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Autore: Camaleonte    16/10/2021    0 recensioni
In un mondo in cui neanche la morte è stata risparmiata dalla burocrazia, in cui attese interminabili ai banchi sono all'ordine del giorno e ingorghi ai tornelli per tornare a casa semplice routine.
In un mondo del genere c'è sempre chi cerca di infrangere le regole, forse una ragazza troppo dolce, che ancora crede nelle seconde possibilità.
Forse una morte sempre in leggero ritardo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La morte non aspetta nessuno (o quasi)



 

– Oh no Michael... no, no, ti prego... – Pianse la ragazza, stringendo forte le mani insanguinate dell'uomo sdraiato sulla barella dell'ambulanza.

– Che sciocco che sono stato... – Mormorò lui allo stremo delle forze, un rivolo scarlatto gli scendeva lento dalle labbra. – Che sciocco...non avrei voluto che finisse così... –

– No, non dire così! Non è ancora finita, non ancora... – Singhiozzò forte, mentre un paramedico cercava di scostarla per bloccare l'emorragia allo stomaco.

Appena dietro un'altra figura guardava la coppia in preda allo sconforto. Amy Lee stava in piedi di fianco alla ragazza in lacrime, torturandosi le mani mentre la chiazza rossa sulla camicia del giovane si allargava di più. – Dai... un paio di minuti, un paio di minuti – Si portò una mano alla bocca, mangiucchiandosi angosciata le unghie.

– Mi dispiace... mi dispiace per ieri sera... – Michael respirò affannosamente alla ricerca d'aria, – Non volevo che tu... tu vedessi... –

La ragazza scosse la testa piangendo ancora più forte. – Non ti preoccupare, non ha più importanza, non dire più niente. –

– No, invece – Deglutì cercando di bagnarsi la gola – Anne, ti prego ascoltami, io ieri... ieri... –

Uno scossone percorse tutta l'ambulanza, e Michael gemette quando il sangue riprese ad uscire copiosamente dalla ferita.

– Maledizione! – Esplose Amy Lee, – Non vedete che non ha molto tempo? – Riprese di malo modo il guidatore, ma nessuno fece caso a lei. Eh certo, non potevano sentirla.

Amy Lee si avvicinò di nuovo a Anne e Michael.

– Dai Michael, hai tre minuti, diglielo prima della fine –

Il ragazzo riaprì gli occhi, che gli si erano pericolosamente chiusi un attimo prima.

– Ieri... ero arrabbiato con te, ero furibondo... non... –

Anne scosse la testa gemendo. – Non importa... – continuava a sussurrare, mentre innumerevoli lacrime le cadevano dal viso.

– Ho portato Rebecca alla festa sperando di poter dimostrare... che non m'importava di te... –

Amy Lee annuì, incoraggiandolo. – Bravissimo, continua così, hai due minuti –

Michael riprese fiato stremato. Il tempo era agli sgoccioli, Amy Lee lo sapeva. Ma non poteva portarlo via prima che Anne avesse saputo la verità. Non poteva!

L'infermiera cercò di mettergli la mascherina d'ossigeno alla bocca, ma lui la scostò debolmente.

– Signorina, si deve allontanare! Non può stare qui, non–

– Ma li lasci stare! Manca così poco! – La ragazza si avvicinò ancora di più ai due giovani, commossa dai loro sentimenti e dalla loro tragica situazione.

– Volevo farti ingelosire... – Riprese Michael, –...non sopportavo l'idea che tu potessi... ignorarmi. –

Amy Lee guardò l'orologio al suo polso. Trenta secondi, trenta secondi!

– Signorina si allontani! – L'infermiera cercava di spostare Anne, ma lei non lo lasciò. Lo tenne più forte, piangendo e singhiozzando.

– Io... credo di averlo sempre saputo, ma... –

Dieci secondi. Amy Lee tremava dall'impazienza. Non poteva ritardare un'altra volta!

– …forse non ho mai avuto il coraggio di accettarlo... –

Quattro secondi. Maledizione non poteva interromperlo adesso!

– … Ma la verita è che... –

Uno.

Micael aprì la bocca agonizzante. Le parole si potevano vedere prendere il volo dalle sue labbra.

Zero.

Amy Lee fece una smorfia gemendo.

– La verità è che ti amo, Anne. – L'aveva finalmente detto. Michael sembrò rasserenarsi. – E me ne accorgo solo adesso che è troppo tardi...–

Anne si sciolse in un pianto inconsolabile. Si abbandonò sul suo petto singhiozzando, affondando il viso nella sua camicia. Poi alzò il volto guardandolo negli occhi, prima di chinarsi un' ultima volta su di lui e baciarlo tra le lacrime.

A quel punto Amy Lee sospirò, passandosi una mano sugli occhi per asciugarseli. Era il momento di passare oltre. Così, mentre i due ragazzi si sfioravano le labbra in un tenero bacio, sfiorò la spalla del giovane, che in un attimo si rilassò. Il petto si abbassò un'ultima volta e poi basta.

Restò fermo.

 

 

Dopo aver indicato la via all'anima del ragazzo, Amy Lee, o la Morte, come molti preferivano chiamarla, passò attraverso le sottili pareti dell'ambulanza, ritrovandosi di nuovo per strada.

Non fece a tempo ad avviarsi verso la C.T.D. (Centro Trapassi e Dipartite), che una voce la raggiunse bloccandola sul posto.

– Amy Lee. –

Theodore stava a braccia incrociate qualche metro di fronte a lei. Lei sospirò, anticipandolo prima ancora che la potesse sgridare.

– Lo so, lo so, non avrei dovuto tardare di nuovo, ma cosa avrei potuto fare? – Alzò le braccia come a scusarsi, approfittandone per dissolversi e ricomparire un secondo dopo nell'Atrio.

– Beh, avresti potuto essere puntuale per una volta tanto! – la rimbeccò lui, apparendo in un attimo a fianco a lei.

S'infilarono insieme nella via principale, candida come il paradiso e affollata come l'inferno.

– Lo sai che in alto la tua condotta non è ben vista. – Continuò lui facendosi strada, – Questo mese sarà già la seconda volta e ho sentito qualcuno... –

– Sì sì, si sono già lamentati, lo so. – Amy Lee lo interruppe prima che potesse continuare. Ormai quel discorso lo sapeva a memoria. Imboccò un corridoio sulla destra sgomitando da tutte le parti. Per arrivare alle Coltri bisognava sempre superare una marea di ingorghi davanti ai Cancelli Bianchi. Pazzesco come riuscissero a complicare persino l'accesso agli alloggi.

– È che semplicemente non potevo portarlo via prima. – Amy Lee si girò verso di lui intenerita con due occhioni da cerbiatta, – Il ragazzo era appena stato accoltellato da un qualche farabutto, mentre stava inseguendo la ragazza. A quanto pare avevano litigato un'altra volta e sai come sono i giovani–

Adesso fu il turno di Theodore ad alzare gli occhi. – Sono ciechi davanti all'evidenza... sì lo so, ma tu non puoi continuare così! – Il ragazzo si bloccò fermando Amy Lee per un braccio.

– Non puoi ad ogni uomo lasciargli l'attimo in più per baciare un'ultima volta la moglie, né al bambino per abbracciare la mamma. La morte non aspetta, per quanto crudele possa essere. Reclama e basta.–

Amy Lee abbassò la testa, imbronciata.

– Beh, sono io la morte. Come lo sei tu e tutti gli altri in questo posto. Quindi dovrei poter scegliere io se essere crudele o meno. –

Theodore la guardò esasperato. – Lo sai cosa intendo. I nomi, i luoghi, le date che ci danno sono già tutti fissati. Non da noi e neanche dai piani alti, ma dal destino. Non puoi semplicemente ignorarlo. –

La ragazza sbuffò. Theodore riusciva ad essere sempre così melodrammaticamente pedante...

– Ma cosa vuoi che siano un paio di secondi in più, il destino di certo non se la prenderà per dei piccoli ritardi. – Accennò una risata, ma l'altra Morte non fece neanche un mezzo sorriso.

– Ah va bene, va bene, cercherò di essere più attenta, contento? – Amy Lee si arrese strappando un sorriso a Theodore. Camminarono così parlando del più e del meno, prima di separarsi all'entrata delle Coltri.

Appena entrata Amy Lee prese un numero e aspettò pazientemente il suo turno. Dopo un'eternità una voce gracchiante la chiamò al Banco.

– 3927. –

Amy Lee andò veloce a ritirare il suo nuovo incarico.

– Michael Butler: nove secondi di ritardo. – L'ometto la guardò severa dall'alto del Banco prima di consegnarle un nuovo biglietto. – Dovrebbe saperlo ormai dopo la... – Scrutò in mezzo ai fogli, – … ventitreesima volta e dopo quattro ammonimenti che ritardi non sono ammessi... –

La ragazza accennò un sorrisetto stringendosi nelle spalle. – Devo aver calcolato male i secondi... –

Ricevette uno sguardo raggelante.

Amy Lee sgusciò veloce via e uscì prima di essere ripresa un'altra volta. Appena oltre l'angolo aprì il foglio.

Una lista interminabile di nomi, luoghi e date le si parò davanti agli occhi.

Nomi che corrispondevano a volti e date che corrispondevano a morti. Amy Lee ripiegò il biglietto sospirando per l'ennesima volta.

Non aveva più voglia di dare così tanta sofferenza alle persone.

Non aveva voglia di vedere piangere chi rimaneva. Vederle in lutto, disperarsi, chiedersi il motivo di quella tragedia. Lei era sempre presente a quei momenti di tristezza, era sempre lì a consolarle.

Era buffo. Non aveva mai partecipato a un funerale, eppure era sempre la prima ad esprimere le sue condoglianze. Carezze impalpabile e parole silenziose... Eppure non sembravano mai aiutarle. Loro continuavano a tormentarsi, a rimpiangere momenti mai esistiti, perché strappati brutalmente via. Perché sì, spesso chi se ne andava lasciava dietro di sé tante frasi scritte a metà. E chi rimaneva non riusciva a scrivere le ultime parole e mettere un punto alla fine.

Poteva dare lei qualcosa in più a quella madre, che si vedeva strappare via un figlio? Come poteva rendere a quella mamma ciò che aveva perso, ciò che non era riuscita a proteggere? L'aveva difeso per tutta la sua vita da inganni e pericolo, eppure non era riuscita a liberarlo da quella oscura presenza. Pur impiegando tutte le sue forze, pur vegliando giorno e notte, quel silenzio che Amy Lee portava sempre con sé l'aveva colta impreparata, e le braccia di suo figlio non si sarebbero più aggrappate alla sua veste.

Un solo bacio, un solo gesto, un'ultima carezza, un ultimo abbraccio. Chissà, magari erano queste le parole che mettevano il punto alla fine della storia. Che riuscivano a concludere senza rendere vana ogni fatica e battaglia dell'eroe.

Un fratello che vuole chiedere scusa, o un padre troppo preso dal lavoro.

Un litigio finito male. Un barattolo di pastiglie vuoto. Una macchia scura nei polmoni.

Lasciare alle persone un attimo in più per risolvere le questioni in sospeso le sembrava un giusto compromesso. Una morte per una vita più serena. Poteva essere più equo?

 

Amy Lee avrebbe voluto il lieto fine per tutti.

Ma lei era una Morte, e la morte non dimenticava nessuno. Avrebbe preso tutti prima o poi, chi troppo presto, chi troppo tardi.

La fine sarebbe arrivata per ognuno, se fosse stata lieta o meno, dipendeva solo dalle scelte prese in vita. E dal caso.

 

 
  
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