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Autore: eddiefrancesco    17/10/2021    1 recensioni
Costretta a cercare un impiego come dama di compagnia per mantenersi, Juliana è ormai rassegnata a vivere senza amore, quando le innocenti attenzioni di Nick, un caro amico di infanzia incontrato dopo molti anni ad un ballo, le fanno perdere il lavoro.
Per rimediare, il giovane gli offre un matrimonio di convenienza allorché al ricevimento di nozze uno degli invitati viene assassinato, deve aiutare il marito, principale sospettato, a risolvere il mistero.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo furono celebrate le esequie di Crandall. Era una giornata troppo bella per un funerale, pensò Juliana. Il cimitero era un luogo sereno, quasi piacevole, immerso nella luce del sole, e le rose si arrampicavano sulla cancellata di ferro che circondava il cortile della chiesa, diffondendo il loro profumo. Juliana osservò le persone raccolte attorno alla fossa appena scavata. Le donne erano tutte vestite di nero e gli uomini portavano una fascia nera al braccio in segno di lutto. Negli ultimi due giorni si era data da fare per controllare i gioielli che ognuno di loro indossava. Il problema, si era resa conto ben presto, era che nessuno avrebbe portato dei rubini a così breve distanza dalla morte di un parente. Gli orecchini delle signore erano in giaietto o onice e i gemelli e le spille degli uomini erano della stessa tonalità scura, o semplicemente in oro e in argento. Ma come avrebbe fatto a ispezionare i cofanetti dei gioielli di tutti? Non sarebbe stato facile, pensò. A fianco di Juliana, con le mani intrecciate, Winifred fissava il feretro del marito. Di fronte a loro, Lilith era rigida come un fuso e, nonostante l'abito e il cappello neri accentuassero il pallore del viso, aveva un'espressione composta. Juliana sapeva che non si sarebbe mai lasciata sopraffare dalle emozioni, nemmeno per piangere il figlio. Il vicario terminò il breve discorso con una preghiera, dopodiché la bara venne calata nella fossa. A uno a uno i membri della famiglia sfilarono davanti al tumulo, a cominciare da Lilith, per poi proseguire verso le carrozze in attesa. Juliana sapeva che avrebbe dovuto andare con lei per offrirle il suo conforto, ma quel giorno proprio non se la sentiva. Aveva dormito poco la notte prima; da quando Lilith le aveva gettato in faccia il fatto che sua madre aveva avuto una relazione con Trenton Barre, la sua mente continuava a inseguire gli stessi pensieri. Si voltò e, anziché dirigersi verso le carrozze, si avvicinò alle altre tombe di famiglia. Quella di Trenton Barre era accanto a quella del figlio e dopo di loro venivano gli altri parenti defunti. All'estremità del terreno riservato alla famiglia, leggermente separata dalle altre, c'era la tomba della madre di Juliana. Si fermò davanti alla semplice lapide e rimase a fissarla per qualche istante. Poco dopo Nicholas si avvicinò e le prese una mano nella propria. Juliana sollevò lo sguardo e gli rivolse un tenue sorriso. In qualche modo, il tocco della sua mano le dava forza. «Sei turbata» disse Nicholas. Lo guardò, sorpresa, e si accorse che sorrideva. «Te lo leggo in viso. C'è qualcos'altro che ti preoccupa, oltre alla morte di Crandall.» Juliana annuì. «Io... Ieri zia Lilith ha accusato mia madre di averle rubato il marito. Mi ha detto che avevano una relazione.» Nicholas la guardò. «Come? E tu le hai creduto?» «Non vedo perché avrebbe dovuto mentirmi su una cosa del genere. Amava Trenton e non infrangerebbe il suo nome solo per sconvolgermi. Penso che lei ne sia davvero convinta. Se poi sia vero... non lo so. Non voglio pensare una cosa simile di mia madre.» Lo guardò in viso, con gli occhi traboccanti di angoscia, e Nicholas le strinse la mano. «Zia Lilith è una donna a cui piace credere il peggio di tutti. È piena di odio e di rancore. Il fatto che ne sia convinta non significa che sia vero.» le disse lui. «Lo so, continuo a ripetermelo, ma ci sono certi particolari...» lui la fissò, chiedendole. «Quali particolari?» «Stranezze... come la nostra situazione qui a Lychwood Hall. Mia madre era cugina di Lilith, non aveva alcun legame di parentela con Trenton. Eppure è chiaro che non fu la zia a permetterci di restare qui, quindi dev'essere stato Trenton. E quando mai l'hai visto agire in modo disinteressato?» «Be', mi prese con sé anche se mi odiava.» «Sì, ma era costretto a farlo. Tuo nonno ti affidò a lui, nominandolo tuo tutore. E probabilmente sperava che tu morissi prima di suo padre, così avrebbe ereditato la proprietà.» «In ogni caso, sia Lilith che Trenton erano troppo preoccupati di salvare le apparenze e non avrebbero voluto essere giudicati avari o egoisti dai loro pari. Se avessero lasciato nella miseria la cugina di Lilith e sua figlia, la cosa avrebbe avuto su di loro delle ripercussioni negative.» «Vorrei solo poterne avere la certezza. Io... ho pensato che Mrs. Cooper potrebbe essere in grado di confermare se Lilith mi ha detto la verità.» «Può darsi. In effetti, sarebbe saggio che parlassi con lei prima di prendere per buono quello che ha detto Lilith. Verrò con te domani pomeriggio.» Juliana gli sorrise. Si sentiva già meglio; tutto sarebbe stato più facile se Nicholas era con lei. Quella sera Juliana stava scendendo per la cena quando notò che la porta di Seraphina era aperta. Guardò dentro e vide che la cugina era davanti alla toilette e stava scegliendo dei gioielli da un cofanetto. Con il cuore che batteva forte, Juliana entrò nella stanza e disse: «Sei pronta per la cena? Possiamo scendere insieme?» Seraphina si voltò verso di lei. «Come?...Oh, si. Scusami, ma mi sento così strana... È come se tutto fosse più veloce di me.» Scosse il capo. «Che sciocca. Stavo cercando un paio di orecchini da indossare, ma a quanto pare non possiedo niente di adatto.» Juliana si portò al suo fianco e guardò dentro il cofanetto. «Hai dei magnifici gioielli.» Intravide qualcosa di rosso brillare sul fondo e lo prese tra le dita. Era un orecchino con il pendente di rubini, ma non mancava nessuno pietra. Cercando di non farti notare, rovisto' nel cofanetto in cerca dell'altro pendente o magari di una collana che accompagnasse gli orecchini. Seraphina glielo strappò praticamente di mano. Juliana la guardò, incuriosita dalla sua reazione. C'era un'espressione quasi di paura nei suoi occhi. Possibile che fosse stata Seraphina a uccidere il fratello? Si chiese. Stava forse frugando tra i gioielli in cerca del rubino mancante? «Questi rubini sono molto belli» disse, osservando il volto di Seraphina mentre parlava. «C'è anche una collana uguale?» le domandò. «Si, certo.» Lo sguardo di Seraphina era sempre più allarmato. «Mi piacerebbe vederla.» Juliana fece del proprio meglio per mantenere un tono casuale, nonostante la tensione che stava salendo in lei. «Perché? Oh, Dio, tu lo sai, vero?» Seraphina si portò entrambe le mani alla bocca e spalanco' gli occhi. «Come hai fatto a scoprirlo? Oh, ti prego, non dire nulla a Herbert...» «Seraphina... sono sicura che dev'esserci un motivo per quello che hai fatto» disse Juliana, sforzandosi di parlare con calma mentre posava una mano sul braccio della cugina. «Sarà tutto più facile se confessi.» «No!» Seraphina ritirò il braccio, facendosi indietro di scatto. «Non posso dirglielo. Non posso! Tu non capisci.» Le lacrime le riempirono gli occhi. «Come hai fatto a scoprirlo? Te l'ha detto Crandall?» «Come?» Juliana la fissò a bocca aperta. «Aveva promesso di non dirlo a nessuno. È per questo che lo pagavo!» esclamò Seraphina. «Ma... di che cosa stai parlando?» chiese Juliana, rendendosi conto dell'equivoco. «Che cosa ti aveva promesso Crandall? Perché lo pagavi?» «Vuoi dire che non lo sai?» Seraphina la fissò. «Ma tu... forse sto diventando pazza. Credevo ti fossi accorta che quei rubini sono dei pezzi di vetro.» Seraphina fece una breve risata isterica. «Come? Vuoi dire che non sono veri?» «No. Questo è il problema! Sir Herbert si infurierebbe se lo venisse a sapere. Ho sempre paura che un giorno li guardi da vicino e che scopra...» «Non sa che sono falsi?» «Certo che no! Oh, che pasticcio!» Seraphina si lasciò cadere sulla sedia davanti al tavolino e si prese la testa fra le mani. «Perché mi sono lasciata trascinare dal gioco fino a perdere tanto denaro?» «Al gioco?» domandò Juliana, che cominciava a capire. L'altra annuì. «Sì. All'inizio vincevo, e tutto era così eccitante!» Guardò Juliana con gli occhi che brillavano al ricordo. «Crandall li conosceva, fu lui a presentarmi. Pensai che fossero delle persone per bene, anche se non le avevo mai viste. Voglio dire, erano solo delle partite a carte in casa di Mrs. Battle. Non è che frequentassi le casa da gioco.» Spiegò Seraphina. «Ma poi cominciasti a perdere.» Seraphina sospirò. «Si. Una montagna di denaro. Non capivo come potessi perdere tanto dopo che ero andata così bene all'inizio. Sir Herbert sostiene che mi hanno imbrogliata, che mi lasciano vincere solo per prendermi nella loro rete.» Le lacrime le brillavano sulle ciglia mentre la guardava e a Juliana fece venire in mente una bambina che scopre la verità su Babbo Natale. «Credi... credi che abbia ragione?» Juliana provò un moto di compassione per lei. «Temo di sì. Mr. Hakebourne ci ha detto che Crandall faceva questo tipo di cose, che introduceva delle persone nel giro del gioco d'azzardo perché i suoi 'amici' potessero truffarli.» Seraphina annuì con espressione triste. «Non avrei mai pensato che potesse fare una cosa del genere a sua sorella. Noi... non siamo mai stati molto vicini e so che Crandall non si comportava sempre in modo corretto, ma...» «È stato spregevole da parte sua» convenne Juliana. «Credo che avesse un disperato bisogno di denaro.» L'espressione di Seraphina si fece più dura. «Lo so. Mi costrinse a pagarlo per mantenere il silenzio.» «Il silenzio su che cosa? Sir Herbert sa delle tue perdite al gioco, non è così?» chiese Juliana. «Ma non sa dei gioielli. Li ho venduti. Non ero in grado di far fronte ai debiti e non mi avrebbero permesso di continuare a giocare se non avessi pagato. Questo successe prima che Herbert mi scoprisse. Non sapevo che cosa fare, avevo dato fondo alla mia rendita e a tutto quello che aveva. Non pagavo la sarta né la modista perché avevo perso tutto. Ero disperata. Dovevo continuare a giocare. Era l'unico modo per poter recuperare il denaro, capisci? Fu allora che Crandall mi propose...» «Di vedere i tuoi gioielli?» Seraphina annuì. «Sì. Disse che potevo darli in pegno e usare il denaro per giocare. Io credevo che avrei vinto e che avrei potuto riscattarli. Nel frattempo, disse, avrebbe fatto fare delle copie. Sembrava una soluzione così facile, che gli diedi i gioielli, l'intera parure di rubini, le perle, i miei orecchini. Il braccialetto di zaffiri che Herbert mi aveva regalato come dono di fidanzamento.» «Impegnasti tutto?» chiese Juliana, allibita. «Non tutto insieme. Un poco per volta. Mi diedero una miseria!» esclamò, indignata. «Continuai a perdere. Poi Herbert scoprì ogni cosa e si infurio' con me. Disse...» Si interruppe con un sospiro e riprese: «Disse che si vergognava di me. Credo che rimpiangesse di avermi sposata. Non so che cosa avrebbe fatto se l'avesse saputo.» «Capisco.» «E poi... » Seraphina increspo' la fronte. «Poi Crandall cominciò a minacciarmi, sostenendo che avrebbe rivelato tutto a Herbert se non gli avessi dato del denaro. È stato ancora più vile da parte sua, dopo che era stato lui a suggerirmi di impegnare i gioielli!»
   
 
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