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Autore: Chiara PuroLuce    17/10/2021    1 recensioni
Suor Iris è stanca e sente di non essere più utile alla Fire Force. Vuole ricaricare le batterie e capire cosa deve fare della sua vita. Ha bisogno di tranquillità e silenzio per pensare, lontana dagli incendiati, dalle Cappe Bianche che imperversano e dai suoi amici che sono preoccupati per lei. Riuscirà a trovarla? Riuscirà a capire cosa fare di se stessa?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                             QUESTIONE DI RESPIRO… DELL’ANIMA
 
                                                              pumpNIGHT 2021 - Prompt 13 – Respiro
 
 
 
“Le fiamme sono il respiro dell’anima. Il fumo nero dona affrancamento all’anima. Cenere alla cenere. Possa la vostra anima fare ritorno alla grande fiamma. Latom.”
 
Suor Iris riaprì gli occhi e tirò un sospiro di sollievo. E anche l’anima di questo incendiato era stata benedetta.
Non ne poteva più. Ultimamente i casi di incendiati erano aumentati e tutte le unità della Fire Force avevano lavoro in eccedenza. Le Cappe Bianche si stavano scatenando ultimamente e a lei la cosa non piaceva affatto.
Dove avrebbe portato tutta questa follia e perché non accennava a diminuire?
 
«Suor Iris, ottimo lavoro come sempre.»
 
«Grazie Tenente Hinawa lei è sempre coì gentile, ma io arrivo sempre alla fine, il grosso del lavoro lo fate voi.»
 
«Non sono d’accordo» le disse lui «il tuo intervento è fondamentale per la buona riuscita dell’operazione. Il requiem dona conforto e aiuta l’anima del poveretto di turno ad andarsene leggera e in pace con se stessa.»
 
A Iris quelle parole fecero piacere, ma si rese conto – con sconcerto – di essere lei quella a cui non donava più nulla. Ogni volta che lo pronunciava, il suo cuore e la sua mente si connettevano con l’incendiato che chiedeva solo pietà e questo, purtroppo, non accadeva più.
 
«Ho proprio bisogno di una vacanza» ammise ad alta voce e quando si rese conto dell’errore aggiunse «Oh, oh, mi spiace, non dovevo dirlo. Che egoismo da parte mia, è meglio che vada subito a pregare per mandarlo via da me e… e....»
 
Vide il Tenente guadarla stupito, ma poi le sorrise.
 
«Hai ragione, te la meriti. Ne parlerò col capitano, che ne dici di una settimana di riposo? Dove ti piacerebbe andare?» Le propose.
 
«Bè, ora che mi ci fa pensare…» gli disse dopo essersi ripresa «non lo so. Penso da qualche parte dove possa pregare in pace e senza nessuno intorno. Ne ho abbastanza di tutte queste morti assurde! Ne ho piene le scatole. Le odio. Odio questi essersi immondi in cui si trasformano e che poi devo aiutare, li detesto tutti, tutti!» Sbottò infine. «Vorrei proprio che…»
 
«Iris…» la interruppe Hinawa solo per essere interrotto a sua volta.
 
«Ah, no, non mi venga a dire “Suor Iris non sia blasfema” che non lo accetto. Basta!» Urlò tanto da attirare l’attenzione di tutta l’Ottava Brigata. «Fosse per me potrebbero bruciare da soli e non me ne fregherebbe più nulla del loro destino postumo, anzi… se solo potessi gli darei fuoco io stessa. Ma perché nessuno pensa che noi suore siamo le più coinvolte nell’operazione, anche se ci limitiamo a pregare quando ormai voi tutti siete già intervenuti. È uno strazio continuo e io non ce la faccio più a reggerlo.»
 
Il suo sfogo fu accolto da un silenzio attonito. I suoi amici e colleghi la fissavano ora con aria sbigottita, sicuramente la stavano dando per pazza. Poi Shinra la raggiunse e le sue parole la confortarono almeno un poco.
 
«Ti capisco bene Iris. Sentirsi incompresi è brutto, lo so, ma non devi lasciarti abbattere. È vero, a volte anche io mi domando il perché di tutto questo orrore senza fine e vorrei smettere di combattere, ma non posso. Gli eroi non si arrendono mai e io voglio diventarlo, lo sai. Per me, tu sei già un’eroina e ti ammiro molto. Se ultimamente ti senti stanca di tutto questo, allora fai bene a staccare per un po’. Per tornare più forte e determinata di prima. Un Requiem detto tanto per dire. Senza una profonda convinzione dietro… non serve a nulla.»
 
«Mio malgrado, questa volta mi vedo costretto a essere d’accordo con lui» intervenne Arthur «che dire, ogni tanto il cervello gli funziona» disse facendole l’occhiolino.
 
«Ehi, tu, guarda che sono qui, ok?»
 
«Lo so che sei qui, ti vedo, l’ho detto apposta, babbeo!»
 
«Come mi hai chiamatoooooo?» Rispose quello partendo in quarta per attaccarlo. «Ritiralo subito o te ne pentiraiiii!»
 
«Mai e visto che insisti… il Cavaliere Re Arthur non aspetta altro che darti una bella lezione. Forza, fatti sotto… babbeo!»
 
Iris stette un po’ a guardare i suoi due amici che litigavano e sorrise. Quei due avevano il potere di farla ridere con poco, loro… e i loro finti scontri, perché lei sapeva che sotto sotto… quei due erano amici per la pelle.
 
«Vedi, Iris? Non sei sola» le disse il Capitano Obi «sai che la nostra è una grande famiglia, non siamo solo colleghi, siamo amici. Se qualcosa ti turba, devi dirlo, non nasconderlo dentro di te. Poi rischi di esplodere come hai appena fatto. Mi dispiace molto fare a meno di te per qualche giorno, ma il nostro Tenente ha ragione, ti serve del riposo urgente a partire da questo momento.»
 
«Oh, ma che inviiidiaaa, posso venire anch’io con te?»
 
«No, Tamaki, tu rimani qui. Vuole stare da sola e con te intorno – che attiri guai e disgrazie come formiche con lo zucchero – sarebbe impossibile» l’ammonì Maki.
 
«Ci mancherai suorina, ma ti sei guadagnata un po’ di riposo. Va e goditelo tutto, ma poi torna da noi più combattiva di adesso» gli disse Viktor.

 
Iris si era sempre sentita un po’ in disparte nel gruppo e invece ora scopriva che non era così, che la consideravano parte importante della squadra. Era felice. Ora quasi le dispiaceva lasciarli anche solo per un po’, ma davvero non ne poteva più di tutto quello schifo.
 
«Dove andrai, hai già deciso?» Le chiese il Tenente Hinawa.
 
«No, ma sicuramente da qualche parte dove potrò respirare aria pulita e rigenerante e dove potrò pregare senza essere disturbata. Non voglio più vedere un incendiato fino al mio ritorno.»
 
«Fossi in te, mi chiuderei nel mio laboratorio a creare tutto quello che mi passa per la testa tutto il giorno» esordì Vulcan. «Ti conosco da poco, eppure mi mancherai. Divertiti anche per me.»
 
Iris era commossa. Erano tutti lì per lei, per darle il loro supporto nonostante la sua sfuriata di poco prima. Che persone fantastiche erano.
Ora poteva partire con animo più sereno.
 
 
 
Tre settimane dopo, da qualche parte su un’isola sconosciuta.
 
 
«Le fiamme sono il respiro dell’anima. Il fumo ner… arrrgh!»
 
Iris aveva paura. Aveva passato giorni bellissimi in solitaria su un’isola disabitata ai più e sconosciuta indicatele da sua sorella Hibana, Capitano della Quinta Brigata Fire Force. Il soggiorno si era protratto più del previsto e ora si sentiva pronta a riprendere il suo posto all’interno dell’Ottava Brigata.
Sì, aveva pura, ma era normale. Però sapeva che era suo dovere sollevare quell’anima dal dolore immenso che stava provando e che avrebbe potuto condurla alla pazzia e alla dannazione eterna se non aiutata a trapassare con serenità. E quello era il suo compito e ora sapeva che non poteva esimersi dal compierlo perché per lei, Suor Iris, non era solo un lavoro, ma una missione.
Si rimise in piedi dopo essere caduta a causa dell’onda d’urto scatenata dall’incendiato con una manata nella sua direzione e che aveva provocato un forte spostamento d’aria, simile a un vento implacabile.
 
«Ti prego, ascoltami anima tormentata» urlò con tutte le forze che aveva per farsi sentire sopra gli urli che emetteva l’incendiato «smetti di combattere e accetta il tuo triste destino. Il dolore si placherà e tu potrai ritrovare un po’ di serenità. Posso darti un po’ di respiro dal dolore lancinante che provi ora. Io posso aiutarti in questo. Lascia che ti aiuti, ti prego. Fammi recitare un Requiem per te.»
 
Inspiegabilmente, a quelle sue parole, l’incendiato si calmò e la fissò. Un brivido le percorse la schiena, ma non poteva mollare. Dopotutto prima di prendere fuoco, quell’essere era una persona e quello solo doveva importare.
Certo, al momento Iris non aveva la divisa con sé e indossava un abito giallo fino alle ginocchia, dalle spalline sottili e dalla modesta scollatura che, comunque, metteva in risalto il suo generoso seno. Un abito che abbinato alla sua fluente chioma bionda, la faceva assomigliare a un sole che si muoveva.
L’incendiato sembrava in attesa e poi fissò un punto dietro di lei e capì chi stava fissando prima ancora che la nuova presenza parlasse.
 
«Ottimo lavoro Suor Iris» esordì il Tenente Hinawa «vedo che la vacanza, anche se si è allungata più del previsto, ti è servita.»
 
«Tenente… lei qui?»
 
«Sì, sono venuto a prenderti e per favore, Iris, dammi del tu» le disse strizzandole l’occhio e facendola arrossire. «Vuoi una mano?»
 
Proprio in quel momento l’incendiato emise un verso come di approvazione a quelle parole e si sedette di fronte a loro, incredibile.
 
«Credo che lui voglia essere liberato dalla sofferenza e trovare pace altrove. Che dici, Iris, lo aiutiamo insieme?»
 
«Certo… se c’è lei con me… io sono pronta.»
 
«Benissimo» le disse. Poi si rivolse all’incendiato «ti prometto che sarà veloce e non proverai più alcun dolore atroce. Suor Iris si prenderà cura della tua anima. Buon riposo eterno e mi spiace molto che la tua vita si sia conclusa così.»
 
Iris non poteva che essere d’accordo con quelle parole e annuì in direzione del povero uomo allo stremo.
Subito dopo uno sparo seguito da un ordine secco rivolto a lei, risuonò nel silenzio e l’incendiato collassò a terra. Subito lei si mise all’opera, non c'era tempo da perdere.
 
«Le fiamme sono il respiro dell’anima. Il fumo nero dona affrancamento all’anima. Cenere alla cenere. Possa la vostra anima fare ritorno alla grande fiamma. Latom.»
 
Subito il corpo divenne cenere e si disperse.
Iris guardò il Tenente Hinawa e gli sorrise, gesto che lui ricambiò prima di calcarsi il berretto in testa e tenderle la mano per riportarla dove era giusto che tornasse… alla sede dell’Ottava Brigata della Fire Force, la sua casa.
 
   
 
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