Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Florence    17/10/2021    1 recensioni
-Pluto, ci stai dicendo che se non riusciremo nella nostra missione la nostra esistenza futura potrebbe essere compromessa?-
-È molto complicato... quel che è certo è che la nostra realtà non esisterà più, perché nessuno può fermare la collisione con un'altra dimensione che avverrà alla prossima eclisse di luna.-
-E quindi... ? Stiamo per morire?-
-Non è così semplice, Neptune: continuamente le nostre coscienze passano tra una realtà e l'altra senza che noi ce ne accorgiamo nemmeno, questo avviene ogni volta che si incontrano dimensioni molto simili tra loro nel continuum spazio-tempo.-
-E quindi perché stavolta dovremmo preoccuparcene?-
-Perché stavolta stiamo per scontrarci con una dimensione del tutto differente dalla nostra... Dobbiamo "sistemare" gli eventi del passato di quella dimensione affinché non sia tutto perduto.-
-In sostanza, cosa dovremmo fare? Altre battaglie? Scontri epici?-
-No, niente di tutto ciò, Uranus: il vostro scopo è quello di fare innamorare Usagi Tsukino e Mamoru Chiba prima che avvenga l'eclissi di luna.-
-Parli dei nostri sovrani? E qual è il problema: quei due si amano da sempre!-
-Ne sei proprio sicura...?-
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Outer Senshi, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Prima serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 16
Gelosia, Amici & Fuga su due ruote


La notte brava si era fatta sentire l'indomani pulsando nelle teste dei quattro ragazzi che avevano esagerato con birre e cocktails; si svegliarono più tardi del giorno precedente e solo perché Yuichiro e Umino li andarono a chiamare. Scesero tutti arruffati in sala da pranzo dove era già stato apparecchiato per la colazione.

-Alla buon'ora…-, Rei, lapidaria, non alzò neanche gli occhi per salutare i suoi amici.

-Scusateci, grazie per averci aspettati piuttosto!-, le rispose Kenzo, andando a prendere posto accanto a suo fratello.

-Qualcuno si è svegliato di buonumore-, notò Makoto e mise la torta cotta la sera prima in tavola.

-Ieri sera abbiamo guardato un bel film-, prese parola Naru, ma in pochi la stavano ascoltando, chi preso dai fatti suoi, chi nel tentativo di  affrettarsi per andare in spiaggia.

-Andiamo alla spiaggia grande, ok?-, propose Yuichiro: là non ci sarebbe stato bisogno di prendere moto e motorini, un problema in meno...

Usagi, che era stata silenziosa fino ad allora, ripensò alla stella marina e agli scogli pieni di corallo del giorno prima e squittì per tornare lì dove li aveva scorti. La prima spiaggia in cui erano stati due giorni prima, invece, era una spiaggia esposta a nord, non offriva tutte quelle meraviglie. Ithogaya le piaceva di più.

-Sì, dai, così troviamo anche Michi e Haruki!-, le fece spalla Hiro.

-Non ti basta esserti fatto riportare a casa da loro stanotte?-, lo ghiacciò Mamoru, che appoggiava l'idea di andare a piedi più vicino e non rivivere le stesse situazioni del giorno prima. Decisamente aveva avuto una nottataccia.

-Sei geloso? Dillo che li vuoi rivedere anche tu, pezzo di ghiaccio! Magari continui quello che hai iniziato ieri sera con Michiru!-, calò il silenzio, Usagi inghiottì il boccone di torta e le parve di buttar giù sabbia, Makoto la guardò di sfuggita, aspettandosi qualche gesto plateale.

-Non essere sgarbato, amico!-, disse Kenzo a Hiro, ma fu scavalcato dalle risate isteriche di Usagi che iniziò a prendere in giro quel baka, sostenendo che Mamoru non fosse in grado di iniziare nulla con una ragazza, figurarsi continuare qualcosa.

L'imbarazzo si sarebbe potuto tagliare a fette, la disputa fu interrotta dal diretto interessato, già stufo di dover ascoltare quella gallina: -Per me va bene, andiamo pure a Ithogaya-, asserì.

 

---

 

Poco prima di uscire per andare al mare, mentre Usagi era in bagno a prepararsi e Mamoru disperso, Ami chiese a Motoki di parlare da soli e, senza troppi preamboli, lo interrogò su cosa fosse successo la sera prima al locale.

-Ci siamo divertiti, abbiamo bevuto qualche birra e chiacchierato con i due ragazzi della macchina in panne, che abbiamo incontrato lì-, ma Ami sapeva che c'era qualcosa di più.

Vide Motoki in imbarazzo, lui tentò di eludere le ulteriori domande, ma si trovò costretto a essere franco. Le disse che Mamoru si era effettivamente comportato in maniera strana, aveva ballato con alcune ragazze, ma non aveva notato da parte sua alcun interesse, piuttosto sembrava a disagio. Secondo lui il ragazzo covava una sottile voglia di essere uguale agli altri, per questo si era adeguato agli atteggiamenti dei loro coetanei. Aggiunse di sfuggita di non preoccuparsi per quello che aveva detto Hiro: Michiru, a quel che lei stessa gli aveva fatto capire, non era interessata ai maschi.

-Oh-, disse soltanto Ami, poi si concentrò sulla domanda fondamentale che voleva porgli: -Dobbiamo continuare con la pagliacciata di Mamo-chan e Usako o possiamo smettere?-

-Ma certo che continuiamo!-, le rispose Motoki, aprendosi in un sorriso, -Preparati, perché oggi guiderò più veloce di ieri!-, così rispose anche all'altra domanda che ancora Ami non gli aveva posto.

 

---

 

-Io dietro a te non voglio tornarci-, disse Usagi in tono serio.

-Allora convinci una delle tue amichette a fare a cambio-, le rispose Mamoru, montando in sella, -Io non mi metto di certo a piangere-, borbottò. Era ancora turbato dagli eventi del giorno prima, ma soprattutto dall'ennesimo sogno che l'aveva torturato dopo poco che aveva preso sonno, quando, insieme ai suoi compagni di stanza, era andato a dormire dopo aver tenuto la testa sotto l'acqua fredda del lavandino, per cercare di riprendere un po' di lucidità. In quell'ultimo capitolo del suo incubo a puntate era stato consapevole di non esistere più; nonostante ciò era riuscito a percepire la donna che torturava le sue notti mentre piangeva e si disperava per averla abbandonata. Aveva udito la sua preghiera, anche lui aveva sperato di poter ritornare da lei, e rinascere nel suo nuovo e solo amore e poi era stato svegliato da qualcuno che saliva le scale e apriva l'acqua nel bagno vicino alla loro camera.

Osservò Usagi implorare Minako di farla andare in macchina con Naru e vide la bionda che indicava la sua minigonna di jeans, non sapendo come fare ad allargare le gambe per salire su una moto; vide Kenzo in imbarazzo e Makoto rifiutare, sebbene con dispiacere. Non provò nemmeno a chiedere a Rei e quando si avvicinò ad Ami, già in sella, Motoki mise in moto e uscì dal garage lasciandola con un palmo di naso. La ragazzina si guardò attorno, vide solo volti spensierati, si girò verso di lui e abbassò lo sguardo, rassegnata. 

Fu come se l'avesse schiaffeggiato di nuovo. Mamoru si sentì colpevole per quello che era successo la sera prima, gli tornò in mente lei, piccina, raggomitolata sul letto di Ami e terrorizzata da chissà quale incubo. E poi rivide una cicatrice che non esisteva. Scosse la testa per cancellare quell'immagine. Uno a uno i loro amici misero in moto e iniziarono a uscire; erano rimasti solo loro due.

Mamoru sfilò il casco quando Usagi gli fu vicino e la guardò dritta negli occhi. Inaspettatamente la ragazza non disse nulla e sostenne il suo sguardo, per attimi lunghi come l'eternità.

-Perdonami, Usako-, le disse Mamoru.

Perdonami perché non meriti le mie prese in giro, perdonami perché ti ho vista soffrire e non ti ho aiutata, perdonami per averti spaventata toccando la tua pelle, perdonami perché ieri ho rinnegato me stesso pur di non pensare al fuoco che ho provato in quel momento e ho lasciato che altre mani cancellassero quella sensazione.

-Anche tu, per favore Mamo-chan-, gli sorrise, infilò il casco sopra ai capelli sciolti e montò in sella, aggrappandosi a lui.

 

Perdonami, Usako, perché ho permesso che accadesse…

 

---

 

La spiaggia di Ithogaya quella mattina era decisamente più affollata del giorno precedente, l’angolino all’ombra dove Mamoru e Usagi si erano sistemati al loro arrivo il giorno prima era già stato occupato. Dopo aver valutato la situazione, Hiro e Yuichiro tornarono alla piccola vettura e si armarono di ombrelloni e stuoie per creare un piccolo accampamento al sole. In breve tempo avevano occupato un’area sufficientemente larga per permettere a tutti di stare seduti in cerchio sui loro teli o, a turno, di riuscire a riposare un po’ senza scottarsi, come avevano fatto i due scellerati il giorno prima.

Usagi per prima cosa si fece aiutare dalle sue amiche a proteggere la pelle con il filtro solare, se ne mise così tanto che avrebbe potuto rimanere a rosolare per ore sotto al sole un po’ in disparte rispetto alla distesa di teli protetta dagli ombrelloni. Non aveva molta voglia di rimanere vicina agli altri, la nottata non era stata ristoratrice e la sensazione di perpetuo stordimento che provava era sempre lì. Prima di uscire di casa aveva preso al volo il primo libro trovato nel suo zaino, era il momento ideale per usarlo come diversivo contro chiunque avesse voluto mettersi a chiacchierare con lei. Si stese in un angolo remoto e iniziò a leggere, o almeno a fingere di farlo. Udì perfettamente le sue amiche Sailor che la invitavano ad andare in perlustrazione oltre la scogliera e Naru che, non distante, scambiava paroline dolci con Umino; vide con la coda dell’occhio i due ragazzacci del loro gruppo andare all’attacco di un paio di signorine poco distanti e gli ultimi tre che si erano messi a chiacchierare seduti sulla battigia.
Era quasi sola: meglio, avrebbe potuto smettere di far finta di leggere e concentrarsi su quello che avrebbe dovuto fare per dipanare la matassa dei pensieri che la confondevano.
Fino a quando, a colazione, non era stato detto che Mamoru aveva “combinato qualcosa” in discoteca, lei era stata bravissima a ignorarlo, come le aveva suggerito Makoto, ma quelle parole avevano acceso la miccia dentro di lei ed era stata punta dalla voglia irrefrenabile di piangere o di spaccargli qualcosa in faccia.
Non l’avrebbe mai ammesso davanti a nessuno, ma era andata proprio così: e allora, per non dare seguito a quella folle sensazione, aveva attaccato, come suo solito, e aveva iniziato a sbeffeggiare il ragazzo. Se non riusciva a ignorarlo, almeno avrebbe potuto ferirlo e così aveva cercato di fare.
Le sue scuse erano arrivate inattese: lei si difendeva cercando di fargli del male, lui invece aveva sotterrato l’ascia di guerra e le aveva chiesto perdono. Non era giusto: lei non ce la faceva a ignorarlo, arrabbiarsi, concedere le scuse e non sentirsi a sua volta in colpa. Doveva razionalizzare quello sconquasso che la stava cogliendo dal giorno prima. Doveva riflettere in solitudine e tranquillità. 

Non passarono due minuti che cedette al sonno e di nuovo i sogni strani che continuava a fare tornarono a farle visita.

 

---

 

Yuichiro aveva voluto mettere in chiaro alcune cose fondamentali con Motoki e Mamoru: primo, non sarebbero tornati al “Tazuki”, né da soli né tantomeno con le ragazze, che oltretutto non avrebbero potuto entrare, anche se era stato evidente che la sera prima ce ne fossero anche di più giovani di loro. Secondo: lui non si sarebbe ritenuto responsabile se qualcuno si fosse cacciato in pasticci strani di natura sentimentale o pratica, relativamente a una moltitudine di opzioni che spaziavano dal fare “cose sconce” al “distruggere le mie moto”. In realtà non gliene importava granché di moto, scooter e quant’altro, ma non voleva trovarsi in mezzo a beghe con la sua famiglia. Ma soprattutto voleva che uno come Hiro si tenesse alla larga da Rei e aveva bisogno che gli altri due minimamente più assennati lo aiutassero.

Terzo, ma assolutamente “primo” nella sua scala delle priorità, voleva che Rei fosse trattata come la padrona di casa. E controllata.

-Mi sembra una cosa sciocca-, dichiarò Motoki, che si stava iniziando a seccare di vedere quel povero Cristo pendere dalle labbra della ragazza, -Oltretutto non credo proprio che a lei farebbe piacere-, si sforzò di farlo ragionare.

Mamoru, dopo qualche minuto e senza aver proferito parola a riguardo, preferì allontanarsi da quei discorsi che gli stavano facendo venire l’orticaria e tornò agli ombrelloni, adocchiando Usagi intenta a leggere qualcosa. Quando fu più vicino si rese conto che dormiva; alzò le sopracciglia e si sedette all’ombra non lontano da lei. Anche se avevano fatto una presunta pace, non le piaceva l’idea di starle vicino, ma aveva bisogno di un po’ di quiete e di raffrescarsi un po’, prima di entrare in acqua.

 

Usagi si svegliò di soprassalto come per un pericolo imminente e si rese conto di essersi addormentata con la testa sul manga che stava leggendo. Si sollevò appena per scandagliare lo spazio attorno a sé e vi trovò l’ultimo che avrebbe voluto fosse in zona. Nonostante le sue parole, le era rimasta in gola l’indomita voglia di trattarlo male, perché era certa che fosse stato lui la causa del suo sonno agitato e non le andava giù quella sensazione pungente agli occhi che aveva provato a colazione per causa sua. Il ragazzo stava disteso sulla schiena, in equilibrio sui gomiti, a qualche metro da lei e guardava gli amici giocare a pallone in acqua, sembrava sorridere.

-Perché li guardi e basta?-, il suono della sua voce le parve troppo aggressivo, ma ormai aveva parlato. Mamoru alzò ancora le sopracciglia come unica risposta. Qualcosa nel tono dell’amica gli era parso carico di rabbia.

-Quindi?-, di nuovo Usagi aprì bocca, era evidente che non avesse gradito trovarlo lì al suo risveglio, segno che le scuse reciproche non avevano sortito l’effetto sperato. Quando, a colazione, lo aveva irriso con la storia delle sue conquiste, Mamoru aveva pensato che si sarebbe calmata nel momento in cui lui aveva appoggiato la sua richiesta di tornare su quella spiaggia, ma si sbagliava. Se c’era qualcosa che lo faceva irritare era proprio il non sapere perché qualcuno gli fosse nemico e Usagi sembrava proprio volerlo fare arrabbiare. Perché era così lunatica? Si stava comportando bene, perché il suo tono era di nuovo ostile?
-Mi fa fatica, vacci tu.-

 

Che risposta era? Sgarbato che non era altro!  Usagi trattenne un moto di rabbia. Makoto aveva ragione, forse la cosa migliore era ignorare la sua esistenza e basta.

-Fa fatica anche a me, ma se vuoi che ne me vada, potrei accontentarti!-, ci pensò un attimo, -Anzi, no. Io rimango qua. C’ero da prima di te!-

Mamoru si voltò verso di lei, scuro in volto: -Si può sapere cosa ti prende? Che ti ho fatto?-, domandò senza nascondere l’esasperazione. Usagi soffiò via l’aria dalle narici e si voltò dall’altra parte. Lo avrebbe ignorato, come diceva Makoto.

 

La protagonista del suo manga si era trovata a un bivio: accettare la corte di quel ragazzo sconosciuto senza farsi domande oppure indagare sul suo passato? Con una domanda simile, ma relativa a Mamoru, Usagi si era addormentata, poco prima. Lui aveva fatto conquiste in discoteca? Lui? Era certa che Mamoru non potesse essere il tipo di persona che “faceva conquiste”, perché per fare conquiste occorreva metterci la faccia e lui non aveva il coraggio di mettere la faccia in nulla, ecco cos’era. Sicuramente era stato uno che non aveva mai avuto neanche l’ombra di una ragazza “seria”, perché Mamoru era soltanto un codardo, uno che lanciava il sasso e nascondeva la mano. Uno bravo a chiedere scusa e a farla sentire inadeguata, come aveva fatto prima di uscire di casa, ma di sostanza non c’era nulla.

Non me ne deve importare di lui, devo ignorarlo.

Quella vocina nella sua testa era veramente sgradevole e la voglia di ricominciare ad azzuffarsi con lui era più forte. Si sforzò di rimanere calma e immobile e pensare a qualunque cosa non lo riguardasse.

 

Come poteva essere possibile che Mamoru Chiba, uno così scontroso e a tratti spaventoso, potesse aver avuto anche una sola ragazza prima di allora?
Una volta entrato in testa, quel tarlo non se ne voleva andare.

 

Ignoralo.

 

Cos’aveva di così speciale per aver attratto la bella Michiru? Cosa avevano fatto in discoteca quei due? E perché quell’idea le aveva fatto così male?

 

Ignoralo.

 

E prima di lei? Esclusa Rei, aveva mai potuto avere una relazione vera, uno come lui?

 

Ignoralo!

 

Mamoru era stanco di fare un errore dietro l’altro, voleva godersi quella vacanza senza troppi pensieri. Era stato un idiota a comportarsi come aveva fatto con Usagi, ma era stanco di sostenere ancora quella parte. Le aveva chiesto scusa, non bastava? Si sforzò di mantenere i nervi saldi e tentare di avere un dialogo con lei.

Usagi si rese conto che Mamoru si stava muovendo nella sua direzione. Ecco, com’era possibile che uno insistente così avesse potuto allacciare un rapporto normale con una ragazza! La doveva lasciare in pace! Non era complicato da capirsi, su Mister Chiba, arrivaci!

 

Ignoralo, per Dio!

 

-Cosa frulla nella tua Testolina Buffa, Testolina Buffa?-, Mamoru apparve al contrario ai suoi occhi, in piedi vicino alla sua testa la sovrastava incombendo come un orologio a cucù sopra di lei. Il tono che aveva usato era del tutto diverso dall’ultima volta che le aveva rivolto la parola, pochi minuti prima, lo avrebbe definito quasi amichevole. Quindi Mamoru insisteva nel voler fare pace con lei, nonostante lo avesse trattato male e ignorato… perché? Se non la lasciava un po’ in pace lei non ce la poteva fare a ignorarlo davvero! 

Avrebbe dovuto essersi alzata da lì prima, invece di stare a rimuginare su cose di così scarso interesse. Alla larga dal baka! Perché invece di scappare era rimasta a porsi quelle domande, cosa gliene importava? E soprattutto, perché quel nomignolo che aveva tanto odiato, in quel momento, l’aveva fatta illuminare per un attimo? Ce l’aveva Mamoru un nomignolo per Michiru o tutte le altre?
Per un attimo le parve di essere un libro aperto su cui lui avesse potuto leggere i suoi pensieri e si vergognò. Non poteva più accettarlo. Di nuovo sentì la sua natura litigiosa venire a galla dopo averle messa a tacere con difficoltà, quello era l'effetto consueto che le faceva la vicinanza di Mamoru Chiba. Le cose non erano poi sostanzialmente cambiate, se ne compiacque: se avvicinarsi a lui doveva sconvolgerla, forse la via migliore per sopravvivere nello stesso spazio in sua presenza era unicamente comportarsi come era sempre accaduto.

-Pensavo a te, baka del mio fegato!-, gli rispose irrigidendosi e mettendosi a sedere a gambe incrociate davanti a lui, ribaltando così quella prospettiva alla rovescia.

-Che onore!-, anche lui sedette al suo fianco ed entrambi si trovarono spalle al mare; a un osservatore esterno sarebbero parsi quantomeno pittoreschi, lei con quei capelli talmente lunghi e biondi che, oltre ai suoi soliti odango, aveva legati a formare dei fiocchi di lati della sua testa, col risultato di apparire più simile ad un grazioso cocker spaniel che a una ragazza e lui, con la sua schiena a chiazze rosso peperone ornate da graffi ancora più rossi, entrambi rivolti all'opposto di tutti gli altri bagnanti.

-E… potrei sapere cosa stavi pensando, se non è troppo disturbo?-, domandò Mamoru girandosi dalla parte del bagnasciuga. Un sorriso beffardo si stava allargando sul suo volto. Se voleva avere un qualsiasi rapporto civile con Usagi, doveva essere incivile, era quella la verità.

-È di troppo disturbo, ma ti accontenterò lo stesso-, quando faceva così, Usagi sembrava un fucile a cui si fosse tolta la sicura; decise di essere franca e di metterlo al corrente di tutto quello che le passava per la testa, dal momento che erano cose che non le interessavano.
-Mi domandavo, così per ammazzare il tempo, se uno come te abbia avuto mai una ragazza, nella sua 'emozionante' vita, visto che sei stato bravo a fare conquiste ieri sera-, il tono era vagamente acidulo. Aveva promesso di rimanere nei confini della decenza e di non dare a vedere quali fossero i suoi pensieri, ma era talmente tanto abituata a quel modo di rapportarsi a lui, che proprio non le riusciva. Il punto era che non dipendeva soltanto dalla antica abitudine di litigare di continuo, c'era qualcosa che continuava a pungere come una piccola piuma infilata in una manica, invisibile, ma noiosa, qualcosa che invece del braccio continuava a pungere appena appena il suo cuore.

Mamoru alzò le sopracciglia, forse sarebbe stato meglio se non avesse insistito per conoscere i suoi pensieri: tra tutti gli argomenti che detestava, quello relativo alle sue storie amorose senza dubbio stava sul podio. Parlarne con lei, poi, vinceva la medaglia d'oro di quello che non avrebbe mai voluto fare. Sbuffò con tanta veemenza che avrebbe potuto spegnere in un colpo solo tutte le candeline di una torta di compleanno di mezzo secolo. Si era illuso davvero in una tregua duratura?

-Wow! Ho toccato un nervo scoperto?-, insinuò Usagi, spingendosi indietro dai talloni per guardare in faccia il ragazzo.

-Ma cosa dici!? Un nervo scoperto!-, tentò di ironizzare lui, -Non ho alcun nervo, io.-

-Questo lo intuivo, soprattutto quelli che dovrebbero stare dalle parti del tuo cervello-, continuò a prenderlo in giro la ragazza, gongolando in cuore suo per la sfilza di centri che stava facendo nel consueto lancio delle battute più pungenti, neanche fossero state freccette al cianuro.
Ecco: quando si bisticciavano lei stava bene, non avrebbe rinunciato a quella sensazione, decenza o no, consigli di Makoto o no. Eppure quella piuma pungeva ancora e pungeva di più a ogni sua presa in giro, come se ferire lui, da qualche tempo, fosse stato come ferire se stessa.

-Oggi siamo particolarmente cariche, Vostra Idiozia!-, Mamoru si sforzò di portarla su un'altra strada per glissare sull'argomento che non voleva affrontare. In realtà aveva scoperto di preferire un rapporto più civile con Usagi, ma era stata lei per prima passare all’attacco.
Prima Umino, poi Motoki, dopo lei: ma cosa avevano tutti che volevano farsi gli affari suoi e scandagliare il suo passato?

-Messer Nervo Scoperto, io sono sempre carica: è solo il suo smisurato ego che non vede quale maestria questa dolce fanciulla possa mostrare!-, caspita se era carica quella mattina, parlava pure in linguaggio aulico!

-Dunque, sentiamo, hai mai avuto una ragazza? Quante? Chi? Che fine hanno fatto?-, Usagi tornò alla carica come fosse stata un escavatore rimesso in moto dopo la pausa pranzo, -Anche se io credo proprio di no: chi mai vorrebbe essere la ragazza di uno zombie sottaceto!?-
Si sarebbe tolta la curiosità e avrebbe archiviato quelle elucubrazioni mentali, il tutto prendendo in giro Mamoru e sentendosi più energica di prima: aveva fatto bene a vuotare il sacco!

-Ragazzina, non esagerare, ché poi mi tocca tirare fuori l'arsenale-, minacciò lui, messo alle strette. Non voleva parlare di quell'argomento, non con Usagi: non temeva altri sberleffi, solo non voleva farlo perché era sicuro che avrebbe fatto un po' male a entrambi.

Usagi si spostò ancora e si sedette sui talloni davanti a lui, -Quindi? Sì/No, quante, chi?-

Doveva rispondere, una qualunque baggianata, ma avrebbe dovuto farlo o quell'interrogatorio non avrebbe avuto fine.

-Certo. Quante e soprattutto chi non sono affari tuoi-, cercò di essere il più risoluto possibile, perché un conto era mentire, un conto inventare di sana pianta circostanze e persone non esistenti. Eh già, perché lui, e ne era ben consapevole, a parte un certo flirt con Sailor Moon e quell'indimenticabile bacio, non aveva mai avuto alcuna ragazza. Ci avevano provato in molti a trovargli compagnia, ci avevano provato in molte con lui, perché era gentile, di bell'aspetto e serio, ma lui non aveva mai voluto combinare nulla con nessuna di loro. Il suo cuore era spezzato almeno in due parti e ciascuna di esse languiva per qualcuna che non avrebbe mai raggiunto, quindi perché mettere altra carne al fuoco e impazzire del tutto?
Una volta perfino la sorella di Motoki aveva cercato di conquistarlo, anche se era abbastanza fidanzata con un altro e lui le aveva detto un semplice 'no grazie scusa, prego, avanti un altro'.
Confessare a una come Usagi che non aveva mai avuto una ragazza sarebbe equivalso a darsi la zappa sui piedi e regalare a lei un argomento per prenderlo in giro da allora fino alla fine dei suoi giorni da vecchio scapolo impenitente, per sempre in attesa di una ragazza magica che non se lo filava più da lustri e lustri.

-'Certo' vuol dire sì? Che hai avuto una o più ragazze?-, voleva essere sicura della risposta ricevuta.

-E tu ce l'hai avuto almeno un ragazzo? Se escludiamo il povero Umino, che grazie a Dio è rinsavito e ha trovato una vera ragazza, chi altri al mondo ha mai mostrato interesse per te?-, troppo, troppo acido, fu il primo a riconoscerlo, ma era stato messo sotto scacco e doveva difendersi.

Usagi divenne rossa dalla rabbia, caricò il suo fucile, ma poi si disse che avrebbe dovuto resistere, se avesse voluto avere delle risposte, -Almeno uno esiste e non ti dirò chi, perché tu non sei degno neanche di legargli i lacci delle scarpe-, e con quello la signorina aveva chiuso la sua deposizione.
-Adesso dimmi di te-, fece un faccino dolce, con quell'acconciatura poteva ricordare Lilly, la cagnolina Disney, -Ma occhio a essere sincero, perché io chiederò conferma ai miei informatori segreti!-, mosse le mani come un burattinaio di invisibili pupazzi.

-Motoki è abbondantemente informato su cosa può rispondere e cosa no-, la anticipò, ma bluffava.

-Allora?-, due grandi azzurri e inquisitori erano puntati su di lui.

-Sì…-, confessò, Usagi si rese conto troppo tardi che non voleva sentire quella risposta, -... e no.-
Con un sorriso strafottente, Mamoru tacque. 

Cosa voleva dire quella risposta!? Era un sì o un no? 

-Non pensare troppo, il tuo cervellino potrebbe andare in fumo!-, attaccare, colpire e scappare. Mamoru avrebbe fatto così.

Usagi non parlò, il suo viso perse espressione. Lo guardò con attenzione, sbatté due volte le palpebre, lentamente, -Il mio cervellino non è soddisfatto-, disse. Si sarebbe fatta del male, ma voleva tutta la verità.
Mamoru increspò la fronte, una ruga profonda si dipinse in mezzo agli occhi blu, -No. Non ti dirò altro, sono cose personali-, il tono che usò mise fine a quei discorsi. Si alzò e rimase ritto vicino a lei, guardandola dall’alto in basso.

 

Grazie.

 

Era meglio così. Usagi deglutì, non avrebbe continuato quei discorsi, sentiva che le facevano male e poi lei doveva ignorare Mamoru, no? Prese aria e si concentrò sul ricordo dell’attimo in cui lui le aveva chiesto scusa, prima di uscire di casa. Quella versione di Mamoru era migliore, tornare a stuzzicarlo per provare la scarica combattiva che pensava la facesse star bene non era una buona scelta. Prese l’ascia e la sotterrò anche lei.

-D’accordo: non mi impiccerò più di quella che è la tua vita sentimentale, non ti prenderò più in giro se ci provi con qualcuna e non morirò dal ridere se vedrò che stai baciando una ragazza. Sei libero di spassartela, Mamo-Chan!-

Mamoru rimase in silenzio per un attimo, quelle parole suonavano come una totale rinuncia a qualsiasi cosa avrebbe potuto esserci tra loro, come se ci fosse stato qualcosa che avesse dato a intendere che potesse esistere un “loro”! Era una dichiarazione di armistizio senza alcun secondo fine. Fine della guerra, inizio dell'amicizia. Soltanto amicizia.
Prese aria.

-D’accordo, e io mi limiterò a divertirmi mentre ti renderai ridicola cercando di conquistare il tuo “pollo d’oro”, ma prometto che non ti dirò niente! Lascerò che tu faccia tutto da sola!-, le scompigliò i capelli, fece un sorriso tirato e le strinse la mano, guardando il suo nasino arricciarsi prima che esplodesse in una nuova offesa. Ma Usagi non aggiunse altro, accettò la pace a sua volta stirando la bocca in un sorriso e piegando la testa in una specie di segno d’intesa.

Mamoru si voltò verso l’oceano, fissando la linea dell’orizzonte, tanto netta quanto lontana. Avrebbe voluto essere laggiù, non pensare, lasciare che il respiro del mare portasse lentamente via le ultime parole che si erano detti. Rimase per un po’ in silenzio, ascoltando i rumori della spiaggia.

Quindi avrebbero ricominciato cercando di essere solo amici.

Gli dispiaceva? Non avrebbe saputo rispondere in onestà, ma aveva apprezzato lo smorzamento della tensione tra loro due e la possibilità di tornare a comportarsi con lei in modo più spontaneo. Senza alcun tipo di implicazione sentimentale tra loro, cosa che in effetti non era mai esistita, le cose sarebbero state più semplici. In fondo aver messo in chiaro che entrambi erano liberi di fare quello che volevano senza incorrere in prese in giro da parte dell'altro avrebbero facilitato la vita di tutti. Quindi si sarebbe sforzato di comportarsi come un amico, senza farla arrabbiare troppo, ma senza rinunciare a un po' di sano divertimento.

Ma Usagi, come mai aveva detto proprio quelle cose e gli aveva fatto tutte quelle domande, poco prima? In fondo non c'era mai stato nulla tra loro due… forse voleva sentirsi libera di avvicinarsi a Motoki o qualcun altro senza il terrore che lui la prendesse in giro di continuo? 

Mamoru decise di affrontare la mattinata con un pensiero in meno, ma c’era qualcosa che tremava dentro di lui. Con un cenno del capo si congedò e andò a fare il bagno.

-Aspettami-, Usagi lo stava seguendo armata di maschera e boccaglio, ne aveva presi anche per lui, -Voglio farti vedere una cosa bellissima!-, le nubi parevano essersi diradate in un batter d’occhio dal suo viso, che era tornato allegro come al solito. Lui non pose alcuna obiezione e, semplicemente, la seguì. 



 

---

 

La barriera corallina, con maschera e boccaglio, era qualcosa di spettacolare. Piccoli pesciolini gialli nuotavano in banco entrando e uscendo dagli scogli invasi dai coralli e gli anemoni lasciavano che le correnti facessero fluttuare i loro sottili tentacoli.

Usagi controllò verso la sua sinistra, Mamoru era ancora là, vicino a lei. A destra ecco che anche Makoto e Motoki non si erano allontanati.

Prese una bella boccata d'aria e si immerse: le stelle marine le avrebbe lasciate dove stavano, ma aveva adocchiato una conchiglia troppo bella per non raccoglierla. Allungò la mano, scendendo più giù, ma la conchiglia era troppo in basso per raggiungerla, la sua traiettoria iniziava a scomporsi. In un turbine di bollicine fu sorpassata da Mamoru, che riuscì ad andare più a fondo e afferrarla. Risalì in superficie un attimo dopo di lei, sollevò la maschera e le sorrise: -Tieni-, le disse e le passò la conchiglia, sfiorandole la mano. Usagi era felicissima, -Fgazie!-, trillò attraverso il boccaglio e lo strinse in un abbraccio, facendolo bere.

-Mi ringrazi facendomi affogare, Testolina Buffa?-, rise e gli parve che il cielo fosse un po' più blu. 

Motoki si scambiò un'occhiata con Makoto, quindi le fece cenno di allontanarsi. La ragazza indugiò un attimo di troppo, non era certa che Usagi avesse piacere di rimanere da sola con Mamoru, non dopo aver parlato con lei la sera prima. -Andiamo?-, la chiamò Motoki, lei scrollò le spalle e lo seguì.

 

Mamoru li guardò allontanarsi, ben consapevole che sarebbe rimasto di nuovo solo con Usagi: realizzò solo in quel momento che era una cosa che gli faceva paura. Nonostante si fosse comportato gentilmente e le avesse addirittura fatto un regalo, c’era qualcosa che non andava in quella quiete che parevano aver raggiunto in un così breve tempo. Usagi era stata schietta, basta liti. Lui aveva inteso altrettanto chiaramente “cerchiamo di essere amici”, gli andava bene, in fondo, ma per tutto quel tempo aveva continuato a sentire quel tremore come fosse stata brace sfrigolante sotto un letto di cenere. Qualunque direzione prendesse, qualunque convinzione si fissasse in testa, non riusciva a scrollarsi di dosso quel senso di inquietudine.

 

Agli occhi esterni, tra Mamoru e Usagi, pareva fosse scoppiata una pace mai esistita. I più malpensanti, Rei in testa per un motivo, Ami per un altro, vedevano quella condizione come l'occhio del ciclone, pronto ad abbattersi di nuovo sulla loro vacanza.

 

Quando due, un ragazzo e una ragazza, dichiarano di essere amici "senza secondi fini", inizia un periodo rosa in cui scambiano per gentilezze ogni dettaglio. Un periodo in cui si avvicinano tanto, ma proprio tanto, al punto di essere confusi per una coppia felicemente accoppiata. Ma gli occhi, gli occhi raramente mentono e quel tremore ogni tanto si poteva scorgere sotto le lunghe ciglia del ragazzo.

 

-Ma allora si sono messi insieme?-, domandò esterrefatto Hiro, scorgendoli uscire dai flutti mano nella mano. Ignorava che Usagi era sfinita per le sue rocambolesche immersioni e che si era punta con un riccio sotto al piede, sfiorando uno scoglio affiorante nella sabbia sottile. E quando, da lontano, aveva visto Usagi buttarsi sulla battigia e Mamoru inginocchiarsi davanti a lei accarezzandole un piede, non aveva avuto più dubbi: -E bravo il nostro Mamo-chan, che fa i massaggi erotici alla sua coniglietta!-, aveva asserito, nello sbigottimento generale.

Gli altri non avevano proferito parola, osservando meravigliati al pari suo il giovane trasportare Usagi tra le sue braccia come se fosse stata una sposa, fino al loro accampamento.

Non si erano quindi stupiti quando lei, dopo un po' che dormiva, ormai al sole, era stata messa in sicurezza dal ragazzo, che aveva inclinato l'ombrellone perché lei rimanesse in ombra, né quando Mamoru disse che sarebbe andato a fare un'altra nuotata. In fondo doveva raffreddare i bollenti spiriti!

Né si scandalizzarono quando due bambine gli si affiancarono chiedendogli se "avesse potuto svegliare la sua principessa con un bacio", come se si conoscessero già.

 

-Incredibile-, fu l'unico commento che provenne dal gruppo delle ragazze, per bocca di Minako.

Motoki, seduto tra Ami e Makoto, si era goduto tutte quelle scenette come un padre guardi salire all'altare sua figlia. C'era un'altra cosa che lo aveva turbato quella mattina e il pensiero di non doversi più occupare di fare da cupido lo aveva rasserenato: suo fratello Kenzo si comportava in modo strano, non sembrava quasi più lo stesso e questo era un fatto preoccupante. Sembrava estremamente cortese nei confronti di chiunque, non aveva ancora detto una sola parolaccia e si stava prodigando per aiutare Naru e Umino nella costruzione di un castello di sabbia. Inoltre era rimasto perplesso da quello che il suo amico Hiro gli aveva confidato essere successo la notte stessa: Kenzo aveva prima dato la caccia a un presunto ladro sul tetto di Villa Kumada, poi era parso essersi dimenticato della cosa. A essere onesti, Motoki sospettava che quella fosse tutta una storia scaturita dalla sonora sbronza che Hiro si era preso al "Tazuki", ma non volle indagare per non allarmare Yuichiro né le ragazze.

Ma la cosa che più di tutte aveva infastidito Motoki, era stata la gentilezza con cui Kenzo aveva trattato Makoto e la conseguente reazione della ragazza, che sembrava entusiasta e, in una parola, innamorata persa di suo fratello. E quindi, mentre con gli occhi guardava Usagi andare a prender marito e se ne compiaceva, dall'altra provava una sottile ma strisciante invidia per quello che suo fratello sembrava stare costruendo con Makoto, mentre lui, ignorantemente, aveva l’aveva lasciata scivolare via come sabbia tra le mani. 

-In effetti sono proprio carini-, disse la ragazza sovrappensiero, avvicinandosi pericolosamente a lui.

-Già…-, fu la sua eloquente risposta e, ancora più eloquente, fu la sua riluttanza nel non seguirla sul bagnasciuga assieme al fratello.

Dopo un po' si alzò e raggiunse gli altri in mare, il sole era alto, la giornata sarebbe stata ancora molto lunga.

 

 

---

 

Anche il momento del pranzo andò oltre le più rosee aspettative di tutti: quella mattina, mentre gli altri finivano la colazione, Makoto aveva preparato dei sandwich al salmone e una goduriosa insalata di frutta mista e semi. Pranzarono seduti in cerchio sugli asciugamani, all'ombra di alcuni cespugli e nessuno prese in giro nessun altro, né ci furono scenate per immotivati gesti servili o infantili. Era il terzo giorno di vacanza: che tutto fosse proseguito nella dovuta calma che quell'isola ispirava?

 

E poi, puntuali come il temporale del tramonto nelle località afose, comparvero dalla strada sterrata che portava alla spiaggia, Haruki e Michiru, splendidi nei loro abiti leggeri firmati e scintillanti come pietre preziose.

Come il viandante volta lo sguardo verso la tempesta, dodici paia di occhi si voltarono verso di loro, appena li scorsero, chi felice di rivederli, chi infastidito.

-Eccoli, l’avevo detto!-, annunciò Hiro, alzandosi per andare loro incontro. Li fecero accomodare in mezzo a loro per fare le presentazioni ufficiali.

-Piacere, Ami-, disse la ragazza con voce tirata; -E infine questa è Usagi, ma la conoscete già-, concluse Kenzo, al termine del giro di saluti.

-Certo, non dimenticherò mai il nostro primo incontro-, Haruka fece l'occhiolino alla ragazza mentre le porgeva la mano e si gustò il lieve rossore fiorito sulle sue guance. Non contenta, lanciò un'occhiata in tralice a Mamoru, che non batté ciglio. Lei e Michiru dovevano stare molto attente a non turbare ulteriormente i piani di un destino già visto da Pluto, che le avrebbe portate alla distruzione. Non era dunque corretto puntare sulla gelosia, dato che era parso loro che già fosse germogliato il seme dell'amore tra Usagi e Mamoru?

Attese un po', sorvolando qualsiasi argomento spinoso con la dovuta cautela, finché fu proprio il suo futuro Re a domandargli, in un tono intraducibile, se "il furto" che gli aveva fatto la notte prima avesse portato a qualcosa di concreto. Si riferiva alla ragazza che aveva provato a infilargli una mano nei pantaloni, da cui lui era scappato e che un attimo dopo si era avvinghiata ad Haruki. Notò Usagi lasciare in sospeso una frase e voltarsi nella loro direzione, avrebbe potuto incenerire qualcuno con il suo sguardo.

-Si può rubare soltanto qualcosa che è di qualcun altro-, rispose serafica Haruka, poi ammise che aveva concluso la serata caricando in auto non una pollastrella, ma due polli che erano stati lasciati soli proprio da lui, Motoki e Yuichiro.

-Ancora infinite grazie, Haruki-San, ci saremmo sicuramente persi se non ci aveste dato un passaggio!-, ammise Kenzo, e Ami comprese come mai un'auto le era parsa ripartire nella notte da casa loro, poco dopo che aveva visto rientrare Kenzo e Hiro.

-È stato un piacere passare del tempo con voi-, gli rispose Michiru.

Per un po', ad Haruka e Michiru parve di giocare una difficilissima partita a scacchi: dovevano abbattere una a una le pedine intorno per puntare a fare scacco al re e alla regina, contemporaneamente. Non era facile, soprattutto perché non riuscivano a capire in che squadra giocassero quel re e quella regina. Quando fu proposto di fare il bagno, una volta digerito il pranzo leggero, fu fatto però scacco all'alfiere. Haruka inventò una scusa per non seguirli, non poteva di certo spogliarsi e maledisse in ostrogoto la copertura che non doveva far saltare, eppure la sua dedizione al dovere sortì inattesi e interessanti effetti.

-Non lo faccio nemmeno io il bagno, facciamo una passeggiata Haruki?-, domandò Usagi. Alla giovane venuta al futuro parve una frecciata in risposta a quello che si erano detti lei e Mamoru poco prima.

-Resto con voi-, si affrettò ad annunciare proprio Mamoru, con la faccia di quello che a poker chiedeva di vedere le carte.

Sul principio Haruka valutò se andare ad affogarsi da sola, poi decise che si sarebbe giocata una carta veramente sporca. Porgendo la mano a Usagi per aiutarla ad alzarsi da terra, la tirò verso di sé per bisbigliare velocemente al suo orecchio.

-Scappiamo? Ti va di fare un giro in moto dietro di me?-, e la sua Regina diventò di tutti i colori, avvampando fino alle orecchie, tentata eppur colpevole senza neanche aver dato risposta.

-Vi va di vedere questa spiaggia da un'altra prospettiva?- domandò quindi Haruki ad alta voce, al che Usagi annuì, un poco più convinta. -E allora andiamo, vestitevi-

-Dove dovremmo andare?-, Mamoru non riusciva più a contenere il disprezzo nella voce.

-Hai una moto, giusto?-, gli domandò il terzo incomodo e gli fece cenno di seguirlo. Si prepararono e tornarono al parcheggio polveroso dove entrambi avevano parcheggiato le motociclette, Haruki ne aveva una sportiva, all'apparenza più potente della Honda della famiglia di Yuichiro. Usagi sciolse i codini, prese il suo casco e lo indossò, rimanendo immobile nel mezzo ai due ragazzi, entrambi già in sella. Cosa doveva fare? L'imbarazzo la stava consumando e lei si sentiva avvampare dentro quel casco stretto e soffocante: accettare l'invito di Haruki e "tradire" Mamoru, oppure, dal momento che parevano aver fatto un patto di non belligeranza e si erano in qualche modo assicurati un legame di amicizia, valutare se a lui non sarebbe importato poi granché?

Michiru, apparsa dal nulla (ma non stava facendo il bagno?) risparmiò a Usagi una decisione in ogni caso pesante: fece un gran sorriso e annunciò che sarebbe andata insieme a loro; quindi, senza indugio, si avvicinò alla moto di Mamoru e -Posso? Vorrei provare un pilota diverso da mio fratello?-, domandò e montò dietro a lui senza attendere la risposta. Usagi guardò le lunghe gambe abbronzate della ragazza stringersi sui fianchi di Mamoru e le mani eleganti allacciarsi alla sua vita, con sicurezza. Sentì qualcosa aggrovigliarsi nel suo stomaco, montò sulla moto di Haruki accettando il suo aiuto e posò timidamente le  mani sui fianchi del ragazzo.

-Seguimi-, disse lui a Mamoru e fece rombare il motore, partendo.

 

---

 

Usagi non si reggeva così a lui quando la portava dietro di sé: a Mamoru fu subito chiaro che quel giro in moto lo avrebbe messo in profondo imbarazzo. Michiru lo stringeva in un modo quasi sensuale, le punte delle sue dita toccavano i suoi fianchi allungandosi davanti, solleticandolo sui muscoli addominali. Ogni tanto si muovevano seguendo l'equilibrio della ragazza, sembrava quasi un massaggio fatto di sfioramenti e tocchi leggeri. Gli stava tanto incollata alla schiena che, se da un lato ne percepiva tutto il calore e le forme schiacciate contro di sé, dall'altro era come non averla, perché riusciva a seguire senza porre alcun ostacolo i movimenti della moto. Le mani, in quella posizione profondamente intima, risalirono lungo il suo torace, e sentì che si stringeva all'altezza dei gomiti, lasciando le dita libere di compiere impercettibili movimenti. 

Michiru era ben consapevole di stare osando davvero tanto con il suo futuro Re, ma volle sentire il contatto con il suo corpo ancora per qualche istante. Era così diverso da Haruka, più muscoloso, troppo maschio per lei. Staccò le mani che erano quasi arrivate al petto del giovane quando il suo battito parve accelerare fino a un limite pericoloso e le appoggiò al serbatoio della moto. Lo sentì respirare più intensamente, forse un sospiro di sollievo.

 

Nell'attimo in cui la moto partì con uno strattone e Usagi, istintivamente, si strinse alla vita di Haruki e ne percepì sotto i polpastrelli le forme, oltre la camicia di lino, la sensazione che la colse fu solo la paura. Sembrava molto più esile di Mamoru, come avrebbe fatto a governare una moto così potente? L'adrenalina le diede una scarica di lucidità che le permise di concentrarsi sulle sue sensazioni. Il giorno prima aveva sentito il cuore battere forte alla visione di quel bellissimo ragazzo, eppure l'unico suo pensiero in quel momento era di salvaguardia per la sua incolumità. Durante il pranzo aveva avuto modo di pensare alla tregua che aveva sancito con Mamoru e si era arresa all’evidenza che le cose andassero bene così: non nemici, quasi amici e niente di più; in quel modo poteva arginare ogni possibile eccesso di rabbia o strane sensazioni non cercate. Bastava che rimanesse concentrata: un buon modo era stato fare tabula rasa dei suoi pensieri e tornare ad essere la solita Usagi pronta ad galvanizzarsi per ogni bel ragazzo comparisse ai suoi occhi o a sciogliersi come burro sulle frittelle per un sorriso di Motoki. Quando era apparso Haruki, si era sentita proprio così, euforica come il giorno prima, quasi avesse perso memoria di tutti i dubbi provati a causa di Mamoru, e, montando in sella dietro a lui era stata certa che avrebbe sentito le farfalle nello stomaco, eppure… no, le farfalle non c'erano e rimaneva solo uno stato di vigile attenzione per non cadere. Si arrese alla spiacevole sensazione di non riconoscere se stessa, perché l’Usagi che credeva di essere sarebbe stata entusiasta di quella situazione, mentre lei provò solo un disagio che culminò quando quando si rese conto che il ragazzo si spostava indietro sulla sella, annullando le distanze tra i loro bacini. Istintivamente fece lo stesso, balzando indietro e sbilanciando se stessa e tutta la moto. Haruki rallentò e in quel momento furono sorpassati da Mamoru. Usagi vide come Michiru le stava attaccata, con tutto il corpo premuto al suo e le mani avvinghiate sul petto, e le farfalle mai pervenute divennero ragni nel suo stomaco, ragni che mordevano senza alcun reale  motivo. Dovette ripetersi in testa che lei e Mamoru erano solo “quasi amici”. 

Haruki riprese ad accelerare e in due curve sorpassò di nuovo Mamoru e Michiru, solo per indicare loro di accostare in uno slargo a lato della strada; da lì  partiva un viottolo parzialmente nascosto dai rovi. Usagi schizzò giù dalla moto quasi fosse stata irta di spine e si liberò del casco, volgendosi immediatamente verso gli altri due: Michiru alzò la visiera e, prima di smontare, disse qualcosa a Mamoru, indugiando con la mano sul braccio del ragazzo. Lui sorrise: Usagi dovette di nuovo ricordare la promessa di amicizia che aveva fatto, non c’era motivo di provare disagio, no? E allora perché lo stava provando, porca miseria? 

Si concentrò sulle sue mani mentre riannodava i capelli, sforzandosi di non pensare a quella irritante sensazione che aveva appena provato.

-Sei sempre viva, Testolina Buffa?-, Mamoru si avvicinò a lei e le sorrise così dolcemente che ogni proposito di fare la guerra con quel baka che tutte sembravano poter toccare a piacimento evaporò dai pensieri della ragazza. C'era una sottile eco di imbarazzo, nelle sue parole, quasi si dovesse giustificare per non averle fatto da conducente. 

-Credo di sì-, gli rispose, -ma ho avuto paura…-, confessò alzando gli occhi verso di lui in una tacita richiesta di aiuto. Dietro Mamo-chan, anche quando avevano litigato, si era sempre sentita al sicuro.

-Dopo torni con me-, la rassicurò lui, -Se ti va-, aggiunse più tra sé e sé.

 

Il viottolo curvava dopo un grosso masso e iniziava a scendere; poco più in basso, oltre uno spuntone di roccia si mostrò sotto di loro la spiaggia di Ithogaya: da quella prospettiva effettivamente era meravigliosa, sembrava un piccolo gioiello azzurro e bianco incastonato nel verde della vegetazione esotica che la circondava. Tanti minuscoli puntini si muovevano dentro e fuori dall'acqua, macchioline di colore picchiettavano la spiaggia; nel lato più a nord si poteva scorgere la copertura in legno del bar in cui aveva incontrato Haruki e Michiru per la prima volta. Era passata una giornata soltanto, eppure Usagi non riusciva a realizzare come avesse potuto avere reazioni così contrastanti nei confronti del nuovo ragazzo. Prima era il principe azzurro, ma dopo quel giro in moto si stava ricredendo sulla gentilezza e nobiltà d'animo di quello che, fino a prova contraria, era innanzitutto uno sconosciuto e aveva guidato in maniera folle, al solo scopo di impressionarla.

"Sono andata in moto dietro a uno sconosciuto!", realizzò tutto d'un tratto e si sentì una traditrice nei confronti di quello che aveva promesso alla mamma prima di partire e di quelli che pensava fossero i suoi princìpi. D'accordo, era una ragazzina impulsiva e infantile, forse era davvero 'fatua' come diceva Makoto, ma non era una cattiva ragazza, a lei non sarebbe interessato di andare in discoteca e rimorchiare il primo che le facesse i complimenti! Insomma, lei era, credeva di essere, abbastanza seria da quel punto di vista e anche piuttosto attenta a…

-Posso, Mademoiselle?-, Haruki, in un mezzo inchino, le stava porgendo la mano per aiutarla ad attraversare una bassa recinzione che li divideva da uno slargo poco più in basso. Quel gesto gentile la fece lievemente arrossire, ma seppe di essere divenuta paonazza quando lui la tirò a sé, la prese da sotto le braccia e la sollevò per evitare un insidioso crepaccio nascosto alla vista. La pelle bruciava dove le sue mani la stavano toccando, il cuore batteva uno strano ritmo. La mise giù, le fece l'occhiolino, poi si voltò e ripeté il gesto con sua sorella, che lo abbracciò stretto stretto e gli diede un bacio sulla guancia.

Per un attimo, estraniandosi del tutto dal contesto, Usagi immaginò se stessa e suo fratello Shingo in una situazione analoga e inorridì.

-Faccio da solo, grazie-, sibilò Mamoru al giovane lord che mimava di voler replicare il gesto cortese anche con lui e Haruki gli restituì un sorriso sibillino.

 

Si fermarono seduti sulle rocce a strapiombo sul mare per ammirare il panorama della costa lussureggiante e  tropicale di quel tratto dell'isola; i capelli di Usagi svolazzavano mossi dal vento arrivando a sfiorare Haruki e Mamoru, alla sua destra. Il primo afferrò una ciocca e vi affondò il viso, annusandoli.

-Sanno di mare e di fragole, principessa-, mormorò con aria quasi sognante, facendo arrossire Usagi. La ragazza, visto il vento che tirava, si alzò dal suo posto e andò a mettersi a fianco di Mamoru, quello più a destra di tutti, in modo che i suoi capelli non disturbassero nessuno, ma il suo cambio di posizione fu mal interpretato. -Haruki, sei sempre il solito!-, lo brontolò a denti stretti sua sorella. Usagi si sentì in dovere di intervenire e spiegò semplicemente che non voleva dare noia a nessuno con i suoi capelli. 

-Forse è meglio che li tagli-, aggiunse in imbarazzo, passandosi una mano tra le lunghissime ciocche.

-Ti prego no-, disse tutto d'un fiato Mamoru, fermando la sua mano e lasciando che alcuni capelli si intrecciassero alle sue dita. Imitò Haruki e li avvicinò al suo viso con maggior gentilezza: non odoravano di mare e fragola, sapevano di luna. 

-Mamo…-, solo lui potè udire il bisbiglio imbarazzato di Usagi: forse quel gesto era andato nuovamente a sfiorare la sfera personale della sua “amica”, ritrasse la mano e scoccò la prima delle battute da diverso tempo ad allora.

-Altrimenti non ti verranno più gli odango e io non potrò più prenderti in giro, Testolina Buffa!-, sorrise, tra le sue dita erano rimasti impigliati alcuni fili d'oro. 

E poi sei bella così. 

Chiuse per un istante gli occhi, non liberò dalla sua mano i capelli di Usagi, lasciò che fosse il vento a farlo e li sentì scivolare via lentamente. Era una sensazione familiare, aveva già vissuto in sogno qualcosa di simile, quando ancora il terrore non arrivava a cancellare quegli attimi di perfezione che la sua mente creava, quando una principessa triste gli donava il suo sorriso e il suo cuore. "Che strano", pensò, sforzandosi di mettere a fuoco nella sua memoria quei brandelli di sogni che il risveglio portava ogni volta via, "anche la mia principessa ha i capelli così sottili e li porta legati come Usako".

D’un tratto sentì la testa iniziare a girare forte, strinse i denti e non si mosse, mentre lo stomaco sembrava chiuso in una morsa.

Cos'era quel senso di sgomento che lo stava cogliendo? Nella sua mente iniziarono a sovrapporsi senza che lui riuscisse a fermarle le immagini di Usagi, Sailor Moon e la principessa dei suoi sogni, sentì una scossa morderlo alla nuca e da lì, come un’onda, rotolare giù per la schiena: avevano tutte e tre la stessa pettinatura. 

Qualcosa scattò nella sua testa, negli occhi vide solo bagliori di luce, colori, come nell’attimo prima di svenire, d’un tratto si dipinsero immagini vivide come fossero state reali davanti a lui.

La principessa versava lacrime di sangue nei tetri bagliori di una luna rossa… era il sangue che usciva dalla ferita di Sailor Moon e Sailor Moon d’un tratto diveniva Usagi, erano suoi gli occhi  che piangevano. Fili di seta tra le dita. Vento. Il vuoto sotto di lui. Il respiro del mare. Luna. Un'immagine d'un tratto nitida, un attimo dopo evanescente. Usagi vicino a lui. I suoi capelli, i capelli di Sailor Moon. Gli stessi capelli della principessa triste. Un battito mancato, il buio per un istante.

 

-Ha ragione Mamoru, i tuoi capelli sono bellissimi così-, Michiru si era alzata e aveva parlato proprio vicino a lui, mettendosi alle spalle di Usagi, destandolo da quella visione in cui stava sprofondando, in bilico sul precipizio, incerto su chi fosse.

Mamoru sbatté gli occhi. Cos'era successo?

-Posso?-, Michiru domandò a Usagi indicando i suoi capelli biondi e raccolse tutta la chioma della ragazza, facendole una treccia morbida. -Così non voleranno più-, le spiegò allontanandosi da lei con un tocco gentile sul suo braccio. Quando Mamoru si voltò a guardarla, le parve diversa con quella lunga treccia che si adagiava sulla sua spalla, era incantevole. Haruki le infilò un fiore nella treccia, un fiore bianco di gardenia che aveva colto da una pianta lì accanto, -Ecco, così sei perfetta.- 

 

Usagi arrossì, prese il fiore e lo annusò, tornando d’un tratto con la testa su quella scogliera: poco prima, quando aveva visto Mamoru portare i capelli al suo viso, le era parso di trovarsi in un altro luogo, in un altro tempo, dove qualcuno giocava con i suoi codini e le sorrideva, qualcuno che avrebbe dato la vita per lei. Non voleva lasciarsi sfuggire di nuovo quella sensazione di calore e fiducia, sentiva di essere vicina a una risposta; si concentrò, tentò di raggiungere nei suoi ricordi quell’uomo, di svelare chi fosse e perché ogni notte tornasse a tormentarla con un amore tragico. Voleva riuscire a ricordare il volto di chi era stato pronto a morire per proteggerla.

-Bene, ragazzi, direi di tornare verso la spiaggia o i vostri amici vi daranno per dispersi-, Haruki si batté i palmi sulle cosce e con un gesto atletico si rimise in piedi; -Mademoiselles, conoscete la strada-, simulò un mezzo inchino e allungò la mano indicando la direzione alle due ragazze. Usagi si alzò meccanicamente, lo sguardo imbambolato.
 

Mamoru camminò in silenzio, perso nei suoi pensieri e profondamente turbato per quel che gli era successo. Eppure non era la prima volta che veniva colto da una visione così nitida da sveglio, era stata la stessa cosa che gli era successa nel garage la mattina prima e, come allora, quella visione lo aveva fatto vacillare profondamente, in bilico tra le sue identità reali e oniriche.
 

Gli giunse alle narici il profumo dolce del fiore che Usagi teneva in mano, inspirò profondamente, il vento gli solleticò la pelle e sentì il sole battere sulle spalle: quelle erano sensazioni reali, com’era reale quel luogo, com’era reale lui, Mamoru Chiba, il baka. Strinse i denti, dicendosi che non avrebbe più dovuto lasciarsi travolgere ancora da quelle sensazioni. Sailor Moon apparteneva al mondo segreto di Tuxedo Kamen e la principessa triste a quello dei suoi sogni, ma lui non era Tuxedo Kamen, né l'uomo innamorato che aveva abbandonato Serenity. Lui pestava la terra vera, lui respirava l'aria salmastra: gli altri due non gli appartenevano, non in quel momento, non doveva lasciarsi confondere o avrebbe perso del tutto il senso del presente.

Guardò avanti a sé, il crepaccio era ancora lì e Usagi stava per infilarci un piede dentro, camminando sovrappensiero: accelerò il passo e le sbarrò la strada, balzando oltre la fenditura nella roccia nascosta dalle piante; non disse nulla e le prese una mano, aiutandola a fare un piccolo salto oltre l'ostacolo. La ragazza si sbilanciò e terminò la sua evoluzione contro il suo petto; in quell'attimo anche il cuore di Mamoru fece un capitombolo, come se avesse ripreso a funzionare dopo minuti di silenzio. 

Usagi sbatté le palpebre, d'un tratto vigile, alzò lo sguardo e gli sorrise. -Grazie-, sussurrò e non lasciò la sua mano, perché la sorpresa per quell’aiuto inatteso si tramutò in meraviglia e per un istante provò la sensazione di essere stata protetta, come nei suoi sogni. Si guardò alle spalle e vide la spaccatura profonda tra le rocce: comprese. In quel presente caotico in cui  viveva, lei era solo Usagi Tsukino. Non c’erano guerre sanguinarie, non c’erano principi pronti a donare la vita per lei, ma di una cosa era certa: avrebbe potuto camminare bendata sull'orlo di quel crepaccio perché poteva fidarsi di Mamoru, anche se lui la confondeva, anche se era un baka, anche se erano troppe le volte che la faceva arrabbiare. In fondo erano amici, no? Lui ci sarebbe stato  sempre, come aveva fatto sulla nave, come era successo sulla spiaggia, quella mattina. Come faceva Tuxedo Kamen con Sailor Moon.

 

Quando raggiunsero le motociclette, Usagi rivolse un sorriso ad Haruki, si voltò verso Mamoru e, senza dover aggiungere altro, montò in sella dietro di lui. 

-Scambio di koala?-, domandò il biondo con ironia, Mamoru non lo degnò d'uno sguardo e mise in moto.

Michiru e Haruka, in devoto silenzio, videro il futuro Re di Crystal Tokyo accertarsi che la sua futura Regina fosse comoda e attese che lei posasse le mani sui suoi fianchi. Non sembrava spaventata, né il suo tocco ricordava quello volutamente sensuale con cui Michiru aveva provocato il giovane poco prima: Usagi sembrava semplicemente a suo agio. Usagi si sentiva protetta. Usagi era nel posto in cui voleva stare.

Le due outers si scambiarono un'occhiata: -Ben fatto-, sussurrò con orgoglio Michiru alla sua compagna e abbassò la visiera del casco.

-Sì, ben fatto, ma poi me la paghi…-, le fece eco Haruka.





 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Florence