» mormora all’indirizzo di Kageyama, «credevo non ci vedesse senza occhiali.»
Il compagno alza le spalle. «Probabilmente ha un radar che individua gli imbecilli.»
Hinata lo fulmina con lo sguardo, senza inizialmente sapere come ribattere.
Poi la folgorazione.
«E’ stata un’idea di Kageyama!» urla, e dopo aver lanciato in aria gli occhiali si fionda verso l’uscita di emergenza.
Tobio rimane per un secondo immobile, totalmente spiazzato, prima di seguirlo a ruota, vomitando una caterva di insulti fra cui i più gentili sono subdolo bugiardo e piccolo codardo.

«Tornate subito qui!» urla Takeda, finalmente di nuovo in possesso di tutte le sue diottrie, ma Ukai lo trattiene per un braccio.
«Lascia stare, professore, non si azzarderanno di certo a saltare un allenamento. Mentre li aspettiamo però che ne dici di riprendere il nostro discorso da qualche fotogramma fa?» e intanto il suo viso si avvicina pericolosamente a quello del moro, un dito a sollevare il mento di Takeda.
 

*

Fatto di corsa tutto il giro della palestra, Hinata e Kageyama si affacciano esitanti sulla soglia a osservare i loro coach alle prese con un bacio mozzafiato, totalmente incuranti del fatto che il resto del Karusuno arriverà a breve per l’allenamento.

«Vedi, avevo ragione io! Lo dice anche quel famoso proverbio!»
«Di cosa parli?»
«L’amore è miope, no?»
«Sì dice l’amore è cieco, e comunque non è un proverbio.»
«Sì che lo è!»
«No, non lo è!»
«Sì!»
«No!»
«S-mpf!»

L’ultima replica di Hinata viene bloccata dalle labbra di Tobio.
Hinata si scioglie restituendo il bacio, ancora non del tutto abituato a quella nuova intimità nata pochi giorni prima fra loro. *