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Autore: z0mbie    17/10/2021    1 recensioni
Prima di partire per Punk Hazard, Law viene colto da una crisi mistica.
Pietās.
Questo recitava l'incisione sopra la statua.
La stessa pietà che la vita non ha avuto nei suoi confronti.
La stessa pietà che Dio non aveva concesso ai suoi genitori e la pura innocente anima della sua Lami.
La stessa pietà che Doflamingo non aveva mostrato quando premette il grilletto e sparò all'uomo che gli aveva restituito l'umanità.
Avrebbe voluto urlare, Law. Avrebbe voluto urlare il suo rammarico, la rabbia, il disgusto e il dolore per essere stato abbandonato così, costretto a nascondersi tra i cadaveri delle persone a lui care, a mangiare avanzi e spazzatura, a camminare scalzo e con il bruciante desiderio di distruggere tutto e tutti.
Pietà, dunque? No, Lui non ha pietà per nessuno.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Trafalgar Law
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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.......uh, avevo detto che probabilmente sarei sparita? A quanto pare mentivo lmao. In realtà questa oneshot è stata frutto di un'ispirazione momentanea, ero andata a visitare una chiesa abbastanza importante con l'università e ho pensato "mhhhhhhhhh e se Law........." e niente, il resto è storia. Letteralmente. Questa è una oneshot riflessiva, a tratti filosofica e complicata. Come ho spiegato molte volte in passato, adoro scavare nell'introspezione e la psicologia di Law e grazie al suo flashback abbiamo scoperto che da bambino ha frequentato una scuola cattolica. Allo stato attuale delle cose dubito fortemente che ora sia ancora credente, in caso contrario penso sarebbe abbastanza OOC, ma ho tentato di trascrivere questa crisi mistica nel migliore dei modi. La storia è ambientata a cavallo dei due anni, in una chiesa di un'isola del Nuovo Mondo, e Law a breve partirà per Punk Hazard per proseguire il suo piano. Non è stata facile da scrivere, soprattutto perché il tema è molto particolare - contrassegno in "tematiche delicate", dal momento che per qualcuno questa potrebbe essere una fonte di trigger - ma amo troppo Law e ogni aspetto della sua persona, quello legato alla Fede e la religione penso sia uno dei più affascinanti e non tutti purtroppo si soffermano su questo. Ringrazio molto chi ha lasciato un commentino alle mie due ultime pubblicazioni, davvero. Purtroppo non ho molto tempo a disposizione dalla mia, ma appena potrò risponderò a tuttx! Alla prossima!.

 


Disclaimer: One Piece © Eiichiro Oda

 

Amen.

 


Quel silenzio era familiare e conosciuto, ma al contempo estraneo e lontano dal suo cuore.
Camminava con calma, a passo lento e spedito. Si guardava attorno con espressione compassata e le labbra socchiuse.
Stringeva a sé la fidata Lamento Spettrale e, stando alle regole del Galateo, avrebbe dovuto sfilarsi il cappello in segno di rispetto e devozione. Ma il pirata non doveva alcun tipo di rispetto a nessuno, né tantomeno a Lui.
Sopra la sua testa troneggiavano ricche decorazioni dorate che avrebbero fatto gola al più avido e bramoso dei bucanieri, la tenue luce del tramonto entrava quasi timidamente dalle vetrate colorate e si depositava sul pavimento creando un ricco gioco di colori, piccoli lumi accesi illuminavano appena mosaici composti in pietre preziose che raccontavano le vicende del Nuovo Testamento in una sequenza affascinante da guardare, studiare e osservare. Law era un uomo di scienza ma, nonostante la logica e la pragmaticità di cui perennemente il suo brillante cervello si nutriva, era abbastanza sensibile da apprezzare le qualità, le immensità e le bellezze delle arti umanistiche quando queste gli si paravano davanti.
Continuava a camminare al centro della navata e il rumore dei suoi eleganti stivali dal tacco basso era l'unica cosa percettibile. Accanto alle colonne in stile ionico vi erano grandi candelabri dalle fatteze di piccoli putti e il chirurgo, fermandosi davanti ad uno di essi, allungò la mano tatuata per accarezzarne il paffuto e infantile volto in bronzo con le affusolate dita. In silenzio.
"Bambini, ricordate di fare il segno della croce e di benedirvi con l'Acqua Santa una volta entrati. Law, tesoro, è buona educazione togliere il cappello nella Casa del Signore." la voce di Sorella Astrid era ancora vivida e impressa in ogni angolo dei suoi ricordi: calda, mellìflua, carezzevole... lei, così devota, indifesa e buona di cuore, strappata via alla vita così ingiustamente.
"Preghiamo assieme, Lami."
"Sì, fratellone! Nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito Santo."
"Amen."
Da quanto tempo non entrava più in una chiesa? Anni, forse più di un decennio. Da quei giorni felici passati a Flevence, così lontani e simili ad un sogno meraviglioso. Ma dopotutto, perché avrebbe dovuto farlo? Aveva pregato, sperato e pianto, ma Lui non lo aveva ascoltato. O forse non lo aveva mai davvero fatto.
Eppure dopo tutto quel tempo, tante lacrime e fiumi di sangue innocente versati ingiustamente, ricordava ancora i sermoni in lingua antica, l'acre odore dell'incenso che faceva sempre starnutire Lami, il coro dei suoi compagni di classe e l'immensa devozione dei suoi genitori nei confronti di quel Dio che aveva solo regalato loro il freddo metallo delle pallottole, le ceneri di una figlia divorata dalle fuoco ed un figlio disgraziato e peccatore che aveva deliberatamente scelto di darsi alla macchia.
"Pater noster, qui es in cælis:
sanctificétur Nomen Tuum:
advéniat Regnum Tuum:
fiat volúntas Tua,
sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum
cotidiánum da nobis hódie,
et dimítte nobis débita nostra,
sicut et nos
dimíttimus debitóribus nostris.
et ne nos indúcas in tentatiónem;
sed líbera nos a Malo."
"Amen."
Più avanzava verso il presbiterio, laddove una marmorea scultura della Vergine sorreggeva tra le braccia il corpo straziato e morto del Cristo, più Law aveva la sensazione di udire quei bassi rantoli in lingua morta pronunciati dagli abitanti di Flevence sempre più intensamente. Nonostante la moltitudine di viaggi compiuta e le innumerevoli persone incontrate, i fantasmi della Città Bianca non accennavano mai ad abbandonarlo, come se in qualche modo volessero vegliare l'anima dell'unico superstite di un massacro che si sarebbe potuto evitare.
Pietās.
Questo recitava l'incisione sopra la statua.
La stessa pietà che la vita non ha avuto nei suoi confronti.
La stessa pietà che Dio non aveva concesso ai suoi genitori e la pura innocente anima della sua Lami.
La stessa pietà che Doflamingo non aveva mostrato quando premette il grilletto e sparò all'uomo che gli aveva restituito l'umanità.
Avrebbe voluto urlare, Law. Avrebbe voluto urlare il suo rammarico, la rabbia, il disgusto e il dolore per essere stato abbandonato così, costretto a nascondersi tra i cadaveri delle persone a lui care, a mangiare avanzi e spazzatura, a camminare scalzo e con il bruciante desiderio di distruggere tutto e tutti.
Pietà, dunque? No, Lui non ha pietà per nessuno.
Con il senno di poi, il chirurgo aveva ricominciato a credere, sì, ma non nella Fede divina. Credeva nel potere della scienza, nell'amore che provava nei confronti della sua ciurma, la sua famiglia e Cora-san, e in quel maledetto destino che lo aveva portato a salvare il folle ragazzino col cappello di paglia dalle costole della Marina.
Cosa sarebbe successo allora, una volta morto, senza più la Fede? Dove sarebbe andato? Certo, l'Inferno... ma non aveva paura di esso. Lui l'Inferno, quello vero, lo aveva già vissuto sulla sua pelle martoriata dal Piombo Ambrato. E senza ombra di dubbio non era abbastanza meritevole e degno di varcare le soglie del Paradiso, dopotutto quello era il luogo ove risiedevano gli Dei e lui, in fondo, era nato per essere il loro nemico naturale.
Law però era una mente pensante e in continuo movimento, aveva bisogno di risposte e di sapere. Cos'è che spinge tanto un essere umano ad aggrapparsi a un'entità dalla dubbia esistenza al punto tale da dedicargli interi edifici, monumenti artistici, bibliografie, miti, leggende e persino dichiarare guerre in suo nome? Si dice che lutti, disgrazie e malattie incrementino la Fede, persino in chi non ha mai creduto per davvero, ma Law aveva perso ogni barlume di fiducia e speranza nei confronti del divino il giorno in cui Flevence venne asserragliata dalle troppe militari, e certamente se era ancora lì non lo doveva certo a chissà quale Dio di sorta.
Nascosta tra le moltitudini di colonne ioniche, mosaici e panche, il dottore notò un piccolo confessionale in legno tipico delle isole autunnali e due tendaggi rosso posti come entrata per gli scompartimenti del fedele e il sacerdote, con in mezzo una lastra in metallo traforata.
Law esitò ma fu un breve e insignificante attimo, con decisione entrò in quell'angolo di penitenza, si sedette e attese.
Non era certo lì per redimersi o altro, dopotutto non era pentito di nulla.
Peccato di lussuria? Aveva avuto le sue esperienze e anche piuttosto soddisfacenti, ma con degli uomini. E di questo non se ne pentiva affatto. Non avrebbe certo represso il suo vero io per ottenere un posto in Paradiso, piuttosto sarebbe stato ben orgoglioso di essere divorato dalle brucianti fiamme dell'Inferno.
Superbia? Forse. A discapito dell'affascinante nomignolo affibiatogli dai giornali, in tutta la sua carriera piratesca non aveva mai ucciso nessuno, ma doveva ammettere che provava un genuino divertimento nel vedere le espressioni confuse, spaesate e inorridite dei nemici che tagliava in tanti piccoli pezzi, salvo poi lasciarli vivi e consapevoli di non poter fare più nulla se non urlare. Era pur sempre lui quello a dirigere i giochi, in fondo.
E poi c'era lei, la sua amica più cara, colei che nonostante i sorrisi, l'amore e l'affetto dei suoi compagni non lo aveva mai abbandonato. Lei che lo tormentava nei suoi sonni più profondi, nelle giornate più felici, nei momenti più disperati. A volte si pentiva, ma era proprio l'Ira a mantenere viva la fiamma del suo odio e il rancore che presto sarebbero esplosi come una bomba ad orologeria.
Boom. E gli ingranaggi che tenevano in piedi gli equilibri mondiali si sarebbero rotti.
Doflamingo avrebbe pagato tutto quanto, fino all'ultima goccia di sangue.
Improvvisamente Law sentì dei pesanti e lenti passi avvicinarsi e in un attimo l'altro scompartimento del confessionale si riempì, accogliendo il sacerdote.
Nonostante le lastre di metallo non fornissero una completa visuale dell'uomo, Trafalgar notò degli accenni di rughe, mani grandi e magre, occhi piccoli e verdi e una leggera barba bianca che ne adornava il volto stanco e scavato.
"Nel nome del Padre, del Figlio e-"
"Padre, non sono qui per confessarmi." tagliò immediatamente corto Law, diretto e conciso. Non aveva alcuna voglia di perdere altro tempo, men che mai in un posto come quello.
Il sacerdote ascoltò in silenzio con le mani giunte in preghiera. Ne aveva accolti tanti di disgraziati, ma non aveva mai sentito un'affermazione simile prima d'ora in tanti anni di servizio religioso.
"Cosa vi spinge a credere in qualcosa che probabilmente nemmeno esiste?" quella domanda lo tormentava da quindici lunghi e interminabili anni.
Anni in cui aveva interrogato sé stesso, riflettuto e pensato.
Perché? A che pro? Law era certo che il destino giocasse una parte importante nella vita di ogni essere umano, ma era un concetto per lui troppo diverso da quello divino. Il destino era una guida, un mentore, mentre un Dio dovrebbe essere benevolo e misericordioso, una spalla su cui poter contare nelle situazioni più disperate.
"Vedi, figliolo..." cominciò il vecchio prete con un tono incerto a causa di quelle affermazioni, ma non si scompose troppo. Tossì un paio di volte, si schiarì la gola e in fine proseguì il discorso "credere nel Signore ci aiuta ad avere fiducia nei nostri sogni. Specie nei momenti più difficili. Lui ha occhi ovunque, veglia su di noi, e soprattutto ci aiuta a superare tutte le difficoltà."
Lui dov'era quando i soldati sono entrati nello studio di suo padre e hanno sparato all'impazzata contro i suoi genitori indifesi e disarmati?
Lui dov'era quando lingue di fuoco e veli di cenere hanno strappato via Lami dalle sue spoglie mortali?
E Lui dov'era quando Doflamingo premette il grilletto e la neve si tinse del suo sangue?
Lui lo aveva lasciato solo. Ancora una volta. Come aveva sempre fatto.
Il pirata ascoltava le ragioni del sacerdote, i suoi discorsi, i racconti e gli aneddoti della Passione di Cristo. Erano le stesse cose che la suora aveva raccontato a lui e sua sorella, le stesse parole che sussurrò benevolmente prima di essere trucidata dai soldati.
"Ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutare, piccolo Law". ed era vero, ma non era stato Dio ad aiutarlo, ma bensì un essere umano in carne ed ossa che ha sacrificato la sua stessa libertà per permettergli di vivere la vita.
Era forse questo quello che provava un buon cristiano, allora? Devozione, gratitudine, amore incondizionato: gli stessi sentimenti che lo legavano a Cora-san e il sacrificio che aveva fatto per lui.
Adesso era tutto più chiaro.
"Ho capito. Va bene così." il pirata interruppe freddamente il sacerdote e questi rimase qualche minuto in silenzio, pensando a cosa fare.
"Pregherò per te, povera pecorella smarrita. Pregherò affinché tu possa ritrovare la retta via. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo." il vecchio pronunciò quelle parole devoto e meccanicamente al tempo stesso, ma quell'"Amen" che aspettava da parte del penitente non arrivò mai.
Law era uscito dal confessionale, camminava al centro della grande navata e in silenzio raggiunse il grande portone della chiesa.
Per l'ultima volta si voltò e guardò la statua del Cristo e la Vergine.
Pietà.
La stessa pietà che non avrebbe avuto con Doflamingo perché lui, guidato dal peccato e come una collerica Giuditta, avrebbe reciso la testa dal collo del suo Oloferne.
"E così sia."
Era arrivato il momento di prendersi la sua vendetta.


 

   
 
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